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Autore: NiNieL82    22/02/2013    8 recensioni
Quando tutto ebbe inizio Esmeralda, figlia di Ponto, era una bambina che veniva angustiata dalla sua bellissima sorella maggiore, Angelica. Attaccatissima a suo zio Bilbo, Esmeralda, crebbe ascoltando storie di Elfi e giocando con il suo migliore amico, Pipino Tuc, suo coetaneo, sopravvivendo alle angherie di Merry, segretamente innamorato di Angelica e cercando di nascondere al meglio il suo amore per il giovane Frodo.
Tutto questo almeno fino alla festa di compleanno di Bilbo e Frodo. Da lì una serie di eventi più o meno voluti travolgerà la vita di Esmeralda e di molte delle persone che le stanno vicino. Tutti saranno costretti a crescere e a cambiare e non solo per il lento passare del tempo. Quali segni lascerà la Guerra dell'Anello nei cuori di tutti le persone che Esmeralda ama?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14.SENSI DI COLPA.


Il sentiero lontano dalla via maestra che Grampasso decise di far percorrere loro era molto più tranquillo e molto meno faticoso di quello che gli Hobbit avevano pensato una volta lasciata Brea.

La strada si stendeva pianeggiante sotto i loro piedi pelosi, percorsa dalle grande falcate di Grampasso e i passettini piccoli e veloci dei altri cinque piccoli viandanti.

Nonostante l'aria cominciasse a farsi più fredda e il freddo rendeva difficili le loro notti, gli Hobbit parvero rinfrancati da quella parte del viaggio al punto che -se non avessero saputo di correre un grosso pericolo nel farlo e quindi incorrere nell'ira di Grampasso- avrebbero volentieri intonato una delle loro vecchie canzoni.

Tutti, quindi, sembravano aver ripreso vigore e speranza dalla presenza di Grampasso. Persino Billy, il poni di Billy Felci ribattezzato così da Sam, sembrava cominciare a cogliere i frutti delle cure e delle attenzioni -e soprattutto della sana dieta- che gli venivano rivolte.

Tutti, appunto. Anche se dire tutti non era esattamente la cosa giusta.

Esmeralda cominciava a sentire il peso di quel viaggio. Sapeva di essere ormai in un botte di ferro e che nessuno l'avrebbe rispedita a casa come un pacco postale, specialmente dopo che Grampasso si era messo in testa di sapere cosa le succedeva la notte mentre dormiva. Ed in effetti era proprio questo quello che la preoccupava. I sogni che la notte faceva si facevano sempre più vividi. Spesso sognava di cavalcare per tutta la notte in groppa ad un bellissimo cavallo bianco, altre si trovava al cospetto di esseri abominevoli pronti ad ucciderla. Ed ogni volta che si svegliava si trovava con il naso che sanguinava.

Inoltre cominciava a sentirsi strana, svuotata, come se qualcuno avesse preso un cucchiaino e avesse cominciato a scavare dentro di lei lasciando solo un guscio.

Aveva paura di parlarne con qualcuno. Frodo aveva ammesso di volerla mandare a casa senza tanti complimenti; Grampasso si era mostrato preoccupato quando qualche notte prima si era svegliata con il naso che sanguinava; Pipino era il più infantile di tutti e sembrava davvero pronto a partire per un gita; Sam, dopo che Frodo aveva proposto di lasciarla tornare alla Contea, aveva cominciato a non parlarle ed Esmeralda non capiva se non lo faceva per paura dell'ira di Frodo o perché si sentiva in colpa per averle permesso di seguirli.

In poche parole quella che sembrava una bellissima avventura, per la piccola Esmeralda si stava trasformando in un viaggio pericoloso e terribile dove quasi nessuno era felice della sua presenza.

E mentre il bosco diventava via via più fitto, mentre il pericolo diventava più incombente ogni passo che facevano nonostante i cuori di tutti -o quasi- fossero più leggeri, Esmeralda cominciava a chiedersi cosa stesse succedendo ad Hobbiville e se qualcuno, da suo padre a sua sorella, sentisse la sua mancanza.


Hobbiville, Contea.


Petunia! Petunia!”

La voce roca di Ponto risuonava per tutta la casa.

I cunicoli rivestiti in legno della caverna di Ponto erano come vuoti, nonostante fossero pieni di quadri e di mobili.

Angelica, con passo stanco, si avvicinò alla poltrona del padre malato e con voce altrettanto stanca, disse:

Che cosa succede ora papà!”

L'uomo sollevò gli occhi vitrei sul viso della figlia e arrabbiato disse:

Ho chiamato tua madre! Dove diavolo è finita? Non si è resa conto che tua sorella Esmeralda non è tornata a casa per il pranzo, oggi? Accidenti a quella bambina e a tutte le stupidaggini che si sta facendo mettere in testa da mio cugino Bilbo! Avventure!” borbottò sempre più indignato: “Sono una cosa ridicola. L'ho sempre detto a Bilbo che quel viaggio che ha fatto non gli porterà nulla di buono. È tornato carico d'oro tutto di dubbia provenienza. Sono sicuro che lo pagheremo in qualche modo!” e voltandosi verso la figlia continuò, sempre più arrabbiato: “Chiama tua madre se non vuoi che vada a sfondare a calci la porta di casa Baggins sotto la collina!”

Angelica sospirò e passò una mano sui ricci biondi che stavano scomposti sulla fronte. Chi lo avrebbe mai detto che lei, Angelica Baggins, la più corteggiata di Hobbiville, che aveva sposato l'uomo giusto ed accumulato una piccola fortuna, si sarebbe trovata in quella situazione: il padre impazzito, la sorella scomparsa chissà dove e un figlio pronto a nascere quando nella Contea cominciavano ad apparire strani uomini vestiti di nero, che cavalcavano destrieri dello stesso colore e che chiedevano continuamente di Frodo e di Bilbo.

Sospirò e mormorò:

Vado papà!” e con un passo lento e strascicato si avvicinò alla cucina.

Stava per cominciare a preparare il pranzo, quando la porta d'ingresso si spalancò e Milo entrò come un furia, chiamando a gran voce il nome della moglie.

Angelica con il passo pesante di una donna incinta si avvicinò alla porta della cucina e allarmata chiese:

Milo! Che succede? Perché stai gridando così?”

Milo si avvicinò e prendendo la moglie per le spalle, concitato disse:

A Crifosso, qualche sera fa, è successa una cosa che non riusciresti nemmeno ad immaginare. La casa di Frodo Baggins è stata attaccata da strani uomini vestiti di nero!”

Angelica portò una mano alla bocca e preoccupata domandò:

E cosa gli hanno fatto? Frodo sta bene?”

Molto meglio di quello che possiamo pensare dal momento che in casa sua, fingendosi lui, c'era Grassotto Bolgeri!” rispose Milo.

Angelica corrugò la fronte e confusa replicò:

Grassotto Bolgeri? Milo non ti seguo!”

Non ci crederai ma è quello che ho detto anche io quando ne ho sentito parlare al Drago Verde. A quanto pare Grassotto ha preso il posto di Frodo e nessuno sa dove sia quello scervellato di un Baggins. Ma la cosa più strana sai qual è? È che anche Meriadoc Brandibuck e Peregrino Tuc sono spariti e nessuno sa che fine abbiano fatto... Sai questo cosa significa?” le spiegò Milo che aveva la faccia sconvolta.

Angelica si voltò a guardare da un'altra parte, poggiando le mani su di una vecchia credenza appartenuta a sua madre. Esmeralda aveva sempre amato Frodo e lei lo sapeva. Era arrivata persino a rifiutare la proposta di Fredegario per un amore impossibile. Frodo, dal canto suo, si portava dietro le chiacchiere sul tesoro di Casa Baggins e anche se da un po' non ci abitava più, molti avevano detto che uomini vestiti di nero dall'aspetto inquietante chiedevano a tutti notizie su di lui.

Frodo sta scappando chissà a che cosa... Ed Esmeralda lo ha seguito, vero?”

Milo annuì ed Angelica stava per ribattere quando sentirono la porta di ingresso sbattere. Tremando per lo stupore e per la paura dei discorsi appena fatti, Milo e Angelica, quasi con riluttanza si avvicinarono all'ingresso e lì, il terrore invase il cuore della giovane figlia di Ponto.

Suo padre era uscito.

Dov'è andato?” domandò Milo guardando la sala vuota con la stessa sorpresa della moglie.

Non lo so... Ma ti prego... Vai a cercarlo!” e guardando il marito uscire dalla casa, Angelica rimase per un attimo ferma a guardare l'uscio ancora spalancato.

Si avvicinò alla porta e prendendo un vecchio scialle della madre lo indossò e seguì la direzione opposta a quella del marito, quella che conduceva a Saccoforino. Qualche cosa le diceva che suo padre era lì perché li aveva sentiti parlare.

Con passo incerto si avvicinò alla strada e i suoi peggiori dubbi trovarono conferma. Come un dannato, Ponto Baggins, picchiava con forza la porta della casa un tempo appartenuta al cugino e gridava a gran voce:

Diavolo di un pazzo. Bilbo Baggins fai uscire mia figlia da quella casa e smettila di riempirle il cervello di fantasticherie. Petunia è da questa mattina che è in giro a cercarla e ancora non è tornata. Apri questa dannata porta Bilbo se non vuoi che la sfondi!”

Nel frattempo, attirati da quel fracasso, molti hobbit si erano fermati a guardare divertiti la scena, dandosi gomitate e indicando il vecchio, facendo gesti eloquenti con le dita ogni qualvolta volevano dire che era solo un pazzo.

Angelica, per quanto le permettevano le forze, si avvicinò al padre e cercando di tirarlo via lo implorava a bassa voce:

Papà! Smettila. Andiamo!”

Non me ne vado finché quel vagabondo di mio cugino non apre questa dannata porta. Maledetto sia tu e le tue avventure... Ma Esmeralda vedrà quello che le farò quando uscirà...”

In quel momento la porta si aprì e il viso di Lobelia apparve da dietro la porta. Angelica non riusciva a capire se fosse arrabbiata oppure no, quello che sapeva era che aveva uno sguardo che avrebbe cagliato il latte appena munto.

Pazzo di un Baggins. Mala pianta la vostra famiglia. Che diavolo bussi in questo modo?”

Cerco mia figlia!” disse Ponto serio. “Di a mio cugino che è ora di smetterla di riempirle la testa di vento!”

Lobelia incrociò le braccia e ridendo disse:

Stai cercando Frodo o Bilbo?”

Lobelia, smettila!” sibilò Angelica.

Bilbo, stupida Sackville Baggins! Chi altri sennò?” rispose prontamente Ponto, sempre più infuriato perché Lobelia non si apprestava a fare quello che gli aveva ordinato.

Sentendosi dare della stupida, Lobelia sputò fuori più veleno di quanto riusciva a fare di suo solito e con malcelata soddisfazione disse:

Pazzo di un Baggins, tuo cugino Bilbo è morto quasi vent'anni fa. È sparito nel nulla e ha lasciato tutto in mano a quello scansafatiche di suo nipote Frodo. Ho dannato prima che quel imbecille cresciuto in mezzo a quei pazzi di Brandibuck mi lasciasse quello che era mio per diritto... Ora se mi permetti, torna alla tua poltrona ad aspettare che il fantasma di tua moglie venga a bussare alla tua porta!” e senza tanti convenevoli sbatté l'uscio della caverna sul muso di Ponto.

Angelica guardò il viso del padre e lo vide trasformarsi. In un attimo il torpore della malattia lasciò il posto ad una cupa certezza. I ricordi balenarono come un lampo a ciel sereno nella mente devastata del vecchio Hobbit.

Papà?” disse Angelica dolcemente.

L'uomo la guardò e si guardò intorno. La folla lo guardava fisso: chi divertito, chi serio, aspettando una sua risposta.

Gli occhi di Ponto si riempirono di lacrime e voltandosi verso la figlia disse:

Portami a casa. Sono stanco!” e attaccandosi al braccio della figlia, con passo stanco si avviò verso la sua casa mentre un brusio via via sempre più crescente cominciò a riempire la strada.

Angelica, con una stoica sopportazione, fece come se quei brusii fossero inesistenti e tenendo stretto il braccio del padre di incamminò verso casa.

Quando la raggiunse qualche curioso ancora li seguiva. Milo, sull'uscio, con la fronte imperlata di sudore per la corsa che aveva fatto cercando il suocero, non disse nulla, almeno fino a che la moglie non fu abbastanza vicina e lui potesse prendere per l'altro braccio Ponto. Allora, in un sussurro, domandò:

Dov'era?”

A casa di Lobelia...” rispose stanca Angelica chiudendo la porta alle sue spalle e lasciando gli impiccioni fuori.

Milo aiutò Ponto a sedersi e poi chiese ancora, smarrito:

La nuova casa o quella vecchia?”

La nuova!” rispose Angelica mettendosi a sedere nella vecchia sedia a dondolo e guardando il padre in silenzio.

Si sentiva umiliata, arrabbiata e infastidita. Lei, la bella Angelica che aveva fatto girare la testa a tutta la Contea, umiliata davanti a tutti per colpa di suo padre. E come se non bastasse sua sorella era sparita come d'incanto e con lei Frodo, Merry, Pipino e Sam.

Cosa stava succedendo? Chi erano quegli uomini che stavano cercando Frodo? E soprattutto: dov'era sua sorella?

Milo le poggiò una mano sulla spalla e lei sorrise appena.

Vuoi qualche cosa da mangiare?” chiese lui dolcemente.

Angelica annuì e rispose:

Vengo a darti una mano!” e si alzò dirigendosi con il marito verso la cucina.

Lasciarono Ponto da solo, seduto sulla sua vecchia poltrona.

Gli occhi erano persi nel vuoto e cominciarono a riempirsi di lacrime.

Aveva preso coscienza in un solo attimo che la sua vita era cambiata. L'uomo che attendeva che Petunia tornasse a casa seduto in quella vecchia poltrona sgangherata non esisteva più. Al suo posto, ora, c'era un uomo distrutto dal dolore.


Passare per le Chiane Ditteri non fu una cosa piacevole.

Dei piccoli moscerini, particolarmente famelici attaccavano gli Hobbit, Grampasso e perfino Billy riducendoli ad una mappa in rilievo di bozzi e bubboni.

Esmeralda era sempre più infelice. L'assenza di pony e il fatto che dovevano portare molto più peso di quanto ne avevano portato prima di Brea cominciava a farsi sentire e la strada per Gran Burrone sembrava allungarsi di giorno in giorno.

La necessità di fare dei turni di guardia stava cominciando a togliere il sonno a tutti e il sorriso e l'ottimismo che aveva fatto parte della prima parte del viaggio stava andando via via sparendo.

La pazzia di quel viaggio, Esmeralda, la stava cominciando a sentire tutta e sempre più la certezza di aver fatto la cosa sbagliata la schiacciava come un masso.


Un cavallo bianco correva veloce per praterie sconfinate.

La terra era inospitale e le colline intorno erano brulle, piene solo di spuntoni di pietre che rappresentavano statue o antiche case ormai diroccate.

Ogni miglio percorso dal bianco destrieri sembrava come un passo di una formica per Esmeralda che sentiva il bisogno di oltrepassare i colli di fronte a lei e arrivare finalmente a Gran Burrone.

Come sapesse che dopo tutto sarebbe stato più facile, la giovane hobbit non lo sapeva, ma sentiva dentro di sé che il tempo stringeva e già troppo ne aveva tolto alla sua missione.

Davanti alla collina smontò da cavallo e congedò, seppur a malincuore il bianco destriero. Non poteva seguirla. Gli mormorò qualche parola di cui nemmeno lei conosceva il significato e dopo averlo visto allontanarsi per la brughiera desolata, si voltò e guardò la vetta della collina.

Raggiunse la cima con difficoltà, oppressa da un peso ancora più grave di quello che portava normalmente, conscia di non aver fardello alcuno sulle spalle e quando stanca raggiunse la cima si mise a sedere su di una vecchia roccia sbeccata, guardandosi intorno preoccupata.

Era da sola. E non solo. Sapeva che il Nemico era stato allertato da Saruman stesso e che le sarebbe piombato addosso quando meno se lo aspettava.

Frugò nella tasca e accese la sua pipa. Piccole nuvole di fumo salirono veloci. Sorrise rilassata. Ma quella parentesi di calma durò pochissimo. Un grido squarciò la notte. Si mise in piedi e brandendo il suo bastone si preparò alla battaglia.

L'ultima cosa che vide distintamente fu solo una fulgida luce bianca.


Esmeralda si svegliò di soprassalto e si mise a sedere.

Si guardò intorno e sentì subito qualcosa di caldo e appiccicoso scendere lungo il mento. Portò una mano sul viso e spaventata vide qualche cosa di scuro brillare tenue al bagliore della luna.

Stava di nuovo sanguinando. Maledicendo quella strana situazione a mezza voce cercò qualche cosa per tamponare il naso quando sentì:

Sta succedendo di nuovo vero?”

Si voltò e vide Grampasso, in piedi vicino a lei che sorrideva.

Sorrise di rimando e prendendo una camicia logora, tamponò il naso e rispose:

Ogni notte! Succede ogni notte!”

E quando di preciso?” chiese il Ramingo mettendosi a sedere vicino a lei.

Esmeralda strappò un lembo della camicia e rispose:

Quando sogno. E credo che mi succeda sempre quando sogno Gandalf!”

Grampasso annuì senza dire nulla. Esmeralda, dal canto suo, tamponò il naso cercando di non deglutire il sangue. Se fosse successo, sicuramente, si sarebbe provocato un conato e avrebbe svegliato tutti.

Vuoi che ti prenda un po' d'acqua?” domandò Grampasso.

No!” rispose con cortesia Esmeralda. “Sta già passando!”

Grampasso la guardò e sorrise. Fu allora che Esmeralda prendendo coraggio esternò le sue preoccupazioni chiedendo al ramingo l'unica cosa che la tormentava durante quella parte di viaggio. E prendendo un lungo respiro chiese:

Sei felice che io sia venuta con voi?”

Grampasso sospirò e sedendosi meglio rispose:

Non porterei con me in questo viaggio nemmeno il mio peggior nemico, se potessi. Non sono felice che nessuno di voi cinque si sia trovato immischiato in qualche modo in questa storia”

Esmeralda annuì in silenzio. Almeno per lui non era un intralcio. O almeno non lo dava a vedere. O meglio ancora riteneva quel viaggio pericoloso per tutti e non solo per lei.

Seguì un attimo di silenzio. Da quando erano partiti da Brea quella era la seconda occasione che aveva per parlare con Grampasso e, anche se non sapeva bene il perché, la giovane hobbit si sentiva un po' a disagio.

Forse sarebbe meglio che tu tornassi a dormire!” le suggerì il ramingo.

Esmeralda scosse la testa e ribatté:

Non avrei mai pensato di dirlo, ma il sonno è il mio peggior nemico!”

Grampasso stavolta non sorrise. La guardò grave e chiese:

Ti vedo turbata ogni giorno che passa. E cominci a portare su di te i segni di questo strano collegamento”

Esmeralda non rispose ma non poté non ricordare le parole di Baccador quando erano ancora a casa di Tom Bombadil. Parole che risuonarono cupe, quasi come una condanna nella sua mente.

'Tu hai un potere, mia cara giovane hobbit, ma non so come lo hai acquistato. E mi spaventa perché ha già cominciato... Ti sta consumando. Questo contatto ti sta consumando l'anima piccola hobbit...'

Un'ombra è scesa sul tuo viso, giovane amica. Vuoi raccontarmi che succede?” chiese Grampasso sempre più preoccupato.

Esmeralda guardò gli occhi grigi del ramingo e rispose:

Quando ero nella casa di Tom Bombadil, ho avuto modo di parlare con Baccador, sua moglie. Sono arrivata alla loro dimora nel mezzo della Vecchia Foresta più morta che viva e lei si è presa cura di me. È stato allora che si è resa conto del mio potere. E mi ha detto che mi stava già cominciando a consumare l'anima. E che solo a Gran Burrone avrei trovato le risposte a tutte le mie domande!”

Grampasso corrugò la fronte e replicò:

Quello che mi dici va ben oltre le mie peggiori ipotesi, giovane hobbit. Che il collegamento con Gandalf fosse per te pericoloso come bere del veleno lo avevo immaginato. Ma non fino a questo punto...”

Voltandosi, Grampasso, si rese conto di essere stato forse troppo diretto nei confronti della giovane e sorridendo, cercando di tirarla su di morale, recuperò subito dicendo:

Tranquilla. Ho grandissima fiducia in Re Elrond. È un Elfo dalla grande conoscenza e sono sicuro che saprà darci tutte le risposte a tutte le domande che gli faremo e, cosa più importante, spezzerà questo filo che ti collega a Gandalf”

Esmeralda sorrise più per circostanza che per altro. Fu per questo che non poté trattenersi dal chiedere al compagno di viaggio la domanda che invece si ponevano tutti da quando avevano lasciato Brea:

Ma quanto ancora dovremo scappare prima di raggiungere Gran Burrone!”

Grampasso sospirò ed Esmeralda vide un'ombra attraversa questa volta gli occhi del suo compagno. Rimase in silenzio qualche secondo e poi una luce lontana illuminò la cima di una collina lontana. Spaventati i due si voltarono a guardare cosa avesse sprigionato quel fascio di luce ma questo si spense subito. Entrambi si misero in piedi e guardarono fissi il buio. Poi la luce si riaccese e si spense di nuovo. Grampasso non disse nulla ma in un attimo quello che aveva sognato le tornò alla mente. E stringendosi al ramingo mormorò:

Gandalf!”


La mattina dopo per Esmeralda fu molto più difficile rimettersi in piedi.

Il sonno la sopraffaceva ogni passo che faceva. A differenza sua, Grampasso invece sembrava fresco come un rosa.

Non parlarono della luce che avevano visto ed Esmeralda non confidò a Grampasso che anche nel suo sogno Gandalf aveva sprigionato la stessa luce fulgida. Non sapeva perché ma non voleva aggiungere altra legna al fuoco. Il viso preoccupato di Grampasso quando le aveva confidato quello che le aveva detto Baccador le era bastato.

Il viaggio diventava via via più difficile e il terreno più impervio. A quanto pareva la loro prossima tappa non era lontana. Grampasso aveva detto che si chiamava Amon Sul.

Esmeralda non sapeva nulla su quel posto. L'unica cosa che sapeva era che il suo corpo si stava indebolendo e cominciava a fare fatica a respirare regolarmente.


Ci vollero tre giorni per raggiungere Amon Sul. Delle luci che avevano visto, nelle notti a seguire nemmeno l'ombra, Esmeralda non sapeva se esserne felice o no. Sapeva, ora, che quello era Gandalf e che aveva combattuto probabilmente contro i Cavalieri Neri, ma il fatto che non vedesse più la luce bianca lampeggiare sulla vetta della collina come qualche giorno prima la faceva stare male. Non poteva non pensare a quegli esseri raccapriccianti e non poteva non pensare che nel suo sogno Gandalf era da solo.

La paura di dormire e di vedere il vero destino dello stregone fece dormire male la giovane hobbit che quando raggiunse Colle Vento -il nome in Lingua Corrente di Amon Sul- era lo spettro si se stessa.

Fu grata, quindi, di mettersi a sedere in un incavo della collina e riposare almeno un po'. Si poggiò ad una roccia e chiudendo gli occhi si abbandonò al sonno e alla paura di scoprire cosa fosse accaduto a Gandalf.



Eccomi qua!!!!

Sono mancata per un'infinità di tempo, lo so.

Chiedo venia e spero di non avervi deluso con questo

capitolo un po' di passaggio, diciamo.

Lasciatemi ringraziare

chiaretta78

Luna Dubhe Baggins

Dreamer97

Mel

e DiNozzo323

che mi hanno recensita.

Spero di non avervi deluse.

E ringrazio tutti i lettori silenti

che continuano a leggere e

che mi aggiungono

alla lista dei

preferiti

ricordati

o seguiti.

Grazie di cuore.

Un bacio e

alla prossima

Niniel!!!!






















   
 
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