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Autore: Ofelia20    23/02/2013    0 recensioni
Ci sono persone a Storybrooke che ancora non conosciamo. Ci sono personaggi che vogliono raccontare la loro storia.
Susan Shandy, meglio nota nel suo mondo come Ariel, porta sulle spalle un amore che le è costato se stessa.
Derek Hawkins è un ladruncolo dedito solo alla folle vita notturna nella piccola cittadina di Strorybrooke, ma nel mondo delle favole lo chiamano il famigerato Gatto con gli Stivali, l'unico in grado di sconfiggere il più malvagio degli orchi.
Ed infine c'è la storia di Alec che abita ancora le lande ormai desolate del mondo fiabesco, costretto a farsi chiamare Stregatto, deciso a consumare la sua vendetta nel mondo più lontano dal suo, quello da cui tutti vorebbero invece fuggire.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ariel sentiva la testa avvolta nei ricordi, le erano piombati tutti nella mente così velocemente che rischiò quasi di svenire. Restò ferma sulle gambe con gli occhi verdi persi nel vuoto e se stessa persa nella solitudine. Si concesse del tempo per ritornare alla sua vita, tutto era chiaro: la sua rabbia, il suo dolore riaffioravano e si impadronivano della sua anima. Non riuscì a capire se stesse impazzendo a causa di tutto quel fiume di ricordi che la invadeva o se stesse semplicemente riacquistando il senno. Scosse velocemente la testa come a voler far cadere a terra tutti quei pensieri poi, prendendo un respiro, si preparò ad affrontare quello che la maledizione spezzata avrebbe comportato.

Camminò velocemente sulla asfalto della strada in cerca di qualche volto amico e solo quando udì un ritmico ticchettio sotto i suoi piedi guardò in basso e vide che stava indossando dei tacchi. La vista della sue gambe e dei suoi piedi riportarono alla mente ancora un’altra metà della sua storia che preferì nascondere tra gli altri pensieri, ma la vista delle calzature la fece sorridere: alla fine in quell’altra vita che il fato, o meglio Regina le aveva offerto, aveva imparato ad indossarle. Fiera della sua nuova abilità continuò a vagare per la città osservando tutte le persone che intorno a lei correvano ad abbracciare coloro che amavano. Ariel aveva ricordato il suo nome e ricordava le persone che amava, ma loro non erano lì con lei.

“Susan!” udì una voce cristallina pronunciare il suo vecchio nome alle sue spalle e riconoscendola prontamente si girò per correre ad abbracciarla.

“Mary Margaret!” urlò mentre vedeva la sua amica venirle incontro  sorridente, sentì le lacrime di felicità sul suo volto e se ne meravigliò, in quel mondo poteva farlo, poteva essere ciò che aveva sempre sognato di essere.

“Tu ricordi?” le chiese, anche lei con il viso bagnato dalle lacrime nascosto tra i lunghi capelli rossi dell’altra che non aveva nessuna intenzione di sciogliere l’abbraccio.

“Si,la maledizione è stata spezzata finalmente!” rispose senza capire se esserne felice o meno.

“Si. Lei ci è riuscita!” esclamò la donna dagli occhi azzurri che invece aveva il cuore che esplodeva dalla felicità.

“Emma! Tua figlia ci ha liberate!” alla mente le balenò tutto quello che era successo nei giorni precedenti l’arrivo della maledizione, quando Biancaneve e suo marito l’avevano ospitata nel loro regno dopo che aveva abbandonato la sua terra.

“Si Ariel!” questa volta la donna usò il suo vero nome “Ora possiamo riprenderci le nostre vite!” aggiunse intrecciando il suo braccio a quello di suo marito che non si era allontanato un passo da lei, poi dopo essersi abbracciate di nuovo i due si allontanarono lasciando Ariel da sola tra la gente. Nella sua solitudine la ragazza dai lunghi capelli rossi si sedette sul marciapiede ad osservare i passanti, infondo nella sua vita non aveva fatto altro che osservare le vite degli altri senza mai esserne partecipe.

 

 

 

 

Neverland, 30 anni prima

Il tramonto accarezzava con i suoi assonnati raggi arancioni la sua pelle diafana mentre la leggera brezza estiva soffiava sul suo viso asciugando le piccole goccioline di acqua che ancora bagnavano il volto e i lunghi capelli di Ariel che se ne stava in solitudine ad abbracciare uno scoglio che da tempo ormai era diventato il suo unico migliore amico, con i suoi occhi verdi puntati verso l’orizzonte senza sapere bene cosa si aspettasse di vedere. Respirava a pieni polmoni l’aria che la circondava mentre la sue pinne da pesce erano ben nascoste sotto l’acqua. Due nature vivano in lei: il pesce e la donna che fuse insieme risultavano essere quello che tutti chiamavano sirena. Più volte nella vita si era chiesta perché proprio a lei fosse toccato quel destino, più volte nella sua vita aveva rinnegato la sua natura. Continuava ad invidiare quei marinai che vedeva danzare, camminare sui ponti delle loro navi felici sulle loro gambe. Avrebbe voluto essere come loro, era certa che sulla terra, con le gambe, nulla avrebbe potuto renderla triste. Ma era disposta ad aspettare che quel temporale in cui la sua vita si era imbattuta passasse perche aveva la certezza che il sole sarebbe tornato, se lo sentiva nelle ossa che qualcosa nella sua vita stava per cambiare.

Il tempo sembrava passare più velocemente quando se ne stava in superficie ad osservare gli umani, sapeva che suo padre probabilmente la stava già cercando ma, sperando che nessuno la trovasse, decise di strappare al tempo ancora qualche minuto da regalare ai suoi sogni. Proprio mentre la sua mente rincorreva il suo veloce susseguirsi di pensieri all’orizzonte comparve un veliero imponente dalle vele bianche alla cui sommità danzava al ritmo del vento una bandiera di un qualche regno lontano. La ragazza aveva imparato a distinguere le navi reali da quelle dei semplici marinai, e quella che aveva davanti agli occhi era certa fosse di un qualche principe lontano che tornava a casa dopo chissà quali mirabolanti avventure, e l’uomo che stava in piedi a prua a scrutare l’orizzonte con il suo cannocchiale traspirava regalità ad ogni respiro. Ma i sogni di Ariel furono interrotti dall’arrivo di un’altra nave, una nave che era solita comparire davanti agli occhi della ragazza. Anche questa era maestosa come l’altra che adesso la stava fiancheggiando, ma le sue vele erano sporche e rattoppate in diversi punti e la bandiera che batteva era chiaramente il vessillo usato dai pirati. Conosceva quella nave, l’aveva vista più volte navigare quelle rotte e controllare che il suo territorio non fosse invaso da altre imbarcazioni nemiche, ma non aveva mai assistito allo scontro tra di esse. Successe tutto in pochi secondi, i cannoni della nave pirata spararono contro quella reale che quando si accorse di essere stata attaccata era già stata per metà distrutta. Al suono di quei terrificanti spari la ragazza cercò di nascondersi ancora di più dietro al suo scoglio senza però riuscire ad impedire ai suoi occhi di guardare: quando i cannoni tacquero i pirati appesi alle cime si prepararono all’arrembaggio e sotto i comandi del loro capitano, Ariel riusciva sentire l’eco dei suoi ordini persino a quella distanza, presero possesso della nave reale, ed in quel momento agli ordini si unì anche l’eco delle urla dei marinai feriti a morte dai pirati, del legno della nave che si spezzava e da sotto il mare la sentiva affondare lentamente. Osservò impotente l’acqua tingersi di rosso e i corpi di uomini innocenti galleggiare sul acqua, se la sua natura glielo avesse consentito avrebbe sicuramente liberato dai suoi occhi un fiume di lacrime.

Non poteva fare altro che osservare immobile nascosta dietro il suo scoglio i pirati tornare sulla loro nave ed il loro capitano urlare adirato, probabilmente, pensò Ariel, il bottino della nave che aveva appena distrutto non lo soddisfaceva. Lasciandosi dietro una scia di morte la nave si allontanò e scomparve dalla vista della ragazza che da tempo aveva imparato ad arrendersi al destino e che quindi stava per immergersi di nuovo certa che non avrebbe potuto aiutare in nessun modo quei marinai la cui vita era stata condannata a quella tragica fine. Nell’ultimo sguardo che si concesse verso il sole notò però che un uomo era ancora vivo e  ferito stava nuotando lentamente verso un pezzo di legno della nave che galleggiava, una volta raggiunto vi si abbandonò sfinito. La sirena riconobbe subito che quell’uomo era lo stesso che aveva osservato ai comandi della nave osservare l’orizzonte davanti a sé, e mossa da una strana forza interiore raccolse il coraggio e nuotò e in pochi secondi lo raggiunse conducendolo poi sulla spiaggia più vicina alla Baia delle Sirene. Appena fuori dall’acqua l’uomo tossì e riprese a respirare ma appena aprì gli occhi la ragazza ebbe solo il tempo di guardare quanto azzurri erano che dovette abbandonarlo lì per non rischiare si essere vista. Se suo padre avesse scoperto che si era mostrata liberamente ad un umano non le avrebbe permesso più di allontanarsi da lui, e non avrebbe mai più potuto salire in superficie;  tutti credeva che le sirene fossero estinte in quella Baia e secondo Re Tritone dovevano continuare a farlo. Così con ancora quell’azzurro impresso nella mente si avviò per tornare casa sotto il mare felice di aver salvato quell’uomo e certa che non avrebbe mai potuto dimenticarlo.

 

 

 

 

Salve, ecco a voi il secondo capitolo, spero che non sia troppo intrecciato e che si capisca. È un po’ corto ma se lo avessi allungato sarebbe stato ancora più intrecciato ^_^

Abbiamo conosciuto un pezzettino della storia di Ariel, che non è proprio come la sua favola originale ma ho dovuto per fora cambiare qualche particolare. So che la storia ancora non decolla ma vi chiedo di darmi fiducia e di aspettare i prossimi capitoli per giudicarla perché la vera storia deve ancora arrivare. =)

Bè vi ringrazio per aver letto fin qui, e soprattutto ringrazio chi ha messo la storia nelle seguite e chi ha recensito lo scorso capitolo, spero di non avervi delusa con questo! =)

Bacii al prossimo capitolo!

 

   
 
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