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Autore: Kilian_Softballer_Ro    23/02/2013    1 recensioni
Una normalissima ragazzina, dal soprannome esotico, prende parte a una gita in montagna altrettanto normale...O forse no?
Verrà catapultata in un mondo che non si sarebbe mai aspettata nemmeno di immaginare, in compagnia di....No, questa è una sorpresa.
Crossover su:
- Sonic
- Il Signore degli Anelli
- Pokemon
E altri che vedremo in seguito. Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ci incamminammo attraverso l’accampamento distrutto. O meglio, non era così distrutto. Erano solo i colpiti, accovacciati in ogni angolo a leccarsi le ferite, a dare l’impressione che tutto fosse cambiato. In realtà la maggior parte delle tende erano ancora in piedi, soprattutto lontano da dov’era stato il fulcro della battaglia. O forse era semplicemente una mia impressione, dopotutto cominciava appena a fare giorno.
Mentre camminavamo, Soter sembrava non accorgersi nemmeno della mia esistenza. Guardava fisso davanti a sé, scrutando ora un soldato ora l’altro attraverso quell’aggeggio che aveva sulla testa. Mi ignorava deliberatamente.
Tanto per dire qualcosa (e perché ormai le domande nella mia testa si stavano accumulando come documenti nell’ufficio di uno scansafatiche), gli chiesi: - Dove sono gli strateghi? Non nella loro solita tenda?
Il riccio scosse la testa. – No. E’ stata abbattuta dal Nazgul. Si sono spostati un po’ più in là, nella zona dove risiedono gli Estel adulti.
-         Avete una vostra zona? Ma siete così tanti? – Soter fece una mezza risata sarcastica.
-         Contando che i creatori di Estel sono per la maggior parte adolescenti, che ne ideano di coetanei, e qui vengono considerati “adulti” tutti quelli sopra i tredici anni….sì.
-         Non immaginavo che esistessero così tanti fan character.
-         Non ne esistevano così tanti fino a poco tempo fa, ma….Adesso ne spuntano di nuovi ogni giorno. E’ una forma di ribellione.
-         Che intendi dire?
-         Intendo dire – rispose lui fissandomi – che sembra che voi del mondo reale avvertiate qualcosa di quello che succede qui. Forse sentite che c’è una guerra e volete mandarci dei soldati, fatto sta che ideate Estel nuovi ogni giorno. E sono tantissimi.
Visto che, per una delle mie idee folli, avevo da poco sfornato circa una quarantina di fan character, non potei che trovarmi d’accordo. – Quindi come soldati siete un gran numero?
-         Non proprio. Vedi, io, la tua Roxy, e tanti altri, siamo qui da parecchio tempo, perciò qualsiasi età abbiamo, siamo dei veterani. Questi Estel piombano nel bel mezzo di una guerra senza avere la minima idea di cosa fare, quindi dobbiamo istruirli.
-         Tu sei un veterano? E come combatti, scusa? Non hai neanche una spada….
-         Non ne ho bisogno – sogghignò il riccio. – Se l’esercito nemico è vicino quanto crediamo, la guerra è imminente, quindi capirai presto cosa intendo.
-         Devo preoccuparmi?
-         Oh sì che devi. – Soter sogghignò di nuovo. – Devi preoccuparti, e molto.
Okay, sicuramente molto rassicurante andare in giro con un riccio del genere. Per fortuna il vento cambiò direzione, portando con sé un pessimo odore e con esso un nuovo argomento.
-         Ma che diamine…. – Borbottai tappandomi il naso. – La sento solo io questa puzza? Sembra…sembra…
-         Pipì? Molto probabile. – Per qualche strana ragione, sembrava trovare questa cosa molto divertente. – Suppongo che anche tu abbia avuto la sensazione di….diciamo…fartela addosso.
-         S…sì?
-         Ho come l’impressione che i bambini non si siano trattenuti.
Non fu l’idea a farmi scoppiare a ridere, lo giuro. Era il modo in cui aveva appena parlato. Voglio dire, chi mai direbbe “i bambini non si sono trattenuti” per dire che se la sono fatta addosso? Forse un nonnetto, a mio modesto parere.
La mia risata sembrava fuori luogo in quel posto, ma non riuscii a trattenermi. Mi misi una mano sulla bocca per cercare di frenarmi, ma ridevo talmente forte che Soter e chiunque incontrassimo per strada si voltavano.
-         Quanti anni hai, si può sapere? – Chiesi fra gli sbuffi di risa.
-         Quindici. – Decisamente non un nonnetto. Mi guardò stranito, con tutta probabilità dovevo sembrare fuori di testa. Per fortuna, poco dopo (mentre ancora mi scrutava con la coda dell’occhio) si fermò. – Siamo arrivati. – Annunciò.
Ci fermammo. Quell’area era ancora diversa da tutte quelle che avevo visto in precedenza.
Le tende erano grandi, come se avessero potuto ospitare molte persone, e in molti colori differenti raggruppati. Le più vicine a me erano verdi, il gruppo poco più in là rosso, e per quello che ne potevo vedere, ce n’era uno blu più distante.
E soprattutto, i personaggi erano gente mai vista prima.
Decisamente, i creatori di Estel avevano molta fantasia. C’erano umani, elfi, animali, tutte le bizzarrie possibili, e molti erano corredati di ali e accessori simili. Guardavano me e Soter come avrebbero guardato un alieno…o forse guardavano soltanto me. Probabilmente ero troppo normale per i loro gusti.
Il riccio fece un cenno di saluto ad alcuni di loro, poi mi guidò in un’altra direzione in mezzo alle tende. Sembrava apparentemente andare “ad minchiam”, perché dopo un po’ io persi l’orientamento fra quelle stoffe di tutti i colori, ma forse un’idea di dove stesse andando ce l’aveva, perché alla fine sbucammo davanti a una tenda ulteriormente più grande, con parti di tutti i colori.
-         L’hanno eretta con quello che hanno trovato – disse Soter notando il mio sguardo disorientato. – Ora entra.
-         Tu non….
-         No, meglio di no. Aspetterò qui fuori. Su, entra.
Alzai le spalle e entrai. Non sono mica una psicologa. Non esploro le manie del cervello dei ricci, anche se quello in particolare mi doveva ancora molte spiegazioni.
L’interno della tenda era, se possibile, ancora più cupo di quello della precedente base degli strateghi. Mobilio non ce n’era, lampade neppure, c’erano solo Nasuada, Reid, Elle e Aragorn accovacciati per terra intorno a una mappa, illuminata a malapena da un raggio di luce. In piedi in un angolo, dritti come soldatini di metallo, Eragon e Legolas li osservavano.
Sembrava che avessi interrotto la banda del pavimento nel bel mezzo di una discussione, perché si voltarono verso di me con le facce corrucciate e le bocche aperte. Si ricomposero in fretta, ma li avevo visti bene. Mi domandai di cosa avrebbero potuto discutere, quando c’era bisogno di tutta la solidarietà possibile.
Nasuada si alzò e mi si avvicinò. Indossava una corazza dorata e il suo sguardo era duro. – Esme…per fortuna non hai subito danni. – Parlava sbrigativamente, come se nel caso che avessi “subito danni” sarebbe stata colpa mia. – Qualcuno ti avrà riferito che ai nostri soldati è andata…diversamente.
-         Mi hanno detto qualcosa. – Ammisi.- Quanti morti?
-         Duecentoottanta circa, stando a quanto abbiamo calcolato. – Serrò le labbra. – Di cui una settantina di bambini.
Vacillai. Era un dato che avrei preferito non sapere. Settanta bambini…Per un breve terribile istante mi domandai se Roxy fosse stata una di quelli.
Cercai di ricompormi in fretta. – Avete già scoperto da dove veniva quella voce?
-         Non con certezza….- Rispose Reid. – Ma pare che si trattasse proprio di Lui. Sì insomma…Il Nemico.
-         Lo sapevo…E sulla sparizione dei soldati?
-         Quello è ancora un mistero. – Eragon fece un passo avanti. – E’ un genere di magia che non ho mai visto. Nel mio mondo avrebbe richiesto tonnellate di energia, ma per lui…è stato come bere un bicchier d’acqua.
-         Mentre quell’…Estel…Veniva a cercarti, abbiamo cercato di trovare un accordo. – Disse Elle. Indicò un punto sulla mappa. – Come forse avrai intuito, il Nemico sa esattamente dove ci troviamo. E ha dimostrato di poterci sconfiggere anche solo schioccando le dita. Perciò…la mia idea sarebbe di sferrare il colpo finale il prima possibile, altrimenti sarà lui a farlo.
Nasuada sbuffò, chiaramente irritata. – MA…Come ho già spiegato….I soldati sono tutti stanchi e demoralizzati, e abbiamo molti feriti. Attaccare adesso sarebbe un suicidio.
-         Se non ci muoviamo in fretta, saranno tutti troppo morti per sentirsi stanchi.
-         Ma se ci muoviamo ORA, saremo morti ancora prima di partire!
L’atmosfera si stava scaldando. Ora capivo qual era il motivo della loro discussione. Lanciai un’occhiata impanicata ad Aragorn, che aprì le braccia e scosse la testa.
-         Dì loro qualcosa. – Bisbigliò.
Dire qualcosa?Io? Va bene che in quanto “Predestinata” magari mi avrebbero dato ascolto, a di lì a farli smettere di litigare….
Per fortuna, in quel momento il mio unico neurone decise di attivarsi. Un’idea, nella testa, ce l’avevo. Miracolo!
-         Scusate… - Mi feci avanti alzando un dito. I due smisero di battibeccare e mi guardarono truci. Mi feci coraggio  continuai.
-         Perché invece di litigare non vi ascoltate a vicenda? Avete ragione tutti e due, dopotutto…
-         Ah davvero? E cosa penseresti di fare? – Nasuada mi guardò corrucciata.
-         Di quanti giorni avremmo bisogno per essere pronti a combattere?
-         Due, forse tre.
-         Allora fra quattro giorni potremo attaccare il Nemico. Non farà nulla fino ad allora. Credetemi, conosco troppo bene i cattivi per non sapere che aspetterà la battaglia finale per attaccarci.
Solo quando finii di parlare mi resi conto che mi stavano tutti guardando con gli occhi di fuori. ADESSO capivo perché avevano voluto che parlassi io. Nessuno di loro aveva mai visto la propria storia con l’occhio del lettore, non sapevano niente di lieto fine o delle mosse ovvie che fanno tutti i cattivi….Forse alla fine un’utilità ce l’avevo davvero.
Lentamente, come se fosse costretto a sputare le parole una ad una, Elle disse: - Mi sembra…una buona idea.
-         Anche a me – convenne Nasuada.
-         Idem.
Aragorn  sogghignò. – Ve l’avevo detto. Ero sicuro che il suo parere sarebbe servito.
-         Per questo mi avete chiamato? Per chiedermi un parere?
-         Un parere…e qualcos’altro. – Si scambiarono tutti degli strani sguardi, poi Eragon, che aveva aperto bocca per la prima volta, continuò. – Sai, Esme, all’inizio del combattimento ti ho visto. E….ho dovuto riferire quello che ho visto.
-         E che cosa avresti visto? – Cominciavo a innervosirmi. Nasuada si fece avanti.
-         Sta cercando di dirti, con la sua solita bravura, che ha visto i tuoi miglioramenti nella lotta. Ce l’ha riferito, e quindi noi abbiamo ritenuto che per il giorno del “combattimento finale” tu sarai pronta.
-         Ma pronta a fare cosa?!
-         Pronta per combattere, e se necessario a comandare gli altri. Vogliamo che tu diventi un generale.
 
Non molto dopo, uscivo dalla tenda con l’aria vagamente trasognata, affiancata da Legolas ed Eragon. Soter, accovacciato a terra, si alzò e mi scrutò attraverso quell’affare che aveva sul naso.
-         Com’è andata? – Mi chiese, ignorando la strana occhiataccia che gli lanciò il Cavaliere.
-         Sono sincera se ti dico che non lo so. – Come facevo a dirgli che in meno di dieci minuti avevo decretato il giorno dell’ultima battaglia ed ero diventata generale?
-         Non importa, non è a me che devi dirlo.  In ogni caso….
-         In ogni caso adesso Esme deve venire con noi. – Lo interruppe Eragon prendendomi per un braccio.
Soter strinse gli occhi. – Chiedo scusa. – Sibilò. – Ma ho ricevuto io stesso l’ordine di portarla dovunque volesse andare.
-         Gli ordini sono cambiati. E’ più al sicuro con noi.
Ma che stava succedendo? Cos’era tutta questa rabbia? Mi misi in mezzo. – Eragon, non c’è nessun problema se è Soter ad accompagnarmi alla tenda…..
-         Oh sì che ce ne sono. Ci sono MOLTI problemi.
-         Cosa intendi dire, First? Non ti fidi di me?
-         Assolutamente no, Estel. Non mi fido.
Ero assolutamente sbalordita. I due si fronteggiavano fissandosi negli occhi, rabbiosi, per qualche motivo che non riuscivo a capire. Per fortuna Legolas li separò.
-         Fermatevi. Non è il momento di discutere di queste cose.
-         Bene. – Soter sputò per terra, poi mi guardo con un sorriso ironico. – Non preoccuparti. Forse la prossima volta incontrerò qualcuno di cui godo della fiducia. – E con un cenno della mano sparì fra le tende.
Appena se ne fu andato, praticamente saltai addosso ad Eragon. – Si può sapere cosa ti è preso? Soter non ti ha fatto niente!
-         Io non mi fido a prescindere di quelli come lui. – Ringhiò il Cavaliere. – Questi Estel…. – Sembrava che quella parola fosse un veleno che doveva sputare. – Come facciamo a sapere se sono leali a noi o al Nemico?
-         Queste non sono parole da pronunciare qui e ora. – Lo rimbeccò Legolas. – Ti rendi conto di cosa stai dicendo?
-         Non lascerò Esme in balia di possibili traditori!
-         So cosa provi per lei, ma questo non deve offuscare la tua mente!
-         Ma cosa sai, tu?
E cominciarono ad insultasi in elfico. Nonostante fossero due idiomi diversi, sembravano capirsi a meraviglia, e questo li faceva infuriare ancora di più.
Quanto a me, ero assolutamente basita. Non solo per l’improvviso cambiamento di Eragon, ma anche per le parole che l’elfo aveva appena pronunciato. La frase So cosa provi per lei si accavallava nella mia testa con un’altra, sentita in un altro momento e in un altro luogo….
Due uomini si contenderanno, e forse si contendono già ora, il tuo cuore…
“ No, no, ti prego no…” Supplicai mentalmente mentre un sospetto tutt’altro che piacevole mi sorgeva in testa.
Avrei continuato ad arrampicarmi sugli specchi pur di non pensare certe cose, ma purtroppo la discussione incomprensibile si interruppe e la frase che non avrei voluto sentire uscì dalla bocca del ragazzo di Alagaesia.
-         Hai ragione, va bene? Sì, la amo. Sono pazzo, ma la amo!

Alè! Chi se lo aspettava tutto ciò? Esme, la generale con due spasimanti....Ha stupito persino me mentre scrivevo XD
In ogni caso, spero vi piaccia il capitolo. Kalimera!
Ro =)
  
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