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Autore: marwari_    22/02/2013    3 recensioni
Male e Bene gareggeranno, di cui i figli paladini saranno.
Chi infine vincerà? Questo davvero non si sa.
[e se.. Biancaneve non fosse l'unica ad avere per figlia una salvatrice?]
TEMPORANEAMENTE SOSPESA - FINO A: DATA DA DEFINIRE
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo8 - il libro
«Mamma ti prego!» Henry saltellò sul posto davanti alla madre, sfoggiando i suoi migliori occhi da cucciolotto abbandonato
«Henry!» ridacchiò l'altra, bloccata sulla soglia del salotto
«Ti prego!» il bambino si trascinò la voce
«Cosa?» Armida, seduta tranquillamente sul divano a fissare il fuoco, sollevò lo sguardo verso l'insolita scenetta
«Ti prego, ti prego, ti prego, ti preg-»
«E va bene!» si arrese Regina, spalancando gli occhi «Però poi vai a letto che è tardi.»
«Abbiamo un accordo!» Henry si atteggiò come fosse Tremotino, inchinandosi. Le altre due si guardarono rabbrividendo
«Sei inquietante, Henry.» commentò Armida, tornando a fissare dritta davanti a sé
«Inquietante? Conosci il libro?» il bambino zompettò fino a divano e si lanciò accanto a lei; Regina si voltò di scatto. Perché? Perché non teneva la bocca chiusa? Lui non doveva sapere!
«Cosa?»
«Cosa?» le fece eco la ragazza, visibilmente nervosa
«Mmh.» riprese Henry, non del tutto convinto.
Regina rimase ancora qualche istante sulla porta, sincerandosi che fosse tutto a posto e si diresse in cucina, cercando di far meno rumore possibile per tentare di sentire eventuali discorsi pericolosi.
Henry guardò con attenzione il viso di quella che, ormai, considerava sua sorella. Infondo era stato un bene per tutti, il suo arrivo: sua madre aveva qualcuno da spupazzare e lui aveva un diversivo - e qualcuno che gli copriva le spalle - per gli incontri con Emma.
Sua madre Regina sapeva del libro, così come tutti in quella città.. lo credevano pazzo, anche se non lo era.. o forse sì, in un certo senso pensava di esserlo diventato.
Ma forse, per parlare con un matto bisogna avere un altro matto.
«Ti mostro una cosa!» esclamò entusiasta il bambino, abbandonando il salone e correndo su per le scale. Armida non era ancora abituata ai suoi scatti di idea, sembravano balzargli in tesa all'improvviso e non poteva rifiutarsi di obbedire.. una un'esplosione di vita, non c'era dubbio su quello.
La ragazza aguzzò la vista nell'ombra, attendendo che il ragazzino tornasse da lei; in mano aveva un grosso libro, il libro. Da quanto tempo non lo vedeva? Da quanto tempo desiderava tenerlo fra le braccia, leggerlo, conoscere.. tutto?
Deglutì lentamente, facendo finta di essere estranea alla faccenda
«Sai una cosa? Non riesco a trovarti.» Henry le si mise accanto, le gambe incrociate e il libro in grembo. Sfogliò le pagine casualmente, facendo apparire le immagini del cacciatore, della giovane Snow ed eccola, la Regina Cattiva. Impossibile che ci fossero illustrazioni o riferimenti alla storia della figlia della regina: le pagine in questione erano in suo possesso
«Trovarmi?» domandò
«Sì certo.. ci siete tutti. Dovete esserci.» a quel punto Regina entrò nel salone con un vassoio in mano. Per poco non inciampò sul tappeto vedendo Henry con il librone di cuoio sulle gambe, o forse per il fatto che lo stesse sfogliando accanto ad Armida
«Henry mettilo via.» disse con tono severo, ma calmo «Non c'è tempo per le favole. Bevi la cioccolata e poi si va a letto.» guardò entrambi dalla poltrona su cui si sedette «Tutti.»
«È una vita che non ti vedo ricamare..» mormorò Henry, osservando le mani della madre che cucivano velocemente un pezzo di stoffa bianco; lei scrollò le spalle con indifferenza, continuando il suo lavoro
«Hey!» Armida mise la mano tra le pagine che riportavano l'illustrazione della Regina Cattiva che irrompeva al matrimonio di Biancaneve e del principe «Questa ti somiglia!»
«Armida!» Regina si portò l'indice alle labbra
«Che c'è? È vero!» si difese l'altra, cercando di sopprimere le risate
«Non ti ci mettere anche tu!» la donna depose il suo lavoro di ricamo sul tavolino; doveva essere un'attività rilassante, invece si prospettava un'attività che le avrebbe reso le dita dei colabrodo
«Scusa!» Armida fece la finta tonta, sporgendosi anch'ella sul tavolino e bevendo dalla sua tazza
«Henry, mettilo via, da bravo.» supplicò ancora Regina
«No! Io sta volta non ho fato niente!» si difese il bambino, continuando a sfogliare freneticamente le pagine. Finalmente, si fermò su una pagina che riportava l'inizio di un nuovo capitolo, si trovava circa a metà libro «Ecco!» picchiettò sulla pagina con aria assorta
«Ecco cosa?» fantastico, ora era davvero curiosa. Si sporse verso Henry, guardando le pagine da sopra la sua spalla
«Tuo padre non po’ essere lo stalliere, non c'è stato abbastanza tempo.» Regina si ustionò la lingua con la cioccolata. Sbuffò. Ripose la tazza sul tavolino e riportò la schiena appiccicata alla poltrona: qualsiasi attività poteva esserle fatale, quella sera
«Henry piantala con queste sciocchezze!» lo riprese la donna, lo sguardo spiritato. Dannazione no, non era il momento per Armida. Non doveva sapere. Non poteva. Avevano altre missioni da compiere nel presente.. il passato non doveva tornare a tormentale
«Di che state parlando?» chiese la ragazza. Per metà fingeva di ignorare l'argomento, per l'altra voleva davvero sapere di più
«Siete tutti personaggi di questo libro!» Henry si rivolse direttamente ad Armida, in tono inequivocabilmente provocatorio «E sto cercando di capire chi sia tuo padre.»
«Henry, basta!» Regina sembrava esasperata
«Sembra un gioco divertente.» commentò calma la ragazza, placando le ire della donna. Henry non sembrava del tutto soddisfatto, chiaramente non era un gioco, ma era un inizio.. e in quel modo avrebbe potuto scoprire qualcosina in più
«La mamma è la Strega Cattiva.» cominciò con il broncio
«Ti pareva che non fossi il cattivo della situazione!» Regina sbuffò sul palmo della mano, dietro il quale aveva nascosto il volto
«Tu?» lo incoraggiò Armida
«Io? Io non ci sono! Sono nato a Phoenix, non nella foresta incantata!» ridacchiò il bambino
«Ma avevi detto che..»
«Lo so cosa ho detto, ma io faccio eccezione.»
«Ah.»
«E anche tu.»
«Come?»
«Non ti ho mai vista, nel libro.» Henry sfogliò pagine che aveva letto mille e una volte «Qui non si parla di una figlia. Non c'è mai stata.»
«Quindi la tua teoria su questa cittadella è sbagliata.» commentò indifferente
«No! È giusta!» ribatté il bambino «Magari non è scritto, ma possiamo capirlo.»
«Può essere un buon allenamento..»
«Dicevo.. Daniel non può essere tuo padre.»
«Chi è Daniel?»
«Lo stalliere!»
«..chi è lo stalliere?»
«Nessuno.» intervenne Regina, senza muoversi dalla sua posizione alquanto disperata. Armida si appuntò mentalmente di chiedere di questo Daniel, più tardi.
«Quindi ci rimane un'unica possibilità.» Henry sfogliò le pagine ed indicò un'illustrazione
«Chi è quel vecchio?» domandò l'altra con la faccia sdegnata
«Tuo padre!» concluse allegramente lui
«Ma che schifo!» esclamò guardando sua madre, tra le risate del bambino
«Beh almeno è un re.» proseguì Henry «Il che ti rende una principessa.»
«Beh..» balbettò l'altra, cercando disperatamente di scacciare immagini del tutto vomitevoli dalla mente «Buono a sapersi.»
«Hey!» Henry si illuminò «Ti rende la mia prozia!!»
«Cosa?!» Armida sobbalzò sul divano
«Sei la sorella di Biancaneve e quindi la zia di mia madre!»
«Regina è la figlia di Biancaneve?»
«No, l'altra madre!»
«Emma?» Henry annuì con foga
«Rallenta ragazzino, non ci sto capendo più niente.» Henry scoppiò in una risata
«È solo un po' complicato.. tieni, leggi il libro.» il bambino lo richiuse e glielo poggiò in grembo. Armida rimase a guardare la copertina di cuoio con sguardo assorto e le labbra leggermente dischiuse.. era davvero lì. Lo stava toccando, ancora. Poteva leggerlo, finalmente. Avrebbe saputo, tutto. Si sarebbe condannata, era il so destino. Avrebbe soddisfatto la sua curiosità e la sua sete inappagabile, sarebbe stata la sua rovina.
«No, no. Sentite..» Regina interruppe il flusso dei suoi pensieri. Si alzò con decisione e prese il libro fra le mani, ripassandolo ad Henry «Non ti proibisco di leggerlo come l'ultima volta.. ma per favore, non traviare tua sorella.. due infatuati per casa non li voglio.» Henry abbracciò il libro sbuffando
«Uffa. Volevo solo rendermi utile.» il bambino sorseggiò tutta la sua cioccolata dalla tazza
«Armida non si ricorda niente dal momento in cui l'abbiamo trovata, quella sera.. non metterle in testa strane fantasie. Le parcelle del Dottor Hopper non sono di certo a buon mercato.»
«Se non è Leopold suo padre, allora chi è?» Armida guardò i due fuochi nemici scrutarsi negli occhi. Osservò la subdola Regina Cattiva in azione: come si sarebbe sbrogliata da quella domanda?
«Non ora.» rispose severa «A letto, avanti.» niente male, ma si poteva decisamente fare di meglio.
 
Regina attese che Henry avesse posizionato il librone sotto il cuscino. Scomodo, a parer suo, ed era quasi sicura che avrebbe passato gran parte della nottata a cercare qualche indizio fra quelle pagine ingiallite.. ma non aveva intenzione di vegliarlo finché non si fosse addormentato: domani sarebbe stata una giornata impegnativa, doveva dormire.
Gli rimboccò le coperte, gli baciò la fronte cogliendo al volo quell'occasione - era da tempo che non si lasciava toccare, figurarsi permetterle di dargli un bacio - e si allontanò dalla stanza spegnendo la luce. Si trascinò dietro la porta fino a socchiuderla
«Buonanotte Henry.» mormorò scivolando dalla fessura
«Buonanotte mamma.» rispose lui in un soffio. Armida salutò di sfuggita quei due occhietti vispi che brillavano nel buio.
«Dovrai inventarti qualcosa, sai?» Armida giocava con le cuciture a trapezio della sua coperta mentre Regina, alle sue spalle, le pettinava assorta i lunghi capelli neri
«Che intendi?»
«Su mio padre.» sospirò «Va bene perdere la memoria.. però tu non sei stata trovata sul ciglio di una strada.. tu dovresti saperlo. Dobbiamo inventarci qualcosa sulla nostra vita qui.»
«Come sei nata, dove sei finita e come sei tornata?»
«Sì, una cosa del genere..» sarebbe stato complicato. E una persona normale di quel mondo cosa avrebbe fatto?
«Per logica, dovremmo affidarti al dottor Hopper.» Armida storse la bocca «Mi dispiace, cara, ma dobbiamo almeno far finta di essere persone normali.»
«Sì d'accordo.» sbuffò evidentemente non entusiasta
«Dunque.. pensavo.. tuo padre potrebbe essere... vediamo..»
«Aspetta aspetta.. dobbiamo farlo morire.. anche perché effettivamente è morto. E poi.. chessò una storia..»
«..Straziante?» Regina la interruppe, la ragazza annuì «Si ci avevo pensato. Infondo devo aver un motivo valido per trattare tutti come pezze da piedi, in questa città, senza contare che mi considerano una bisbetica e una sociopatica con un bambino a carico.»
«Perché la tua vita con il re non è stata sufficiente..»
«Ma loro non lo sanno! ..o meglio, non ricordano.»
«Fammi capire. Mio padre ti ha inguaiata, probabilmente mi ha rapita e portata via, il che spiegherebbe molte cose..»
«Vorrebbe dire che mi sono innamorata di un delinquente con problemi mentali?!»
«Hey, vuoi una storia? Io ti sto creando una storia! ..e poi non saresti la prima.» borbottò «Dunque, dicevamo.. ti ha fatto soffrire, ora è morto e io sono tornata senza memoria da chissà quale violenza subita.. questo spiegherebbe il perché ti comporti come se avessi un paletto ficcato nel-»
«Armida!» l'unica cosa che poteva fare, da quella posizione, era tirarle i capelli e, senza pensarci, le tappò la bocca facendola sobbalzare
«Che vuoi?!» ridacchiò l'altra massaggiandosi la testa
«Non usare questo linguaggio!» esclamò stizzita
«Però ho colpito nel segno?»
«Comportarmi da bisbetica mi viene naturale con questi tizi.. però avere una motivazione non sarebbe male.» Regina riprese a spazzolarle i capelli «Sì, hai colpito nel segno.»
 
La mattina seguente erano tutti e tre ad un tavolo del Granny's, mangiavano pumcakes con lo sciroppo d'acero sorseggiando cioccolata calda. Le due si lanciavano occhiate stanche sopprimendo sbadigli, di tanto in tanto: avevano passato la notte a progettare e non avevano dormito che un paio d'ore. Addio all'agognato riposo.
Dal di fuori, potevano anche sembrare una famigliola normale che faceva colazione nel bar della città
«Hey Henry!»
«Maestra Blachard!» il bambino la salutò bofonchiando, cercando di deglutire un boccone di pumcakes. La donna ridacchiò
«Piano, non ti strozzare!» si allontanò qualche istante per recuperare il caffè che Ruby le porgeva e ritornò al tavolo con un sorriso raggiante «Allora, ti sei preparato sulla lezione?»
«Umh sì.»
«Henry!» Regina lo chiamò, facendolo sobbalzare. Lo conosceva, lo conosceva fin troppo bene. Quasi sicuramente non aveva nemmeno aperto un libro, che non fosse quello delle favole o uno dei suoi nuovi fumetti
«Oh, non si preoccupi signor Sindaco!» si affrettò la maestrina, cercando di coprire il suo alunno preferito - anche se di preferenze non avrebbe dovuto averne «Henry è esonerato.»
«Perché mai?» chiese curiosa la donna
«Sua figlia, naturalmente.» rispose la donna con naturalezza, sorseggiando il suo caffè. Armida si sentì chiamata in causa ed alzò lo sguardo
«Io cosa?»
«Stiamo considerando di farti entrare nella stessa classe di Henry, tesoro.» "tesoro", no, decisamente Biancaneve era troppo zuccherosa per i suoi gusti. E poi cos'era quella storia? Lei a scuola non ci voleva andare, era una cosa inutile!
«Lei e chi, miss Blanchard?»
«Gli altri insegnanti.» la maestrina si rivolse alla ragazza, la quale la guardava ancora stranita «Tesoro, sappiamo dei tuoi problemi con la memoria.. Emma ha detto che il Dottor Whale parla di amnesia.»
«Perché in questa città tutti sanno i fatti miei?!» Armida sbottò, fingendosi sorpresa; in realtà, era quello che Regina voleva fin dall'inizio
«StoryBrooke è piccola, ti ci abituerai, cara.» commentò atona Regina, riportando la sua attenzione sulla colazione
«Immagino che tu non sappia cosa sia la guerra di indipendenza..» la ragazza le rivolgeva sguardi come se stesse vaneggiando e, dati gli argomenti a lei del tutto sconosciuti, non doveva sforzarsi molto «O quali siano le ossa del corpo..»
«Perché hanno un nome?!» domandò sorpresa
«Immaginavo.» sorrise malinconicamente Mary Margaret, poggiandole una mano sulla spalla «Non ti preoccupare, da domani potrai venire a scuola con Henry.»
«Perché non oggi, signorina Blanchard?»
«Ma non ha la seduta con Ar.. voglio dire, con il dottor Hopper?» Regina chiuse gli occhi, sospirando
«Me n'ero completamente scordata.»
«Meno male che qui sappiamo tutto di tutti.» sorrise la maestrina, dirigendosi all'uscita
«Già.» commentò Armida a mezza voce, mentre la signorina Blanchard ed Henry si salutavano temporaneamente, dal momento che entro pochi minuti si sarebbero incontranti di nuovo, in aula.
La ragazza non sopportava per niente il fatto che la sua vita fosse praticamente programmata, ma non poteva fare assolutamente nulla
«L'ufficio del dottor Hopper è proprio qui davanti, credi di potercela fare?» la donna guardò l'orologio fluorescente attaccato alla parete della tavola calda «Devo accompagnare Henry allo scuolabus.» Armida annuì, finendo la sua cioccolata.
Henry voleva andarci da solo, sostenendo di essere abbastanza grande da arrivarci da solo, ma alla fine desistette
«Divertiti a scuola.» Armida gli scompigliò i capelli
«Ah-ha, molto spiritosa.» il bambino si sistemò lo zainetto in spalla
«Buon lavoro.» sorrise a sua madre, guardandola negli occhi. Come avrebbero dovuto salutarsi, in pubblico? Come lo avrebbero fatto due persone normali, nella loro situazione? Cosa si aspettavano da loro gli abitanti di StoryBrooke?
«Buona giornata.» Regina le spostò una ciocca dietro l'orecchio, rivolgendole un sorriso fugace.
Armida sentì gli sguardi di tutti puntati addosso.
Non resse molto. Prese un rapido respiro, uscendo dal locale in gran furia, senza preoccuparsi di allacciare la giacca.. che diamine le era preso?
 
Che cosa stupida, pensò.
Raccontare i fatti miei ad una persona che nemmeno conosco quando domani mattina saranno di dominio pubblico.
Fissò a lungo la porta dello studio, prima di decidersi a bussare. Archibald Hopper aprì con un sorriso amichevole in volto, indicandole di entrare
«Armida, vero?»
«Sì.» rispose lei senza rendersene conto, lo sguardo che vagava sui mobili
«Sono il dottor Hopper.. ma puoi chiamarmi Archie. Ti prego, siedi.» Armida si guardò attorno, per poi lasciarsi cadere, compostamente, sul divano
«Cosa dovremmo fare?» chiese la ragazza con tono sperduto. L'uomo sorrise di nuovo
«Parlare.» disse semplicemente «Di quello che vuoi.. e cercheremmo di farti tornare la memoria.. è importante, per scoprire e ritrovare te stessa.»
«Sembra una cosa complicata.»
«Sembra.» Archie le fece segno di rilassarsi «Cominciamo.»
 
 
 
 
 


 
angolo autrice:
perdonateeee il ritardo, sono stata impegnata. Dunque, è un capitolo basato su dialoghi, spero di non avervi annoiato, il prossimo sarà un altro flashback.. avevo promesso? Sì, ma non resisto ^^'' btw ringrazio tutti quelli che seguono, recensiscono, preferiscono e ricordano ecc ecc, come sempre.. GRAZIE!
 
   
 
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