Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: effieth    22/02/2013    2 recensioni
I suoi lunghi capelli tinti neri ricadevano a onde sul prorompente decolté poco nascosto dallo scollato vestito nero. Le sue mani accarezzarono provocanti la pelle beje del divanetto che faceva risaltare le sue unghie rosse ben curate. Sembrava una pantera; una bellissima pantera che, sensuale, attirava a se la sua preda per poi poterla addentare. La sua preda ero io.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché si interessava tanto a me? Non poteva essere solo per prestazioni fisiche. Assolutamente no.
Beh, di lì a poco avrebbe cominciato le prove per il suo primo concerto da solista; me lo aveva sussurrato prima di addormentarsi. Si sarebbe presto dimenticato di me.
Mi fermai e guardai i due capi della strada. Da sinistra una Mini italiana stava sfrecciando ad una velocità quasi pericolosa.
Scrocchiai le dita e con gli occhi chiusi portai in avanti il pollice.
« Oddio Moon, che ci fai qui? Non dovresti essere al lavoro?! »
Riaprii gli occhi e deglutii.
Robert.
« Ehm, Robert! Uhm... Sì sì, dovrei essere sull'aereo, vero, ma... c'è stato uno sciopero causa brutto tempo! »
Annuii fingendo un sorriso rilassato.
Robert sorrise a sua volta e aprì la portiera della Mini bianca che gli avevano regalato i miei genitori per ringraziarlo di aver accettato di prendermi per sposa.
« Ti ho cercata più di venti volte al telefono ma non rispondevi mai! No... aspetta.. perché i pantaloncini di un hotel? Non avresti potuto tenere i tuoi? Non mi stai nascondendo qualcosa, vero? »
Deglutii rumorosamente e mi grattai la testa. La macchina ripartì sfrecciando all'impazzata sull'asfalto.
« Sì! Avrei potuto ma siccome durante il viaggio di andata un cliente mi ha sporcato la gonna con della cioccolata lì all'hotel mi hanno offerto questi. Come sono stati carini! »
Sorrisi.
« Ah, e perché eri sulla strada? »
Mi chinai vertiginosamente verso di lui e con un sorriso amaro gli stampai un sottile bacio sulle labbra. No, non erano affatto quelle di Michael, era inutile cercare di autoconvincersi.
« Ehi! Cos'è questo eccesso di romanticismo?! Piccola, lo sai che io vorrei tanto, ma i tuoi genitori non vogliono troppi contatti prima del matrimonio. Ricordi la questione sesso? »
Mi rimisi composta nel sedile e incrociai le mani abbassando lo sguardo.
« Rimarrai vergine fino al matrimonio. Sì, ricordo »
Bofonchiai tra me e me. Sì, vergine. A sedici anni ero vergine.
Robert distaccò lo sguardo dalla strada e mi sorrise calorosamente facendomi un cenno di assenso.
« Che onore essere il primo »
« Già »
Ci fu una fastidiosissima pausa che cercai di coprire in tutti i modi.
« Dove mi stai portando ora? »
« Come dove? Ti porto a casa dai tuoi genitori! Saranno entusiasti di sapere che rimarrai per un po' a casa. Sai, il tuo lavoro ti porta via molto tempo e loro vorrebbero solo starti accanto »
« Robert, ho venti luridi anni, non pensi che mi sia stancata dei miei genitori e che io voglia farmi una vita mia? »
« Hai venti anni e vieni da una famiglia nobile. Questa storia la conosci già. Tra qualche mese ti sposerai con me e vivremo insieme ai tuoi genitori. Avremo dei figli e la tradizione continuerà per decenni »
Mi schiarii la voce. La pelle d'oca si stava impossessando del mio corpo.
« Tu non hai mai desiderato fuggire dagli schemi? »
« No, mai. Io mantengo le tradizioni e le manterrai anche tu, che ti piaccia o no »
La sua minaccia risuonò una sola volta in quella piccola auto ma mi tormentò imperterrita per tutto il giorno e tutta la notte, persino quando arrivammo a casa dei miei genitori qualche minuto di pesante silenzio più tardi.
« Tesoro mio! »
La stridula voce di mia madre arrivò prepotente al mio orecchio. Aggrottai le sopracciglia nel tentativo di riacquistare quel quarto d'udito che in un nano secondo era riuscita a togliermi e la salutai con un mezzo inchino.
Alzai lo sguardo e sulla porta d'entrata fece il suo maestoso arrivo anche la pelata e lucida testa di mio padre.
« Piccola, bentornata »
disse con tono grave e distaccato ma sul suo viso non poteva che alloggiare un sorriso candido e invitante come suo solito.
« Cosa aspettate cari? Entrate! » 
Sorrisi ed entrai in casa. La casa della mia infanzia.
Abnorme casa su tre piani; e solo Dio poteva sapere quante persone avrebbero potuto starci.
Passai vicino la mia cara scala a chiocciola. Quella scala da sola conteneva almeno un mezzo di tutti i ricordi che avevo custodito segretamente in quella casa. Era lì che avevo dato il mio primo bacio al ragazzo che ora era sepolto assieme alla sua moto.
Morire. Ecco forse cosa voleva dire morire dentro, ma quello era solo l'inizio della mia lenta e dolorosa morte che ora stava arrivando al suo fine. Ma tra le braccia di chi?
« Tesoruccio mioo? »
Mi girai in cerca della testa color rosso tinto di mia madre.
« Dimmi mamma »
« Domani Robert vorrebbe andare in un hotel squallido per salutare Ken »
Il suo sguardo vigile e meschino puntò i miei pantaloncini.
« Oh, vedo che ci sei già andata »
« Lavoro.. »
« Beh, comunque »
Disse scostandosi una ciocca di rossi capelli e appoggiando le mani sui suoi grassi fianchi
« Mi aspetto che tu lo accompagni. Dovete conoscervi meglio voi due e scommetto che vi divertirete tanto »
Sbarrai gli occhi. Tornare all'hotel? Tornare da Michael? Con Robert?!
« Madre io proprio non mi sento bene »
« Non fare la sciocca, domani lo accompagnerai senza alcun indugio. Vado a dare la tua conferma. Ora da brava vai a fare la tavola, dobbiamo pranzare »
Strinsi i denti ed annuii. Non appena la porta del salone si richiuse alle sue spalle, mi lasciai cadere in terra sciogliendomi in una cascata di lacrime. Calde lacrime che, acide, scioglievano la mia pelle. L'unica cosa che potei fare fu pregare, pregare un Dio in cui nemmeno credevo, ma ormai nemmeno il nulla mi avrebbe più potuto aiutare.
  
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