Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: JunJun    11/08/2004    1 recensioni
Che cosa succede se mescoliamo i chimeri di Tart con i piani di Quiche, ed aggiungiamo una bambina bionda vestita da coniglietto ed una boccetta di polvere rossa? Non è una ricetta per un dolce, ma per una piccola FF su Mew Mew un po' comica, un po’ romantica, ma spero non noiosa!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Pai Ikisatashi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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> Capitolo VI

> Capitolo VI – in cui Pie è ad un passo dall’esaurimento nervoso e Mina, Quiche e Mark vanno a caccia di conigli

Lo spazio infinito ispira da sempre negli uomini sensazioni, piacevoli o meno, di immensità, di silenzio e, perché no?…di pace.
Ma, beh, lo spazio indefinito in cui si trovavano Pie e Tart in quel momento non era ne’ tranquillo ne’ pacifico. Infatti, era ormai più di un’ora che Pie girava a vuoto come un’anima in pena, senza mai fermarsi, con un’espressione pensierosa e indecifrabile, senza curarsi del suo monitor ne’ di Tart; e probabilmente se in quel momento fosse comparso Profondo Blu, Pie lo avrebbe mandato a quel paese con i suoi ordini senza pensarci due volte.
Tart non capiva quello che stava accadendo al suo compagno, ma comprese che la cosa era grave quando cominciò a giocherellare (timidamente) con il monitor (sacro per Pie) senza essere sgridato o colpito o mandato via. Per cui, lanciata un’ultima occhiata al compagno, il piccolo alzò le spalle con noncuranza e si dedicò al computer. Cominciò a battere una serie di tasti, che fecero comparire sullo schermo una piantina di Tokyo. Ma in quello stesso momento, sentì dietro di lui qualcuno che lo afferrava per le spalle e lo costringeva a voltarsi indietro.
-Oh, scusami, scusami Pie, si, ok, non lo faccio più, non tocco più il tuo monitor, mi spiace, non volevo…- farfugliò Tart mentre chiudeva gli occhi per lo spavento.
-BASTA! QUESTA STORIA NON PUO’ CONTINUARE OLTRE!- gli gridò in faccia Pie, che era a dir poco furioso.
-Ehi! Ti ho chiesto scusa, che altro vuoi?- esclamò Tart, un po’ offeso da tutta quella scenata.
Ma la rabbia non scomparve dal viso di Pie. -ORA NE HO DAVVERO ABBASTANZA!- gridò, sempre stringendo le spalle di Tart.
-Ma scusa! Io in fondo non ho fatto niente di male! Che hai da arrabbiarti così tanto con me?- si liberò dalla stretta del compagno e iniziò a galleggiare a un metro sopra di lui.
Per un attimo Pie riprese il suo abituale tono freddo: -Ma che diavolo stai dicendo?- chiese osservando quasi con confusione Tart, che sembrava offeso a morte. -Bah, non ho tempo per le tue stupidaggini, adesso. Senti, Tart. Ora tu vai sulla Terra e togli di mezzo quella maledetta Strawberry Momomiya, crudelmente, completamente, definitivamente, sono stato chiaro?- disse, stringendo i pugni, con una strana luce negli occhi.
-Uh…Strawberry?- ripeté Tart portandosi una mano sulla testa.
-Ceeeerto, Strawberry- ripeté sorridendo come un fanatico -Ti preparerò il chimero più forte, più veloce, furbo e malefico, basta che tu me la togli dai piedi per sempre-.
-Uhm….-. Tart assunse un’aria pensierosa.
-Che hai da guardare?-
-Uhm….- ripeté Tart chiedendo gli occhi, poi improvvisamente, fece un salto e si mise a testa in giù: -No, non ci vado!- sorrise.
-C-Cosa vuoi dire?- chiese Pie spalancando gli occhi.
-Non mi va! Mi annoio!- spiegò il piccolo.
-Tu…osi…dirmi di no?- sillabò Pie in tono pericoloso.
Tart fece un balzo indietro. -Oh, senti! Se ci tieni tanto a Strawberry, perché non la vai ad eliminare tu?-
A ben vedere, questa frase era un po’ un controsenso, ma lasciò comunque Pie completamente spiazzato.
-Ed ora che cos’hai?- chiese Tart – quasi - preoccupato.
La faccia del suo compagno, che aveva assunto un’espressione stravolta, era coperta da un leggero strato di rossore. Pie fece un passo indietro, mentre i suoi pugni tremavano, e strinse gli occhi dolorante. Era un po’ come se nella sua testa si stesse combattendo una furiosa battaglia.
-Ehi? Stai male?-
Pie aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono, se non un -S-si- pronunciato in modo impercettibile.
-Che hai detto?-
-Si. Si. HO DETTO DI SI!- gridò Pie, facendo fare un salto all’indietro al compagno. -CERTO CHE LO FARO’! NON C’E’ ALCUN MOTIVO PER CUI NON POSSA FARLO! IO LO FARO’!-
-Cavoli, questo è impazzito sul serio…- osservò Tart grattandosi la testa.
-PROFONDO BLU, LO GIURO, IO UCCIDERO’ STRAWBERRY MOMOMIYA!-
-Che c’entra Profondo Blu adesso?-
-FOSSE L’ULTIMA COSA CHE FACCIO-.
-Mi sembri Quiche-.
-NO! IO SONO DIVERSO DA QUEL BABBEO! NON MI LASCIO ABBINDOLARE DA UN PAIO DI ORECCHIE DA GATTO!-
-Ah- disse Tart poco convinto. -Si?-
-SI!- ripeté Pie deciso, stringendo il pugno davanti a se’, con gli occhi pieni di fuoco.
-Uhn, comunque, non ci sono solo le orecchie di gatto. Dimentichi la coda ed il fiocchetto col campanellino-
-GIA’!- annuì Pie -E quel sorriso cretino sempre dipinto sulla faccia! E quegli occhi così innocenti! E quella…-
-Oh, no, si è trasformato in Quiche!-
- MA CHE STO DICENDO?! BASTA COSI’, IO LO GIURO, IO UCCIDERO’ STRAWBERRY MOMOMIYA!-
-L’hai già detto-
-E NIENTE MI FERMERA’! MWAHAHAHAHA!!!-.
Furono queste le ultime parole che Pie pronunciò prima di teletrasportarsi via, e furono proprio queste parole che fecero definitivamente comprendere a Tart il significato dell’equazione:  

amore = disgrazia.

Il piccolo alieno si sentì come Einsten quando aveva scoperto la legge della relatività. 

*

Frattanto, in un romantico boschetto in un luogo indefinito, uno schiocco, e poi delle urla seguite da un tonfo, non solo cancellarono tutto il romanticismo, ma fecero spaventare e volare via tutti gli uccellini che cantavano melodiosi sugli alberi.
O meglio, quasi tutti. Un uccellino c’era ancora, ma non sembrava in vena di cantare melodioso… 
-Argh! Quiche! Potresti stare più attento!!-.
-Tesoro, sei tu che ti sei gettata su di me mentre stavo per teletrasportarmi con quest’ameba di Aoyama. Mi hai fatto perdere la concentrazione. Non prendertela con me se sei caduta- spiegò con calma Quiche. L’alieno smise di galleggiare e si avvicinò a Mina, dolorante, confusa, e soprattutto arrabbiata, a terra.

-Oh, hn…- mugolò lei, ben consapevole che Quiche aveva ragione -…per tua fortuna non mi sono fatta niente, altrimenti…- cominciò la ragazza contrariata, ma si interruppe quando sentì una voce sotto di lei mormorare qualcosa.
-Mina…s-scusami se ti interrompo…ma…-
-Eh?-. Mina guardò in basso. -OH, NO! PERDONAMI MARK!- e si affrettò a rialzarsi, completamente arrossita.
-Non…non fa niente- sorrise il ragazzo, un po’ stravolto. -Lieto di averti attutito la caduta-.
-Oh, scusami ancora- disse la ragazza inchinandosi leggermente -…non ti sarai mica fatto male?-
-Ma no…io…-
La voce lontana di Quiche lo costrinse a interromperso: -Ehy, voi laggiù, avete finito di tubare o volete che vi lasci soli?-
Mina alzò lo sguardo: Quiche galleggiava accanto ad un grosso albero. -Poco spirito e dicci dove ci hai portato!- gli gridò.
-Io sono tornato alla fiera, ma la tenda del mago in cui è entrato Quiche non c’era più. Così ho chiesto a Ryan di cercare delle informazioni e lui ci ha dato delle coordinate- spiegò Mark.
-L'ho cercata dappertutto, ma stavolta non mi sfuggirà. Quella mocciosa deve essere da queste parti, me lo sento…- borbottò Quiche guardandosi intorno freneticamente. -Coniglietto, dove sei?-
-Coniglietto?-
-E’ la bambina che gli ha dato quella polvere- sussurrò Mark.
-Io non credo che la troveremo qui- ammise Mina.
Infatti Quiche li aveva teletrasportati in un boschetto deserto. Attorno a loro c’erano dei cespugli, alberi, rocce e in lontananza si sentiva il lieve scrociare delle acque di un fiumiciattolo, ma nessun segno che indicasse la presenza di insediamenti umani.
-Quiche! Sei uno sciocco!- esclamò Mina -Dove ci hai portati? Qui non c’è traccia della bambina, o del coniglietto, come la chiami tu!-
-Ehy, guarda che le coordinate per venire qui me le ha date il tuo caro amico Ryan!- si difese Quiche.
-Lo sapevo che non potevamo fidarci di te!- continuò Mina ignorandolo.
-Ma chiudi il becco, cornacchia, io non sbaglio mai!- esclamò a sua volta Quiche, spazientito.
-Cor-cornacchia?!- ripeté Mina.
-Già!- annuì Quiche galleggiando in aria con le braccia incrociate. Un secondo dopo, l’alieno dovette compiere un brusco movimento per evitare la freccia d’energia che Mew Mina aveva lanciato contro di lui. -MA SEI SCEMA?!?!-
 -Perché? Ho solo cambiato il programma. Invece di andare a caccia di conigli ho deciso di andare a caccia di Quiche- ghignò Mew Mina, e alzò di nuovo il suo arco.
Mark si mise davanti a lei: -Ehm…Mina, calma. Calmati, per favore! Quiche scherzava!- le disse spaventato.
-Allora adesso scherzo io!- rispose Mew Mina. -E tu smettila di ridere!- gridò a Quiche.
-E chi ride?! Ti sembra che ci sia qualcosa da ridere?!-
Mew Mina abbassò l’arco: -E allora chi è che sta ridendo?-

Mark si guardò intorno: lui, Mew Mina ed ora anche Quiche udirono distintamente una piccola risata intorno a loro. Il ragazzo fece un cenno a Mew Mina, e si avvicinò ad uno dei cespugli che li circondavano. Quiche tornò a terra. Mark scostò cautamente il cespuglio da cui proveniva la risata, scoprendo…
-Il coniglietto! Eccola! E’ lei!-
Quiche indicò la bambina. Era accovacciata dietro il cespuglio; indossava ancora le orecchie da coniglietto bianco e continuava a ridere mentre diceva con voce argentina: -Siete così buffi!-.
Mark le sorrise, e le tese la mano per aiutarla a rialzarsi.
Ma Quiche lo oltrepassò e si gettò sulla bimba, gridando: -Ora sei mia, mocciosa!-
-Uh-oh!- la bambina fece un salto all’indietro e, spaventata, corse via.
Quiche cadde a terra, afferrando l’aria. -Ehy!-. L’alieno si affrettò a rialzarsi. -Vieni qui, piccola intrigante!- gridò infuriato, e si gettò all’inseguimento.
-Quiche! Ma che fai?- strillò Mew Mina, e prese a seguirlo attraverso il parco, insieme ad Mark.
Ma Quiche era molto più veloce ed aveva già quasi raggiunto la bambina, che si era riparata in una casa entrando dalla finestra. “Salta proprio come un coniglio, quella!” osservò Quiche, e fece per entrare anche lui, ma un uomo gli si parò davanti. Quiche sbatté contro di lui e cadde nuovamente a terra. -Ugh!- disse l’alieno portandosi una mano sulla faccia, mentre lanciava uno sguardo furioso al nuovo arrivato. -Si levi di torno! Devo prendere quel coniglio!-.
-Quiche!-. In quel momento arrivarono anche Mew Mina e Mark.
-Dov’è il coniglietto?- chiese Mew Mina cercando di riprendere fiato. -Chi é lei?- chiese poi all’omone.
Questi le lanciò uno sguardo obliquo: -Il papà del coniglietto-.
-Ah…- Mew Mina arrossì, imbarazzata -Ops…-
Lo sguardo severo dell’uomo si posò su Mark, e poi su Quiche, ancora a terra, che sembrava anche lui piuttosto in imbarazzo mentre continuava a ridacchiare nervosamente: -Ehehehe…-.
In quel momento, la bambina bionda uscì dalla porta di casa e raggiunse l’uomo: -Papà! Hai visto? Ho portato i miei nuovi amici! Te l’ho detto che sarebbero venuti a trovarmi!- disse sorridendo.
-Hitomi, penso che tu mi debba qualche spiegazione- replicò lui con calma.
-Scusate, gradiremmo anche noi qualche chiarimento….- disse Mina -…se non vi spiace-.

Mezz’ora di spiegazioni dopo…

-…e questo é quanto- concluse Mark.
Il papà di Hitomi, il coniglietto, annuì. Era un uomo giovane, alto e robusto, con lunghi capelli neri e ricci che gli ricadevano sulle spalle. Gli occhi, anch’essi neri ma malinconici, erano evidenziati da un leggero trucco. Vestiva un paio di vecchi jeans e una camicia bianca un po’ sudicia. Anche se a prima vista dava l’impressione di un uomo poco raccomandabile, il signor Hiroki era in realtà una persona davvero affabile e gentile. Aveva fatto entrare in casa Mina, Mark e Quiche, li aveva fatti accomodare su un vecchio divano e gli aveva anche offerto una tazza di cioccolata calda.
-Hm…capisco- annuì pensieroso Hiroki, rimasto in silenzio fino a quel momento per ascoltare la storia dei nostri. Cercò con gli occhi sua figlia, e la vide mentre stava giocando con un coniglietto di peluche in un angolo della stanza. -Piccola…hai dato davvero quella la boccetta a forma di cuori intrecciati al signore?-
La bambina alzò lo sguardo verso il padre: -Si, papà. Perché, non dovevo?- ribatté in tono allegro.
-Urgh…ma io la ammazzo…- mormorò Quiche.
-Dai Quiche, non dire così- disse Hitomi scattando in piedi -Io lo so che ti piace Strawberry, ma dato che a lei piaceva un altro, ho pensato di aiutarti. Mi sembravi felice quando ti ho aiutato. Però dovevi stare attento a Pie. Ora il Cavaliere Blu vola via con Mew Mina e Mew Strawberry sta con Pie. Ti avevo detto di stare attento, Quiche. Non sei stato attento. Vero, fratellino?-. La bambina fece annuire il suo peluche e poi scoppiò a ridere.
-Ma…ma come fa a sapere tutte queste cose?- chiese Mark, sinceramente sorpreso.
Hiroki scosse la testa e si rivolse alla bambina: -Non ti ricordi cosa ti avevo detto? Non devi toccare le mie cose, Hitomi…- disse sconsolato, poi si voltò verso a Mina e Mark. -Vi prego di scusarla: io lavoro come mago nelle fiere, ma non ho alcun potere…in realtà mia moglie proveniva da una dinastia di indovini, e credo che abbia passato qualcosa anche alla piccola…-
-Oh, non serve scusarsi- disse Mina spazientita -Ci dica soltanto come far tornare la nostra amica normale-.
Hiroki alzò le sopracciglia: -Beh…veramente…-.
-Perché fa quella faccia?- chiese brusco Quiche.
-Scusate…- disse Hiroki abbassando gli occhi -Forse ho fatto un errore…scusate…non so come dirvelo, ma…-
-…non esiste un modo per annullare l’effetto, forse?- concluse Mark.
-COOOOSA?!- Quiche si era alzato ed aveva sbattuto il pugno sul tavolino, spaccandolo in due e facendo saltare in piedi anche Mark e Mina.
-No…no, non è per quello, ma…- cominciò incerto l’uomo. -La polvere rossa…la polvere di rose rosse e fragole non…vi faccio vedere…-. L’uomo aprì un vecchio armadio polveroso e cominciò a rovistare al suo interno. Hitomi cominciò a saltargli intorno.
-Rose rosse e fragole? Il filtro d’amore si fa così, papà?-
-Noi due parliamo dopo di questa storia, piccola…ah, ecco..- ed estrasse una bustina trasparente piena di polvere rossa brillante.
-E’ quella!- gridò Quiche -E’ quella maledetta polvere!-
Hitomi con un salto la tolse di mano al padre: -Papà, per favore, posso usarla su Aoyama, per favore? A lui serve!- disse, e si avvicinò pericolosamente al ragazzo.
-Eh?- Mark arrossì e fece un passo indietro, inciampando e cadendo sul divano: -Ehi, no…aspetta, piccola!-
-Dai, Aoyama, faccio in un attimo! Stai fermo!-
-Hitomi…- sospirò il padre sconsolato, poi sorrise -No, non credo che lui ne abbia bisogno…è più spaventato che altro. Usala su Quiche, è così teso!-
-No, no, su Aoyama!-. Hitomi aprì la busta e soffiò tutta la polvere sul viso di Mark.
-Hey!- esclamò il ragazzo, e cominciò a tossire.
-Mark!- Mina si avvicinò per soccorrerlo.
-NO!- gridò Hitomi -Mina, vai via! Quiche, puoi venire un attimo qui per favore?-
-PIUTTOSTO MI FACCIO UCCIDERE!- strillò l’alieno cominciando a galleggiare, ma Hiroki lo prese per le spalle e lo riportò a terra.
-Su, non dica così, non c’è alcun pericolo-.
-QUESTO LO DICE LEI!- disse Quiche, cercando inutilmente di liberarsi -NO! NO, mi lasci!-.
Hiroki, nonostante le sue proteste, lo spinse contro Mark, e Quiche praticamente gli cadde addosso: -Uh…-.
-Eh?- Mark aprì gli occhi e vide l’alieno…
-Oh, no…oh, no, oh, no, oh, no…-

  
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