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Autore: goldfish    09/09/2007    7 recensioni
Perchè chiunque, anche la più posata delle streghe, può avere i suoi momenti no. Il problema è non farsi prendere troppo la mano, rischiando di compromettere quello che conta davvero. E allora potrebbe far comodo un piccolo aiuto 'extra'... decisamente inaspettato!
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8 – SE SOLO TUTTO FOSSE COSI’ FACILE

Dicono che capiamo davvero di tenere a qualcosa nel momento in cui quel qualcosa ci viene tolto. Ed è vero, maledizione.

Ron è sempre stato una costante della mia vita: mi rendo conto solo adesso di non aver mai nemmeno considerato possibile l’ipotesi contraria perché, nonostante le nostre infinite liti, eravamo entrambi consapevoli di come nulla avrebbe spezzato facilmente il sottile filo che ci teneva indissolubilmente legati l’uno all’altra. Ne avevamo passate troppe, io lui e Harry.

Il mare è bagnato, i miei capelli sono crespi e Ron c’è. A che servono ulteriori spiegazioni? È scontato!

Ma spesso, a dare le cose per scontate, si rischia di perderne di vista l’effettiva importanza; per rendersene conto quando ormai è troppo tardi.

Lui era vitale per me, Dio sa solo quanto. E se solo non fossi stata così stupida da allontanare tutte le persone che mi vogliono bene per capriccio, adesso non mi piangerei addosso come un’adolescente sui gradini del porticato di casa mia.

Non avrei sbattuto la porta in faccia a lui e a tutto quello che avremmo condiviso, come Emma.

Cielo, ma come ho fatto ad essere così ingenua?! Era palese il significato degli eventi assurdi che mi sono successi in questi due giorni.

"Hermione! Tesoro, che ci fai qua? È tutto a posto?"

Alzo la testa un secondo, i miei genitori stanno scendendo dalla macchina, evidentemente sono tornati dalla Scozia prima del previsto. Ero così presa dalle mie considerazioni che non mi ero nemmeno accorta di una macchina che stava arrivando. In fretta mi passo le mani sul viso, come per riassestarne la normale espressione, e mi avvicino.

"Mamma! Papà!" li saluto con enfasi. Li abbraccio e li bacio entrambi, era un sacco di tempo che non li vedevo.

"Cosa ci fai qua? Va tutto bene?" ripete mia madre, preoccupata da questa mia presenza imprevista. Ripensandoci, non mi facevo vedere da un sacco di tempo, troppo presa da… da troppe cose.

"Sì, sì…" la rassicuro con un sorrisetto forzato. "Tutto a posto. Volevo solo fare un passo, ma mi ero dimenticata che non c’eravate."

Ma da come mi guarda mia madre, sono perfettamente consapevole che lei ha capito che non è tutto a posto. Primo, perché non so raccontare palle. Secondo, perché è mia madre. Ma ha il buon gusto di credermi, o per lo meno assecondarmi.

"Paul, porta i bagagli in casa!" ordina a mio padre.

"Aspetta, lascia fare a me…" intervengo prendendo la bacchetta per risparmiargli la fatica, ma mia mamma mi blocca.

"Oh, un po’ di moto non può fargli che bene. Vero?! Ma su, Hermione, entriamo! Lo sai che ti stanno bene i capelli?" e così seguiamo mio padre in casa. Lui borbotta qualcosa di incomprensibile trascinando i bagagli, mia mamma lo ignora e io sorrido spontaneamente nel constatare da chi ho ereditato il mio celebre cipiglio. E dal realizzare quanto mi siano mancati, di questi ultimi tempi.

"Mi dici che cos’hai?" mi chiede mia mamma, approfittando della momentanea assenza di mi o padre.

Ecco, la cena dai miei era stata qualcosa di insperatamente felice, una parentesi positiva in questa giornata da incubo. Per un attimo mi sono persino scordata di essere impazzita, aver mandato al diavolo diverse persone, non avere più un lavoro e aver distrutto un futuro potenzialmente felice nell’arco di qualche settimana.

Ero tornata una spensierata ragazzina che cena coi genitori, e adesso mia madre se ne esce con questa domanda a bruciapelo.

"Niente, te l’ho detto" ribadisco, molto poco convincente.

"Hermione, ti conosco abbastanza per capire che qualcosa ti ha scombussolata. E poi ti sei tagliata i capelli."

"E con ciò?"

"L’ultima volta che l’ho fatto io, ero convinta che tuo padre avesse una relazione con la nostra assistente alla poltrona. Poi non era vero, ma io ormai avevo già contattato l’avvocato…"

"Carol?!" esclamo. "E’ per quello che ha improvvisamente cambiato lavoro, mamma?!"

Un ghigno perfido ed eloquente mi fa capire che la risposta è affermativa. Cielo, non avevo mai immaginato mia madre in questa veste di sterminatrice di rovina famiglie, vere o presunte. E la cosa mi fa ridere da pazzi, come non mi succedeva da un sacco di tempo. Ridiamo entrambe, finché non è di nuovo lei a interrompermi.

"D’accordo, so che non vuoi parlarne e mi sta bene. Era solo per dire. Caffé?"

"Non è che non voglia, ma…" rispondo titubante, mentre afferro la tazza che mi porge.

"Non c’è problema, davvero. Poi non avremmo neanche tanto tempo, è già un quarto d’ora abbondante che tuo padre litiga con i gestori della linea telefonica, non so per quanto ne abbia ancora."

Osservo in silenzio il caffé nero nella tazza per qualche minuto.

"Hai mai pensato a come sarebbe stata la tua vita, se non avessi fatto le scelte che hai fatto?" chiedo improvvisamente, alzando lo sguardo verso di lei.

"Mi chiedi se ho dei rimpianti?"

"Non proprio. Intendo solo se ti capita mai di pensare dove saresti adesso, cosa faresti, con chi… se magari avessi scelto un’altra strada"

Mi sorride.

"Adesso sono vecchia e il mio pensiero principale sono le rughe e la ricrescita ma…" fa un piccola pausa, per riacquistare serietà. "Certo che mi è successo. Capita a tutti, in continuazione. Che sarebbe successo se invece di studiare da dentista e conoscere tuo padre avessi scelto di lavorare nella ditta del nonno? O se avessi perdonato Tim O’Connell – tu non immagini nemmeno che gran pezzo di irlandese fosse - per avermi messo le corna? O se tuo padre non avesse avuto il coraggio di piantare per me la sua fidanzata a due mesi dal matrimonio? Ma sai a che conclusione sono arrivata?"

La guardo curiosa, non sapevo tutte queste cose su di lei. Scuoto la testa.

"Tesoro, pensare ai ‘se avessi’ o ai ‘se magari’ equivale a prendere il proprio tempo e buttarlo nel cesso."

"Mamma!"

"Che c’è? Non hai più cinque anni, credi che di norma io dica caspiterina?!"

Sono alquanto perplessa, non ho mai parlato così apertamente con mia madre. Peccato.

"No ma…"

"Non perdere tempo a pensare a quello che non hai fatto e che avresti dovuto fare, o viceversa. È inutile. Pensa invece a come ottenere quello che vuoi."

Faccio uno sforzo immane per contenere le lacrime traditrici, non so perché ma questi discorsi schietti fanno vacillare la mia compostezza. È come un faccia a faccia con le proprie debolezze, rimandato ormai troppo volte.

"Potrebbe essere troppo tardi, potrei aver fatto la cazzata definitiva."

"Oh, cielo, mia figlia è più catastrofica di quanto pensassi. Se a venticinque anni parli così, alla mia età sei bella che spacciata!"

"No, mamma, dico davvero perché…"

"Hermione, stammi a sentire" mi zittisce. "Non esistono vicoli ciechi, nella vita. Io non ho mai creduto alla storia del treno che passa una volta e poi si è belli che fregati… Se vuoi davvero qualcosa, allora fai di tutto per ottenerlo: non importa come, fallo e basta. Magari ti ci vorrà un po’ più di tempo, ma non bisogna scoraggiarsi."

Al diavolo. Mi posso permettere due occhi lucidi con mia mamma.

"E poi chi lo sa cosa incontri durante il cammino? La vita è una continua sorpresa." Mi passa una mano sulla testa e mi sorride, riuscendo a rassicurarmi come solo lei è capace. "Ma adesso asciugati la faccia che ho sentito tuo padre mandare a quel paese l’operatore. Tra poco sbucherà in cucina violaceo e imbufalito."

Rido, e mi sento improvvisamente più leggera.

Se solo fosse tutto così facile.

~

"Ron, apri questa cazzo di porta!"

Meno di un’ora dopo mi sono catapultata a casa di Ron: so perfettamente che lui è dentro e che sta facendo finta di non sentirmi.

Il discorso di mia madre mi ha dato una nuova grinta. Ora so cosa voglio e farò tutto per ottenerlo! Se solo lui fosse meno testone… e se non venisse giù pioggia a secchiate. Mi sposto i capelli bagnati appiccicati alla fronte e ricomincio a bussare.

"Ron! Diluvia, sono fradicia e se mi becco una polmonite con complicazioni mi avrai sulla coscienza, perché io non mi schiodo di qua!"

E finalmente la porta si apre. Lui mi guarda un attimo, poi mi dà le spalle e io lo seguo in casa.

"Ron…"

Si volta di scatto.

"Cosa vuoi, Hermione?"

La sua freddezza è come una pugnalata nello sterno. Non l’ho mai sentito così distante.

"Io ho fatto una cazzata dietro l’altra, lo so…"

"E ora hai deciso che non dovevi e pretendi di averci tutti indietro, ai tuoi ordini."

Non è una domanda, la sua. Mi passo le mani sul viso per asciugarmi dalle gocce di pioggia. Mi avvicino lentamente a lui, che è immobile appoggiato allo stipite della porta della cucina

"No… io non voglio nessuno ai miei ordini…"

"Strano, mi sembrava."

"Ho sbagliato, d’accordo? Ho sbagliato e sono stata una vera stronza."

"Sono d’accordo. Hai finito?" mi si avvicina con un asciugamano, me lo mette tra le mani con stizza e si allontana dandomi le spalle. Non tollero di venir trattata così.

"NON HO FINITO!" urlo, sbattendo per terra l’asciugamano. Gli afferro un braccio con prepotenza e lo obbligo a guardarmi. "Ma dico, non è possibile avere un momento di incertezza nella vita?!" sbotto furibonda. "Forse non dovevo, e ti chiedo scusa anzi la chiedo a tutti, ma adesso so quello che voglio! Voglio te, dannazione!"

Si scolla con prepotenza la mia mano di dosso.

"Adesso mi vuoi, bene. Ma se nel frattempo avessi riflettuto anche io, Hermione?!" mi urla in faccia, arrabbiato. "Se avessi deciso che è il mio turno di capire che cosa voglio, da solo?!"

"No, Ron, tu vuoi solo rinfacciarmi che…"

"Che cosa?! Che ti sei presa la libertà di coinvolgere tutti nelle tue crisi di rabbia e vomitarci addosso una cattiveria dopo l’altra?!"

"Lo sai che io non pensavo quelle cose…" dico piano, con una smorfia e il più possibile controllata, nonostante lui mi punti addosso un indice accusatorio.

"Non lo so Hermione, le hai dette, perciò devi averle pensate almeno una volta. Ma a parte questo… chissà, magari mentre eri tanto impegnata a riflettere sui massimi sistemi, ho capito che avevi ragione, che tra di noi era tutta un cazzata e che non fai per me."

"No…" bisbiglio, "Non è possibile."

Noi abbiamo una vita da vivere, assieme. Siamo felici, lo so, l’ho visto. Possiamo esserlo davvero.

"NO?!" ribatte, così forte che sussulto. "Cioè, fammi capire, credi di poter decidere anche per gli altri?! Che debbano essere tutti sull’attenti, pronti ad assecondarti?"

Non so che dire, non mi aspettavo questa reazione. Certo non pensavo che mi accogliesse a braccia aperte, ma nemmeno questo. Stringo gli occhi, con una smorfia.

"Anche tu la vedevi…" bisbiglio impercettibilmente, scuotendo la testa.

"Cosa hai detto?"

Alzo lo sguardo e lo fisso negli occhi, che mi ricordano così tanto quelli di un’altra persona.

Lui vedeva Emma. Ne va anche della sua vita, anche la sua felicità dipende da noi, non si tratta solo di me.

"Non pensi davvero queste cose" dico piano, tremolante. Gli porto una mano alla guancia e lo accarezzo. Si allontana con uno scatto irritato, ma non smette di guardarmi. Allungo di nuovo la mano verso di lui, e questa volta mi lascia fare, ma è sempre impassibile e teso.

"La vedevi…" ripeto piano, prima di poggiare le labbra sulle sue, in bacio umido di pioggia.

Inizialmente non muove un muscolo ma poi, dopo poco, sento che comincia a rispondere al bacio. Dapprima titubante, diventa presto sempre più profondo e intenso nell’aggredire la bocca. Colmo di qualcosa molto simile alla rabbia. Si sfila la maglia, mi afferra per i fianchi e mi spinge con insistenza verso il tavolo della cucina, in modo che mi ci possa sedere sopra.

Rabbia. Perché quello che mi trasmette in questo momento è una rabbia incontrollata? Piacevole, certo, ma pur sempre rabbia. Non che ci sia qualcosa di sbagliato in quello che sta succedendo, anzi, ma mi sembra che non sia lui. Non completamente per lo meno.

"Ron…" gli mormoro ad un orecchio staccandomi leggermente. Lui mi ignora e mi infila le mani nei pantaloni ormai sbottonati. Ma per quanto sia estremamente vicino, in questo momento, sento che è lontano come non mai.

"Ron!" cerco di distrarlo ancora, ma con poca convinzione, adesso. Anche la mia determinazione, in simili momenti, è messa a dura prova.

"Cosa c’è!" sbotta esasperato, smettendo per un attimo di baciarmi ogni centimetro di pelle libera.

Sto per aprire la bocca, ma la richiudo immediatamente. Ora come ora, se mi fissa in questo modo, non sono più sicura di niente. Preferisco limitarmi a finire di sfilarmi la camicia e stringerlo a me, intrappolandolo con ancora più forza tra le mie gambe, sempre seduta sul tavolo.

Ma non avevo visto male, prima.

~

Ora non prendetemi per superficiale, ma sono stata zitta e ho concluso quello che avevamo iniziato giusto perché ormai aveva le mani infilate nei miei jeans; e con tutta la buona volontà… ma avrei voluto farcela, a dirglielo.

A dirgli che non era lui, a baciarmi, e me ne ero accorta. Almeno non lo avrei sentito dire quelle cose dopo.

"Ron, prima…" attacco, cercando di rompere il silenzio.

"Non dire niente, Hermione."

Mi volto scioccata verso di lui; smetto anche di riallacciarmi la camicia, tanto.

"Cosa…"

"Volevi la tua scopata distensiva, no? Pronti. Devo dire che non è stato male… se ti serve un altro aiuto fammi in fischio."

Mi viene da vomitare. Vorrei urlare e prenderlo a calci e pugni. E poi prendermi a schiaffi da sola.

"St… stai scherzando, vero?" balbetto. "Noi abbiamo… tu parli così perché sei ancora arrabbiato, ma…" mi avvicino a lui, che però arretra e mi guarda ancora più torvo, se possibile, con gli occhi stretti in una smorfia.

"Non sono arrabbiato. Se ci tieni a saperlo, ora come ora mi sei totalmente indifferente."

Sciaff.

Non sono una tipa da schiaffi, io. Non ho mai creduto che risolvessero qualcosa, ma sinceramente adesso non ho potuto farne a meno.

Lo guardo posarsi un palmo sulla guancia che gli ho colpito, e dopo qualche secondo, senza che nessuno dei due aggiunga altro, prendo le mie cose e esco di casa. Non sbatto nemmeno la porta, non se lo merita.

Fuori ha smesso di piovere. Questo fatto mi irrita, perché così non posso nascondere le lacrime tra le gocce di pioggia.


*non ricordavo i nomi dei genitori di Hermione. Ho improvvisato… boh?*

Ok, non sparatemi. Giuro che adesso si può solo risalire da questo vortice vizioso di capitoli da depressione! Devo smetterla con le soap opera ^^!

Però spero di non aver deluso, stufato o nauseato nessuno con questo capitolo… ammetto che mi è piaciuto molto scriverlo, anche se non è comico come sempre.

Passando ai ringraziamenti:

un bacio e un grazie con relativo rossore di guance per i complimenti a hermron, Daewen, ninny, EDVIGE86 (mi hai letto nel pensiero con il commento! non so se hai notato la prima frase... eheh), robby, karmygranger, Hermionina, funnynurse (ma bentornata! Dai, se non ricordo male hai i tuoi motivi per essere stata ‘impegnata’… -_^ un bacio e grazie della rece!).

Un saluto a tutti, i vostri commenti mi rendono sempre molto contenta… mi fa piacere se la mia umile storiella piaccia!!

  
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