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Autore: Theresa_94    24/02/2013    4 recensioni
Da un lato i soliti Jane e Lisbon.
Dall'altro un piccolo paesino, delle ragazze. Nonostante la loro infinita pazienza, sono anche stanche di aspettare e sono pronte a rivoltarsi anche contro il "Divino Heller" pur di ottenere quello che aspettano da tempo.
Enjoy!
Th.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza contro voglia andò ad aprire, senza però smettere di fissare la televisione.

Mici chiuse gli occhi per un attimo. Sapeva che lo spettacolo che avrebbe dovuto affrontare le avrebbe fatto salire il nervoso alle stelle, in più per colpa loro avevano interrotto l’importante cerimonia per ringraziare “Heller”.

La verità è che quell’uomo era il protettore di quel piccolo villaggio senza nome, non segnato in nessuna cartina, composto da sole ragazze. “Heller” era praticamente la loro divinità, che adoravano e che ringraziavano quasi ogni mese con una piccola e classica festa: bancarelle con oggetti di ogni tipo, che nessuno quasi mai comprava, ormai tutti ne avevano in casa almeno uno. Ma si sa, le tradizioni sono tradizioni.
In quel giorno nessuno andava a lavoro, il che era sempre gradito da quelle ragazze. La cosa più caratteristica era però il grande fuoco che si accendeva nella piazza, nell’unica piazza del paesino. Intorno a quel fuoco immenso vi erano tanti pacchi di varie dimensioni, che contenevano principalmente due cose: un regalo per il “Divino” e una lettera; in quest’ultima ognuno  scriveva un proprio desiderio. E ormai da due anni tutti scrivevano la stessa richiesta sul foglio, ma “Heller” sembrava ritenere tutte quelle richieste unanime inutili, non realizzabili. In fondo non chiedevano chissà che, ma per lui quello era una sorta di tabù. Solo che non sapeva che quelle ragazze erano ormai stanche… Tanto che quell’anno al posto dei soliti pacchi (chi li venisse a prendere era ancora un mistero) c’erano solo lettere.

Mici iniziò a battere i piedi, si sfregava le mani per mantenere in qualche modo la calma. Pazithi finalmente aprì l’uscio della porta. In una frazione di secondo analizzò la situazione: Pazithi, che nemmeno l’aveva degnata di uno sguardo, aveva i capelli sconvolti, nonostante il ciuffo. Le sue mani erano rosse, probabilmente per il troppo sfregarsele e le unghie mangiate in parte. Subito lo sguardo si spostò su Theresa: l’espressione del volto era incantata, gli occhi lucidi e fissi sulla Tv, le mani fra le gambe che muoveva con foga, impaziente. Non aveva nemmeno le scarpe, che vide scagliate dall’altra parte della piccola stanza. Così si accorse di alcuni bicchieri rotti, di un mobile caduto per terra e di capelli sparsi qua e la, probabilmente apparenti ad entrambe.

Non sapeva cosa pensare. Non sapeva troppo, voleva delle spiegazioni. Poi vide Pazithi sedersi vicino all’amica. Quest’ultima con un braccio indicò la televisione. In effetti quella era l’unica cosa che non aveva analizzato e quando vide, tutto ebbe una risposta. I bicchieri in mille pezzi, i capelli spezzati, le unghie mangiate e le grida. Fece un segno alle altre di interrompere definitivamente la festa, al che tutte capirono e si catapultarono nelle proprie case.

The Mentalist faceva quell’effetto, ma soprattutto Jisbon rendeva tutto quello possibile e lecito.

“Heller” poteva spettare…




 
Non sapeva nemmeno lui il perché, ma si tolse la giacca del suo tre pezzi, coprì il suo fragile corpo e lentamente si avvicinò al viso di quella donna meravigliosa.

*Theresa si strappa i capelli, mici batte i piedi nervose, pazithi… un po’ di bava alla bocca*
Le accarezzò il viso.

*altre grida*

E poi come se improvvisamente fosse tornato in se si alzò correndo fuori dall’ufficio. e senza voltarsi indietro si rifugiò nella sua soffitta. Non era pronto, o forse era solo un codardo?

Nel frattempo Lisbon sognava. Sognava qualcosa che non le piaceva, tanto che all’improvviso iniziò a gridare, a muovere inconsciamente le gambe, a graffiarsi le mani con violenza.

Ma il CBI sembrò non sentirla, probabilmente erano tutti concentrati nel proprio lavoro, o probabilmente distratti da qualcos’altro.
E così Teresa affrontò quell’incubo da sola nel suo ufficio, piangendo, per poi correre nel bagno, senza accorgersi della giacca del suo consulente, che lascia cadere a terra.

Jane avrebbe dovuto aiutarla, in effetti era quella la situazione, ci aveva pensato, non poteva lasciarla sola in quel momento. Ma nel bullpen era  successo qualcosa di strano; così preso dalla sua tipica curiosità , preferì andare a vedere cosa fosse successo. Rimase deluso, però, nel vedere che era semplicemente Bertram che dava istruzioni, probabilmente sul nuovo caso, al team.

Così tornò indietro, sentì una morsa al cuore, di nuovo. Si sentiva tremendamente in colpa, non riusciva a capire perché fosse scappato così, quando lei aveva bisogno di qualcuno accanto. Ora aveva un compito da portare a termine. Raggiunse Teresa, ancora sconvolta ma con il trucco rifatto e la maschera del duro agente che si portava dietro da un po’ di tempo al suo posto. Ma con lui quella protezione non funzionava, né lei riusciva a tenderla solida quando incontrava i suoi occhi cerulei. Le bastò, infatti, vederlo per far sì che quella maschera scivolasse via. Jane aprì le braccia dove lei si catapultò senza farselo ripetere.

Singhiozzava, ma non piangeva. Tremava, ma la vicinanza del suo consulente la faceva sentire mille volte meglio. Non era da lei un comportamento del genere, ma non riusciva a tenersi dentro tutto il dolore tutto quel dolore che provava da una settimana. Un dolore che aveva nascosto bene, ma che ormai era arrivato all’apice.

“Se vuoi, io sono qui, possiamo parlarne.” Sussurrò Jane, quasi timoroso che la potesse ferire con le sole parole.

“Si, ma questo non mi sembra il luogo più adatto.”

Salirono le scale, per poi chiudersi dietro la porta della soffitta. Prese un lungo respiro e Lisbon lasciò libero sfogo a tutto quello che aveva vissuto. Raccontò della notizia che suo fratello Luis era morto accoltellato da un ubriaco; raccontò che non era potuta neppure andare al suo funerale.

E mentre lei raccontava, lui l’ascoltò, senza fiatare.

Poi ci fu un momento di silenzio in cui si sentiva solo il respiro singhiozzante di lei e quello controllato, appena accennato di lui. Si continuarono a fissare, dando voce ai loro occhi, entrambi troppo stanchi di ascoltare parole.

*Theresa prese una bambola, Pazithi il suo rispettivo compagno maschio, e senza smettere di rimanere concentrati sulla scena, li avvicinarono sussurrando una sorta di formula incomprensibile, per poi finire dicendo “Now kiss!” facendo  baciare i due poveri e inermi pupazzi. Mici non si esprise, per evitare di distrarsi ulteriormente dalla televisione.*

I due si avvicinarono, la tensione era al limite, i cuori di entrambi quasi salivano in gola e quello che fecero fu…
Interrotto da un’affannata Van Pelt, che spalancò la possente porta di ferro, dicendo un po’ imbarazzata, consapevole di aver interrotto qualcosa di importante

“Capo, Jane, abbiamo un nuovo caso.”

“Arriviamo subito!” rispose rossa in volto Teresa.

Appena Van Pelt scomparve dalla vista di entrambi, Jane si alzò dal letto, pronto ad andare a far giustizia anche quella volta.

“Jane, grazie.”

“Gli amici servono a questo,no?”

“Già” L’uso di quel monosillabo non era un caso. Il cuore si era spezzato, appena udite le parole del consulente.

Amici.

Già loro erano amici.

No, cazzo. Lisbon lo amava, desiderava averlo accanto non più solo come amico, ormai. Aveva imparato ad amarlo con il tempo. Certo, non era stato facile ammetterlo nemmeno a se stessa, ma quando lo aveva visto con altre, quando quasi morì quando lui quasi affogò, allora non poteva più negarlo. E a un certo punto, aveva sperato che anche per lui fosse lo stesso. Lo aveva sperato quando le aveva detto “Ti amo” prima di sparala. Credeva che sarebbe arrivato quel momento, che non fosse solo una sua illusione. Ma a quanto pare si sbagliava. Lui se ne era praticamente dimenticato mentre in lei continuavano a rimbombare quelle parole ogni giorno.

Lisbon  lo amava, ma non si poteva permettere di perderlo. Così notando qualcosa di strano in Jane, spezzò il flusso dei suoi pericolosi pensieri.

“Hei! Che fine ha fatto la tua giacca?”

“L’ho prestata a una persona speciale che a quanto pare ha dimenticato di riportarmela”

Persona speciale. Chi altro era? Sapeva di non essere una bella donna, ma cosa aveva di sbagliato per essere più che trasparente per Jane?
Così piena di rabbia, si alzò anche lei dal letto di fortuna su cui si era appoggiata e uscì senza fiatare dalla soffitta.

Jane dietro lei sorrise per un attimo, per poi seguirla come un cagnolino.




 
Theresa e Pazithi rimasero in silenzio, Mici lasciò cadere una lacrima da entrambi gli occhi.

La puntata era sensazionale ma… sapevano dell’amore  di Lisbon verso Patrick, perché “Heller” si ostinava a non far vedere quel sentimento anche negli occhi di Jane?


In fondo, volevano solo che Jisbon avvenisse, era chiedere troppo?





Bene che mi dite di questo capitolo? recensite pleaseeee! Ho bisogno di sapere dove sbaglio, di avere consigli :) 
Alla prossima,
Th.


 
   
 
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