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Autore: LostinStereo3    22/02/2013    4 recensioni
Non sapevo da quanto tempo camminavo, non mi importava, il tempo era solo un numero, uno scorrere di numeri in successione che si accavallavano, uno dietro l’altro, in una continua gara verso un misterioso traguardo. Che senso aveva questo? Perché il mondo era così crudele? Se era vero che Dio esisteva, perché aveva permesso tutto ciò?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Montai sulla vecchia Comet sepolta in garage e misi in moto piano. Il motore tossì un paio di volte prima di ruggire trionfante.

Spinsi piano sull’acceleratore e mi avviai per uscire dal vialetto e poi sulla strada.

Avevo voglia di fare qualche chilometro, di guidare e non pensare.

La pioggia batteva forte sui vetri dell’auto e inevitabilmente il pensiero andò a te.

Da piccola ero terrorizzata dai grossi temporali, dal vento urlante e dai fulmini che squarciavano il cielo.

E tu lo sapevi.
E io mi rannicchiavo sotto le coperte del mio letto e tu all’improvviso arrivavi e mi prendevi tra le tue braccia grandi e forti e mi dicevi di stare tranquilla, che gli angeli avevano solo un disturbo intestinale e attaccavi a ridere trasformando il mio pianto in risata e mentre fuori continuava a piovere, noi due ridevamo e io mi addormentavo su di te.

Una lacrime silenziosa scivolò dall’occhio e la buttai via con un gesto della mano, accompagnata da un lieve sorriso.
Ricordarti era allo stesso tempo maledettamente doloroso e magnificamente bellissimo.

Accostai la Comet in uno slargo in mezzo alla via di periferia in cui ero arrivata, non mi era affatto familiare.
Scesi dall’auto, feci qualche passo osservando e restai lì, a godermi lo scroscio dell’acqua sulla giacca troppo grande da cui mi era impossibile separarmi.

Feci qualche giro su me stessa allargando le braccia, come a volere che l’acqua mi entrasse ancora più dentro di quanto non lo stesse già facendo, quasi a volermi perforare l’anima.

Sensazione stupenda.

E poi qualcosa ruppe quel mio stato di quiete e beatitudine.

Qualcuno mi aveva presa e abbracciata con forza e non ebbi bisogno di aprire gli occhi per sapere chi fosse, era lui, lo conoscevo. Lui, le sue braccia, il suo respiro, il suo cuore.

“Alex..”
Billie Joe mi teneva stretta la testa tra le sue mani e le nostre fronti si scontravano.

Riaprii gli occhi e quei profondi pozzi verdi mi incasinarono.

“Sono felice” gli sussurrai.

Mi guardò a lungo nell’anima prima di inclinare leggermente la testa e baciarmi.
Sotto la pioggia ancora battente noi ci scoprivamo vivi per la prima volta.


Poggiò la fronte sulla mia e con le labbra ancora sulle mie mi rispose.

“Sono felice.”










Diciamolo che faccio progressi, un mese o poco più.
Ci credete se vi dico che mentre scrivevo mi sono emozionata? Cioè avevo le lacrime, non so..
Il capitolo è breve, ma molto intenso e penso che proprio per questo non sono riuscita a scrivere di più.
Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono.
  
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