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Autore: Pandora86    24/02/2013    4 recensioni
Hanamichi e Kaede partono per i fatidici campionati nazionali sicuri dell'amore che provano l'uno verso l'altro. Ma che prove dovrà affrontare la loro neonata storia con l'avvento di nuovi scontri sportivi?
Continuazione de "Il tuo vero volto".
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con il secondo capitolo.
Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo e a chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate.
Ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note e le informazioni riguardo le prossime pubblicazioni.
Per adesso… Buona lettura!
 
 
 
Capitolo 2. Prima partita: Shohoku contro Toyotama.
 
Rukawa osservava il suo riflesso nello specchio del bagno.

Occhi esterni, avrebbero definito quello sguardo indecifrabile tuttavia, un attento osservatore avrebbe potuto scorgere il fuoco che si celava in quelle iridi di ghiaccio.

Sono il numero uno del Giappone!

Era questo il suo mantra, assieme ad un altro che però faceva spuntare un piccolo sorriso affettuoso su quel volto, apparentemente, indifferente.

Mettiamocela tutta, Kitsune!

Il do’hao era venuto sul serio a salutarlo la sera precedente.

E lui che non ci aveva sperato per niente quando, per scaramanzia, non aveva chiuso la porta a chiave.

In effetti, era mezzo addormentato quando aveva sentito quella soffice carezza sulle labbra e, credendolo un sogno, si era lasciato cullare da quel tepore, non muovendo un muscolo.

Tuttavia, quella mattina aveva trovato la porta scostata, segno che il do’hao era venuto sul serio.

Sicuramente Hanamichi non l’avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura vista la sua timidezza, ma a lui questo bastava perché, finalmente, il do’hao era suo.

Ora… dovevano solo vincere i campionati nazionali o, più nell’immediato, battere il Toyotama.
 

                                                      ***
 

Sakuragi sentiva lo sguardo di Rukawa trapassargli la schiena.

Si era inginocchiato per aggiustarsi le scarpe ma, anche in quella posizione, sentiva la schiena bruciare sotto lo sguardo infuocato di Rukawa.

Era certo che gli occhi del numero undici l’avrebbero fulminato seduta stante, se solo avessero potuto.

Di sicuro, dopo la partita gli sarebbe toccato sorbirsi la furia della kitsune gelosa.

Non ho fatto niente di male però! Piagnucolò nella sua testa.

Era vero, aveva segnato il nome di Haruko nelle sue scarpe.

Era vero, la sera prima l’aveva chiamata (anche se questo era sicuro che Rukawa non lo sapesse).

Eppure, non ci vedeva nessun significato amoroso dietro i suoi gesti.

Aveva ampiamente dimostrato alla kitsune quanto lo amava.

E poi… le scarpe le aveva comprate (o meglio, gli erano state regalate) in compagnia di Haruko.

Era la sua prima uscita, in qualità di amico, con la ragazza.

Gli era sembrato un pensiero carino, dopotutto!

Ma, evidentemente, non doveva pensarla allo stesso modo Rukawa che, quando aveva scorto la scritta nelle sue scarpe e capito che non si trattava del suo nome, gli aveva riservato il suo migliore sguardo di ghiaccio.

È solo una kitsune gelosa! S’impuntò.

Ora poi, non aveva tempo per pensare a queste cose.

Doveva concentrarsi solo ed esclusivamente sulla partita.

“Non so se queste graduatorie siano giuste o meno!” stava dicendo, nel frattempo, il signor Anzai rivolto prima a Mitsui e poi alla squadra, dopo aver osservato il foglio con la classifica delle squadre.

Inutile ricordare che al Toyotama era stata assegnata una A mentre, Allo Shohoku una misera C.

Sakuragi si alzò prestando attenzione.

“Ma il nostro compito è dimostrare che, almeno per quello che ci riguarda, non lo sono” concluse con il suo solito sguardo penetrante.

Questo sembrò bastare a dare coraggio alla squadra visto che lo sguardo di ognuno era nuovamente carico.

“Ben detto!” urlò Sakuragi.

Ora la partita poteva iniziare. Si sentiva carico come non mai.
 

                                                  ***
 

Yhoei, con sua grande soddisfazione, era riuscito a guadagnare abbastanza da andare a Hiroshima a fare il tifo per Hanamichi.

A quanto pareva, anche gli altri scapestrati dell’armata erano riusciti nel loro intento.

Meno male! Pensò Mito con un sospiro di sollievo.

Di certo, tutto si aspettava entrando nello stadio, tranne quello.

I tifosi del Toyotama non erano agguerriti… erano decisamente dei teppisti di tutto rispetto.

Loro, in confronto, erano dei bravi ragazzi tutti casa e scuola.

Persino il gruppo di amici di Mitsui aveva deciso di battersela in ritirata e fare il tifo il più lontano possibile.

Raggiunse Haruko con le sue amiche pronto a dare il suo sostegno morale alla squadra e sperando che il suo migliore amico non perdesse la calma a inizio partita visto che, per colpa dei suoi capelli, era appena diventato lo zimbello dello stadio.

Coraggio Hanamichi! Pensò stringendo i pugni con forza e poi ironizzando con gli altri membri dell’armata.

A quanto pareva, non aveva motivo di preoccuparsi poiché Hanamichi non si era minimamente scomposto affermando, in tutta tranquillità, che era normale che l’asso della squadra subisse pressioni.

Yhoei osservò tutti loro con affetto mentre si apprestavano a entrare in campo.

In bocca al lupo, Hanamichi! E anche a te, Rukawa!
 

                                                 ***

Ecco che siamo alle solite! Pensò Rukawa sconsolato, osservando Sakuragi andare in panchina dopo essere stato sostituito.

La strategia prevedeva un’azione immediata da parte dello Shohoku che intendeva usare la super matricola come realizzatore.

Purtroppo però, dopo i primi minuti di gioco, il tabellone segnava:

Shohoku 0 – Toyotama 9.

All’inizio, gli sbagli erano stati di Miyagi che, volendo strafare e rispondendo alle provocazioni, si era fatto fregare una volta dopo l’altra.

Come ciliegina sulla torta Sakuragi, dopo una provocazione, aveva preteso di farsi passare la palla e, una volta ottenuto quello che voleva, aveva provato a tirare centrando tutto meno che il canestro.

L’aveva nientemeno mandata tra le mani del numero dieci del Kainan che assisteva dagli spalti.

Ovviamente poi era scattata la sostituzione.

Anche se non era dovuto al suo sbaglio quanto a una strategia che Anzai aveva deciso di attuare, questo era stato ben chiaro agli occhi di Rukawa.

A quanto pare, il Toyotama è davvero una squadra di classe A. La partita però deve ancora cominciare,pensò assottigliando gli occhi.
 

                                                ***
 

Sakuragi osservava il campo allibito.

Erano passati dieci minuti di gioco e, dopo la sua sostituzione, il tabellone segnava:

Shohoku 14 – Toyotama 15.

“Nonostante la mia assenza, sono riusciti a portarsi quasi in parità!” sussurrò fra se.

Ma allora a che cosa sono serviti i miei allenamenti?Si domandò frustrato.

Perché Yasuda ha fatto la differenza se non ha il mio potenziale?

Il suo sguardo si spostò su Rukawa.

Fare il buffone con Anzai e fingere di essere l’asso nella manica, in quella circostanza, non lo aveva aiutato per nulla.

Anzi… l’incertezza che provava dentro, nonostante le sue pagliacciate, era aumentata ancora di più.

La paura di aver sprecato solo tempo, ritenendosi inutile, lo agghiacciò.

In quel momento, Rukawa volse gli occhi dalla sua parte ma Sakuragi, rifuggì il suo sguardo.

Che cosa avrà pensato di me, dopo quel tiro di merda?Si domandò, ostinandosi a guardare tutto, fuorché Rukawa.

Che diamine significa cambio di strategia?Si domandò ancora, non avendo tuttavia il coraggio di chiedere ulteriori spiegazioni a Kogure che aveva cercato di tirargli su il morale, spiegandogli il motivo della sua sostituzione.

Non aveva capito un’acca delle delucidazioni di Kogure riguardo a rallentare il ritmo della partita con l’entrata di Yasuda, ma non avrebbe chiesto chiarimenti.

Una figuraccia bastava e avanzava, pensò sconsolato, continuando a non guardare il numero undici.

A Rukawa, dal canto suo, era bastato un solo sguardo in panchina per capire cosa passasse per la testa del do’hao.

Purtroppo però, anche avendo capito i suoi pensieri, non poteva fare nulla per lui stavolta.

Non poteva spiegargli che Yasuda era entrato soprattutto per tenere sotto controllo Miyagi e passare la palla al capitano.

L’errore di Hanamichi non c’entrava nulla.

Peccato però che non avesse occasione di dirglielo, almeno per il momento, considerando che erano nel bel mezzo della partita.
 

                                                           ***
 

“Rukawa dà l’impressione di accumulare punti con facilità, ma non è così! Il numero quattro del Toyotama è un ottimo difensore e corre veloce”.

Le parole di Kogure riportarono Sakuragi alla realtà.

Rukawa aveva appena compiuto due azioni bellissime e lui, dalla panchina, le aveva potute osservare in tutta la loro perfezione.

Aveva sempre saputo che Rukawa era bravo, non per niente, anche quando il loro rapporto era fatto di pugni e insulti, lui cercava sempre di mettersi in mostra provando a batterlo.

Ma solo adesso, dopo aver compito i ventimila tiri, aveva capito che lo stile di Rukawa era impeccabile.

Solo ora, si rendeva conto che lui, in quella settimana di allenamento, non aveva fatto altro che cercare quella perfezione e farla sua.

Solo ora, comprendeva a pieno la grandezza e il talento del numero undici, come se fino a un minuto prima avesse visto il mondo attraverso vetri scuri e ora, una volta libero da quella costrizione, si trovasse a osservare tutti i colori e le sfumature non potendo fare a meno di rimanerne affascinato.

Non trovò neanche la forza per fare una delle sue battute idiote.

In panchina, in quella partita, aveva visto, per la prima volta, quale fosse il vero volto di Rukawa in campo.

“Dovrai allenarti tre volte più di lui, se vuoi raggiungere il suo livello entro la fine del liceo.”
Erano state queste le parole del signor Anzai, dopo che lui aveva chiesto ad Ayako da quanto tempo giocava Rukawa.

Parole che lo avevano congelato peggio di una doccia fredda.

Parole che lo avevano portato alla riflessione, tenendolo fermo al suo posto.

Certo, qualche teatrino comico non era mancato ma poi, l’effetto delle parole di Anzai si era fatto sentire e lui si era seduto in silenzio osservando, per la prima volta, non solo Rukawa ma anche il suo stile di gioco.

Nonostante i suoi progressi capì che avrebbe dovuto faticare molto per raggiungere il livello di Rukawa.

Perché, anche se quelle dure parole lo avevano sbalordito, avevano anche avuto il potere di infiammarlo, caricando come non mai il suo spirito competitivo.

Non mi tirerò indietro. Mai!Promise a se stesso.

Rukawa aveva del talento, ma lui non sarebbe stato da meno.
 

                                             ***
 

“Noi siamo forti!”.

Fu questo l’urlo collettivo della squadra, prima di dirigersi in campo per disputare l’inizio del secondo tempo.

Rukawa guardò Sakuragi non potendo trattenere un impercettibile sorriso.

Finalmente, lo Shohoku aveva ritrovato il suo spirito di squadra.

Spirito che era stato distrutto da gioco pressante e falloso del Toyotama e, per quanto riguardava i falli, Rukawa ne sapeva qualcosa.

Non per niente, si era beccato una gomitata, volutamente ben piazzata, dal capitano Minami.

Ma ora, era pronto a ritornare in campo con la squadra al completo.

Il primo tempo era finito e il tabellone segnava:

Shohoku 28 – Toyotama 34.

Certo, avevano rallentato il gioco del liceo Toyotama, abituato a vincere con punteggi altissimi, ma ora dovevano fare di più: dovevano vincere!

Avevano tutte le carte in regola per farlo; Anzai aveva spiegato la sua strategia e Hanamichi sarebbe rientrato in campo con loro.

Rukawa non poteva fare a meno di fremere all’idea di giocare nuovamente con il suo do’hao e guadagnare, insieme a lui, la prima vittoria.

Già all’inizio della loro conoscenza, quando apparentemente si detestavano, Rukawa non poteva fare a meno di desiderare che Hanamichi fosse in campo con lui negli allenamenti.

Tornando al presente invece, Rukawa non avrebbe mai dimenticato che Sakuragi si era beccato un fallo tecnico perché, nonostante fosse in panchina, era comunque intervenuto in campo dopo che Minami aveva deciso di trasformare lui, la super matricola, in un panda facendogli un occhio nero.

 
“Maledetto bastardo, l’hai fatto apposta!”

Era stato questo l’urlo che aveva fatto sobbalzare Rukawa e la squadra intera.

Sakuragi si era diretto come una furia verso il campo, completamente dimentico di tutto e tutti, deciso a suonarle di santa ragione al capitano del Toyotama.

Le riserve in panchina non avevano fatto in tempo a fermarlo nella sua folle corsa. C’era riuscito solo Akagi, anche se comunque Sakuragi si era beccato un fallo tecnico.

“Lascia perdere Sakuragi!” aveva cercato di trattenerlo il capitano.

“Perché Gorilla, non hai visto che l’ha fatto apposta?”.
 


Erano queste le frasi che avevano ripercorso la sua mente mentre si faceva medicare in infermeria. Ed erano sempre queste le frasi che gli avevano dato la forza di alzarsi e ritornare negli spogliatoi.

Era per questo che poi aveva incoraggiato l’intera squadra. Una squadra che, dopo le sue parole, sembrava risorta dalle sue stesse ceneri pronta a tornare in campo e a dimostrare tutto il suo valore.

Non vedeva dal lato sinistro ma la cosa non aveva importanza; sarebbe ritornato ugualmente in campo.

Noi dobbiamo vincere!

Fu questo pensiero che lo accompagnò nell’ingresso in campo affiancato da Hanamichi.

Alzò gli occhi verso gli spalti, notando che Mito era tornato al suo posto.

Che seccatura! Pensò con un mezzo sorriso.

In fondo, non gli dispiaceva per niente il mondo del do’hao.
 

                                       ***
 

“Perché sei sparito così, Yo?” domandò Takamyia, sgranocchiando l’ennesima patatina, rivolto all’amico che aveva appena ripreso posto.

“Dovevo andare in bagno!” rispose Yhoei con una scollata di spalle.

“Appena in tempo!” intervenne Haruko.

“Oh” non riuscì a trattenersi la ragazza. “È rientrato anche Rukawa!”.

E anche Hanamichi a quanto pare!Pensò Mito con un sorriso soddisfatto.

Osservò Rukawa correre deciso e, conoscendolo, capì che si sarebbe dovuto aspettare un comportamento così agguerrito verso il Toyotama, soprattutto dopo lo show di Hanamichi.

Forse le sue parole non erano state necessarie ma, comunque, non si pentiva di averlo raggiunto in infermeria.
 


“Che ci fai qui?” lo aveva accolto Rukawa una volta aperta la porta dell’infermeria, trovandoselo di fronte con le spalle poggiate al muro e le braccia incrociate.

“Volevo vedere come stavi!” aveva risposto semplicemente Yhoei, liquidando il tutto con una scrollata di spalle.

“Nh!” aveva annuito poco convinto Rukawa avviandosi verso gli spogliatoi.

Mito lo aveva affiancato, camminandogli accanto.

“Non puoi stare qui!” lo aveva ripreso Rukawa in prossimità degli spogliatoi.

“Lo so!” era stata la decisa risposta di Yhoei.

“Volevo solo dirti di stare attento”.

Rukawa aveva assottigliato gli occhi o meglio, l’unico occhio disponibile.

“Quel tipo” aveva ripreso Mito con tono calmo “farà di tutto per vincere. Se Hanamichi rientrerà in campo e farà vedere quello che ha imparato, temo che diventerà un altro bersaglio”.

Rukawa non aveva faticato a comprendere appieno il senso di quelle parole. Se Hanamichi si era scaldato così tanto quando lui era stato colpito nonostante ci fosse davanti tutta la squadra, allora non osava immaginare, una volta rientrato in campo, cosa mai avrebbe potuto fare.

Se poi fosse stato preso di mira, considerata la bravura di Minami nei falli, allora l’incontro sarebbe diventato un match di lotta libera.

E, ovviamente, Sakuragi si sarebbe guadagnato l’espulsione.

La voce proveniente dallo spogliatoio li riscosse entrambi dai loro pensieri.

“Cosa diavolo ti fa pensare che voglia andare a trovare quello stupido volpino?”

La voce di Hanamichi, alta di almeno due ottave rispetto alla norma, si sparse per tutto il corridoio.

“Beh… deve comunque darsi un contegno. È il Tensai, no?” aveva allora ammiccato Mito con un sorriso sghembo.

“Mh… È un do’hao, semmai!” era stata la lapidaria risposta di Rukawa che però aveva lasciato aleggiare un sorriso sul volto in contrasto con le sue stesse parole.

“Io vado adesso!” lo aveva poi salutato Mito.

“Sono contento però che Hanamichi abbia avuto quella reazione. Te lo meriti, Rukawa!” e si era poi allontanato fischiettando.

Non prima però, di aver scorto Rukawa annuire e sorridere prima di entrare, definitivamente, negli spogliatoi.
 
 

Forse mi sono preoccupato per nulla! Considerò Mito guardando il campo. 

Anche se, era comunque contento di essere passato a vedere come stava Rukawa.
 

                                           ***
 

Abbiamo vinto!
 
Era questo il pensiero di Rukawa, steso nel suo futon a occhi chiusi.

In realtà, dopo la partita, non c’era stato molto tempo per gioire della vittoria.

Anzai aveva fatto vedere loro una videocassetta, dove veniva mostrata tutta la forza del liceo Sannoh.

In ogni caso, era inutile preoccuparsene adesso.

Avevano passato il primo turno e questo era quello che contava.

Lo avevano vinto grazie ai suoi tiri ma anche grazie ai rimbalzi fenomenali di Sakuragi che si era distinto per la sua elevazione.

Non per ultimo, Hanamichi aveva anche realizzato dei punti tirando in sospensione e stupendo tutti, nessuno escluso.

In realtà, i primi tiri erano stati un fallimento totale e Rukawa aveva deciso di intervenire.
 

“Il numero uno deve essere la persona capace di guidare la propria squadra al primo posto in Giappone. Io sarò quella persona”.

Era stata questa la frase che aveva detto a Minami sapendo che Sakuragi lo avrebbe sentito.

Dopo poi, aveva tirato in sospensione.

“Dopo milioni di tiri fatti!” aveva aggiunto a fine azione, rivolto a Sakuragi stesso stavolta.

“Milioni?” aveva domandato Sakuragi a mezza voce.

Era rimasto stranito da quella rivelazione, tanto che poi Rukawa aveva dovuto richiamarlo alla realtà.

“Occhio che arriva il contropiede” lo aveva richiamato, correndo poi in posizione di difesa.

Rukawa era sicuro che, dopo il loro minimale scambio di battute, Sakuragi avrebbe prestato più attenzione alla sua posizione di tiro capendo che ventimila tiri erano ancora troppo pochi affinché il suo corpo registrasse meccanicamente la posizione.
 


E non lo aveva deluso, valutò Rukawa tornando al presente.

Di sicuro, con quelle parole, era riuscito a farlo infiammare e lo dimostrava il rimbalzo preso dopo che lui, Rukawa, tirando a occhi chiusi aveva colpito l’anello.

Certo, poi Sakuragi aveva provato a tirare in uno spazio troppo ristretto facendosi intercettare però poi, aveva finalmente dato sfoggio di quello che aveva imparato non sbagliando più.

Il rumore di qualcuno che bussava alla porta lo distrasse dalle sue riflessioni.

Probabilmente, un componente della squadra che voleva vedere come stava, Ayako forse.

“È aperto” specificò con tono annoiato non muovendosi di un millimetro né degnandosi di aprire gli occhi.

Li aprì solamente quando un dito gentile sfiorò il suo occhio medicato.

“Tu?” domando sorpreso.

Tutto si aspettava, tranne che Hanamichi venisse nuovamente a fargli visita.
 


Continua…
 

Note:

Il capitolo è ambientato nei volumi 23 e 24 del manga. I capitoli interessati del fumetto sono:

Volume 23:
Capitolo 200. Toyotama: Classe A. Shohoku: Classe C.
Capitolo 201. Classe A e Classe C.
Capitolo 202.  Genio infuriato.
Capitolo203. Gorilla in piena forma.
Capitolo204. Jump Shot.
Capitolo205. Il presunto Ace Killer.
Capitolo 206. Siamo degli ingenui.
 
Volume 24:
Capitolo 207. Faccia a faccia.
Capitolo 208. Prova da asso.
Capitolo 209. Pratica al tiro.
Capitolo 210. Lo Shohoku recupera.
Capitolo 211. Spaccatura interna.
Capitolo 212. Per la vittoria.
Capitolo 213. Fine, Ammazza – sassi.
Capitolo 214. Il desiderio di vincere.
Capitolo 215. Sannoh.
 
 
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.

Come avrete notato, ho adottato una narrazione differente rispetto alle volte precedenti in cui racconto lo svolgimento di una partita. Il primo tempo, ho preferito narrarlo passo dopo passo, evidenziandone i punti salienti.

In questo modo credo sia più efficace far arrivare al lettore l’importanza della partita e l’ansia crescente dei giocatori.

Per il secondo tempo invece, ho adottato la narrazione classica ovvero, fare conoscere lo svolgimento della partita tramite i pensieri di uno dei protagonisti una volta conclusa.
Spero che sia stata una buona scelta e che non abbia confuso nessuno.

Attendo, come sempre, i vostri pareri.

Ci vediamo domenica prossima con il nuovo capitolo.

Pandora86.

 
 
  
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