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Autore: sherry21    21/02/2013    4 recensioni
Eri riaprì pian piano gli occhi incrociandoli con due iridi nere magnetiche, voleva ringraziare il giovane per l’aiuto ma le parole non le uscirono dalla bocca...
Una storia d'amore tra un agente segreto della marina e un pirata, potrà mai avere un lieto fine?
(Sto effettuando delle correzioni, non appena finisco torno ad aggiornare ;3).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aokiji, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 3:
 
Non ricordava più niente, si sentiva intorpidita e frastornata.
Aprì gli occhi, vide qualche albero sfocato e delle piccole lanterne che illuminavano il sentiero. Con chi era nel bosco? Che cosa ci stava facendo? Non doveva essere a un appuntamento con Ace?
A svegliarla completamente, fu un profumo che le inebriò il naso.
Quella fragranza era così buona. Le infondeva uno strano senso di calore, affetto e protezione.
D’istinto percorse tutta la superficie profumata con la punta del naso, ma si bloccò di colpo. Quello che stava annusando era il collo di qualcuno …
-Ragazzina buffa, ti sei svegliata?-
Tutta la pigrizia e la pesantezza che la avevano attanagliata fino a un attimo prima, sparirono. Si era forse addormentata al suo primo appuntamento?
-Non eravamo al bar?- domandò guardandosi attorno.
 Stavano percorrendo la strada per tornare alla sua abitazione. Solo in un secondo momento si rese conto di essere sulla schiena di Ace. Si raddrizzò su se stessa, perdendosi a studiare le spalle del ragazzo.
Erano larghe, calde e possenti … proprio come quelle di una persona che in passato aveva tanto ammirato, ma che senza alcun motivo l’aveva tradita.
Essere trasportata sulle spalle di Ace, la fece sentire la bambina di un tempo, quando era ancora felice ma soprattutto normale.
Il contatto del suo viso con la folta chioma del ragazzo la ridestò dai suoi ricordi nostalgici.
Solo quella sera si rese conto che in tutta la sua vita non aveva ancora portato a termine niente e lo capì grazie a lui. In un certo qual modo lo invidiava, lui era una persona libera che seguiva i suoi sogni e non aveva perso occasioni per realizzarli.
 Annusò i suoi capelli, era proprio lui il portatore di quel profumo che le stava stravolgendo i sensi.
-Tempo verbale più che appropriato … -fece notare il giovane ridacchiando - … a quanto pare qualcuno non regge neanche un bicchiere di birra, sei stata un vero spasso.-
Le sue guance dal rosso imbarazzo passarono alla porpora vergogna. Che cosa poteva aver mai combinato?
-Che cosa è successo?-
-Allora … appena hai bevuto il primo sorso, sei scoppiata a ridere senza motivo; al secondo hai detto che non capivi se il boccale era dritto o storto; al terzo, appena hai visto passare il cameriere, sei scoppiata nuovamente a ridere dicendo che era carina la trovata di farsi servire da un pinguino e al quarto sorso … no questa te la risparmio.-
-Perché?-
-Perché dopo non vorresti più uscire con me per l’imbarazzo.-
-Dimmelo, per piacere.-
- No. –
-Cosa ti costa?-
-Ho detto no e basta.-
Uno dei più grossi difetti di Eri era di non demordere tanto facilmente.
Pur di raggiungere il suo scopo, la sua mente contorta non smetteva mai di escogitare piani strampalati.
Come poteva convincere uno come Ace a vuotare il sacco? Non ci volle molto prima che dalla sua testolina partorisse un’idea abbastanza sensata, avrebbe sfruttato la sua infatuazione.
Lo strinse forte a sé e, con voce suadente e grattini sul collo, cominciò a incalzarlo: -Dai, non essere cattivo con me. Ti prometto che usciremo quante volte vorrai. –
Sarà stato l’effetto dell’alcool a scioglierla e a renderla più disinibita, ma sentiva che quel ragazzo aveva qualcosa di speciale e che poteva fidarsi di lui anche se era un estraneo.
-S – Sei ancora sotto l’effetto dell’alcool … -.
A giudicare dal suo balbettio doveva averlo messo in soggezione.
-Ne sei sicuro? – gli sussurrò in un orecchio. Poteva percepire l’irregolarità del suo respiro e dei battiti appoggiando l’orecchio nell’incavo del suo collo.
Era veramente lei la causa del suo scombussolamento?
Sperava proprio di sì.
Senza che se ne accorgesse, l’abbraccio si fece sempre più stretto e iniziò a trasmettere affetto.
Era una sensazione piacevole, non sapeva descrivere che cosa stesse provando ma era certa che non avrebbe sciolto tanto facilmente quella dolce morsa da lui.
All’improvviso Ace si fermò imbarazzato.
Non riusciva a credere a quello che stava succedendo.
Eri lo stava abbracciando, la presa che gli attanagliava le spalle era un abbraccio sincero e affettuoso.
Cercò di guardarla in faccia senza riuscirci, convincendosi che non poteva essere vero quello che lui stava pensando, ma che la dolce donzella stesse bramando qualcosa.
Molto probabilmente stava cercando di scucirgli qualche parola di bocca sulla sua ubriacatura.
 e mollò la presa, facendola cadere gambe all’aria.
-Ahi, che modi … –
-Scusami, ma eri un po’ pesante.- rispose sghignazzando.
-Grazie, gentile come sempre … bene Ace, è stato bello questo nostro breve incontro. Ti auguro tante belle cose. – rispose la ragazza pulendosi i pantaloni prima di incamminarsi verso casa.
Si vergognava da morire. Non aveva mai abbracciato un uomo di sua iniziativa e ora che aveva trovato il coraggio, lui si scherniva di lei?
Era stata una sciocca. In quel momento comprese perché Jessy declinava tutti gli inviti dei ragazzi che le correvano dietro. Erano degli sciocchi e presuntuosi.
Fu presa per il polso e fatta voltare su se stessa. 
Rimase senza parole, non si sarebbe mai aspettata che lui la rincorresse.
Titubante alzò il volto, aveva lo stesso sguardo e lo stesso sorriso malandrino di quel mattino … sembrava ipnotizzato da qualcosa.
Che cosa poteva aver mai fatto per fargli assumere quell’espressione?
- Scusami per prima, ma è impossibile non farti i dispetti.-
-Wow, sei sempre così bravo a scusarti con le persone?- lo guardò di traverso.
- Certo che sei un tipetto difficile, veramente vuoi sapere cos’è accaduto al bar?-
- … vorrei solo sapere con che faccia presentarmi giù in villaggio la prossima volta.- rispose guardandosi i piedi leggermente imbarazzata.
-Ok … dopo aver insultato il “pinguino”, ti sei buttata addosso a me … - la prese per i fianchi e la tirò a sé, senza staccarle gli occhi di dosso - … e prima di addormentarti sulla mia spalla … - avvicinò sempre più le sue labbra a quelle timorose di Eri, che lottò contro se stessa per non cadere in quello sguardo ipnotizzante … ma le risultò estremamente difficile.
 Come poteva resistere a degli occhi del genere?
 - … mi hai baciato dicendomi “sei proprio un bel ragazzo”. -.
Eri prese le guance di Ace fra le sue mani, dimostrandosi pronta a ricambiare il bacio … ma a pochi millimetri dalle sue labbra, gli diede una sonora taccata sull’alluce, facendolo saltare.
-Che ho fatto?-
-Mi hai mentito, mi vuoi dire che cosa è successo veramente?-
-Ti credevo più addormentata. Ti sei solo seduta al mio fianco, mi hai preso a braccetto e ti sei addormentata dicendomi, “sei caldo”,  con fare coccolo e non scorbutico come adesso … - la imitò - … ma come hai fatto a … -
-Battito e respiro erano alterati rispetto alla norma, per questo mi ero avvicinata … -.
Fare bastardate di questo genere non rientrava nel suo carattere, ma con lui tutto era spontaneo, anzi, lo stava prendendo come un gioco e si stava divertendo sempre più.
Guardò i suoi occhi lucidi e il volto bordò, iniziò a sentirsi leggermente in colpa … forse aveva esagerato.
 - … ti ho fatto male?-.
Ace alzò lo sguardo, sorrise nel vedere il volto preoccupato della sua ragazzina buffa.
-No, sono rimasto solamente tanto sorpreso … però devo ammettere che neanche io ero andato leggero con il mio scherzo … - si alzò senza mai staccare l’attenzione dai suoi occhi, - … sembri così piccola e indifesa, ma in realtà sei una ragazza che sa il fatto suo. -
- Le apparenze ingannano … - deviò lo sguardo nervosa.
La scrutò attentamente. Per quale motivo in ogni sua singola espressione c’era una nota di tristezza?
- Andiamo ragazzina buffa, i bambini a quest’ora devono dormire.-
-Gentile come sempre … ah, ancora una domanda. Perché ho chiamato il cameriere “pinguino”?-
-Forse perché era basso, tozzo, con la divisa bianca e nera e il naso aquilino?-
Eri rimuginò su quella descrizione. -Mi sembra una presentazione più che appropriata per un pinguino che si rispetti … che ne pensi?-
-Hai ragione … -si guardarono negli occhi sorridendo.
Lui le porse il braccio e lei lo strinse a sé.
Per essere stato il loro primo appuntamento, niente si era svolto normalmente.
Riassumendo … Eri si addormenta al bar dopo soli quattro sorsi di birra, scoprendo in tal maniera di essere astemia. Invece Ace non aveva fatto altro che stuzzicarla e guadarsi fulminate, ricevendo come gran finale un suo tacco sull’alluce del piede.
Come prima uscita non era stata un granché, ma a loro stava bene così.
 Eri stava provando un affetto particolare per qualcuno come mai era successo prima, mentre Ace aveva finalmente avuto l’opportunità di sapere con chi aveva a che fare.
 
 
Giunsero davanti alla casa della ragazza.
Ace la accompagnò fino alla porta d’ingresso, pronto per congedarsi:-Ragazzina buffa, ci si ved … - prima che potesse salutarla, lei lo fermò chiedendogli :-Possiamo passare ancora un po’ di tempo assieme?-
La guardò meravigliato. Per tutta la sera non era riuscito a rimanere serio con lei neanche un secondo, aveva sfruttato ogni occasione per stuzzicarla o prenderla in giro e ora voleva passare dell’altro tempo con lui?
-Non ti sei ancora stufata di me?-
-No, sto bene in tua compagnia … anche se a volte fai la pulce … - gli sorrise.
Abbassò la testa leggermente imbarazzato e ridacchiò -Ok … -.
La studiò attentamente. Sorrideva, ma il resto del volto gli diceva che stava nascondendo qualcosa più grande di lei.
Più volte aveva tentato di articolare qualcosa nell’arco della serata, ma le parole le morivano sempre sulle labbra.
La stessa cosa era successa anche al bar, poco prima che portassero i boccali aveva iniziato a dire: “-Ace, c’è una cosa che devi sapere … -“, ma furono interrotti dall’arrivo del cameriere.
 Non gli sarebbe importato nulla, poteva dirgli qualsiasi cosa ma lui l’avrebbe sempre accettata e perdonata.
Si sedettero su una panchina che stava di lato alla porta d’ingresso. Ace si stiracchiò, cogliendo l’occasione di cingerla per le spalle, divertendosi nel vederla impacciata e rigida come uno stoccafisso.
-Ace, riguardo a prima … - non trovava le parole per dirgli la verità sul suo conto.
Per non parlare del fatto che era rimasta sconvolta quando lui l’aveva chiamata per il suo vero nome, tutti al villaggio la conoscevano come Eri Becker, ma lui no. Cos’altro sapeva su di lei?
L’unica soluzione possibile era che l’avesse spiata per un certo periodo tempo, studiando i suoi contatti e le sue mosse.
In condizioni normali, si sarebbe preoccupata e avrebbe badato a salvaguardare se stessa e Jessy, ma qualcosa le diceva di fidarsi di lui. Se avesse avuto qualcosa da nascondere, non le avrebbe detto che l’aveva notata da qualche tempo.
Sapeva perfettamente che era un pirata e che il suo regolamento proibiva la frequentazione con qualsiasi fuori legge, ma non le sarebbe importato più.
Quel ragazzo le stava scombussolando la vita e, per la prima volta, decise di seguire il suo istinto.
Stava bene con lui e se ne sarebbe infischiata delle conseguenze che la sua insubordinazione avrebbe comportato.
- … io … - lo guardò negli occhi. Le ricordavano quelli di un cucciolo che era cresciuto superando diverse difficoltà. Perché complicare le cose?
-Tu cosa? –
- … scusami se mi sono addormentata.- La paura di venire abbandonata di nuovo e l’egoismo ebbero il sopravvento. Era sicura che lo avrebbe allontanato ed era l’ultima cosa che voleva fare.
- Tranquilla, cosa vuoi che sia … pensa che io mi appisolo nei luoghi e nei momenti meno opportuni, sono narco … - non finì la frase che cadde addormentato sulla spalla di Eri, lasciandola in silenzio sbigottita.
Lo guardò mentre dormiva beato e sorridendo aggiunse : - … lettico.-.
Suonò il campanello di casa che si trovava sopra la sua testa, nella speranza che Jessy giungesse ad aiutarla al più presto possibile.
Dopo neanche due secondi, la sorella piombò sull’uscio urlando : - Com’è … andata?- l’ultima parola le uscì strozzata da una nota di delusione, alla quale Eri non poté non ridere.
-Aiutami, si è addormentato di colpo. –
- … sicura che non stia facendo il furbetto?- domandò scrutandolo dubbiosa.
-Sì. Aiutami a portarlo sul divano, è più grande di me … -.
Jessy lo prese da sotto le spalle ma, mentre Eri si accingeva a prenderlo per le gambe, il ragazzo sfuggì dalle mani della bionda, ricadendo con la faccia sul petto di Eri.
In maniera alquanto goffa, Jessy cercò di riprenderlo, ma lui si avvinghiò sempre più forte alla ragazza mormorando  – … non mi ricordavo che il cuscino fosse così morbido … -.
La ragazza arrossì rimanendo paralizzata, ne aveva passate di situazioni imbarazzanti e bizzarre, ma mai così.
-Lo … dicevo io … - digrignò Jessy fra i denti stringendo sempre più i pugni.
Finalmente Ace si svegliò. Guardò con occhi increduli ciò che aveva davanti e dopo svariati secondi, nei quali ebbe il tempo di rendersi conto di quello che aveva fatto, studiò il volto eloquente di Eri.
Scattò in piedi con il viso bordò dalla vergogna e schiaffandosi una mano sulla fronte, cercò di formulare delle scuse sensate –Scusami, sono narcolettico … -.
Nel bel mezzo della sua apologia, Ace si sentì picchiettare su una spalla e nel voltarsi ricevette un cazzotto in pieno naso da Jessy: - Mascalzone! Non si mette di mezzo la salute per giustificarsi! -.
Eri corse in soccorso del moro, mentre la sorella tornò a chiudersi in casa bofonchiando qualcosa del tipo: -Sei troppo buona per i miei gusti!- il tutto accompagnato dallo schianto della porta alle sue spalle.
-Perdonala, è un tipetto intransigente ma in realtà è buona … come ti senti?-
-Come uno che ha appena ricevuto un cazzotto sul naso … - Eri gli tolse le mani da davanti il volto per vedere meglio le sue condizioni.
-Fatti vedere.-
Ace deglutì nervoso, la ragazza si era avvicinata troppo a lui, riusciva a percepire il suo respiro sulla sua pelle e il profumo delle sue mani al thè verde, che accarezzavano le sue guance.
Arrossì sempre più e pregò affinché si allontanasse il più presto possibile … ma così non fu … sentì le orecchie ronzare, fino a quando non iniziò un’epistassi massiva.
-Ehi, che cosa mi combina quella scema?- Eri lo prese per la nuca e con irruenza gli abbassò il capo.
-Non serve che mi stacchi anche la testa … mi serve.-
-Davvero?- si schernì la ragazza che, nel frattempo, aveva preso dei fazzolettini per effettuare un tamponamento nasale di fortuna.
- Ah – ah … esilarante. Ti preferivo prima che bevessi quei quattro sorsi di birra. –
-Dici? Non hai pensato che adesso mi sento a mio agio, con te, e sono finalmente me stessa?-
Il ragazzo fece solo il cenno di alzare la testa, ma venne di nuovo schiaffato verso il basso.
-Non osare muoverti.- lo ammonì.
-Come desidera capo. -
Dovettero aspettare due minuti buoni prima di tranquillizzarsi.
Ace era seduto a gambe incrociate con il volto imbronciato, mentre Eri era inginocchiata su di lui per monitorare l’entità dell’emorragia.
Era tutta colpa di Jessy! Quella strega malefica … se non fosse stata la sorella di Eri, lui non gliela avrebbe fatta passare liscia.
-Tua sorella non ha un ragazzo, vero?- bofonchiò furibondo e stufo per il silenzio che regnava.
Eri esitò prima di rispondergli. La stava usando come trampolino per corteggiare Jessy?
-Ora no, perché? –
-Lo immaginavo … - Eri lo guardò dubbiosa e lui continuò a spiegare - … è acida come uno yogurt andato a male, con tanto di una piantagione di limoni spremuta dentro. Inoltre solo una zitella incallita può avere quella forza brutale. -.
Eri scoppiò a ridere mentre lo aiutava ad alzarsi e rispose:  - Non concordo con il fattore: tanta forza = tanta zitellaggine ... non so neanche se esiste questo termine. -.
Era una ragazza stranissima, ma gli piaceva così com’era. Era buona, altruista, permalosa (caratteristica che lo faceva impazzire), simpatica (quando s’infuriava) e sapeva stare al gioco … l’unica cosa che lo rammaricava, era la sua tristezza mal celata.
-Eri … te la sei presa per prima? – Per la prima volta l’aveva chiamata per nome.
Il cuore della ragazza perse qualche battito nel sentirgli pronunciare quelle poche lettere.
-No, perché? Se tu l’avessi fatto a posta, sarebbe stato un conto. Entriamo in casa, di sicuro Jessy non vede l’ora di chiederti scusa. –
-Io non credo proprio.- ringhiò il ragazzo.
-Fidati, Jessy vuol farsi vedere come una persona brutale e forte ma in realtà è buona come la mollica del pane. – gli ammiccò.
-Mollica dici? Spero che tu ti stia riferendo a quella del pane vecchio di un mese … -.
 
 
Non appena Ace varcò la soglia di casa di Eri, si ritrovò ai piedi una Jessy supplicante con i lacrimoni agli occhi : -Perdonami, è stato puro istinto di sopravvivenza. –
-Ecco, io … -
Ace si voltò verso Eri, trovandola intenta a osservare l’evolversi della loro commedia appoggiata alla porta d’ingresso con le braccia incrociate e un sorriso mal nascosto.
Sembrava alquanto divertita.
Stufo di non essere riuscito in nessuno dei suoi intenti che si era preposto per la serata, respirò a fondo e rispose: - … senti, ma hai qualche problema? Davvero, curati perché mi sembra anche abbastanza grave. -.
Se solo fosse stato possibile, la mandibola di Jessy avrebbe cozzato contro il pavimento dallo sbigottimento.
Mai nessuno si era rivolto a lei con quel tono e il suo “Io” entrò in conflitto, lasciandola imbambolata a fissare il vuoto con addosso ancora quell’espressione da babbea.
 Ace si abbassò al suo metro e cinquantotto per sventolare una mano davanti al volto, ma non ebbe alcuna risposta in cambio.
-Certo che tua sorella è strana forte … adesso mi sta veramente preoccupando.- disse risistemandosi i fazzolettini “emostatici”.
Eri iniziò a ridere fino a farsi salire le lacrime agli occhi –Era da secoli che non ridevo così, sai una cosa Ace? Fino ad adesso soltanto io ho avuto l’onore di conoscere la “Jessy camionista”, sei il primo estraneo che la vede in questi panni. Di solito tira fuori il leone che c’è in lei solo quando siamo da sole. –
-L’ho sempre detto che voi donne avete più facce di un cubo di rubik … - solo quando terminò la frase, si rese conto di quello che aveva appena detto.
Scattò in piedi, dritto e rigido come una marionetta. Che cosa aveva fatto? Aveva appena detto all’intero genere femminile di essere falso, comprendendo, inevitabilmente, anche lei.
Si voltò lentamente verso di lei, preparandosi psicologicamente ad un altro colpo di tacco, ma la ragazza era rimasta impassibile.
La sua ragazzina buffa, ultra permalosa, non aveva ancora reagito di fronte a quella provocazione.
-Non volevo dire che anche tu … -
-Hai ragione … - lo interruppe - … quando ti trovi davanti a una donna estremamente calma e silenziosa, devi sempre fare molta attenzione. Quelle sono le arpie della peggior specie.-
Non ne capiva ancora il motivo, ma quella frase gli parve un’autocritica.
Quella ragazza si stava colpevolizzando per qualcosa, non voleva darlo a vedere, ma soffriva.
-Oppure, sono donne che soffrono e che per non farsi vedere invulnerabili, mentono … anche con il silenzio.–  concluse lui con fare abbastanza altezzoso.
La schiena di Eri fu pervasa da una scossa, sembrava che quel ragazzo potesse leggerle nel profondo del suo animo. Scosse la testa, passò davanti a Jessy (ancora pietrificata) e si diresse in cucina indicandogli il divano: - ti si sta gonfiando il naso, vai a sederti che ti porto il ghiaccio.-
- Subito, infermiera … hai il loro stesso modo brusco di fare le cose. – sbuffò Ace sprofondando nel sofà.
- Sarà perché sono un’infermiera. – rispose lei sedendosi accanto a lui con una bistecca cruda.
Il ragazzo la guardò con uno strano ghigno divertito e domandò : - E sai curare tutto, infermiera buffa?-
-Me lo dirai tu. – rispose avvicinandosi con fare provocante.
-Davvero?- domandò sporgendosi su di lei.
Eri lasciò che si avvicinasse abbastanza per schiaffargli la bistecca ghiacciata sul naso bisbigliando: -Raffredda i tuoi bollenti spiriti … fiammiferino. –
-Con sommo piacere, noto che stai iniziando a scioglierti ... – e sul suo volto si stampò un sorriso spavaldo.
- … in realtà sei tu che stai tirando fuori un aspetto di me che non conoscevo. –
-Lo prendo come un complimento.-
-Tsk … non montarti la testa … - arrossì, - … tv?- e accese il televisore senza aspettare una sua risposta.
Dopo svariati minuti, il moro scoprì di essere spiato. Si voltò verso Eri e domandò: -che c’è adesso? -.
Rimasero a fissarsi in silenzio diversi secondi, finché una risatina sommessa di Eri non animò il salone.
-Che c’è ora?-
-Ti dovresti vedere … sei seduto con una bistecca sul naso, intento a fissare le immagini che scorrono sullo schermo con il naso all’insù imbottito di fazzoletti. Non è una scena che si vede tutti i giorni … -.
Ace si tenne la bistecca e si voltò in direzione di Jessy: -Ascolta, tua sorella ha intenzione di rimanere così per il resto della sua vita? -.
Eri si voltò e storcendo il naso rispose: -No, sta solo combattendo contro il suo fragile “io” per convincersi che non è una buona a nulla. -.
-Fa sempre così?-
-Purtroppo sì, una volta le ho solo detto che le pulizie partono dall’alto verso il basso e lei è rimasta imbambolata così per tutto il pomeriggio.-
-Scommetto che dopo hai dovuto continuare tu il suo operato. –
-Certo, chi puliva la casa se no?-
-Sei un genio dell’ingenuità … -le rispose Ace ridacchiando.
-Perché?-
-Lasciamo stare … - le sventolò una mano davanti al volto, - … senti, toglimi una curiosità. Perché questa mattina sei scappata?-
- … Veramente ti devo degnare di una risposta? – gli domandò perplessa.
-È perché ho indovinato il peso?-
-Diciamo di sì … da quanto tempo mi stai osservando?-
Il ragazzo divenne bordò e bofonchiò: -Quel vecchio aveva la lingua lunga alla fine … -
-Come?-.
Di quale vecchio stava parlando? Qualcuno stava complottando alle sue spalle?
Ace incrociò le braccia dietro la nuca e iniziò a protestare: -Avevo chiesto a quel vecchio di non dire niente e invece ha parlato alla fine … - guardò il volto perplesso di Eri, si stava tradendo da solo? - … non ti ha detto niente nessuno? -.
La ragazza scosse la testa, s’inginocchiò sul divano e si voltò verso di lui in attesa di spiegazioni: -Veramente io non so niente … -
-Proprio niente?-
Eri scosse la testa: -Parlami di questo “vecchio”.-
-No, non è nessuno … -
Mentalmente, Eri scorse la lista dei vecchi che conosceva. Eccezion fatta per i pazienti che andava a visitare a domicilio, non conosceva nessun altro se non Gino.
-Stai parlando di Gino, vero?-
- … continuerai a farmi l’interrogatorio se non parlo?- la vergogna era tale da non fargli riuscire a guardare Eri in faccia.
-Contaci … -.
Ace si mise dritto sul divano, respirò a fondo e le rispose come una macchinetta -Sono quattro mesi che cerco di farmi avanti con te e lui mi ha incoraggiato … non chiedermi altro, ti ho già detto abbastanza per quel che mi riguarda. -.
Non credeva che fosse possibile, ma Ace aveva assunto il colore di un peperone rosso fatto alla griglia.
Lo prese a braccetto e si accoccolò sulla sua spalla, vederlo in quelle condizioni le fece tenerezza e lo accontentò.
-Come vuoi. -.
 
Era l’una di notte.
Jessy si risvegliò dal suo conflitto interiore e si guardò attorno attonita.
Buttò l’occhio sui due che dormivano sul divano, non c’era niente di male in quello, ma ciò che destò la sua ira fu la bistecca che ormai giaceva sfibrata su un cuscino.
-Nooooooooooooo! - un suo urlo agghiacciante, interruppe il sonno profondo dei due giovani che sobbalzarono sul posto.
-Presente … - bofonchiò Ace saltando sull’attenti … ma appena si accorse di non essere stato chiamato all’appello dal suo Babbo, si girò verso Jessy.
Aveva una faccia terrificante, sembrava un drago pronto a sputare fuoco in sua direzione e urlò di conseguenza.
-Che succede? … - domandò Eri stropicciandosi gli occhi.
-Guarda! –urlò Jessy mostrandole il cuscino, buttando la bistecca sul tavolino.
Eri lo scrutò attentamente e sbadigliò: - Basta lavarlo.-
-No, no e no! Non verrà mai pulito. –
-Sì che verrà pulito … passaci un po’ di acqua frizzante o del ghiaccio … tu sei troppo maniaca dell’ordine.-
-Rimarrà l’odore! – piagnucolò.
- … perché non lo butti via allora?- …
Ace guardò allibito la scena … quelle due assieme, formavano la coppia di Gianni e Pinotto.
Continuarono a parlare finché Jessy si voltò con i lacrimoni agli occhi verso di Ace e domandò: - È la vendetta per prima?-.
Il ragazzo rimase in silenzio e guardò Eri, che da dietro le spalle della bionda stava dicendo di lasciar stare … ma, sfortunatamente, non capì l’ultima parte del messaggio: -Perché è scema?-chiese chiarimenti ad alta voce, il tardo orario non rendeva scattanti suoi poveri neuroni.
Eri si pestò la fronte e scosse la testa allucinata: -No, ti ho solo detto che è una maniaca dell’ordine … eccezion fatta quando mangia … - aggiunse sudando freddo.
Lui era stato stupido a chiedere spiegazioni sul suo linguaggio non verbale ad alta voce, ma lei non era stata da meno nel rispondergli a tono.
Entrambi si voltarono verso Jessy. Aveva incrociato le braccia e li stava fulminando a momenti alterni, sbattendo nervosamente il piede sul pavimento.
-Eri, sono obbligata a perdonarti a causa del nostro legame familiare … per quanto riguarda te signorino … -.
Prese la bistecca che aveva lasciato sul tavolino davanti al divano e gliela lanciò.
Ace non si porse tanti problemi, mentre la carne era ancora in volo, la arrostì leggermente con una fiammata lanciata da una sua mano e spalancò la bocca ingurgitandola.
… silenzio …
Tutte e due le ragazze stavano guardando il giovane Ace “un po’” meravigliate -Lo sapevi che era cruda, vero?- domandò Eri spalancando gli occhi, mentre Jessy riassunse la sua precedente espressione da babbea.
-In effetti … avrei dovuto cucinarla ancora un po’ … ma era buona lo stesso.- si leccò i baffi.
-Ma è disgustoso! – commentò Jessy tenendosi una mano davanti alla bocca correndo via dal soggiorno.
Eri si mise una mano davanti alla bocca, spense la tv e guardò Ace.
-Se devi dare di stomaco anche tu, è meglio se giri i tacchi … non sono il tipo che ti terrebbe per la fronte mentre ti contorci sul water.- la ammonì indietreggiando.
La ragazza scosse la testa e scoppiò a ridere: -Sei unico, rimani qui per la notte? Ormai è l’una passata.-
Ace arrossì e rispose: -No, è meglio che vada. Buona notte Eri, ci vediamo domani … hai la giornata libera, vero?-
-Sì. Non ho giri medici da fare.- gli sorrise.
-Bene, allora ci vediamo fra qualche ora. - si avvicinò e le baciò una guancia, Eri ne rimase felicemente sorpresa, avvampò e abbassò lo sguardo sorridendo –Buona notte Ace. -.
Il ragazzo uscì dalla casa ammiccandole, lasciandola sola con i suoi pensieri.
Non era riuscita a dirgli la verità, come avrebbe dovuto fare?
-Eri? Vieni a dormire si o no?- domandò Jessy dalla cima delle scale.
-Arrivo … - la raggiunse sulle scale e sbuffò - … non sono riuscita a dirgli del mio vero lavoro, non che gli abbia mentito dicendo che faccio l’infermiera, ma è solo una copertura.-
-Ti fasci la testa prima del tempo … è su quest’isola sperduta a spiarti da quattro mesi, penso che abbia intuito qualcosa. -.
A modo suo Jessy cercava di sollevarla, ma non era così semplice la questione.
-Sei troppo ottimista Jessy. -.
Jessy la guardò intenerita e aggiunse: -Per amore si perdona e accetta tutto. -.
-Buona notte Jessy, il sonno ti sta dando alla testa.- sghignazzò confusa la piccola infermiera.
-Buona notte, scema.- bofonchiò offesa la sorella.
 
Il mattino non tardò ad arrivare.
Jessy si era alzata presto per andare a lavorare ed Eri ne aveva approfittato per recuperare le sue ore di sonno perdute.
Per tutta la notte si era girata e rigirata nel letto per trovare una soluzione al problema, finché non si addormentò.
I sensi di colpa le stavano rodendo lo stomaco, come avrebbe fatto a confessare la verità a Ace?
Dopo aver perso diversi minuti ad ammirare il soffitto in cerca di una risposta, decise di alzarsi e di andare a bere una bella tazzona di caffè.
Scese le scale, entrò in cucina, e senza guardarsi attorno si diresse verso la caraffa di caffè avida di caffeina, per poi versarsene una tazza e iniziarla a bere.
-Buongiorno, Eri. – udì alle spalle.
-Buongiorno Jessy, che voce baritonale, soffri di mal di gola per caso?-si voltò continuando a sorseggiare soddisfatta la sua tazza, ritrovando davanti a sé Ace.
Era seduto su una sedia con i piedi appoggiati al tavolo e le braccia conserte, la stava guardando stupito e le rispose –Sento la gola che brucia un po’ … infermiera buffa, vuole darle un’occhiata? -.
Sbarrò gli occhi e corse a sputare tutto il caffè nel lavandino, tossendo come una disperata per liberare le vie aree dal caffè inalato.
Si era portato alle sue spalle, le aveva iniziato a massaggiare la schiena e con voce suadente le stava sussurrando: -Calmati e concentrati sul respiro, è questione di controllo nervoso. -.
Continuò a massaggiarle la schiena fino a quando non smise di tossire e il suo respirò non si regolò.
Eri in quel momento si sentì un verme, gli doveva dire la verità ora!
-Ace, devo dirti una cosa importante … - la stava guardando con tanta dolcezza mentre le accarezzava una guancia, compiendo dei piccoli movimenti circolari con il pollice, cercò di non distrarsi ricominciando il suo discorso: - … devo dirti una cosa importante … - lo guardò negli occhi afferrandogli la mano, facendogli capire che era una cosa seria.
Lui rimase impassibile e la continuò a guardare sempre sorridente.
-… Ace, io … - chiuse gli occhi per prendere la dose di fiato necessaria a vuotare il sacco - … sono un agente segreto della marina. -. 
 
 
Salve!
Sono molto contenta che le visite aumentino di giorno in giorno, così come le persone che la seguono =)
Alla fine Eri è riuscita a scoprire come faceva Ace a conoscere la sua vera identità e a confessargli il suo vero lavoro. Cosa ne dite?
Grazie mille a tutti quelli che recensiranno, che mi renderanno felicissima =) e a quelli che mi hanno recensito fino ad adesso, soprattutto a Titty89, che mi sta recensendo ad ogni capitolo.
Bye Bye.

 
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