Fanfic su attori > Josh Hutcherson
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Autore: irispaper29    22/02/2013    2 recensioni
“Ma perché cerchi sempre di sorridere?”
“Perché sono i sorrisi ad illuminare il mondo”
Alexandra sembra una normalissima comune ragazza orfana, che studia e lavora tre stagioni su quattro, mentre l’estate la passa, nonostante ella abbia ben ventanni, al Campo Mezzosangue, un campo estivo che si paga le spese coltivando e vendendo fragole.
Invece la sua vita non era mai stata normale, ma almeno prima riusciva a fingere che lo fosse. Invece la sua vita viene stravolta e comparirà un piccolissimo dettaglio. Un dettaglio così piccolo che sembrerebbe insignificante, mentre invece è di grande valore, perché cambierà la sua vita. Sembrerebbe un dettaglio senza nome, ma non è così. È una persona. Una persona di nome Josh Hutcherson.
[Josh compare dal secondo capitolo, il primo è un prologo, una specie di "finestra" sul mondo della protagonista, che vi consiglio di leggere comunque, per capire la sua psicologia].
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Un altro colpo giunge alle nostre orecchie, un suono potente, distruttivo, agghiacciante.
:-Josh, dobbiamo svegliarli-sussurro. –Ma non urlare, e soprattutto, fa dei movimenti lenti, calmi, nessun movimento brusco, ok?
Lui annuisce, serio, poi si alza e scuote lentamente Percy, mentre io sveglio Annabeth.
:-Cosa c’è, siamo arrivati?-chiede, assonnata.
:-Svegliati, dobbiamo andarcene. I mostri ci hanno trovati…di nuovo. Dobbiamo andarcene, ci faranno a pezzi.
Lei si alza, barcollante, e, per svegliarla, alla fine, non avendo altra scelta, le getto addosso un bicchiere d’acqua, e, finalmente, si sveglia davvero.
Ognuno di noi prende il suo zaino, e facciamo per scendere dal treno, anche se è ancora in corsa, quando, all’improvviso, sento un sibilo.
Mi giro lentamente, prima di storcere la bocca in una smorfia per il raccapriccio. Davanti a noi c’è una donna, soltanto che non è del tutto umana, è per metà…serpente, credo. I suoi piedi sono di pelle di serpente, ha persino la coda. Che schifo! L’insieme è davvero raccapricciante. Almeno, però, lei non ci vede, è troppo occupata a staccare una porta dai cardini.
:-Una dracena-sussurro all’orecchio di Josh, che è proprio accanto a me, mentre ci allontaniamo, in silenzio. –Ma è da sola…strano, di solito non viaggiano mai da sole, sono…come dire…unite fra loro. Probabilmente le altre staranno saccheggiando il resto del treno.
:-Allora, che facciamo?-chiede Percy.
:-Questi sono mostri minori, per il momento. Ma sono tanti, di solito. Non abbiamo scelta, dobbiamo fuggire-suggerisce Annabeth, frustrata.
:-Non possiamo andarcene!-esclamo io. –Morirebbero tutti i passeggeri, se ce ne andassimo.
:-E credi che rimanendo, cambieremmo qualcosa? Li metteremmo in pericolo, se restassimo-mi spiega.
:-Bene. Voi mettetevi in salvo. Tu compreso, Josh-dico, intuendo i suoi pensieri. –Rimango io.
:-Non ti lasciamo sola-esclama Percy, cercando qualcosa nelle sue tasche.
:-Cerchi forse questa?-chiedo, stringendo in mano una penna a sfera.
:-Vortice!-esclama, riconoscendo la penna a sfera. –Ridammela.
:-Scusa, Percy, ma non bisogna mai lasciare in giro roba preziosa in presenza di un figlio di Ermes, dovresti saperlo bene.
:-Ridammela-ripete, cercando di afferrarla.
:-Oh, no, Percy. Proprio non posso-dico. –Questa è mia.
Mi guarda, allibito:-Sai bene che mi ritornerà in tasca!
:- Non penso proprio, imbecille! Questa non è la tua penna a sfera. Non è vortice. Questa è la mia matita! La tua è dentro il tuo zaino! Ieri l’ho trovata in mezzo alla spazzatura! C
:-Oh. Scusa-dice, riconoscendo finalmente la mia ἐπιβολή.
:-Sei un cretino, e pure cieco. Forza, prendila. Annabeth, prendi il tuo coltello-ordino. Poi le chiedo:-Non è che ce ne hai uno in più?
:-Si, ecco-dice, porgendomi il manico di uno stiletto di bronzo celeste.
:-Tieni, Josh. Almeno così ti potrai perlomeno difendere. Tanto, non rischieresti autolesioni.
:-Oh, grazie-dice, ammirando lo stiletto.
:-Usalo solo quando sei in pericolo. E sta comunque sempre vicino a me, sarà più facile proteggerti.
:-Signorsì, signora!-esclama, fingendo un saluto militare.
:-E smettila di fare il cretino, sii più serio.
:-Ok-dice.
:-Nascondilo finché non te lo dico io. I mostri odiano il bronzo celeste-mi raccomando.
Poi prendiamo tutti le nostre armi e ci dirigiamo lentamente verso una delle cabine, proprio quella da cui si è sentito il rumore. Vedo un paio di dracene che stanno annusando la cabina, in cerca di qualche mezzosangue da divorare, immagino. Per fortuna, è vuota.
Mi avvicino di soppiatto e ne trafiggo una con la mia bellissima spada di bronzo, e subito si trasforma in sabbia, e la puzza di zolfo riempie la cabina. Poi immobilizzo la seconda, in modo che Annabeth possa chiedere:-Quante siete?
:-Non te lo dirò mai!-sibila quella.
:-Bene-dice Annabeth, mettendosi a scrutarle il collo. Pochi sanno che, a seconda della grandezza del branco, hanno un certo numero di macchie grigie. È una figata, così sei sicura di quante ne devi ammazzare.
:-Cinque. Sono cinque. Prima erano sei, ma una è diventata nera. Vedi proprio quella-dice, indicando quella più grossa. –Cavolo, hai preso di soppiatto il capobranco!
:-Cose da niente, direi-dico. Poi Percy, visto che avevamo ottenuto tutte le informazioni che ci servivano, la trafigge con Vortice.
:-Meno due. Ne mancano quattro-dice, come se stesse contando i bersagli da colpire in un videogame.
:-Andiamo-ordino.
Ci mettiamo alla ricerca delle altre quattro, perlustrando ogni cabina. Non trovandole, torniamo nella nostra, dopo quella specie di battuta di caccia alla dracena.
E le troviamo proprio li, intente ad annusare i nostri posti.
:-Ah, eccoli! Ci avete fatto sudare sssette camicie!-sibila una, girandosi per aver avvertito il nostro odore.
:-Peccato che oggi non divorerete proprio nessuno!-esclamo, lanciandomi all’attacco. Percy fa la stessa cosa, mentre Annabeth protegge Josh, proprio come io le ho chiesto.
Ne trafiggo una, stupita. Ma, purtroppo, le altre tre sono più preparate, e si scansano subito. Poi odo un grido di dolore, e vedo Josh, intento a tagliare il braccio di una dracena con il suo stiletto.
:-Josh, che stai facendo! Dovresti essere al sicuro!-esclamo, preoccupata, mentre il mio cuore batte, senza volersi calmare, come se dovesse esplodere da un momento all’altro.
:-Non sarei utile, eh?-dice, mentre trafigge la dracena, proprio sul cuore, e la puzza di zolfo riempie la cabina.
:-Non ho detto questo! Scansati, Josh! Togliti da lì-urlo, impotente. Sono troppo lontana da lui. Non posso aiutarlo, mentre una dracena gli graffia il petto. Il sangue esce subito dalla sua ferita.
Annabeth, che sta lottando contro la dracena, la trafigge, mentre Percy ne distrugge un’altra. Io, mentre loro lottano, sono impotente, sto fissando da lontano la ferita di Josh. Mi viene letteralmente da piangere, i miei occhi sono lucidi. Sento un urlo di dolore, la voce è femminile, ma non ci bado più di tanto.
:-Josh!-grido, mentre lo raggiungo, correndo.
:-Josh-ripeto, sussurrando, mentre sono china, accanto a lui.
:-Non è niente-dice. –Sto bene.
Sento gli occhi bruciarmi, le lacrime cercano di uscire. Ma non posso. Devo essere forte. Devo esserlo per lui. Trattengo le lacrime a fatica, deglutisco, faccio un profondo respiro, qualunque cosa, purché mi tranquillizzi.
Una volta calma, gli tolgo la maglietta che indossa, per vedere la ferita. Niente di grave, mi aspettavo di peggio, si è solo riaperta la sua recente ferita. Prendo dal mio zaino il kit medico di emergenza che ho portato, prendo l’acqua ossigenata e comincio a pulirgli la ferita con dell’ovatta sterile.
:-Ne posso prendere un po’?-mi chiede Percy. Ha la mia stessa espressione.
:-Certo-rispondo, porgendogli dell’altra ovatta bagnata con l’acqua ossigenata. -Come sta Annabeth?
:-Non è messa tanto male, ha una ferita sul braccio-risponde, atono.
Mi giro, vedendo Annabeth, seduta, con il braccio sinistro percorso da un taglio, poco profondo, dalla spalla fino al gomito.
:-Mi dispiace, Percy. Non sono stata di aiuto, lo so bene. Non valgo niente. Perdonatemi, se potete-dico, triste.
:-Esagerata-sbuffa lui. –Non è stata colpa tua. Io avrei fatto lo stesso, al tuo posto.
:-Vuoi delle bende?-chiedo, porgendogliene una.
:-Si, non sarebbe male-dice, afferrandola.
:-Si vede che gli vuoi un bene dell’anima-aggiunge.
:-Cosa vuoi dire?-chiedo. Cioè, so cosa significa in generale, ma non ho capito dove vuole arrivare a parare.
:-Ti ricordi, ieri, quando ho detto che se l’avessi ammazzato, avrei ucciso anche te?
:-Certo che mi ricordo, come non potrei, non ho mica alzheimer!-rispondo.
:-Beh, intendevo proprio quello. Daresti qualunque cosa, pur di salvarlo. Se morisse, ti trascinerebbe con se-risponde lui.
:-Balle-dico. –Va da Annabeth, invece di parlare con me. Ne ha più bisogno lei.
:-Come vuoi-dice, alzando le spalle, e va da Annabeth. E io invece bendo con cura il petto di Josh, mentre lui mi guarda con una strana luce negl’occhi.



 Nota dell'autore:Salve, salve! Ecco il mio nuovo capitolo, spero che abbia un po' più successo rispetto a quello precedente, e spero di non di deludervi, carissimi lettori! Buona lettura!
   
 
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