> Capitolo VI – in cui Pie è ad
un passo dall’esaurimento nervoso e Mina, Quiche e Mark vanno a caccia di
conigli
Lo spazio infinito ispira
da sempre negli uomini sensazioni, piacevoli o meno, di immensità, di silenzio
e, perché no?…di pace.
Ma, beh, lo
spazio indefinito in cui si trovavano Pie e Tart in quel momento non era ne’
tranquillo ne’ pacifico. Infatti, era ormai più di un’ora che Pie girava a
vuoto come un’anima in pena, senza mai fermarsi, con un’espressione pensierosa
e indecifrabile, senza curarsi del suo monitor ne’ di Tart; e probabilmente se
in quel momento fosse comparso Profondo Blu, Pie lo avrebbe mandato a quel
paese con i suoi ordini senza pensarci due volte.
Tart non
capiva quello che stava accadendo al suo compagno, ma comprese che la cosa era
grave quando cominciò a giocherellare (timidamente) con il monitor (sacro per
Pie) senza essere sgridato o colpito o mandato via. Per cui, lanciata un’ultima
occhiata al compagno, il piccolo alzò le spalle con noncuranza e si dedicò al
computer. Cominciò a battere una serie di tasti, che fecero comparire sullo
schermo una piantina di Tokyo. Ma in quello stesso momento, sentì dietro di lui
qualcuno che lo afferrava per le spalle e lo costringeva a voltarsi indietro.
-Oh, scusami,
scusami Pie, si, ok, non lo faccio più, non tocco più il tuo monitor, mi
spiace, non volevo…- farfugliò Tart mentre chiudeva gli occhi per lo spavento.
-BASTA!
QUESTA STORIA NON PUO’ CONTINUARE OLTRE!- gli gridò in faccia Pie, che era a
dir poco furioso.
-Ehi! Ti ho
chiesto scusa, che altro vuoi?- esclamò Tart, un po’ offeso da tutta quella
scenata.
Ma la rabbia
non scomparve dal viso di Pie. -ORA NE HO DAVVERO ABBASTANZA!- gridò, sempre
stringendo le spalle di Tart.
-Ma scusa! Io
in fondo non ho fatto niente di male! Che hai da arrabbiarti così tanto con
me?- si liberò dalla stretta del compagno e iniziò a galleggiare a un metro
sopra di lui.
Per un attimo
Pie riprese il suo abituale tono freddo: -Ma che diavolo stai dicendo?- chiese
osservando quasi con confusione Tart, che sembrava offeso a morte. -Bah, non ho
tempo per le tue stupidaggini, adesso. Senti, Tart. Ora tu vai sulla Terra e
togli di mezzo quella maledetta Strawberry Momomiya, crudelmente,
completamente, definitivamente, sono stato chiaro?- disse, stringendo i pugni,
con una strana luce negli occhi.
-Uh…Strawberry?-
ripeté Tart portandosi una mano sulla testa.
-Ceeeerto,
Strawberry- ripeté sorridendo come un fanatico -Ti preparerò il chimero più
forte, più veloce, furbo e malefico, basta che tu me la togli dai piedi per
sempre-.
-Uhm….-. Tart
assunse un’aria pensierosa.
-Che hai da
guardare?-
-Uhm….-
ripeté Tart chiedendo gli occhi, poi improvvisamente, fece un salto e si mise a
testa in giù: -No, non ci vado!- sorrise.
-C-Cosa vuoi
dire?- chiese Pie spalancando gli occhi.
-Non mi va!
Mi annoio!- spiegò il piccolo.
-Tu…osi…dirmi
di no?- sillabò Pie in tono pericoloso.
Tart fece un
balzo indietro. -Oh, senti! Se ci tieni tanto a Strawberry, perché non la vai
ad eliminare tu?-
A ben vedere,
questa frase era un po’ un controsenso, ma lasciò comunque Pie completamente
spiazzato.
-Ed ora che
cos’hai?- chiese Tart – quasi - preoccupato.
La faccia del
suo compagno, che aveva assunto un’espressione stravolta, era coperta da un
leggero strato di rossore. Pie fece un passo indietro, mentre i suoi pugni
tremavano, e strinse gli occhi dolorante. Era un po’ come se nella sua testa si
stesse combattendo una furiosa battaglia.
-Ehi? Stai
male?-
Pie aprì la
bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono, se non un -S-si- pronunciato in
modo impercettibile.
-Che hai detto?-
-Si. Si. HO
DETTO DI SI!- gridò Pie, facendo fare un salto all’indietro al compagno. -CERTO
CHE LO FARO’! NON C’E’ ALCUN MOTIVO PER CUI NON POSSA FARLO! IO LO FARO’!-
-Cavoli,
questo è impazzito sul serio…- osservò Tart grattandosi la testa.
-PROFONDO
BLU, LO GIURO, IO UCCIDERO’ STRAWBERRY MOMOMIYA!-
-Che c’entra
Profondo Blu adesso?-
-FOSSE
L’ULTIMA COSA CHE FACCIO-.
-Mi sembri
Quiche-.
-NO! IO SONO
DIVERSO DA QUEL BABBEO! NON MI LASCIO ABBINDOLARE DA UN PAIO DI ORECCHIE DA
GATTO!-
-Ah- disse
Tart poco convinto. -Si?-
-SI!- ripeté
Pie deciso, stringendo il pugno davanti a se’, con gli occhi pieni di fuoco.
-Uhn,
comunque, non ci sono solo le orecchie di gatto. Dimentichi la coda ed il
fiocchetto col campanellino-
-GIA’!- annuì
Pie -E quel sorriso cretino sempre dipinto sulla faccia! E quegli occhi così
innocenti! E quella…-
-Oh, no, si è
trasformato in Quiche!-
- MA CHE STO
DICENDO?! BASTA COSI’, IO LO GIURO, IO UCCIDERO’ STRAWBERRY MOMOMIYA!-
-L’hai già
detto-
-E NIENTE MI
FERMERA’! MWAHAHAHAHA!!!-.
Furono queste
le ultime parole che Pie pronunciò prima di teletrasportarsi via, e furono
proprio queste parole che fecero definitivamente comprendere a Tart il
significato dell’equazione:
amore
= disgrazia.
Il piccolo alieno si sentì
come Einsten quando aveva scoperto la legge della relatività.
*
Frattanto, in un romantico
boschetto in un luogo indefinito, uno schiocco, e poi delle urla seguite da un
tonfo, non solo cancellarono tutto il romanticismo, ma fecero spaventare e
volare via tutti gli uccellini che cantavano melodiosi sugli alberi.
O meglio,
quasi tutti. Un uccellino c’era ancora, ma non sembrava in vena di cantare
melodioso…
-Argh!
Quiche! Potresti stare più attento!!-.
-Tesoro, sei tu che ti sei gettata su di me mentre stavo per teletrasportarmi
con quest’ameba di Aoyama. Mi hai fatto perdere la concentrazione. Non
prendertela con me se sei caduta- spiegò con calma Quiche. L’alieno smise di
galleggiare e si avvicinò a Mina, dolorante, confusa, e soprattutto arrabbiata,
a terra.
-Oh, hn…-
mugolò lei, ben consapevole che Quiche aveva ragione -…per tua fortuna non mi
sono fatta niente, altrimenti…- cominciò la ragazza contrariata, ma si
interruppe quando sentì una voce sotto di lei mormorare qualcosa.
-Mina…s-scusami
se ti interrompo…ma…-
-Eh?-. Mina
guardò in basso. -OH, NO! PERDONAMI MARK!- e si affrettò a rialzarsi,
completamente arrossita.
-Non…non fa
niente- sorrise il ragazzo, un po’ stravolto. -Lieto di averti attutito la
caduta-.
-Oh, scusami
ancora- disse la ragazza inchinandosi leggermente -…non ti sarai mica fatto
male?-
-Ma no…io…-
La voce
lontana di Quiche lo costrinse a interromperso: -Ehy, voi laggiù, avete finito
di tubare o volete che vi lasci soli?-
Mina alzò lo
sguardo: Quiche galleggiava accanto ad un grosso albero. -Poco spirito e dicci
dove ci hai portato!- gli gridò.
-Io sono
tornato alla fiera, ma la tenda del mago in cui è entrato Quiche non c’era più.
Così ho chiesto a Ryan di cercare delle informazioni e lui ci ha dato delle
coordinate- spiegò Mark.
-L'ho cercata
dappertutto, ma stavolta non mi sfuggirà. Quella mocciosa deve essere da queste
parti, me lo sento…- borbottò Quiche guardandosi intorno freneticamente.
-Coniglietto, dove sei?-
-Coniglietto?-
-E’ la
bambina che gli ha dato quella polvere- sussurrò Mark.
-Io non credo
che la troveremo qui- ammise Mina.
Infatti
Quiche li aveva teletrasportati in un boschetto deserto. Attorno a loro c’erano
dei cespugli, alberi, rocce e in lontananza si sentiva il lieve scrociare delle
acque di un fiumiciattolo, ma nessun segno che indicasse la presenza di
insediamenti umani.
-Quiche! Sei
uno sciocco!- esclamò Mina -Dove ci hai portati? Qui non c’è traccia della
bambina, o del coniglietto, come la chiami tu!-
-Ehy, guarda
che le coordinate per venire qui me le ha date il tuo caro amico Ryan!- si
difese Quiche.
-Lo sapevo
che non potevamo fidarci di te!- continuò Mina ignorandolo.
-Ma chiudi il
becco, cornacchia, io non sbaglio mai!- esclamò a sua volta Quiche,
spazientito.
-Cor-cornacchia?!-
ripeté Mina.
-Già!- annuì
Quiche galleggiando in aria con le braccia incrociate. Un secondo dopo,
l’alieno dovette compiere un brusco movimento per evitare la freccia d’energia
che Mew Mina aveva lanciato contro di lui. -MA SEI SCEMA?!?!-
-Perché?
Ho solo cambiato il programma. Invece di andare a caccia di conigli ho deciso
di andare a caccia di Quiche- ghignò Mew Mina, e alzò di nuovo il suo arco.
Mark si mise
davanti a lei: -Ehm…Mina, calma. Calmati, per favore! Quiche scherzava!- le
disse spaventato.
-Allora
adesso scherzo io!- rispose Mew Mina. -E tu smettila di ridere!- gridò a
Quiche.
-E chi ride?!
Ti sembra che ci sia qualcosa da ridere?!-
Mew Mina abbassò l’arco: -E allora chi è che sta ridendo?-
Mark si
guardò intorno: lui, Mew Mina ed ora anche Quiche udirono distintamente una
piccola risata intorno a loro. Il ragazzo fece un cenno a Mew Mina, e si
avvicinò ad uno dei cespugli che li circondavano. Quiche tornò a terra. Mark
scostò cautamente il cespuglio da cui proveniva la risata, scoprendo…
-Il
coniglietto! Eccola! E’ lei!-
Quiche indicò
la bambina. Era accovacciata dietro il cespuglio; indossava ancora le orecchie
da coniglietto bianco e continuava a ridere mentre diceva con voce argentina:
-Siete così buffi!-.
Mark le
sorrise, e le tese la mano per aiutarla a rialzarsi.
Ma Quiche lo
oltrepassò e si gettò sulla bimba, gridando: -Ora sei mia, mocciosa!-
-Uh-oh!- la
bambina fece un salto all’indietro e, spaventata, corse via.
Quiche cadde
a terra, afferrando l’aria. -Ehy!-. L’alieno si affrettò a rialzarsi. -Vieni
qui, piccola intrigante!- gridò infuriato, e si gettò all’inseguimento.
-Quiche! Ma
che fai?- strillò Mew Mina, e prese a seguirlo attraverso il parco, insieme ad
Mark.
Ma Quiche era
molto più veloce ed aveva già quasi raggiunto la bambina, che si era riparata
in una casa entrando dalla finestra. “Salta proprio come un coniglio, quella!”
osservò Quiche, e fece per entrare anche lui, ma un uomo gli si parò davanti.
Quiche sbatté contro di lui e cadde nuovamente a terra. -Ugh!- disse l’alieno
portandosi una mano sulla faccia, mentre lanciava uno sguardo furioso al nuovo
arrivato. -Si levi di torno! Devo prendere quel coniglio!-.
-Quiche!-. In
quel momento arrivarono anche Mew Mina e Mark.
-Dov’è il
coniglietto?- chiese Mew Mina cercando di riprendere fiato. -Chi é lei?- chiese
poi all’omone.
Questi le
lanciò uno sguardo obliquo: -Il papà del coniglietto-.
-Ah…- Mew
Mina arrossì, imbarazzata -Ops…-
Lo sguardo
severo dell’uomo si posò su Mark, e poi su Quiche, ancora a terra, che sembrava
anche lui piuttosto in imbarazzo mentre continuava a ridacchiare nervosamente:
-Ehehehe…-.
In quel
momento, la bambina bionda uscì dalla porta di casa e raggiunse l’uomo: -Papà!
Hai visto? Ho portato i miei nuovi amici! Te l’ho detto che sarebbero venuti a
trovarmi!- disse sorridendo.
-Hitomi,
penso che tu mi debba qualche spiegazione- replicò lui con calma.
-Scusate,
gradiremmo anche noi qualche chiarimento….- disse Mina -…se non vi spiace-.
Mezz’ora di spiegazioni
dopo…
-…e
questo é quanto- concluse Mark.
Il papà di
Hitomi, il coniglietto, annuì. Era un uomo giovane, alto e robusto, con lunghi
capelli neri e ricci che gli ricadevano sulle spalle. Gli occhi, anch’essi neri
ma malinconici, erano evidenziati da un leggero trucco. Vestiva un paio di
vecchi jeans e una camicia bianca un po’ sudicia. Anche se a prima vista dava
l’impressione di un uomo poco raccomandabile, il signor Hiroki era in realtà
una persona davvero affabile e gentile. Aveva fatto entrare in casa Mina, Mark
e Quiche, li aveva fatti accomodare su un vecchio divano e gli aveva anche
offerto una tazza di cioccolata calda.
-Hm…capisco-
annuì pensieroso Hiroki, rimasto in silenzio fino a quel momento per ascoltare
la storia dei nostri. Cercò con gli occhi sua figlia, e la vide mentre stava
giocando con un coniglietto di peluche in un angolo della stanza. -Piccola…hai
dato davvero quella la boccetta a forma di cuori intrecciati al signore?-
La bambina
alzò lo sguardo verso il padre: -Si, papà. Perché, non dovevo?- ribatté in tono
allegro.
-Urgh…ma io
la ammazzo…- mormorò Quiche.
-Dai Quiche,
non dire così- disse Hitomi scattando in piedi -Io lo so che ti piace
Strawberry, ma dato che a lei piaceva un altro, ho pensato di aiutarti. Mi
sembravi felice quando ti ho aiutato. Però dovevi stare attento a Pie. Ora il
Cavaliere Blu vola via con Mew Mina e Mew Strawberry sta con Pie. Ti avevo
detto di stare attento, Quiche. Non sei stato attento. Vero, fratellino?-. La
bambina fece annuire il suo peluche e poi scoppiò a ridere.
-Ma…ma come
fa a sapere tutte queste cose?- chiese Mark, sinceramente sorpreso.
Hiroki scosse
la testa e si rivolse alla bambina: -Non ti ricordi cosa ti avevo detto? Non
devi toccare le mie cose, Hitomi…- disse sconsolato, poi si voltò verso a Mina
e Mark. -Vi prego di scusarla: io lavoro come mago nelle fiere, ma non ho alcun
potere…in realtà mia moglie proveniva da una dinastia di indovini, e credo che
abbia passato qualcosa anche alla piccola…-
-Oh, non
serve scusarsi- disse Mina spazientita -Ci dica soltanto come far tornare la
nostra amica normale-.
Hiroki alzò
le sopracciglia: -Beh…veramente…-.
-Perché fa
quella faccia?- chiese brusco Quiche.
-Scusate…-
disse Hiroki abbassando gli occhi -Forse ho fatto un errore…scusate…non so come
dirvelo, ma…-
-…non esiste
un modo per annullare l’effetto, forse?- concluse Mark.
-COOOOSA?!-
Quiche si era alzato ed aveva sbattuto il pugno sul tavolino, spaccandolo in
due e facendo saltare in piedi anche Mark e Mina.
-No…no, non è
per quello, ma…- cominciò incerto l’uomo. -La polvere rossa…la polvere di rose
rosse e fragole non…vi faccio vedere…-. L’uomo aprì un vecchio armadio
polveroso e cominciò a rovistare al suo interno. Hitomi cominciò a saltargli
intorno.
-Rose rosse e
fragole? Il filtro d’amore si fa così, papà?-
-Noi due
parliamo dopo di questa storia, piccola…ah, ecco..- ed estrasse una bustina
trasparente piena di polvere rossa brillante.
-E’ quella!-
gridò Quiche -E’ quella maledetta polvere!-
Hitomi con un
salto la tolse di mano al padre: -Papà, per favore, posso usarla su Aoyama, per
favore? A lui serve!- disse, e si avvicinò pericolosamente al ragazzo.
-Eh?- Mark
arrossì e fece un passo indietro, inciampando e cadendo sul divano: -Ehi,
no…aspetta, piccola!-
-Dai, Aoyama,
faccio in un attimo! Stai fermo!-
-Hitomi…-
sospirò il padre sconsolato, poi sorrise -No, non credo che lui ne abbia bisogno…è
più spaventato che altro. Usala su Quiche, è così teso!-
-No, no, su Aoyama!-.
Hitomi aprì la busta e soffiò tutta la polvere sul viso di Mark.
-Hey!-
esclamò il ragazzo, e cominciò a tossire.
-Mark!- Mina
si avvicinò per soccorrerlo.
-NO!- gridò
Hitomi -Mina, vai via! Quiche, puoi venire un attimo qui per favore?-
-PIUTTOSTO MI
FACCIO UCCIDERE!- strillò l’alieno cominciando a galleggiare, ma Hiroki lo
prese per le spalle e lo riportò a terra.
-Su, non dica
così, non c’è alcun pericolo-.
-QUESTO LO
DICE LEI!- disse Quiche, cercando inutilmente di liberarsi -NO! NO, mi lasci!-.
Hiroki,
nonostante le sue proteste, lo spinse contro Mark, e Quiche praticamente gli
cadde addosso: -Uh…-.
-Eh?- Mark
aprì gli occhi e vide l’alieno…
-Oh, no…oh, no, oh, no, oh, no…-