Capitolo 4 Sebastian e Blaine vs. Gli addii
Erano le nove e la
piccola gastronomia di Blaine era già vuota da un pezzo. Le luci erano abbassate,
ed il ragazzo aveva già girato il cartello attaccato alla porta a vetro verso
la scritta “Chiuso” ed abbassato le
tendine. Si era seduto su un tavolo, uno di quelli che da troppo tempo non
accoglieva più i suoi clienti, mangiando una fetta di cheesecake che aveva
inutilmente preparato per la serata ma che nessuno aveva ordinato. La
superficie del tavolo era piena di bollette e conti da pagare, a quelli del ristorante
si aggiungevano anche le spese del piccolo appartamento che lo ospitava da
quando era poco più che un ragazzino, e per quanto si sforzasse di far tornare
i conti i soldi che gli servivano erano sempre troppo. Quei pochi che aveva gli
sarebbero bastati solo per pagare gli arretrati dell’affitto di casa, ma poi
sarebbe stato costretto a chiudere la gastronomia ed infine non avrebbe di
nuovo più potuto pagare il mensile per la casa. Poggiò i gomiti sul tavolo e si
prese la testa tra le mani intrecciando le dita tra i suoi ricci neri
abbandonandosi alla disperazione. All’improvviso la campanella posizionata
sopra la porta gli segnalò trillando l’entrata di un nuovo cliente, tra tutti i
conti che stava facendo si era persino dimenticato di chiudere a chiave.
“Ehi scusa
il ritardo ma ho visto la luce accesa…” si scusò
Sebastian. Per quanto Blaine lo odiasse doveva ammettere che era sempre stato
un suo fedele cliente sinceramente innamorato delle sue torte e dei suoi famosi
spaghetti.
“Tranquillo, non fa niente. Cosa ti servo?” rispose
tirando su con naso l’altro alzandosi dalla sedia e di trascinandosi dietro al
bancone.
“È rimasta un po’ della tuo cheesecake che mi
piace tanto?”
“Ce n’è quanta ne vuoi. Te la vado a prendere!”
Blaine sparì in cucina, e Sebastian allungò l’occhio verso la pila di documenti
invadeva il tavolo su cui poco prima era seduto il ragazzo, capì immediatamente
che gli affari del suo amico non andavano bene, e notò anche gli avvisi di
pagamento della casa, ma decise di non dire niente e tornare ad aspettare la
sua torta.
“Tieni, praticamente è tutta intera a parte il
pezzo che ho tagliato per me. Prendila tutta, te la regalo.”
“Ma no, non posso accettare.” Esclamò tirandosi
indietro.
“Insisto” disse senza enfasi nelle sue parole
incartando il dolce, ma fu interrotto dallo squillo del suo cellulare. Lo prese
dalla tasca posteriore dei suoi jeans e guardò il display, non riconobbe il
numero, e per un istante fu quasi tentato di riattaccare pensando si trattasse
di creditori, ma poi scusandosi con Sebastian accettò la chiamata. Dopo alcuni
secondo un’espressione colma di preoccupazione si affacciò sul suo volto,
sbianchì letteralmente e quando concluse la chiamata si lasciò cadere il
cellulare dalle mani.
“Blaine è successo qualcosa di brutto?” persino
Sebastian si preoccupò.
“Si tratta si Sam e Thad.
Loro… loro
hanno avuto un incidente” disse senza fiato con gli occhi spalancati e fissi
nel vuoto.
“Ma non è niente di grave, giusto? Si tratta solo
di un banale incidente, vero?” una raffica di domande uscì dalle labbra
dell’altro, i secondo che impiegò Blaine per rispondergli gli sembrarono anni.
“Loro non ce l’hanno fatta…” Quelle parole uscirono dalla bocca di Blaine
pesanti come macigni, quando Sebastian udì quelle parole intorno a lui tutto
diventò buio, cadde in un silenzio catatonico senza avere neanche la forza di
muoversi.
Inutili erano state le parole di Blaine, l’altro
non si accorse di nulla, neanche quando il ragazzo dai capelli neri dovette
quasi prenderlo in braccio per farlo salire in macchina, si era semplicemente
ritrovato seduto nella sala d’aspetto dell’ospedale di Lima. Quando rinvenne
udì Blaine chiedere ad un infermiera notizie si Sam e Thad
sperando che al telefono si fosse sbagliati, ma purtroppo non era così.
“Non posso crederci” finalmente Sebastian riuscì
a rompere il suo silenzio assordante e a pronunciare sommessamente tre parole
piene di dolore.
“Lo so, è impossibile da credere.” Rispose Blaine
posandogli una mano sulla spalla e dando finalmente libero sfogo alle lacrime.
“Loro non possono essere morti. Non Thad, siamo cresciuti insieme, è sempre stato il mio
compagno di stanza, dovevamo diventare vecchi insieme. Non può essere successo,
non a loro!” continuò a ripetere l’altro on la testa tra le mani, era certo che
se avesse permesso alle lacrime di uscire si sarebbe sentito meglio ma la sua
natura glielo impediva.
“Già, sembra che queste cose non possano mai
accadere a noi ma dobbiamo guardare avanti. Loro avrebbero voluto così.” Blaine
che in quel momento non chiedeva altro che conforto si ritrovò a consolare
Sebastian che stava dimostrando tutta la sua debolezza anche se nella sua vita
non aveva fatto altro che nasconderla.
“Non mi interessa cosa avrebbero voluto loro!” si
ritrovò quasi ad urlare mentre si alzò velocemente dalla sedia, “Io avrei
voluto che il mio migliore amico non mi abbandonasse e invece lui adesso non c’è
più!” un delirio di sofferenza si era impossessato di Sebastian, quelle parole
non fecero che scalfire ancora di più il cuore di Blaine che lo trattenne con
un abbraccio che contro ogni aspettativa l’altro si ritrovò a ricambiare.
“Perché Blaine? Perché?” continuò a ripetere con
il viso premuto contro la sua spalla.
“Non lo so… “ non poteva che rispondere con
queste parole mentre le lacrime continuavano a scorrere sul suo volto e bagnare
la camicia dell’altro.
Il quel momento i due ragazzi videro avvicinarsi
a passo spedito un ragazza molto giovane con in braccio una bambina.
“Siete voi Sebastian e Blaine?” disse la ragazza,
dal trucco sciolto si vedeva che anche lei aveva da poco smesso di piangere, i
due fecero un cenno affermativo con la testa.
“Sono la baby-sitter di Linda. Sam e Thad mi avevano detto che se fosse successo qualcosa dovevo
chiamare subito voi.” Si affrettò a spiegare la ragazza cullando la piccola che
teneva stretta tra le braccia.
“Tu sai cosa è successo?” Sebastian cercò
maggiori spiegazioni dalla ragazza.
“Erano usciti per andare a cena fuori e mentre
stavano tornando la macchina è andata fuori strada e poi…
Bè sapete cosa è successo poi. Fortuna che la piccola Linda è rimasta a casa
con me.”
“Fortuna? Come puoi dire una cosa simile? È
rimasta senza genitori come può essere fortunata!” il volto di Sebastian era
diventato paonazzo, stava cercando di liberarsi da tutto quel dolore con la
rabbia, prontamente Blaine si mise tra i due per cercare di dividerli,
invitando poi il ragazzo ad allontanarsi a prendere una bottiglietta d’acqua
dal distributore.
“Con chi rimarrà la piccola Linda adesso?”
domandò Blaine avvicinando alla bambina che se ne stava accoccolata sulla
spalla della ragazza ignara di tutto, il ragazzo ne fu quasi sollevato ed anche
un po’ invidioso.
“Sai già che Thad e
Samantha non avevano parenti, e quei pochi che gli erano rimasti si trovano
oltre oceano. Ho parlato con gli assistenti sociali ed hanno acconsentito a
farmela tenere con me fino a quando non ci sarà l’apertura del testamento, in
cui hanno lasciato scritto chi dovrebbe prendersi cura della bambina in casi
come questi.” Con la voce rotta dal pianto la ragazza spiegò a Blaine la
situazione poi dopo aver firmato qualche carta portò Linda a dormire, e lo
stesse fecero Blaine e Sebastian.