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Autore: headintheclouds    22/02/2013    0 recensioni
Agli attacchi di panico Luca era ormai abituato. Erano passati ben dodici anni dal primo. Aveva solo sei anni e pensava che stesse per morire. Dopo anni di terapia gli attacchi non erano finiti, ma lui riusciva talmente bene a controllarli che tutti credevano che fosse guarito. Ma quel dolore, era uno di quelli che non finiscono mai. Che ti danno una tregua ogni tanto, ma che ritornano puntuali a ricordarti che non potrai mai essere felice.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprì il portone un uomo sulla cinquantina. Doveva essere il padre di Flavia. Denise e Andrea chiesero dell’amica. Ma il padre stupito comunicò loro che credeva fosse al lago.
Denise e Luca si guardarono in modo interrogativo. Dov’era? Decisero di non far preoccupare l’uomo dicendo che non erano ancora andati al lago e che probabilmente era lì.
 
Luca si diresse verso il lago. Non vide né Flavia, né la sorella e Andrea. Suppose che Denise e Andrea si erano allontanati per stare un po’ da soli, ma Flavia… Non aveva intenzione di andare a casa della ragazza, quindi si diresse verso il luogo che lei amava tanto. E non si era sbagliato.
Flavia era lì. Supina sul tronco caduto, poggiava la testa sulle mani che tenava sotto il collo. Gli occhi chiusi si aprirono quando sentì qualcuno arrivare.
-Flavia…- disse Luca, mentre la ragazza si metteva seduta. Era la cosa più coraggiosa che Luca avesse mai fatto in vita sua. E lo spaventava non poco.
La ragazza non parlava, sembrava come a disagio.
-Luca io non capisco. Cosa…cosa è successo l’altra sera?
-Voglio raccontarti una storia.- disse lui. E le si sedette accanto. La ragazza gli prese la mano e lui arrossì. Un po’ imbarazzato, cominciò a raccontare.

Quando aveva sei anni, la madre e il padre di Luca e Denise litigavano continuamente. Franco, fin da giovane aveva avuto dei problemi, a livello mentale, che Giada non aveva mai voluto raccontare ai figli. Luca l’aveva capito da sé. Era un bambino molto intelligente per la sua età.
Quando una sera sua madre minacciò il marito di lasciarlo, questi diede di matto. Prese i bambini e li portò a mangiare in un fast food. Giada non aveva idea di quello che sarebbe successo. Decise di andare a vivere nella sua città natale da sua madre per un po’ di tempo. Poi dopo il divorzio avrebbe preso con sé i bambini e sarebbe andata a vivere lontana da Franco. Questo non accadde mai.
Usciti dal locale Franco non tornò a casa. Ma passò per delle strade di campagna, che il piccolo Luca non aveva mai visto. La sorellina piangeva, ma lui rimaneva silenzioso, all’erta. Quando l’auto prese una fossa, una delle ruote anteriori si staccò dal veicolo. La macchina sbattè contro un albero e Franco uscì fuori con l’aria sconvolta e del sangue sulla fronte. Luca e la sorellna non si erano fatti alcun danno. Il bambino uscì dall’auto e chiese al padre che cosa avrebbero dovuto fare. Non fa nulla bambini, ormai non c’è niente da fare. Queste furono le ultime parole che sentì dalla bocca di suo padre, che lasciò lì i due fratellini. Dopo un paio d’ore che Luca non vedeva arrivare il padre, pensando che fosse andato a cercare aiuto, decise di andarlo a cercare, imponendo alla sorellina di non muoversi da lì. Non ci volle molto a trovarlo. Non era andato lontano. Luca lo vide e capì subito quello che era successo. Il collo di suo padre era appeso a un albero. Non si dovette avvicinare troppo per vedere che i suoi occhi erano spalancati, ma ormai privi di vita. Aveva le mani aggrappate alla corda che lo aveva soffocato, come se negli ultimi istanti prima di morire si fosse pentito di quello che aveva fatto. Luca non disse niente, non pianse né si mostrò turbato davanti alla sorella, con la quale passò tutta la notte in auto, finchè un anziano signore, che passava di lì, non li trovò addormentati il mattino seguente.

Flavia aveva ascoltato la storia di Luca in silenzio. Rabbrividì al pensiero di quel bambino che aveva visto il padre impiccato. Ma non mostrò pietà nei confronti del suo amico, bensì stima, per essere stato così forte, anche se non era quello il comportamento che ci si aspetta da un bambino di sei anni.
-Il mio primo attacco di panico,- continuò Luca – mi venne mentre ero in caserma, nell’ufficio del commissario. Mia madre era appena arrivata, e in quel momento provai una paura assurda. Paura di morire. Non mi rendevo conto di quel che facevo, urlavo, piangevo, e non riuscivo a controllarmi. Col passare degli anni, dopo varie terapie,  imparai a rendere gli attacchi meno evidenti, a tal punto che la mia famiglia credette che ero guarito, finalmente. Ma l’attacco di due giorni fa ha sconvolto tutto. Adesso mia madre è di nuovo triste e dovrò ricominciare tutto da capo.
-Non l’hai mai raccontato a nessuno?- chiese Flavia.
-No. Non voglio la pietà di nessuno. E poi non lo sa nemmeno mia sorella, quello che è successo a mio padre intendo.
-Capisco. Se posso chiedere- Flavia arrossì un po’ –perché l’hai detto a me?
Sul momento Luca non seppe che cosa rispondere. Ci pensò un po’ su. La mano di Flavia continuava a stringere la sua.
- Voglio che tu mi insegni a vivere..- le disse –insegnami a vivere come fai tu.

  
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