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Autore: Riholu    21/02/2013    4 recensioni
[Storia ambientata prima degli eventi di B2 e N2]
Ad Unima non c'è più tempo di divertirsi, perché i Pokémon stanno soffrendo per mano di un team sconosciuto.
Non c'è più tempo di giocare al novello allenatore, e Touko dovrà impararlo presto, se vorrà aiutare la sua regione a curarsi dalle Ombre.
Tratto dal testo:
I due ragazzi si guardarono per un attimo, per capire chi è che dovesse parlare.
Alla fine prese parola il primo.
«Ciò che stiamo per dirti probabilmente ti scioccherà un po', ma non è il caso di addolcirti la pillola. Hai comunque l'età per capire, quindi cerca di affrontare la verità con diplomazia. Qualunque sia. E di crederci, soprattutto»
[REVISIONE IN CORSO --> Capitolo 13]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Touko
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 3
Il ragazzo dai capelli verdi e Wes

 

Il trio camminava già da un po', calpestando l'erba verde e fresca, ma l'aria era un leggermente tesa tra i ragazzi: Komor e Belle attendevano ancora spiegazioni sul ragazzo mulatto di prima, corso via con un semplice cenno della mano.
La bruna, tuttavia, non sapeva proprio che fare.


«Perché mi guardate in quel modo?» domandò Touko, tenendo Snivy tra le braccia.

«...».
I due non risposero mentre continuavano a scrutarla, facendola arrossire come un pomodoro maturo.

«Perché non spieghi a noi poveri mortali chi è quel tizio?» disse Komor, sistemandosi ancora una volta gli occhiali.

«Perché non c'è nulla da spiegare che non possa dirvi anche lui» rispose lei.

«Ma dai, non negare che c'è intesa tra voi due» esortò Belle, dandole una gomitata al fianco con fare ammiccante.

«Ma che diavolo vai blaterando?!!».

«Non avrai il prosciutto sugli occhi, vero? Non hai notato quanto è carino? E mentre parlavi con lui sembravate sulla stessa lunghezza d'onda» le fece notare l'amica, maliziosa.

Touko deglutì il groppo in gola, arrossendo imbarazzata.
"Che tu sia maledetto, Campione, per avermi messo in una situazione così ridicola e imbarazzante!" pensò, rivolgendo ogni imprecazione e insulto che conosceva verso il mulatto.


«Sogni» borbottò, aumentando il passo.

Haku ridacchiò sotto il musetto, non capendo la situazione e quel colore rossastro che le gote della sua padroncina avevano preso, ma trovando il tutto molto divertente.
Ricevette uno sguardo d'intesa dalla ragazza, facendolo tacere, ma non cambiò opinione.


«Semmai tu sogni, io sono perfettamente sveglia. Forse sogni il tuo principe azzurro con le fattezze di quel ragazzo?- ribatté la bionda.

«Matta» disse Touko.

«Matta tu» rispose Belle.

«No, tu!».

«Tu di certo».

«Io dico che siete matte entrambe» s'intromise Komor, seccato.
Poi si rivolse a Touko.
«Sembra impossibile strapparti qualche indizio, giusto?».

La bruna annuì, facendo la saccente per prenderlo in giro, e gli rivolse un sorrisetto furbo.
«Nulla mi farà rivelare qualcosa».

«Nemmeno se di notte ti attaccassero i fantasmi?» domandò Komor, con l'espressione di uno che progetta uno scherzo di pessimo gusto.

«Piantala con questa storia, Komor! Non è divertente» borbottò la bruna, mettendo il broncio.

«Allora ne hai ancora paura, eh?».

«Ho detto piantala! Non è divertente affatto!» strepitò Touko, rigida, preoccupando un po' il Pokémon tra le sue braccia.

«Snivy?».

«Non preoccuparti, Haku, è una cosa di poco conto. Che spererei Komor non tirasse più fuori, specialmente in pubblico».
Vedendo l'amico ridere, la ragazza si adirò ancor di più e lo guardò truce, con espressione eloquente.

«Se non la pianti, ti odierò a morte» lo avvertì.

«Ma dai, non sei capace di odiare qualcuno, Touko, sei troppo buona» rispose il corvino, ridacchiando.

«Credo tu stia confondendo il mio carattere con quello di Belle, Komor, quindi gradirei la smettessi di ricordarmi ciò di cui avevo terrore da bambina» disse lei, glaciale.

Sentendo quel tono, il corvino comprese che era andato troppo oltre il limite di sopportazione dell'amica e che, se voleva preservare la loro amicizia, avrebbe fatto meglio a tacere sul serio.
Si scusò, consapevole di quanto Touko tendesse ad essere vendicativa; e ne aveva subite tante di vendicazioni, lui.


«Scuse accettate, purché non lo rifai» rispose la bruna, allungando il passo e allontanandosi dai due.

«Non ho capito nulla» disse Belle.

Komor non la biasimò.
Lei era l'ultima ad essere divenuta amica di Touko: si era trasferita dalla regione di Johto quand'era piccola, quindi non era originaria di Unima e non era nata a Soffiolieve.
Dapprima il suo carattere solare, colpa di figuracce incredibili, la rendeva ridicola, ma quando diventò amica di Touko tutto si risolse.


La bruna era popolare, a scuola: era bella, certo, ma anche simpatica e divertente, oltre ad avere un carattere forte.
L'unico suo difetto, ben visibile durante una conversazione, era l'assoluta mancanza di tatto in alcuni campi: non era capace di dispensare buoni consigli per problemi di cuore o di famiglia, e per questo faceva sempre delle figuracce quando una sua amica piangeva a dirotto.
Non aveva la minima capacità di consolare la gente in crisi, era un vero disastro in questo, ma non perché non fosse alla sua portata: per lo più non era interessata, e non era la tipica ragazza che pensava all'amore; il viaggio che stava intraprendendo ne era la prova.


«Niente, Belle: una vecchio cruccio che Touko aveva in passato, colpa di uno scherzo di pessimo gusto. Non puoi capire» rispose Komor.

«Va beh, sarà lei a dirmelo, come sempre. Se toccassi tasti dolenti del passato forse mi perdonerebbe: non la conosco dall'infanzia! Ma se sei tu a farlo mi sembra ovvio che poi si arrabbi» lo rimproverò lei.

«Si, lo so».

«Dai, raggiungiamola: non è il caso di lasciarla camminare da sola. Potrebbe fare strane conoscenze, come quella di prima» disse Belle, prendendolo per mano e correndo.

«Uffa, ma perché voi ragazze correte sempre?!» strepitò lui, sconfitto.



I due ragazzi raggiunsero l'amica dopo poco, non era andata troppo lontano.
Komor si scusò nuovamente, sotto esortazione dell'esuberante biondina. Questa volta Touko accettò le scuse con più disponibilità e finalmente il trio tornò quello di sempre.

Arrivarono a Quattroventi e lì andarono al Centro Pokémon per rimettere in sesto i loro amici Pokémon, sopratutto Tepig e Oshawott che erano esausti dopo le sonore percosse di Snivy.

Una volta curato, la bruna fece tornare il serpentello nella sua sfera poké e la mise in tasca, posando invece quella di Patrat nella borsa.
Attese che anche i Pokémon dei suoi amici fossero più in forze e uscirono dall'edificio.

Una volta fuori notarono una consistente folla, raccolta attorno ad un'altura, che borbottava tra loro.
L'avevano vista prima, ma ora era più vasta.

«Ma che diavolo succede lì?» chiese Touko ai suoi amici, che ovviamente non seppero risponderle.

«Andiamo a vedere» propose Belle.

Mentre la gente di Quattroventi si radunava, dei tizi si stavano radunando davanti ad essa: era vestita di bianco e grigio, con delle tute un po' strambe. Alla fine salì un uomo né anziano né giovane, dall'età indefinibile.
Indossava una specie di enorme kimono, colorato in modo bizzarro.


«Uomini e donne di tutte le età! Il mio nome è Ghecis e sono a capo del Team Plasma!» urlò l'ambiguo signore, richiamando l'attenzione generale.

"Team Plasma? E chi cavolo sono?" pensò Touko, perplessa, mentre attorno a lei la gente bisbigliava.


«Noi miriamo ad un mondo migliore, sia per uomini che per Pokémon! Noi conosciamo la causa di queste anomalie nei nostri compagni Pokémon e posso affermare che è l'uomo il colpevole di questo problema!».

«Ma che cavolo dici?!» sbraitò qualcuno, dall'altra parte.

«Dico la verità, amici! La causa del malessere dei Pokémon siamo tutti noi, che li schiavizziamo e li facciamo lottare tra loro!» rispose Ghecis, imperturbabile.

«Che idiota...» borbottò qualcuno vicino a lei.

«Al notiziario dicono che è stato chiesto aiuto ad un tipo che conosce i colpevoli di questa anomalia, e il tipo è già a Unima!» disse un ragazzo abbastanza lontano.

«E voi credete davvero che le autorità hanno chiesto aiuto? Il nostro governo è troppo orgoglioso per ammettere il bisogno di un aiuto esterno, lo sappiamo tutti!» ribattè Ghecis.

«E che consigli di fare tu? Aspettare che tutti i Pokémon ammattiscano?!».

«Noi del Team Plasma vogliamo liberare i Pokémon dalla schiavitù umana! Siamo noi la causa del loro malessere, ripeto: li facciamo lottare tra loro per assurdi titoli, come quello di Campione! A proposito di Campioni e titoli, avete visto il Campione di Unima Nardo in giro, per caso? Lui si sta forse dando da fare per sistemare questa situazione?» domandò l'uomo.

«Io l'ho visto e mi ha risposto che si sta dando da fare più di chiunque altro, e che è pronto a collaborare con il tipo misterioso che è stato chiamato a soccorrerci» rispose qualcuno in fondo, dietro di lei.

Ghecis rise insieme ai suoi secondini.

«E voi credete realmente, ripeto, che si stia prodigando a cercare una cura per i nostri amici Pokémon?! Non c'è modo di debellare i colpevoli, perché siamo tutti noi umani la causa della pazzia dei Pokémon! Dobbiamo lasciarli stare, dobbiamo liberarli! Non è impossibile chiudere i ponti con loro, se è per il loro bene! Ammetto che la vita sia migliore convivendo con queste specie animali, ma non è giusto nei loro confronti!».

«Se davvero volete bene ai vostri amici, liberateli! Donate loro la libertà che gli avete negato fin dall'antichità, lasciateli vivere nei loro habitat!» concluse.

«Non tutti li schiavizzano!» urlò qualcuno, abbastanza vicino al trio.
Il tono era familiare a Touko, ma non incuriosì solo lei: persino Ghecis si voltò verso l'individuo che aveva parlato, contraddendolo.


«Come?».

«Non tutti schiavizzano i Pokémon, Ghecis, capo del Team Plasma. Ci sono allenatori e persone comuni che con loro hanno un rapporto di amicizia e fiducia reciproca, che collaborano insieme creando cose magnifiche! Ai Pokémon piace stare con l'uomo: se non fossimo fatti per convivere, l'avrebbero detto molto tempo fa!» continuò la voce familiare.

«E tu come puoi sapere che non temono la razza umana, sconosciuto? Loro ci temono, non osano attaccarci per paura che facciamo del male ai loro cari!» ribattè il capo del Team Plasma.

«Mi rifiuto di credere che quelli che noi chiamiamo Pokémon siano dei vigliacchi, Ghecis. Mi rifiuto di credere anche che i miei compagni Pokémon combattano eseguendo ciò che ordino loro solo per timore nei miei confronti. Io ho fiducia nei miei amici e sento lo stesso sentimento nella mia squadra, che conosco da tempo. E poi noi allenatori più di tutti conosciamo la vera forza dei Pokémon: siamo noi a temere loro, non il contrario» rispose l'altro.

«Ah, ti rifiuti? Accetta la realtà, ciò che provano i tuoi Pokémon per te è puro ribrezzo e disgusto, unito a paura. Tu li schiavizzi quanto tutti gli allenatori».

«Ciò che più mi da fastidio di quello che volete è il separare l'uomo dai Pokémon, recidendo un legame antico. Non posso sopportarlo! Mi dispiace che tu abbia una così bassa considerazione del rapporto tra le due specie. Accetta anche tu il fatto che non esiste, e non esisterà mai, qualcuno di carattere benevolo che farà del male ai Pokémon!» gridò il tipo, frustrato.

Touko trovava sempre più familiare la voce del tipo che parlava, e cominciò a cercarlo nella folla.
Lo trovò: era il mulatto con la quale aveva parlato in precedenza. Vedendolo così serio e deciso, si sentì montare la stessa rabbia che vedeva nei suoi lineamenti.
Decise anche lei di rispondere a tono a quel Ghecis.


«Sostengo colui che ti sfida!» disse ad alta voce, sicura.

«Touko, ma che diamine fai?!» le chiesero in coro Komor e Belle, ma non li ascoltò.

Vide Ghecis perdere interesse per il ragazzo biondo e puntare gli occhi sulla bruna che aveva parlato.

«Ragazzina, sai che non devi mai rivolgerti ad un adulto con tono insolente?».

«Non se questo presunto adulto va liberamente contro i principi più antichi del mondo. Non sopporto anche io che lei voglia recidere il legame tra uomo e Pokémon. Posso affermare che la fiducia tra me è il mio amico è reciproca, come l'affinità che abbiamo insieme, perché io queste cose le capisco benissimo e se non c'è concordanza tra me e un mio Pokémon, lo libero immediatamente perché non voglio che il rapporto tra me e la mia squadra sia basato sul timore» rispose Touko.

«Anche noi siamo contrari a ciò che dici!» gridarono i suoi due amici, sostendendola.
La bruna rivolse un sorriso deciso ai due, che ricambiarono con sicurezza.


«Altri bambini pestiferi. Beh, siete quattro a opporvi, siete la minoranza» disse Ghecis, con un sorriso poco benevolo.

«Veramente, anche noi non siamo del tutto convinti della vostra "cura"» disse un uomo, subito seguito da altri.

Un brusio si levò alto tra la gente di Quattroventi, anche tra quelli che osservavano il raduno dalla finestra di casa: tutti non erano per niente convinti delle parole del capo del Team Plasma.
Alla fine cominciarono a deridere lui e la "squadra di pazzi" che seguivano i suoi ordini.
Messo alle strette, Ghecis fu costretto ad andarsene insieme agli altri membri del Team Plasma.


La gente, ancora parlottante, si diradò, ma Touko corse subito dal mulatto che aveva avuto il coraggio di opporsi per primo alle parole di quell'uomo.

«Ci rincontriamo, eh? Grazie per aver sostenuto le mie parole, senza ulteriori dissensi quell'uomo non avrebbe mai disertato» disse questo, dopo averla salutata con un cenno del capo.

«Prego, non c'è di che! Anch'io non sopportavo le sue idee: sono così incredibili!» rispose Touko.

Il mulatto sorrise, trovandosi d'accordo con la bruna.

«Non mi sono ancora presentato per bene: sono Wes» disse, porgendo una mano alla ragazza, che la strinse.

«Io sono Touko, ma ormai lo sai già. Invece loro sono Komor e Belle, i miei amici» rispose, indicando i due ragazzi dietro di lei.

«Salve!» salutò la bionda, super contenta.

Komor si aggiustò gli occhiali, ma non rispose al saluto.
Fu un gesto un po' sgarbato, lo sapeva e glielo fece notare anche Touko, ma era ancora diffidente nei suoi confronti.


Nel frattempo, un altro ragazzo osservava il quadretto, appoggiato con le braccia ad una delle panche lì vicino: aveva lunghi e mossi capelli verdi, un berrettino bianco e nero da allenatore, una camicia bianca con sotto una maglia attillata nera, pantaloni grigio scuro e scarpe verdi.
Sul viso l'espressione di pacata tranquillità era solcata da un sorriso derisorio.
I suoi occhi, color smeraldo, erano puntati sulla moretta, che parlava con quel biondino mulatto senza problemi, come se si conoscessero da sempre.

Si decise ad abbandonare il suo posto per dirigersi dal gruppo.
«Salve» disse, intromettendosi tra la bruna e il biondo che lo guardarono perplessi.

«Salve... E' lecito sapere chi sei?» domandò Wes, un po' seccato e perplesso per l'intrusione.

«Il mio nome è N, piacere» disse il verde, porgendo la mano.
Il mulatto la strinse, ripetendo il suo nome con un po' di diffidenza.


«N? Sicuro che non sia un soprannome?» chiese Belle, perplessa.

«No, è il mio nome. Sono N Harmonia, e Ghecis, l'uomo di prima, è mio padre» rispose N, portando lo sguardo sulla biondina.

«E cosa vuole il figlio del capo del Team Plasma da noi?» domandò Komor, sistemandosi gli occhiali.
Non prevedeva nulla di buono.


«Una lotta, uno scontro di ideali» rispose il verde, come se fosse la cosa più semplice del mondo.

«Con chi?».

«Con la brunetta» rispose, voltandosi verso Touko che rimase stupita.

«Io? E perché?» domandò lei, indicandosi.

«Perché mi sembri la persona più indicata alla quale rivolgermi. Mi sembri la meno pretenziosa» rispose N.

«Pretenzioso a chi!?».

«Calmo, Komor» disse la ragazza, decisa.

«Se preferisci lo batto io» disse Wes, confuso sulle intenzioni del verde.

«No, faccio io. Un po' di allenamento a Haku non farà troppo male» dissentì la bruna.

N annuì, compiaciuto dalla decisione della sua avversaria.

«Come preferisci, ma non abbatterti se ti batterò. I miei ideali sono solo più sinceri dei tuoi».

«Tutti i valori sono sinceri, se visti dalla prospettiva di colui che li ha».

I due allenatori si misero l'uno di fronte l'altra, facendo della piazza di Quattroventi il loro campo di battaglia.

«Una curiosità: se tu, come tuo padre, sostieni che non è giusto far lottare i Pokémon, perché mi sfidi ad una lotta tra questi? Non va contro i tuoi principi?» domandò Touko, estraendo la pokéball di Haku.

«Non hai tutti i torti, ma vedi: i miei amici Pokémon sono d'accordo con questi valori e supportano la causa perché i loro fratelli possano rendersi conto di quanto sia grande la felicità di essere liberi dall'umanità» rispose N.

«Oh, quindi i tuoi Pokémon sono d'accordo? Questa lotta è anche tra i loro sentimenti, dunque» scherzò la bruna.

«...».
Il ragazzo non rispose, estraendo anche lui la sfera poké dalla tasca.


«Cominciate!» disse Wes, che faceva da arbitro.

«Vai, Haku!».

«Purlloin, tocca a te!».

I due Pokémon si misero davanti ai loro allenatori, scrutandosi concentrati.
Ad attaccare per primo fu il serpente, che, sotto comando di Touko, frustò il micio con le liane.
Purlloin non s'intimorì, ma gli soffiò contro, offesa per il trattamento subito.


«Purlloin, contrattacca con Azione!» ordinò N.

La gatta viola corse contro Snivy, colpendolo con velocità e impedendogli di schivarlo, danneggiandolo.
Il serpente sibilò, mostrando la linguetta rossa saettante.


«Dai, Haku, Fulmisguardo!» impartì Touko.
Il Pokémon obbedì, rifilando un'occhiataccia a Purlloin che perse un po' di sangue freddo: gli occhi affilati e cremisi di Snivy avevano sempre un certo effetto sugli avversari.

«E ora vai con Vorticerba!».

Il serpente si appoggiò al muso sul cemento e roteò su se stesso velocemente, creando un piccolo vortice di aria e foglie che colpì il micio viola con forza, ma non lo stese.
"E' tosto" pensò Touko, seria.


«Credi di battermi con così poco?» domandò N, beffandosi di lei.
Poi si rivolse al suo Pokémon.

«Purlloin, ancora Azione, e mettici tutta te stessa!».

«Schivalo, Haku, poi contrattacca con Fendifoglia!».

Le due mosse si scontrarono tra loro, sollevando la polvere.
I due allenatori rimasero col fiato sospeso, poi la cortina si diradò: Purlloin giaceva a terra con gli occhi a girandola, mentre Haku era un po' intontito, ma in buona salute.


Preoccupato, N corse verso il suo Pokémon, consolandolo per la sconfitta.
La gatta era molto demoralizzata e si scusò più volte per la sua pessima prestazione, ma il giovane la contraddisse sempre. Alla fine richiamò il micio nella sfera poké e alzò lo sguardo verso la sua avversaria, che stava complimentandosi con il serpentello verde.
Questo era molto compiaciuto, orgoglioso e vanitoso com'era di natura.


«Ottimo lavoro, Haku, migliori sempre di più. Battere la Lega diverrà semplicissimo se continueremo con questa costanza. E nella via per conquistare il titolo di Campione troveremo altri amici e creeremo una squadra perfetta e completa» le sentì dire, contenta.

«Snivy!» esordì il Pokémon, leccandole una guancia.

«Sì, sei stato molto bravo. Ora ritorna e riposati, poi ti faccio rimettere in sesto dall'infermiera Joy».
Touko richiamò Snivy nella pokéball e la mise nella borsa, nella tasca adibita alle pokéball, poi si voltò verso l'allenatore che aveva sconfitto.
Lo vide sereno, cosa che la stranizzò.


«Mi sorprende vederti così tranquillo. Non sei dispiaciuto?» domandò.

«Certo che lo sono, ma non è la fine. E' un inizio! Oggi eri più motivata di me, ma vedrai che in futuro non andrà altrettanto bene» rispose N, salutandola con un cenno della mano e correndo in direzione del Percorso 2, dove gli altri componenti del Team Plasma erano spariti prima.

«Che tipo strano» disse Belle.

«Poco ma sicuro. Io devo andare al Centro Pokémon, che intendete fare voi?» domandò Touko.

«Io rimango qui, così faccio riposare anche la mia squadra: non è indispensabile, ma è meglio così» rispose il mulatto.

«Io credo che andrò avanti» esordì Komor, sorprendendo le due ragazze.

«Eh? Non viaggeremo insieme?» domandò Belle, triste.

«No, Belle. E non fare quella faccia, avevo già deciso prima. Se voglio battere Touko devo darmi da fare e poi non deve scoprire quali Pokémon catturerò: altrimenti preparerà delle contromosse efficaci, intelligente com'è. Nah, viaggerò da solo con Tepig e gli altri miei Pokémon: voglio cavarmela in solitario. Scusa, Touko».

«Nulla. Buona fortuna, allora» disse la bruna, arresasi all'inevitabile.
Sapeva che prima o poi si sarebbero divisi.

«Allora anche io parto da sola» se ne uscì la bionda, imbronciata, stupendo ancor di più l'amica.

«Anche tu? Ma così sarai sola!».

«Te la caverai benissimo, Touko!».

«Non è di me che mi preoccupo, ma di te!».

Belle cominciò a seccarsi dell'ostinazione della bruna.

«Se Komor parte posso farlo anch'io. Non sono sciocca, so badare a me stessa. Posso farcela, Touko, credimi!» si esasperò.

Alla bruna non sembrava più nemmeno la stessa.
L'aveva sempre conosciuta vivace e pasticciona, con la tendenza a comportarsi come una bambina piccola e capricciosa; era sempre solare e non si perdeva mai d'animo, lei lo sapeva, ma non si era mai comportata in modo così... adulto, maturo e deciso. Non era da lei!

Touko si fece triste all'idea di viaggiare da sola, ma augurò comunque all'amica ogni bene.


«Non fare quella faccia da funerale, Touko: ci rincontreremo di sicuro!» disse Belle, cercando di tirarla su.

«Sì, Belle ha ragione! Io devo ancora avere la rinvincita» la sostenne Komor, mettendole una mano sulla spalla scoperta.

«Come volete voi. Alla prossima, allora» proferì la ragazza, di nuovo piena di energie.
Rimase però un po' triste, nonostante sapesse che non era un addio, ma un arrivederci.


«A presto! Ci troverai ancora più forti, entrambi, e vedrai come ti batteremo!» disse Komor, salutandola con un sorriso furbo.

«E poi non sarai sola! Ci sarà Wes!» esclamò Belle, facendo arrossire l'amica come un peperone.

«Cosa?!».

La bionda non le rispose, ridendo come una matta e scomparendo nel Percorso 2, dietro a Komor.
La brunetta si voltò verso il mulatto, che la guardava come a dire "io non centro niente", imbarazzata.

«Con quella frase intende dire che vuoi viaggiare con me?» domandò Touko.

«Non ho mai avanzato questa proposta, con nessuno dei tuoi amici. Ma non mi dispiacerebbe, visto che potresti farmi da guida in questa regione» rispose Wes.

«Sarei lieta di aiutarti in qualche modo. Dopotutto, Unima è casa mia e preservarla è compito anche mio. Però, se devi viaggiare con me, dovrai attendere che Haku si riprenda».

Il mulatto fece spallucce, accettando il contrattempo, e insieme a Touko entrò nel Centro Pokémon.

 

 

*

Eccoci qui con il terzo capitolo -di nuovo-.
Non smetterò mai di maledire la qualsiasi forza che mi sta costringendo a riportare tutto da capo; mi chiedo quand'è che arriveremo a quelli nuovi xD
Va beh, ciao! E non dimenticatevi di commentare -non rivolto a quei due angeli che mi conoscono xD-.

ULTIMA REVISIONE: 02/02/17

   
 
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