Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Lilyth    24/02/2013    0 recensioni
Per quanto la fantasia non abbia limiti, le storie migliori sono tutte il riflesso delle nostre vite.
Driade, 25 anni, una carriera scolastica che sta per finire ed una lavorativa che è appena iniziata.
Vive nei suoi sogni, o meglio nelle sue sensazioni e nel mondo che sembra costruirsi intorno. Puoi passare le giornate a calcolare la tua esistenza punto per punto ma non saprai mai quando la vita deciderà di farti lo sgambetto e di riportarti con i piedi (e anche la faccia) per terra.
*Premessa- questa storia è costruita giorno per giorno basandosi anche su esperienze che provo in prima persona, spero di riuscire a rendere l'idea del realismo in ciò che lascerò su queste pagine; tra le ispirazioni per la storia capeggia "Orgoglio e Pregiudizio" della maestra Jane Austen, in Driade si scorgerà spesso un velo di Liz Bennet.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Come ogni mattina, giusto per mantenere una certa coerenza con il mio essere, ero profondamente animata da un senso di irrequietezza e nervosismo che negli anni mi aveva fatto guadagnare il dolce appellativo di “furastica”.
In realtà, non ero così, o almeno non in modo così esagerato come il nomignolo faceva trapelare.
Tendenzialmente il mio nervosismo iniziava al momento del risveglio e si protendeva fino all’arrivo alla mia metà, li si dissipava lasciandomi carina e gioviale (al massimo delle mie capacità, che forse non erano neanche tanto alte).
Per avere 25 anni avevo ancora la capacità di comportarmi come un’adolescente in piena crisi ormonale, il che iniziava a creare anche qualche problema.
Ah sì, era difficile essere me,
ma credo che lo fosse ancora di più il dovermi sopportare dalla mattina alla sera e nonostante tutto non volermi uccidere.
Probabilmente le persone che mi circondavano o erano santi o dovevano volermi veramente tanto bene.
Uscii di casa trafelata, mezza struccata e con i capelli in disordine.
Il cipiglio che mi  padroneggiava il volto aveva fatto in modo che la mia famiglia non facesse il grave errore di provare ad avere un colloquio normale con me.
Il vento continuava ad alzare il bavero della giacca, al terzo tentativo mi arresi e lasciai che facesse ciò che voleva con i miei capi di abbigliamento.
Ero in ritardo.
Ero in ritardo ed odiavo esserlo.
Mi feci di corsa il tratto che separava il portone dalla fermata dell’autobus e praticamente mi lanciai tra le porte della vettura esattamente qualche secondo prima che si chiudessero.
Presi fiato ricomponendomi e scivolai tra i passeggeri per evitare di occupare lo spazio davanti all’uscita, infilai le cuffie e accessi l’mp3.
Io e il mio mp3, l’unico vero rapporto d’amore che potessi ammettere di aver avuto nella mia intesa se pur breve esistenza.
Riuscivo  a scacciare via l’angoscia che attanagliava il mio animo complesso solo perdendomi tra le note e le parole che ormai sapevo a memoria, immaginando storie o vicende durante il percorso casa-università o casa-lavoro.
In poche parole, con il senno del poi, era la mia unica ancora di salvezza per non soccombere a me stessa.
 
Scesi alla mia fermata facendomi largo a spallate tra la calca, scesi dal bus peggio di come vi ero entrata, ma poco m’importava.
Entrai nello studio medico sfilando la giacca e attaccandola al primo appendi abiti vuoto, forse ero la prima, anzi no, sicuramente ero la prima.
La segreteria era già aperta da un buon quarto d’ora ma nei paraggi non c’era neanche un medico.
< dottoressa anche questa mattina con quaranta minuti di anticipo, lei deve dormire di più mia cara! >
Sorrisi appena affacciandomi al gabbiotto della segreteria
< ciao Maria >
Ricevetti un sorrisone di risposta che non fece altro che aumentare lo stato di calma zen che mi assaliva appena mettevo piede in quel luogo
< come mai così presto bella? >
mi sedetti accanto a lei sospirando
< non lo so, penso che sia perché amo questo posto quando ancora non c’è nessuno, e anche perché se voglio dare la tesi entro maggio devo essere sempre puntuale. A quel punto quando mi chiamerai dottoressa potrò quasi crederti >
< oh, Dry >
fece tamburellare le dita sul tavolo in segno di impazienza
< devo ripetertelo tutte le mattine che la tua specializzazione servirà solo a confermare il fatto che sei una psicologa in gamba? >
Lo so, il fatto che fossi così suscettibile e irascibile farà domandare a molti come ho fatto a laurearmi in psicologia e a pretendere di aiutare gli altri non sapendo aiutare neanche me stessa.
Effettivamente la stessa domanda deve essermi passata in mente parecchie volte e non deve aver trovato uno straccio di risposta, il che mi aveva portato ad arrendermi.
Sorrisi a Maria che continuava a guardarmi con aria di finto rimprovero e facendolo lanciai un’occhiata all’orologio.
< le 7:50, fine dei giochi, vado a prepararmi. >
< ciao Dottoressa, domani dormi un po’ di più. >
 
Salii le scale sorridendo tra me e me, oltre alla musica quella era un’altra cosa che mi permetteva di sopravvivere, una tranquilla chiacchierata senza fretta la mattina.
Raggiunsi il piccolo studio che accoglieva me e il mio supervisore, aprii la porta cigolante ed aprii immediatamente le finestre per lasciare entrare aria pulita.
Altri dieci minuti e tutto quel silenzio sarebbe svanito in un via vai di voci, passi, presenze, lamenti e storie nuove che si accavallavano l’una sull’altra, impazienti di essere ascoltate, capite, aiutate.
Ero pronta?
Ero pronta ad affrontare tutto quello per un’altra mattina?
Non lo sapevo, non l’avevo mai saputo; vivevo ancora quella sensazione di smarrimento e incertezza, la stessa che mi aveva accompagnata nella scelta della scuola superiore, poi dell’università e poi ancora del lavoro.
Insomma, avevo ancora l’impressione che la vita che vivevo non era la mia, e non sapevo quando nella mia testa le cose sarebbero cambiate.
< già qui? >
Quasi sobbalzai nell’accorgermi che non ero più sola
< Nick, ben arrivato >
sorrise appena, con quell’aria misteriosa che lo contraddistingueva, aveva solo qualche mese più di me ma, mi doleva ammetterlo, era stato più veloce di me a concludere il corso di studi e ora poteva farmi da mentore scimmiottandomi anche un po’.
< sei pronta ad affrontare questa meravigliosa giornata con me? >
infilai il camice
< sai, me lo stavo chiedendo qualche minuto fa e la risposta è palesemente “no” >
mi imitò ridacchiando
< su, pensala positivo, passeremo un’altra giornata emozionante insieme >
Nel corridoio risuonarono passi affrettati, li sentimmo entrambi e ci guardammo
< iniziamo >
 
 
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Lilyth