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Autore: Allegra_    22/02/2013    5 recensioni
"Noemi, per tutti conosciuta come Noe, è una sedicenne fiorentina che ha solo un pilastro portante nella sua vita: l'amore che provano verso di lei i suoi amici ed i suoi familiari, i quali la sostengono sempre e la accompagnano in ogni sua mossa.
Ma il suo equilibrio inizierà a rompersi man mano dopo la separazione dei suoi genitori ed il suo trasferimento a Torino, città nella quale Noe imparerà cosa significa amare ed essere amata davvero."
Spero vi piaccia, mi sono impegnata davvero molto per scriverla, quindi lasciate una recensione se avete cinque minuti, ve ne sarò grata
Genere: Commedia, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 26
Quegli Attimi Lunghissimi A Superare Il Vento

 

Una goccia di pioggia.
Deglutii profondamente mentre guardavo fuori dalla finestra.
L’orologio segnava circa le quattro e mezzo di notte, ma dopotutto sarebbe potuto essere mezzo giorno ed io non me ne sarei accorta.
Due gocce di pioggia.
L’unico rumore che si udiva nel silenzio più assoluto della notte, quando il buio regnava incontrastato e il freddo mi gelava l’anima.
Sentivo i vestiti stringermi, il trucco colarmi, i capelli pieni di nodi e sporchi.
Tre gocce di pioggia.
Il cellulare squillò per la ventesima volta, e potei chiaramente distinguere il nome della mia migliore amica sullo sfondo.
Non le risposi, non ne avevo la forza.
Continuai a guardare fuori dalla finestra, come se contare le goccioline che sbattevano contro il vetro potesse distogliermi per un attimo dai miei pensieri.
Dieci gocce di pioggia.
Chissà cosa avrei fatto se quella sera non fossi stata sola in casa, in una città che non conoscevo poi così bene.
Se mia madre fosse stata nella camera di fianco alla mia, se ci fosse stata, sarebbe venuta da me a consolarmi ??
Se mio padre non fosse dovuto andare a quel maledetto congresso, mi avrebbe preparato una delle cioccolate calde che tanto amavo o una camomilla in grado di calmarmi ??
Ventisette gocce di pioggia.
Un lampo. Un tuono.
I flashback che mi inondavano la mente senza lasciarmi scampo, mentre tentavo stupidamente di liberarmene.
Ma tanto ne ero consapevole: quei ricordi non se ne sarebbero mai andati.
Un temporale.
Dopotutto ce lo si poteva aspettare.
Perché quando la pioggia inizia ad intensificarsi, è più che scontato che avvenga.
Perché quando le lacrime si contengono per tanto, troppo tempo, dopo un po’ si scoppia nel modo peggiore.
Perché quando gli sbagli si accumulano, arriva quel fattore scatenante capace di sbatterteli addosso uno dopo l’altro.
Non ricordo di aver dato spiegazioni a Mic e Luce quella sera, credo piuttosto di essere scappata via senza riuscire a parlare, con gli occhi pieni di lacrime e di immagini che avrei voluto soltanto rimuovere per sempre.
Mi avevano seguito fino a sotto casa mia senza fare domande, fino a quando avevo aperto bocca solo per dire loro << Ci vediamo domani a scuola >>
Forse non era stato corretto da parte mia piantarle in asso in quel modo dopo che mi avevano accompagnato in centro a notte quasi inoltrata, ma del resto non avrebbero potuto aspettarsi niente da me dopo ciò che era successo, ciò che avevo visto.
Perché giuro, se me l’avessero raccontato avrei riso in faccia al mio interlocutore, ma assistere alla scena con i miei occhi era stato quanto di più doloroso e veritiero potesse esserci.
Domani sarebbe stato il mio primo giorno di scuola dopo le vacanze di Natale, avrei dovuto riposarmi e cercare in ogni modo di apparire al meglio, ma per qualche strana ragione il mio corpo sembrava non voler effettuare il minimo movimento.
Era da circa due ore che me ne stavo ferma a guardare una bagnata Torino notturna senza battere nemmeno ciglio, se non per lasciar scivolare giù le lacrime una dopo l’altra.
Avevo il viso inondato e sporco di trucco ormai sciolto, ma tentare di arrestare il pianto in quel momento sarebbe stato totalmente inutile, ne avevo fin troppa consapevolezza.
Così preferii sfogarmi fino a quando le prime luci dell’alba si mostrarono irruenti contro il vetro gelato.
Dovevo aver dormito più o meno dieci minuti con la testa appoggiata su di esso, la schiena storta che mi doleva e le gambe totalmente addormentate per la scomoda posizione.
Ma niente faceva più male di quel macigno che mi era stato lanciato all’altezza del cuore.
La sveglia suonò proprio in quel momento indicandomi che erano le sei passate.
Mi alzai e mi stiracchiai velocemente, prima di afferrare un paio di jeans stretti e un maglione azzurro cielo, un paio di Nike semplici e dirigermi verso la doccia.
Mi lavai e vestii evitando accuratamente di guardarmi allo specchio, fino a quando ne fui costretta, mentre mi lavavo i denti e mi truccavo.
Sembrava avessi un enorme cartello sulla testa che recitava quell’odiosa eppure realistica descrizione di me in quel momento.
Ragazza tradita.
Mi faceva stare male quasi quanto me ne faceva vergognare, era come se una parte della mia dignità se ne fosse andata a farsi un giro per la città lasciandomi da sola con il resto.
Afferrai la spazzola e con la piastra mi allisciai i capelli.
Se proprio dovevo avere due enormi corna sulla testa, preferivo almeno mostrarmi bella con esse.
Non mangiai nulla per colazione, cosa che di solito amavo fare, ma anzi scesi di casa quando ancora erano le sette.
Il viaggio in pullman quella mattina mi sembrava più lungo del solito.
Cuffie come sempre alle orecchie, quella mattina era toccato a Valerio Scanu farmi da accompagnatore.
 
Io non mi dimentico,
quei sogni irraggiungibili,
quegli attimi lunghissimi,
a superare il vento.
 
Non volevo pensare a Fra’.
Perché nonostante tutti i bellissimi momenti che avevamo passato insieme, ogni volta che il suo nome compariva nella mia mente, la sua immagine spalmata su quella della biondona tutta forme mi pugnalava in petto.
Tanto valeva non rimuovere quel ricordo dalla mia mente, ma rimuovere totalmente la sua persona, nonostante tutto l’amore che avevo provato per lui, e che in parte continuavo a provare.
 
Io non mi dimentico,
perciò non farlo neanche tu,
ricordati dovunque sei,
ricordati, ricordati, di noi.
 
Un ragazzo si sedette al posto accanto al mio e mi chiese l’ora.
L’ultima cosa che mi serviva era qualcuno che mi desse a parlare, ma gli risposi tentando di nascondere l’ostilità che provavo verso il suo sesso in generale.
<< Tu sei Noemi Guardia, vero ?? >> mi domandò dopo un po’ curioso.
Alzai gli occhi al cielo scocciata prima di rispondergli.
<< Si, come fai a saperlo ?? >>
<< Sai, anche io sono al Carlo Botta e fidati, in classe mia non abbiamo occhi che per te !! >> mi sorrise sincero ed io tentai di ricambiare.
<< Beh, mi sento lusingata >> esclamai semplicemente.
<< Ma dimmi, per quello che a noi è arrivato da qualche voce so che hai qualche tipo di rapporto con Livelli e Cammonti >> iniziò in cerca di gossip << Con chi stai dei due ?? >>
Per poco non riuscii a credere alle mie orecchie.
Com’era possibile che perfino nelle altre classi si sapesse del mio triangolo ???
Sbuffai sonoramente.
<< In realtà stavo con Livelli prima, ma abbiamo rotto >> risposi freddamente sentendo una rabbia crescermi dentro al solo pronunciare il suo cognome.
<< E con Cammonti ?? >> continuò quello.
Mi sembrava di essere diventata una di quelle veline a cui si chiede se preferirebbe uscire con un calciatore o un pilota di formula uno.
<< Insomma, vi hanno visti baciarvi alla festa di Capodanno >> mi informò rendendomi sempre più nervosa.
<< Beh, per adesso non c’è niente tra noi >> tentai di rispondere nella maniera più sincera possibile.
E proprio in quel momento, mentre lui biascicava un << Per adesso … >> il pullman si fermò ed io ne approfittai per correre giù.

***

Quella mattina la mia professoressa di Storia era assente, così ci dissero che per la prima ora sarebbe venuta una supplente della quale però non si vedeva neppure l’ombra.
Ero arrivata da poco, quando un fulmine di nome Mic corse ad abbracciarmi.
<< Come stai tesoro ?? >> mi chiese dolcemente pesando anche le parole.
La guardai dritta negli occhi prima di sorriderle ironica.
<< Prossima domanda ?? >> mormorai e in risposta mi strinse più forte.
Lei non aveva visto la scena all’interno di quella cabina, eppure l’aveva saputo quando al ritorno a casa l’avevo gridato mentre la rabbia s’impossessava di me totalmente.
Fece per aprire bocca quando si bloccò nuovamente.
Mi voltai individuando il motivo che l’aveva spinta a zittirsi del tutto.
Fra’ era entrato in classe proprio in quel momento, con due occhiaie che quasi facevano invidia alle mie, e un aspetto da colpevole che lo si notava da kilometri di distanza.
Incontrò il mio sguardo subito, ed io mi affrettai a voltarmi dall’altra parte.
Lanciò la cartella per aria avvicinandosi a me, che però non lo degnai di uno sguardo.
<< Noe >> sussurrò sfiorandomi un braccio che subito mi affrettai a ritrarre.
<< Lasciala in pace, idiota !! >> strillò Mic guardandolo assassina.
<< Devo parlarti >> la ignorò lui guardando me serio.
Mi voltai verso la mia amica annuendo leggermente, e lei allora si allontanò verso il fondo della classe dove Dodo e Giò aspettavano l’arrivo di Ste’.
<< Che vuoi ?? >> chiesi tentando di essere glaciale, ma consapevole del fatto che non avrei retto più di un minuto.
<< Non hai il diritto di trattarmi così >> iniziò, ma lo bloccai subito.
<< Io non ne ho il diritto ?? E tu allora ne avevi di tradirmi con un’altra ?? >> buttai giù arrabbiata, vedendo che però lui non sembrava per nulla dispiaciuto.
<< Ma guarda da che pulpito viene la predica !! >> esclamò ironico guardandomi con astio.
<< Hai bevuto ancora Fra’ ?? Ti rendi conto di cosa stai dicendo ?? >> gli domandai iniziando seriamente a credere che mi stesse prendendo in giro.
<< Certo che si >> rispose invece incrociando le braccia al petto.
<< E quindi ?? >> sollevai un sopracciglio scettica.
<< E quindi smettila di recitare la parte della ragazza piangente e immacolata, perché francamente non ti si addice >> mi sputò in faccia quelle parole che mi offesero davvero.
<< Allora dimmi un po’, che cosa ti ho fatto io ?? >> sentivo veramente di essere arrivata al limite.
<< Sei venuta a casa mia appena due giorni fa dicendomi che volevi provare a stare insieme ed io ho accettato.
Sei stata l’unica ragazza a cui ho detto Ti Amo in tutta la mia vita, ti ho regalato la collana che porti prima ancora di scoprire cosa sentivo per te, semplicemente perché sapevo che non era un semplice baciarsi tra di noi.
Ti ho perfino fatto conoscere mio padre che è la persona più importante della mia vita, e ti ho presentata ai miei amici come la mia prima vera fidanzata.
E poi, dopo nemmeno tre giorni .. >> e si bloccò di scatto.
<< Poi ?? >> gli feci cenno con la mano di continuare.
<< Poi ieri mattina decido di venire a casa tua per pranzare insieme, ma prima vado a fare un giro nel parco pubblico e ti trovo avvinghiata a quell’idiota di Ste’ mentre vi dichiarate tutto il vostro amore >> buttò giù con una rabbia e una tristezza che non gli avevo mai visto.
Rabbrividii tutta d’un colpo.
Ero stata io la prima a tradirlo, e credendo che seguire ciò che sentivo non potesse mai essere sbagliato, avevo finito a darmi la zappa sui piedi da sola.
<< T … tu mi ami ancora ?? >> biascicai incerta, non sapendo neppure perché gli l’avessi chiesto.
Temevo quella risposta, e facevo davvero bene.
<< In questo momento non so più niente >> mormorò stranito << E tu ?? >>
<< Si, ma ti odio per avermi fatto del male >> ammisi sincera.
<< Hai cominciato tu >> si difese velocemente.
<< Tu hai fatto peggio >>
<< Dalla tua prospettiva >>
<< Dalla prospettiva di tutti >>
Durante quello scambio di battute non avevamo avuto il coraggio di guardarci negli occhi una sola volta e questo mi appariva totalmente assurdo.
<< Io penso che abbiamo fatto male a metterci insieme, dopotutto tu sei indecisa tra me e quell’altro e io non ho voglia di sapere di aver piazzate in testa due enormi corna >> iniziò serio.
<< Adesso ce le abbiamo entrambi le corna >> sussurrai sperando che non mi sentisse.
<< E non era ciò che volevamo, perciò tu la tua vita ed io la mia, vedrai che in qualche giorno torneremo a litigare come quando sei arrivata e la normalità regnerà incontrastata >> portò le mani nelle tasche deglutendo forzatamente.
<< Io non voglio litigare con te >> gli dissi sincera mentre mi portavo le mani al collo slacciandomi la collana con il cuore d’oro e la frase della mia canzone preferita incisa.
<< Invece io credo che sia l’unica cosa che ci riesce >> mi rispose freddo.
Afferrai la sua mano per lasciarle scivolare all’interno la collana, mentre l’impulso di stringerla mi tormentava malignamente.
<< L’ho fatta fare per te, non devi ridarmela >> me la porse nuovamente, ma io non riuscii ad accettarla.
<< Non vogliamo avere più niente a che fare, non ha senso che io la tenga >> ammisi tristemente sentendo le lacrime che spingevano per scendere.
<< Fai ciò che vuoi >> disse distaccato, ed io allora la trattenni, nonostante qualunque principio della morale mi avrebbe imposto il contrario.
Ma a dirla tutta , quali principi avevamo mai rispettato noi due ??
Annuì semplicemente senza aggiungere altro.
Perfino le nostre prime discussioni erano molto più passionali e intense di quel triste e freddissimo dialogo.
Mi voltai uscendo dalla classe, con la collana ancora stretta in mano, quasi a tenere saldo un pezzo di noi.  
Il corridoio era vuoto a quell’ora e perciò il posto perfetto per stare da sola senza che nessuno venisse ad importunarmi.
Mi appoggiai alla finestra lasciando che le lacrime scendessero lente.
Avevo messo fine alla nostra storia, ma non al senso di dolore immenso che continuavo a provare.
Ad un tratto sentii due braccia forti cingermi i fianchi da dietro dolcemente e in nemmeno di un minuto riconobbi la stretta di Ste’.
Non sapevo a che punto della conversazione con Fra’ fosse arrivato, ma ero più che convinta che non avesse ascoltato nulla, e che nemmeno Mic gliel’avesse raccontato.
<< Cosa ti ha fatto ?? >> mi domandò tentando di nascondere il senso di rabbia che provava a pensare che Fra’ potesse farmi star male.
<< Niente >> mormorai finta, evitando di voltarmi a guardarlo negli occhi.
<< Noe >> esclamò riconoscendo il mio volergli nascondere qualcosa.
Girai tra le sue braccia arrivando a ritrovarmi con la schiena appoggiata alla finestra e il petto schiacciato contro il suo, la fronte a due centimetri da quella del ragazzo.
<< Ieri sera avevo deciso di dirgli quello che provo davvero per te e per lui e … >> iniziai a raccontare bloccandomi d’un tratto, mentre una lacrima scendeva lenta lungo la mia guancia.
L’ennesima lacrima che lui non meritava.
<< E ?? >> mi chiese impaziente e preoccupato.
<< Sono entrata nella discoteca dove stava e l’ho visto mentre andava con una >> singhiozzai allacciandogli le braccia al collo e stringendolo forte a me, forse preoccupata che potesse andare in classe e uccidere il suo ex migliore amico.
<< Bastardo. E cosa ti ha detto stamattina ??>> biascicò mentre mi accarezzava i capelli e la schiena tentando di calmarmi.
Affondai il viso nell’incavo del suo collo cercando di trovare conforto in lui che era la persona più dolce che avessi mai conosciuto.
Ma la vena che vedevo guizzare all’altezza della sua tempia non mostrava per niente il ragazzo calmo di sempre.
<< Che l’ha fatto perché mi ha vista baciare te ieri, quindi è colpa mia >> mormorai buttando giù l’ultima lacrima.
<< Avrebbe potuto parlartene invece di tradirti a sua volta >> sussurrò prendendomi il viso con una mano e guardandomi dritta negli occhi.
<< Ma lo sai com’è fatto, è istintivo ed immaturo, non pensa prima di fare le cose >> continuò poi.
Alcune lacrime se ne stavano ferme sul mio viso, e lui come ricordavo avesse già fatto in un’altra occasione, iniziò a baciarle lentamente per sottrarmele.
Era un gesto dolcissimo.
Dolcissimo quanto tranquillizzante.
Come la mano che ti viene tesa per rialzarti dopo una caduta, le parole di conforto dopo un brutto voto, la folata di vento durante una giornata afosa.
L’ultima goccia salata se ne stava ferma proprio tra le mie labbra, ed io chiusi gli occhi aspettando che la baciasse con la tenerezza di cui solo lui era capace.
Ma non lo fece, anzi mi guardò negli occhi sinceramente e mi disse serio << So che non è un buon momento, ma io voglio davvero cacciare via ogni tua lacrima >>
Sembrava quasi mi stesse chiedendo il permesso.
Il permesso per baciarmi, per farmi stare bene, per rendermi felice.
<< E io voglio che tu lo faccia >> risposi sincera avvicinandomi se possibile ancora di più a lui.
Con la lingua accarezzò il punto in cui se ne stava quell’ultima goccia, prima che io schiudessi le labbra e lo lasciassi entrare.
Ste’ era sempre dolcissimo quando mi baciava.
Con la lingua cercava la mia e la accarezzava lentamente, prima di iniziare a giocarci a ritmo dei battiti dei nostri cuori confinanti a causa dei nostri abbracci sempre strettissimi.
Non avevo più lacrime che scendevano, solo amore ad avvolgermi e ad alleviare almeno per un po’ il dolore che provavo.
Era lui l’unica medicina di cui avevo bisogno.


 
Piccolo Angolo Di Luce
Hola !!! Grazie mille a tutte quelle che continuano a leggere e recensire nonostante i cambi di rotta che sta avendo la storia e a complimentarsi con me che davvero mi sento onorata di ciò.
Spero che anche questo vi sia piaciuto, come vedete Fra’ l’ha tradita perché l’aveva vista baciare Ste’, mentre Noe ormai non sa neppure più lei cosa vuole: prima dice a Fra’ di amarlo, poi bacia Ste’.
È confusa e ferita, ma pian piano inizierà a svegliarsi, non vi preoccupate.
Aspetto le vostre recensioni, un abbraccio <3
xoxo

   
 
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