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Autore: _World_    23/02/2013    1 recensioni
Hawke-Fenris.
Ormai era passato più di un anno, e i componenti stavano imparando a conoscersi, a capirsi. Cominciavano a saper che fare.
Forse, l’unico punto interrogativo rimasto era Fenris, così distante e schivo, con il palese odio verso i maghi, ma paradossalmente, l’unica che riusciva ad avvicinarlo era proprio Amaranta Hawke.
PS: Il raiting è momentaneamente giallo ma potrebbe variare anche a rosso, credo.
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP 8


“Fenris” pensò mentre il sangue le raggelava. Era certa di non essere stata seguita. Come aveva fatto?.
S’impose di voltarsi, dato che per lunghi istanti era rimasta rigida dandogli la schiena. Incontrò i suoi occhi verdi presi da un impeto di ira. Quel verde chiaro, acceso, ora era offuscato. E ne ebbe paura.
Secondi eteri di silenzio riempirono lo spazio tra i due, entrambi incapaci di dire qualcosa.
Fenris allibito per ciò che aveva visto, Amaranta per la paura di ciò che sarebbe successo a breve.
<< Da quanto va avanti tutto questo?. >> chiese ma alle orecchie della maga non parve davvero una domanda. Quasi una strana efferazione.
<< Perché mi hai seguita? >> chiese contrariata.
<< Ti avevo già detto che le tue stranezze non passavano inosservate >>.
Altro silenzio opprimente.
Fenris non parlò subito, palesemente in conflitto con sé stesso. Stringeva forte l’elsa della sua enorme spada.
Amaranta lo osservava in trepida attesa, incatenando i suoi occhi a quelli verdi, dove si leggeva chiaramente la sua indecisione. L’odio, il rancore, e qualcos’altro che non riusciva a decifrare
Sospirò pesantemente, buttando fuori tutta la rassegnazione, lasciando poi andare la spada rimettendola apposto.
<< Ormai sono scappati >> constatò << E sarebbe inutile combattere con te per qualcosa già fatto >> Amaranta cominciava ad avere paura di quel discorso, dove voleva parare? << Per ogni missione svolta, continuavo a sentirmi in debito con te. Sembravano non bastare mai le volte in cui ti salvavo la vita, ma ora so come ripagare il mio debito. >> lasciò che il silenzio vagasse incontrastato.
Amaranta non se ne accorse subito, ma cominciò a tremare troppa era la tensione.
<< Non ti ostacolerò ormai sono andati, ma se ti rivedrò nuovamente in questa situazione, non esiterò ad ucciderti. >> proferì gelido con una punta di delusione per poi avviarsi.
Per tutto quel tempo sembrava una bomba pronta ad esplodere, qualcosa lo tratteneva e Amaranta sapeva che sarebbe stato meglio evitare mosse azzardate, se non voleva davvero ritrovarsi con una lama nello stomaco. Ciò nonostante non riuscì a fermarsi. << Dove vai? >> chiese con voce troppo acuta e secca.
L’elfo si fermò senza guardarla, lo vide ispirare affondo in cerca di altro autocontrollo. << Via. Ormai non ho più nulla che mi lega a te. >>
Amaranta non ebbe la forza di fermarlo, rimase paralizzata ad osservarlo sparire dalla sua vista, dalla sua vita.
Sapeva che Fenris aveva relativamente ragione, per un tipo come lui - con quei pensieri, – era già troppo che non l’avesse attaccata. Si stupì anche di quello.
Fenris era freddo e razionale, ma Amaranta sapeva che era solo una maschera a nascondere tutta l’ira, il rancore, l’odio e l’irrazionalità che serbava dentro.
Avrebbe voluto parlargli, magari in futuro, ma non ne ebbe il coraggio, e mai l’avrebbe avuto.


Riuscì a durare una settimana senza farsi prendere dallo sconforto, dal panico di averlo perso.
Riuscì a mantenere il sorriso davanti il suo gruppo, ma non in missione.
Le battaglie, l’adrenalina prima dello scontro, la furia e l’impeto che ne seguivano la travolgevano, i sentimenti e la foga prevalevano. Non si lasciava sopraffare da essi, al contrario incanalava quel dolore struggente contro i nemici, trasformando la sua debolezza in punto di forza.
In molte battaglie capitava che lacrime silenziose rigavano il suo volto, per venire successivamente coperti da schizzi di sangue.
Aveva cambiato stile di combattimento, ora preferiva avere scontri ravvicinati, aveva cambiato anche il suo bastone, ora ne possedeva uno quasi indistruttibile e con la punta inferiore simile ad una lama.
Cominciò ad avere la necessità di infilzare i corpi piuttosto che vederli cadere ibernati, di venire schizzata da quel sangue caldo per sentirsi forse più forte di ciò che era in realtà. Cominciò a sentire la necessità di non essere più sé stessa. Ma ormai nemmeno quello sembrare bastare.


Si era lasciata trascinare dalla circostanza e aveva bevuto davvero, davvero troppo con Isabela. Avevano riso come matte, spensierati sghignazzi sguaiati. Era tarda notte ma a loro non importava, avrebbe continuavo a giocare a perdere e a ridere.
Barcollavano e alle volte cascavano trovando il tutto esilarante. Varric, quello più sobrio tra i tre prese le redini della situazione.
<< Okay adesso basta ci siamo divertiti abbastanza. Isabela in camera, Amaranta ti accompagno a casa >>
<< No. >> protestò infantile. << Non voglio essere accompagnata e non voglio nemmeno tornare a casa. >>
Il nano sospirò paziente. << E dove vorresti andare, sentiamo? >>
<< Da Anders. >>
Varric le scoccò un’occhiata interrogativa, ma non fece ulteriori domande.


<< Anders scusa il disturbo ma questa scellerata voleva vederti e si rifiuta di tornare a casa. Falla ragionare io vado che è fin troppo tardi. >>
Amaranta diede un bacio in fronte al nano sdraiandosi sulle brandine. << Si, è totalmente andata. >> concluse Varric andandosene.
Anders spuntò con una pezza umida e fredda, poggiandola sulla testa dell’altra. << Sei ubriaca >> affermò sentendo i battiti del suo cuore accelerare.
<< Poco >> rispose ridendo.
<< È davvero meglio se torni a casa >>
<< Non mi va. >> s’imbronciò.
Il mago sospirò sonoramente andando a prepararle un cambio e una brandina. << Questi vestiti dovrebbero starti. >> disse porgendoglieli ma lei si rigirò dall’altra parte.
<< Non mi servono, sto benissimo così. >>
<< Avanti! >> insistette.
<< No >> fu la risposta secca di Hawke.
Anders roteò gli occhi imbarazzato << Amaranta mi dispiace, giuro mi dispiace davvero non ti guarderò promesso. >> disse cominciando a slacciarle il vestito sotto le deboli proteste della ragazza. << Per favore no. >> tentò ancora quando ormai il petto era stato scoperto.
<< Per il creatore che ti è successo? >> chiese sconcertato dinanzi a tutte le cicatrici e ferite che marchiavano la sua pelle.Amaranta non rispose così il mago l’afferrò salda per le spalle scuotendola. << Parla per Andraste! >>
<< Aiutavo dei maghi a fuggire dalla forca. >> rispose facendo vagare i suoi occhi scuri per la stanza.
<< Perché non mi hai detto nulla, sapevi che ti avrei aiutato. >>
<< Fenris mi ha scoperto e se n’è andato, capisci? >> rise amaramente ignorando la domanda fattagli in precedenza. << Solo perché ho fatto del bene >> continuò reggendosi con i gomiti, avvicinandosi a lui. << Ma tu non sei come lui, vero? >> chiese assottigliando lo sguardo.
<< No >> fu la risposta con voce profonda ammaliato da quella vicinanza.
Amaranta non rispose, si limitò ad osservarlo negli occhi, finché poco dopo non si baciarono.
Anders ricambiò immediatamente avvolgendole le braccia attorno alla vita, mentre Amaranta gli passava le mani tra i capelli accarezzandolo. Un’effusione contradditoria, dove si mescolavano dolcezza e violenza.
La porta cigolò facendoli voltare. Anders si staccò da lei assumendo la sua aria più professionale. Amaranta s’afflosciò contro la brandina, lasciando cadere la testa nel cuscino aspettando.
<< Scusate non volevo interrompere niente >> disse dura e secca la voce di Fenris.



Note dell'autrice: scusate il lungo ritardo >__<
  
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