Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Rakyr il Solitario    10/09/2007    3 recensioni
E se i demoni non fossero un'invenzione, e se esistesse qualcuno incaricato di proteggere l'equilibrio del mondo?
Genere: Dark, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2:Push harder

“L’anima è come l’acqua,
ma il tuo destino è come il vento”
Blind Guardian – The new order

Percorse con calma impazienza un tratto di strada asfaltata, per poi sentire il piacevole scricchiolio della ghiaia sotto i piedi.
Si sentiva un rumore continuo, di sciabordio così lieve da risultare quasi impercettibile, in alto gli uccellini cantavano al sole con le loro vellutate e vispe voci, mentre il leggero tepore del sole gli riscaldava la pelle del viso ed i vestiti, piacevolmente, come un massaggio rilassante, sciogliendogli i muscoli tesi e illuminando i suoi cupi pensieri.
Pian piano il tepore si affievolì, sostituito da una quieta e pacata ombra, mentre un alito di vento faceva frusciare le foglie.
Dopo poco il rumore della ghiaia venne sostituito da quello più pacato di passi su un terreno soffice ed erboso…erano arrivati.
Rapidamente colse movimenti ovunque attorno a lui…il lieve movimento delle foglie, dei fili d’erba, di un paio di scoiattoli curiosi che squittivano preoccupati su un alto ramo, alcuni uccelli che si spostavano intimoriti.
Rumore di una corda che si tende. Salto.
Il rumore di una freccia che si conficcava a terra fu recepito con gusto dal ragazzo, gli piaceva non essere considerato alla stregua di un invalido per la sua temporanea cecità, se di cecità si può parlare –Benvenuto Mat…- accolse con un sorriso il grugnito insoddisfatto dell’arciere mentre si abbassava di scatto, evitando di pochi millimetri la punta della lancia di un altro –Rick- disse come saluto, mentre in lontananza udiva il sommesso e ritmico battito di un bastone per terra –Rey, salve- un altro bastone, appesantito però, e che toccava il suolo solo col bordo –Greiz- lo immaginò storcere il naso di fronte a quella storpiatura del suo cognome e soppresse a fatica un sorriso divertito.
Non udì più nulla, solo silenzio –Allora, intendete fissarmi oziando o iniziamo a riscaldarci?!-
Tutto iniziò come un lampo che squarcia le nubi…movimenti, suoni, rumori si accesero, diventarono vivi, palpabili tanto da sentire nitidamente il verso metallico della sua spada nell’aria.
Continuò a combattere, facendo affiorare un po’ di quella capacità che aveva ottenuto di percepire ciò che gli stava intorno.
Il mondo sembrò uscire da quella fessura, colorandola d’arcobaleno mentre da sotto le palpebre chiuse i suoi occhi vedevano il movimento della sua spada, vedevano le rapide sequenze di calci e pugni di ogni altro membro e li anticipavano, quasi come se riuscisse a comprendere appieno a cosa avrebbero portato i movimenti muscolari avversari, mettendosi fuori portata prima di essere colpito o anticipando l’avversario mentre stava vibrando un colpo.
Si sentiva addirittura spiazzato da quelle percezioni così acute, da quel mondo pulsante di energia.
Ogni fibra del suo corpo era scossa da quella realtà, dai vividi colori che silenziosi strisciavano in scie rosse e marroni al di sotto dei suoi piedi, della linfa che fluiva nelle piante, dal sangue che pompava il cuore di un passerotto solitario.
Lui vedeva tutto ora.
E mentalmente si maledisse per questo.
Lo faceva sentire diverso, fuori luogo, una marionetta che anticipa le altre osservando i fili che le muovono.
Tutto ha una fonte, e ora lui lo sapeva per certo…eppure…
Eppure non riusciva più a credere con tutto se stesso all’esistenza di Dio, non dopo aver visto i demoni che lo sfidavano, entrando talvolta nelle chiese a circuire gli uomini…
Se esistevano gli angeli…allora perché non intervenivano? Era diventato cosa?
Un mercenario, un sicario, vogliono che tu ti sporchi le mani lasciandoli puliti subdola fu la voce che lo suggerì.
Forse era vero, forse no, lui capiva solo che delle forze superiori esistevano davvero.
Sennò come definire i due ammantati che gli avevano consegnato quella condanna?
E quello che lo faceva più infuriare era che era stato lui a firmarla.
La spada descrisse un rapido arco innanzi a sé, scalfendo la corteccia di un albero, mentre l’altra scattava di lato per deviare la lama dell’ascia di Greiz, che lo sbalzò comunque indietro, costringendolo a piroettare per terra, rimettendosi in piedi con un movimento delle mani abbastanza veloce da evitargli una bastonata nella schiena.
Continuò fino a che ogni singolo muscolo urlava pietà, udendo distintamente i respiri affannati di tutti i suoi amici.
-Ehi…vieni a scuola oggi?- Rey, come al solito…troppo altruista a volte
-No…non ho intenzione di imparare il braille…- se Dany voleva parlare dei suoi occhi non lo diede a vedere, perché nessun altro fece domande.
Tutti rimasero in silenzio e poté percepire in maniera fin troppo nitida gli sguardi dei suoi compagni d’arme come gli piaceva definirli.
Si era sempre sentito una cosa sola con il gruppo, ma ora si sentiva come se fosse fuori luogo, una spiacevole cacofonia nella normalità.
E ci soffriva…sentiva i propri compagni, quelli che considerava come preziosi fratelli, distanti…troppo distanti, e non sapeva a chi confidare ciò che gli era capitato.
L’avrebbero deriso?
Gli avrebbero dato del pazzo?
Non avrebbero fatto male, in fondo non riusciva a crederci totalmente nemmeno lui.
-Bravi, avete fatto dei notevoli miglioramenti- si complimentò con un sorriso vuoto sulle labbra.
Per un attimo tutti esultarono meritatamente, per poi congedarsi uno ad uno.
L’ultimo fu Dany –Ste…non so, ma non mi sembri più lo stesso, sei più cupo e silenzioso, e non dire che è per la tua fantomatica cecità…ho un brutto presentimento, tutto qui.-
-Non hai motivo di temere, amico- un sorriso sincero sciolse il ghiaccio del precedente
-Beh, quando sarai pronto a dirmi che succede fallo- corse via rimettendo frettoloso i pugnali nei foderi delle anche.
Vorrei dirtelo pensò ma non credo mi crederesti.
Rimase per un po’ nella stessa posizione, con la fronte appoggiata al pomo della spada nell’ombra senza vento.
Eppure prima il vento c’era, una brezza piacevole, ma c’era.
Si arrischiò a alzare minimamente la benda, lasciando che il suo occhio azzurro fissasse le nuvole immobili in cielo, come colte da una paralisi repentina.
Una folata dietro di lui.
Nulla.
Una foglia gli cadde innanzi, aperta a metà.
Altre folate tutto intorno a lui, che rimbalzavano di ramo in ramo, in un cerchio che lo intrappolava.
Ogni volta che si voltava verso l’origine di una, un’altra attirava il suo sguardo altrove.
I suoi occhi non incontravano che la aspra superficie dei tronchi degli alberi.
Tuttavia c’era qualcosa, qualcosa che sfiorava con la vista, sempre ai margini delle sue percezioni.
-Chi sei?- chiese girandosi nella direzione di una fruscio di foglie.
-La domanda che dovresti farti è chi sei tu- rispose sarcastica ed irritante una voce appena dietro alla sua schiena.
Le spade! ma erano troppo lontane.
Percepì lo spostamento dell’aria nitidamente, allontanandosi con un balzo riuscendo ad evitare in extremis un fendente vibrato con due lame che sembravano far crepitare di potere l’aria che le circondava.
Le sue armi erano conficcate nel tronco dietro a quel temibile avversario incappucciato.
-Oh, gli occhi hanno già superato la cecità? Sorprendente capacità di recupero ragazzo-
-Chi sei, perché mi dici questo?-
-Oh, che sbadato, eppure Lux continuava a ripetermelo- si passò una mano sul cappuccio, tirandolo indietro –Il mio nome è Vens e sono uno dei custodi degli Elementi-
Innanzi al giovane stava in piedi un giovane uomo, apparentemente sulla ventina, dai curiosi capelli verdi mediamente lunghi e pesantemente ingellati che contornavano un volto sveglio e piacevole.
Gli occhi rifulgevano di luce viva e ribelle.
In mano due armi simili a sciabole finemente adorne sembrava scuotessero la stessa pigra aria di fine estate.
-Custode degli elementi? Che roba è?- l’espressione sprezzante dello sconosciuto si incrinò, piegò in avanti il busto ed abbassò la testa sbuffando, per poi assumere un’espressione scocciata che sembra più adatta ad un bimbo capriccioso.
-Quindi non ti hanno detto niente?-
-Chi?-
-Quelli che ti hanno dato i tuoi poteri, chi altro?- sospirò rassegnato –Beh, credo mi toccherà ripetere la solita pappardella, tu ascolta bene, non ho voglia di ripeterla due volte-
Prese un respiro ed iniziò a spiegare che loro erano delle sorte di creature mistiche, personificazione degli elementi, in tutto erano in sette, lui incluso, Vens, l’essenza del vento, Focum, il fuoco, Tera, la terra, Aqua, l’acqua, Lux, la luce, Obscuritas, le tenebre ed infine Mors, la morte.
A loro stava il compito di padroneggiare gli elementi e, di tanto in tanto, sceglievano qualcuno che li rappresentasse…tuttavia quel qualcuno avrebbe dovuto batterli in duello.
-Quindi tu hai messo gli occhi su di me?- chiese perplesso Stefano
-Si…- il Custode stava cercando di riprendere il filo del discorso –Dov’ero arrivato?-
L’altro ignorò palesemente la domanda –Quindi sono speciale-
-Beh, se ti dicessi di no mentirei, ma anche si non sarebbe una risposta degna…ti verrà spiegato tutto a tempo debito, quando e se vorranno- si soffermò pensieroso
-Beh, allora non meniamo troppo il can per l’aia- serrò le mani sull’aria, da cui apparvero le spade gemelle che usava per abbattere i demoni e colpì innanzi a sé
-Si, sei proprio degno di accogliere il vento ed il suo potere mutevole, mi assomigli tanto, forse anche un po’ troppo…lo dico per la tua incolumità, non credere comunque che mi preoccupi per te, è solo che se ti succedesse qualcosa di grave credo che i miei superiore mi farebbero patire le pene dell’inferno- lo guardò –Ma tu non farai nulla di azzardato e rischioso vero?-
-No se non ne ho voglia- sorrise
-Mi creerai un mare di guai pare- ricambiò il sorriso –Ma almeno sono certo che ho scelto bene…tienimi testa e ti consegnerò parte dei miei poteri, nelle condizioni in cui ti trovi non puoi battermi-
Le lame cozzarono –Per me parli troppo- l’altro rispose con un ghigno soddisfatto.
Lottarono per lunghissimi minuti, in cui Stefano, nonostante lo straniamento causato dai fulminei attacchi e contrattacchi dell’avversario, resse coraggiosamente, per infine cadere a terra, troppo stanco per muoversi.
-Hai il mio rispetto ragazzo, mi hai fatto divertire un po’- la voce era salda, estranea alla stanchezza –Ti concedo parte dei miei poteri, usali ed allenali al meglio-
Un piccolo vortice di vento lo avvolse –Aspetta!- ma davanti a lui veleggiavano solo poche foglie strappate.
Tese la mano per afferrarne una e rimase sorpreso quando si squarciò a metà.
Sarebbe stato inspiegabile a chiunque.
Ma i suoi occhi avevano visto quella lama di vento che aveva obbedito al suo volere…


Ringrazio tutti quelli che mi hanno commentato e che mi sostengono, come Romance, Dark Ailbhe, The_Dark_Side, Havoc_fan e Ayleen
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Rakyr il Solitario