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Autore: Jessica Fletcher    24/02/2013    2 recensioni
"Se solo questa giornata lavorativa finisse presto, continuava a pensare Nick, se non avessi questo strano senso di freddo e di vuoto nel mio cuore."
certe volte quando la felicità sembra lì a portata di mano, accade qualcosa che scombina tutto.
Nuovo episodio della complicata storia d'amore fra Nick e Anna Alexander.
Drammatica, veramente molto drammatica.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Catherine Willows, Nick Stokes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Una ragazza per Nick'
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presentimento

Quello che vale veramente


Aveva avuto uno strano presentimento, Nick Stokes, sin dall'inizio di quel turno di lavoro; qualcosa simile ad una vocina dentro, ad un sesto senso che gli sussurrava di stare attento perché ci sarebbero stati di sicuro dei casini.
Avrebbe voluto che la giornata fosse già finita, che il lavoro gli avesse dato la sua tregua giornaliera e la possibilità di ritornare a casa da Anna. Già, Anna, la sua donna, Anna che stava finendo il tempo (come si suol dire) e che lo avrebbe reso presto padre. Avrebbe avuto un figlio, un figlio da crescere ed amare e questo sarebbe accaduto fra breve....se solo questa giornata lavorativa finisse presto, continuava a pensare Nick, se non avessi questo strano senso di freddo e di vuoto nel mio cuore.

E quella brutta sensazione si era fatta ancora più forte nel momento esatto in cui lui e Ray Langston erano entrati in quel ristorante, ancora chiuso per via dell'orario e proprio per questo vagamente spettrale.
Mentre interrogavano il proprietario Nick si era accorto di qualcosa, come di un ombra, un rumore  insolito provenire dalla stanza accanto. E poi lo aveva visto; lo aveva visto quel pazzo assassino psicopatico venire avanti armato, aveva provato a fermarlo ma era arrivato troppo tardi. Era bastata una frazione di secondo e quello aveva sparato.
Nick fece appena in tempo a vedere l'agente della omicidi, che li aveva accompagnati, cadere a terra quando improvvisamente sentì un dolore fortissimo appena sotto alla spalla sinistra. Una sensazione tremenda, quasi insopportabile come se mille piccole bestiole avessero incominciato tutte insieme a mordergli la pelle; il dolore diventava sempre più intenso e si irradiava al collo, al braccio, al muscolo pettorale, togliendogli quasi il respiro.  Le gambe non lo ressero e, nel giro di pochi istanti, si trovò steso a terra mentre un liquido appiccicoso e caldo gli stava inzuppando la camicia.
Il mio sangue!  pensò  mi devo essere beccato una pallottola, dannazione!

Dal pavimento, dove si trovava, poteva sentire Ray parlare con l'assassino, raccontargli un sacco di cose, di se della sua vita, tanto per prendere tempo, per ritardare il momento in cui egli, dopo avere ucciso il padre, proprietario del locale, avrebbe deciso di  farli fuori tutti.
Dio mio!  il pensiero di Nick rifletteva le sue paure, quello ci ammazza tutti!  Lo abbiamo visto, sappiamo chi è: non ci lascerà uscire vivi da qui. Ma io, io non posso morire, non ora, non adesso.  Non in quel momento quando stava per avere il più bel regalo che la vita possa fare ad un uomo: un figlio. Non in quel momento in cui andarsene avrebbe voluto dire lasciare la propria compagna sola a prendersi cura del loro bambino. Non in quel momento quando era ancora tanto giovane e aveva il cuore pieno di amore e di fiducia nel futuro. Non poteva morire, non doveva morire. Doveva fare qualcosa, a tutti i costi, anche se gli avrebbe causato un'immensa sofferenza e fatica, anche se comportava dei rischi e, se fosse morto nell'impresa, beh, almeno ci aveva provato: sarebbe stato in pace con se stesso.

Poco lontano da lui, alla sua destra, c'era la sua pistola, con dentro almeno 4 colpi, poteva provare a prenderla....sì, ma per fare cosa? Non sapeva se ce l'avrebbe fatta ad alzarsi in piedi e, di sicuro,  si trovava sotto tiro; sarebbe stato come andarsela a cercare, la morte, e non era certo questo quello che lui voleva. Ci sarebbe voluto che quel bastardo uscisse allo scoperto e per fare questo aveva bisogno dell'aiuto di Ray.

Nick volse lo sguardo verso il collega, e, dopo alcuni secondi, si accorse che l'altro lo stava guardando. Gli fece un cenno come di intesa, cenno che Langston capì all'istante, infatti, subito dopo, annuì quasi impercettibilmente col capo.

Con uno sforzo tremendo, mentre sentiva sudori freddi scendergli lungo la schiena, mancargli il respiro e il dolore alla spalla farsi tanto intenso da diventare quasi insopportabile,  riuscì ad afferrare l'arma alla propria destra. Ray se ne accorse e provò, usando le giuste parole, a fare uscire quel bastardo assassino (Dr. Jekyll, così lo avevano ribattezzato) dal suo nascondiglio.
Fu la questione di un attimo, non appena quello si mosse e si presentò sotto tiro, Nick, con uno sforzo sovrumano, riuscì ad alzarsi quel tanto da averlo sotto tiro e .....bang! bang! bang! bang! gli svuotò il caricatore  nell'addome. Dr. Jekyll barcollò un istante e poi cadde a terra, morto.

Appena il tempo di vederlo cadere e Stokes incominciò a sentire che le forze gli venivano a mancare: il dolore alla spalle e al petto si stava allontanando piano piano, la testa gli girava e aveva una strana sensazione allo stomaco. E' la vita, è la vita che finisce, si ritrovò a pensare...... Annie, mi dispiace, mi dispiace lasciarti sola proprio ora.....non dimenticarmi, non dimenticarti mai di me. E dì al nostro piccolo che gli voglio tanto bene, anche se non ho potuto conoscerlo; digli che il suo papà lo ama tanto, parlagli di me, ogni volta che puoi. Ti amo Annie, ti amo immensamente, vorrei avertelo detto più spesso, spero solo......che non sia troppo tardi.....
.....E poi fu tutto buio..............

Più o meno in quell'istante, Anna Alexander, la compagna di Nick, stava seduta sul divano di casa con in mano una tazza di caffè; sentì un forte tonfo che la fece sussultare forte, era ormai entrata al nono mese di gravidanza e qualsiasi rumore le faceva un strano effetto ai nervi. Si alzò per vedere che cosa fosse successo e scoprì che, proprio sulla mensola dietro di lei, la fotografia che la ritraeva insieme al suo uomo era caduta a terra; si chinò per recuperarla e vide che il vetro del portaritratti era andato in mille pezzi. La cosa le fece uno strano effetto, come il presagio che qualcosa non andava per il verso giusto. Sospirò e proprio mentre era lì a guardare il vetro in frantumi, il telefono prese a squillare.

"Anna, sono Catherine" la voce che risuonava nella cornetta era sommessa, seria, sembrava quasi che facesse fatica a parlare

"Catherine, ciao, come mai....." stava per dire "come mai mi telefoni?" ma si interruppe, dentro di se Anna intuiva già cosa poteva essere accaduto, solo sperava ardentemente di sbagliarsi;
"Anna, è successo qualcosa, ancora non so bene cosa.....Nick è ferito, è all'ospedale, al Desert Palm. Devi venire devi venire subito, immediatamente!"
Dio mio! non può essere, non può essere vero! No! Non ora! No! Ma perché? Perché? Anna sentì il sangue gelarsi nelle vene e per un attimo fu come se qualcosa o qualcuno le avesse tolto ogni forza.....poi ritrovò la voce, non si rendeva conto nemmeno lei come, ma fu in grado di rispondere, piano, a Catherine.
"Va bene, arrivo subito", la voce, nel finale, quasi si spezzò;
"Ti aspetto, coraggio, Anna. Vedrai che andrà tutto a posto".

Come un automa Anna si preparò, indossò le scarpe, prese la borsa, si recò nel vialetto di ingresso, prese l'automobile parcheggiata in garage e, in men che non si dica, era al Desert Palm Hospital.

Andò dall'infermiera alla reception e disse "Sto cercando il mio ragazzo, dovrebbe essere ricoverato qui"
"Nome?" chiese quella mentre masticava una chewing-gum
"Nick...eeergh...Nicholas Stokes"
"Stokes, come? può compitare, per favore?"
"Certo" Anna era come sui carboni ardenti "S-T-O-K-E-S, Stokes"
"Mmmmh" la donna scrisse qualcosa sulla tastiera e poi guardò il computer "Qui non risulta!"
"Come sarebbe a dire, qui non risulta?"
"Che non c'è nel data base, non risulta ricoverato qui"
Improvvisamente, Anna sentì un grande freddo dentro di lei, il pensiero che si formò nella sua testa era il peggiore possibile (Se non è ricoverato allora vuol dire......vuol dire....No! Mio Dio! NO!")
"Anna!!" la voce di Catherine risuonò alle sue spalle; Anna si voltò, tremava come una foglia;
"Catherine! Dov'è Nick? E' vivo? Dove diavolo si trova?!"
"Tranquilla, Anna, tranquilla. Lo hanno ricoverato pochi minuti fa. Lo hanno portato al Pronto Soccorso e poi, non so. So che si è preso una pallottola, lo dovranno operare, penso.......ma ancora non si sa niente"
"Oddio, Cath! Quella lì" e indicò l'infermiera alla reception "non lo trovava e per un istante ho pensato....ho pensato.....oddio!"
"No, non è morto, questo te lo posso giurare. Su tranquilla....vuoi sederti? Ti prendo qualcosa da bere?"
La ragazza fece cenno di no con la testa, si diresse verso una sedia quando d'improvviso sentì un forte dolore al basso-ventre e un liquido appiccicoso bagnarle le gambe: "Cath!" urlò "che cosa mi succede?"
Catherine si precipitò a reggerla prendendola per un braccio e poi le disse  "Calmati, Anna. Si sono rotte le acque: stai per avere il bambino" e poi, più forte, verso la donna alla reception "Si sbrighi, chiami qualcuno: la mia amica sta per partorire."
Immediatamente fu fatta arrivare una barella per Anna, i paramedici la sistemarono sopra e fu portata in sala parto, Catherine rimase con lei.

Nick correva, stava correndo nel deserto, Anna, la sua Annie, era lì, davanti a lui, pochi metri li separavano;ma più lui correva, più lei sembrava allontanarsi, un istante prima era lì a portata di mano e un istante dopo era di nuovo lontana di qualche metro.....come era possibile, come era possibile tutto questo? Nick sentiva che l'angoscia lo stava divorando....la chiamava, provava a chiamarla, ma dalla sua bocca non usciva alcun suono. E vedeva che anche lei lo stava chiamando ma non  riusciva ad udire ciò che ella diceva.
Si svegliò tutto tremante e sudato, nella stanza con lui non c'era nessuno.

Anna stava sdraiata sul lettino in sala parto, il piccolo era appena nato e glielo avevano posto sulla pancia, come si usa fare;
"E' un bellissimo maschietto!" le disse Catherine. La giovane madre si limitò ad annuire con il capo, mentre guardava suo figlio.....avrebbe dovuto essere felice e invece era triste. Non era così che avrebbero dovuto andare le cose, non era così che se lo era immaginato. Con lei, in quel momento magico, avrebbe dovuto esserci Nick, il suo Nicky, il padre di suo figlio ....e, invece.......invece lui era ferito, forse sotto i ferri, non si sapeva nemmeno se era ancora vivo, non si sapeva se il bambino che le giaceva in grembo lo avrebbe mai conosciuto, suo padre.
Lo guardò, guardò quella piccola creatura  e sentì i proprio occhi riempirsi di lacrime;
"Mio Dio" sussurrò "assomiglia così tanto a Nick!" e poi, un po' più a voce alta "Nick.....dove sei? Dov'è il mio Nick?" chiese guardandosi intorno "Catherine" chiamò l'amica che era lì ancora vicino a lei "Catherine, ti prego, ti scongiuro. Vallo a cercare! Vai a vedere dove si trova il mio Nick!"
"Va bene, Anna; va bene. Stai tranquilla, cerca di stare calma" e Catherine guardò la dottoressa che aveva assistito al parto. La donna le fece un segno di assenso, le permise di uscire e le sussurrò "adesso le diamo un leggero sedativo, per calmarla, non si preoccupi; starà bene".

"Annie!" la voce di Nick risuonava, seppur flebile e roca, nella stanza "Annie! dove sei? dovessei? Annie!"
"Ssst! tranquillo" gli rispose una voce femminile;
"Annie?" Nick, guardò la donna che era appena entrata nella stanza, ma anziché i capelli bruni e i grandi occhi da cerbiatta della sua compagna  vide i capelli color grano e gli occhi blu di Catherine "Cath! Dov'è Anna? Dove si trova?"
"Tranquillo, Nick! La tua Annie sta bene. Ha appena avuto il bambino. Va tutto bene....Congratulazioni, Nicky! Sei diventato padre. Ora sei padre di un bel maschietto!";
Nick si aggrappò alla mano di Catherine "Dici davvero?";
"Giuro! E' andato tutto bene, ti assicuro!"
"Li voglio vedere!" e fece per alzarsi, ma subito sentì una forte fitta alla spalla sinistra e ricadde, gemendo, sul letto;
"No, stai buono! Nick, sei stato ferito, ricordi? Sei stato ferito e ti hanno operato, non puoi alzarti." la donna cercò di tranquillizzarlo "ora le vado a dire che stai bene e poi, non appena possibile te la porto. Anzi te li porto tutti e due. Ma tu promettimi di non fare stupidaggini. Ok?"
"Ok!" e l'uomo sembrò calmarsi. Sono padre! Mio Dio, lo sono per davvero! E' una cosa bellissima, bellissima...e, sognando di stringere il suo bimbo e la sua donna a se, Nick, sopraffatto dalla debolezza e dagli antidolorifici si riaddormentò di nuovo.

Quando si risvegliò era già buio e la sua compagna era lì vicino a lui "Annie" la chiamò "Annie sei tu?"
"Sì, sono io, tesoro. Come stai?"
"Bene. Un po' stordito, ma sto bene", con la mano destra  Nick accarezzava il braccio di Anna, la quale sorrise,
"Nick" gli disse "ti presento tuo figlio. Thomas Alexander Stokes, il nostro bambino" e, così dicendo, adagiò il neonato sul letto del proprio compagno;
"Mio figlio" la voce di lui era quasi un sussurro "mio figlio...... peccato che non lo posso prendere in braccio", Nick aveva la spalla e il braccio sinistri bloccati da un tutore. Il piccolo se la stava dormendo beatamente e continuò a farlo anche quando il padre cominciò a sfioragli delicatamente il viso e a massaggiargli il pancino "E' bellissimo! Amore mio" disse rivolgendosi alla propria compagna "mi hai dato un figlio stupendo"
"Già" rispose lei, chinandosi a sua volta verso di loro "è proprio bello! Ti assomiglia tantissimo".
"Ma vorrei che avesse i tuoi occhi" disse lui;
"Io vorrei che avesse la tua bocca" rispose ella, maliziosamente, cominciando a baciargli le labbra, e, mentre lo baciava e gli accarezzava il viso, mormorava, piano, "ho avuto tanta paura, tanta paura di non rivederti più. Se ripenso a quella telefonata..." la voce di Anna si strozzò in un singhiozzo: aveva gli occhi pieni di lacrime;
"Ssshh......tranquilla! Io sto bene, vedi" le rispose il suo uomo "mi hanno ricucito; è solo un graffio. E' tutto a posto, tranquilla, baby!" tacque per qualche istante poi continuò "ma anch'io ho avuto paura di non rivederti più.....di non rivedere te e di non conoscere il nostro bambino. E poi ....." aggiunse come inseguendo un pensiero lontano "e poi, Annie ti devo dire una cosa!"
"Che cosa?" chiese lei incuriosita;
"Che io ti amo; ti amo tantissimo. Te l'ho detto poche volte, ed è stato male. Te lo avrei dovuto dire più spesso: l'ho capito questa mattina quando non ero sicuro se ce l'avrei fatta, quando temevo che ormai....." la voce di Nick si spezzò per un attimo ".....che ormai fosse troppo tardi!"
"Non mi importa" rispose lei, continuando ad accarezzargli il viso "non mi è mai importato. Tu se l'uomo più buono e dolce che io abbia mai conosciuto. Che mi ami me lo dimostri ogni giorno da come mi parli, da come mi guardi, da come fai l'amore con me. Non c'è bisogno di tante parole quando il sentimento che proviamo l'uno per l'altra è così profondo";
"Però tu me lo dici sempre ed è piacevole sentirselo dire; ed è bello poterlo dire. Ti amo, Anna, amo te e il nostro bambino con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutto me stesso";
"Ti amo, Nick, ti amo intensamente, profondamente e niente al mondo potrà mai cambiare quello che provo per te."

Per loro due, quella sera, soli nella stanza d'ospedale insieme al loro piccolo, quelle dichiarazioni di amore incondizionato ebbero quasi il valore di una promessa matrimoniale; loro, ai quali non era mai importato di "regolarizzare" la propria unione, si scambiarono così i giuramenti di un legame che niente e nessuno al mondo avrebbe mai potuto spezzare.

E questo valeva tanto, questo valeva tutto.






Ed eccomi ancora qui.
Alla fine della precedente fiction fra Nick e Anna,  la carissima Mick mi aveva domandato se il bambino sarebbe nato, prima o poi. Io avevo già in testa come farlo nascere e in quale occasione, dovevo però inquadrare bene la storia, vedere come "sposarla" con la trama orginale della serie TV (cerco di non stravolgere troppo personaggi e situazioni della scenaggiatura orginale) prima di buttarla giù , correggerla, "betarla" e tutto il resto.
Comunque ci sono riuscita.....
dedicata in particolar modo al mio kiwi preferito, ma sono benevenute le recesioni di tutti voi.

Love
Jessie



  
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