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Autore: northernlight    24/02/2013    3 recensioni
‘Dio, non avete capito un cazzo di me, tutti quanti’ li accusò mentalmente ‘solo lei capisce, lei. Lei che è come suo figlio. Se ci fosse stato Dom a tenermi a galla in questa merda mi avrebbe solo detto buongiorno e non mi avrebbe fissato come state facendo voi ora’.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Eternally Missed, capitolo IV.
(aprimi prima di iniziare a leggere)




 
'Dom, devo chiamare Dom adesso': questo fu il primo pensiero ad attraversare la mente stanca di Matt al suo risveglio la mattina successiva al litigio. Non aveva chiuso occhio, aveva avuto degli incubi terribili. A quell'ora se Dom fosse stato lì avrebbe sfondato a calci la porta della sua stanza per trascinarlo a fare colazione in qualche posticino carino sotto la Tour Eiffel. Ma era un orario improponibile dopo un concerto, le otto e undici minuti di mattina,  e non c'era nessun Dom urlante dietro la sua porta né tantomeno una colazione pronta. Chiamò rapidamente il servizio in camera ordinando una caraffa di caffè americano e rifletté sul da farsi. Prese il cellulare di Dom e se lo rigirò tra le mani notando la poca cura che l'amico aveva per gli aggeggi tecnologici visto che aveva lo strano potere di graffiarli irrimediabilmente. Decise di dare un'occhiata alla rubrica: Alexa, Caroline, Daniela, Ellie.

'Buon dio, ne ha una per ogni lettera dell'alfabeto o nazionalità?!' constatò stupefatto Matt fissando lo schermo del cellulare finché non incontrò un nome che attirò la sua attenzione. Gaia P. ed era inevitabilmente quella Gaia. Quante Gaia P. poteva conoscere Dom?


Vabbè, poco male, io ho il numero di Jessica, non dovrebbe essere così strano disse ad alta voce provando ad ignorare il fatto di avere il numero di Gaia sottomano. Come sperava trovò il numero del telefono della casa a Nizza e inoltrò la chiamata. Uno, due, tre, quattro, cinque squilli poi partì la voce registrata nella segreteria. Un senso di ansia lo pervase improvvisamente. Dom aveva il sonno leggero e, per quanto ricordava, aveva un telefono sul comodino della sua camera perciò se stava dormendo avrebbe sicuramente sentito e avrebbe risposto. Arrivò la cameriera con il caffè, la ringraziò, lasciò una mancia e si riempì una tazza. Per prendere una qualsiasi decisione voleva aspettare che Chris e gli altri fossero svegli perciò decise di aspettare almeno fino alle nove e mezza e poi sarebbe andato a svegliarli personalmente. Improvvisamente, però, ebbe un'idea.

'Ma certo, la cameriera! Come ho fatto a non pensarci prima?'

Dom aveva una cameriera per la casa di Nizza visto che non poteva andarci spesso e quindi aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura della "splendida casa coloniale su due piani con una vetrata immensa che da' sul giardino", così gliel'aveva descritta Dom anni prima. Riprese a scorrere la rubrica del telefono.


Jeannette, eccola! disse inoltrando la chiamata. Il telefono squillò poche volte poi una donna con un fortissimo accento francese aprì la chiamata.

Allô? rispose lei in francese.

J-Jeannette? chiese timoroso Matt.

Monsieur Dominic? 

No-non, c'est ne pas Dom provò a biascicare Matt in francese che cazzo sto dicendo sussurrò poi.

Non? Qui est-ce, alors? 

Ehm, je suis Matthew!” disse lui ormai spazientito.

Aaaah, monsieur Matthew! Come sta? disse passando alla lingua madre di Matt.

Oh, grazie al cielo! Jeannette, io sto bene. Senti, hai notizie di Dom? Sei a casa sua? chiese lui.

Non, monsieur Matthew! Monsieur Dominic mi ha telefonato ieri per chiedermi se potevo non andare da lui per un paio di giorni perché aveva delle cose da fare.

Cose da fare? Ti ha detto cosa, per caso? la interruppe il cantante.

Non, monsieur, mi ha solo detto che la casa non aveva bisogno di cure e mi è sembrato strano visto che in passato andavo a casa sua anche quando lui c'era disse la donna è-è successo qualcosa?

Non lo so, Jeannette, non lo so. Al telefono di casa non risponde, tu puoi andare a controllare che sia tutto okay?

Monsieur Matthew, non si arrabbi, ma non posso proprio perché non sono a Nizza perché ho dovuto accompagna-...

Okay, Jeannette, non ti preoccupare. Vedrò di andare io lì il prima possibile, ti ringrazio!” concluse chiudendo la telefonata. C'era qualcosa che non andava. Si versò una tazza di caffè e guardò l'orologio ed erano quasi le nove e un quarto.

Ah, 'fanculo le vostre ore di sonno, dormirete quando avrò risolto questa merda di situazione! disse ad alta voce a nessuno in particolare. Si infilò velocemente la vestaglia verde e con la tazza in mano andò a bussare 207, la camera di Chris che sicuramente gli avrebbe risposto avendo il sonno leggerissimo e infatti, dopo due colpi alla porta, il bassista ancora mezzo addormentato e in boxer e t-shirt andò ad aprirgli.

Dannazione, che ora è?! chiese quest'ultimo stizzito al cantante.

Quasi le nove e mezza disse Matt bevendo un sorso dalla tazza.

E che ci fai tu sveglio alle quasi-nove-e-mezza? Sei andato a dormire alle cinque! sussurrò il bassista stropicciandosi gli occhi con le mani.

Beh, teoricamente sono sveglio dalle otto circa e sono andato a dormire alle quattro e quarantotto. Sono sveglio perché non riuscivo a dormire e perché Dom non risponde. Ora, sono il tuo frontman il che mi da una specie di leadership, perciò renditi presentabile e ci vediamo nella mia stanza dove c'è del caffè per tutti. Vado a svegliare Morgan e Tom! cinguettò fin troppo allegramente Matt. Chris lo guardò sbigottito e gli chiuse la porta in faccia. Matt, dal canto suo, si attacco a bussare alla porta di Tom e Morgan finché quest'ultimo, disperato, corse ad aprire.

Chi diavolo è?! urlò quasi mentre apriva la porta trovandosi davanti un Matt in t-shirt, pantaloncini con la vestaglia e una tazza di caffè in mano.

Matt disse il cantante come se fosse una giustificazione sufficiente sveglia Tom e venite in camera mia, devo parlarvi.

Morgan gli rivolse un'occhiataccia terribile e Matt, con un'alzata di spalle, aggiunse: C'è il caffèe tornò nella sua stanza. Tempo cinque minuti ed erano tutti lì, ognuno con una tazza di caffè in mano guardando Matt in attesa di spiegazioni.

Non risponde al telefono disse infine.

E... ? chiese Chris sorseggiando il caffè bollente.

E devo andare lì! Perché sono un coglione e ho creato un casino e non tornerà per il concerto se non vado a riprenderlo io.

Ma... non hai le chiavi di casa! gli ricordò Morgan.

Ho le chiavi. Tutti abbiamo i doppioni delle reciproche case, ricordi? disse Matt sventolandogli un enorme mazzo di chiavi sotto il naso.

Oh, vero, avevo dimenticato! Quindi le hai qui con te.

Esatto. Ora, Nizza dista da Parigi circa mille kilometri quindi c'è un fottuto aereo che può portarmi lì il più velocemente possibile? chiese il cantante.

Beh, sicuramente ci sarà qualche aereo di linea ma no-... iniziò a dire Tom.

'Okay, è ora di vestire i panni del frontman isterico' pensò Matt prima di parlare.


Non mi sono spiegato allora, devo essere a Nizza quanto prima e non posso prendere un fottuto aereo di linea che non so quando partirà disse invece.

Provo a telefonare in aeroporto e sentire se hanno un jet disponibile disse Tom prendendo il cellulare di Matt.

No, tu non provi. Tu mi trovi un jet.

O-okay, non ti agitare! rispose impaurito Tom.

'Bene, ha funzionato. Sono il fottuto frontman dei Muse e se voglio un aereo l'avrò, cazzo' pensò infine il cantante. Tempo dieci minuti e Tom gli aveva trovato un jet che sarebbe partito alle undici e quaranta da Charles De Gaulle. Sarebbe andato da solo, Tom l’avrebbe solo accompagnato in aeroporto. Matt si fece una rapida doccia, si sistemò i capelli alla bell'e meglio, infilò un paio di jeans, una t-shirt rossa, un paio di Vans nere ai piedi e la giacca di pelle dello stesso colore. Prese il cellulare di Dom, dei documenti, le chiavi di casa, il portafogli, infilò le bacchette del batterista nella tasca posteriore dei jeans e lasciò la sua camera. In aeroporto, salutò un Tom molto preoccupato e si precipitò a prendere l'aereo. Quelle due ore circa di volo sembravano non passare mai ma, finalmente, attorno alle due del pomeriggio giunse all'aeroporto di Nizza dove c'era una macchina ad attenderlo che l'avrebbe portato a casa di Dom.


 
***

Dopo circa mezz'oretta di auto, arrivarono alla grande casa di Dom. Si avvicinò al cancello e suonò quella specie di diavoleria elettronica che Dom si ostinava a chiamare "campanello-intelligente" perché oltre al video, aveva anche una specie di riconoscimento vocale che annunciava anticipatamente al padrone di casa, chi fosse il visitatore. Suonò più volte ma non ottenne risposta.

'Starà ancora dormendo' concluse Matt estraendo le chiavi. Dopo aver combattuto per trovare quella giusta, riuscì ad aprire il cancello. Arrivato alla porta bussò, ovviamente, senza ottenere nessuna risposta e quindi ricominciò a cercare la chiave giusta. Entrato in casa c'era il silenzio più assoluto.


Dom? urlò Matt. Nessuna risposta.

Dom? ripeté il cantante ancora più forte. Non ottenendo nessuna risposta decise di andare in cucina. Ovviamente vuota così come vuoto era il salotto. Iniziò a salire le scale per andare al piano di sopra dove c'era la camera da letto, una stanza piena di vinili e strumenti vari e altre stanze che Matt non ricordava.

Andiamo, brutto segaiolo! Non ricordavo avessi il sonno così pesante! urlò ironico mentre saliva le scale, le dita che tremavano reggendosi al corrimano. La porta della camera di Dom era socchiusa, la stanza era nella penombra, filtrava solo un po' di sole dalle persiane chiuse.

Dom? sussurrò di nuovo Matt con voce tremante poggiando una mano sulla porta e aprendola leggermente. Diede una rapida occhiata alla stanza e si accorse che Dom era a letto.

Dio, stai ancora dormendo? disse Matt sollevato vedendo che l'amico era lì. Dom non rispose, continuava a dormire. Si avvicinò con passi lenti e pesanti al letto per paura di far spaventare il biondo al suo risveglio. Ripeté ancora una volta il nome dell'amico senza ottenere risposta. Dom dormiva vestito, con le scarpe ancora ai piedi, una mano poggiata dolcemente sullo stomaco, un espressione serena sul viso e la testa rivolta verso la finestra; un raggio di sole colpiva il volto del batterista, stranamente troppo pallido e rilassato rispetto al solito. C'era qualcosa di strano, era troppo pallido per essere uno reduce da un mese di vacanza alle Hawaii. Matt si avvicinò all'amico e gli posò una mano sulla spalla scuotendolo leggermente.

Dommeh, amico, svegliati. Ti ho portato la colazione, ci sono dei cupcake! gli disse Matt sapendo quanto il batterista fosse goloso di dolci. Ma, per quanto lo scuotesse e per quanto gli parlasse, non ottenne nessuna risposta. Si alzò e posò le chiavi di casa sul comodino e fu allora che le vide. Una schiera di boccettine di medicinali di quelle che ti aspetteresti di vedere solo in uno psico-dramma americano di casalinghe disperate o in un qualche serial medico. Una schiera di boccettine di medicinali che mai ti aspetteresti di vedere sul comodino del tuo migliore amico che non aveva nessuna malattia e nessun bisogno di medicine. Una schiera di boccettine con accanto una bottiglia da litro di vodka liscia quasi vuota. Il panico iniziò a dominare la mente e il battito cardiaco di Matt, stava tremando tanto che nel tentativo di prendere una boccetta di medicine, ne fece cadere alcune per terra e non si preoccupò di raccoglierle. Lesse la targhetta della boccettina che teneva in mano.
 

Fenobarbital, proprietà sedative/anticonvulsanti. Assumere con cautela.


Proprietà sedative: le uniche due parole che rimbombavano come una pallina nella testa di Matt. 

Dom... ripeté ancora una volta con la voce rotta dal pianto. Si azzardò ad avvicinare indice e medio ad un lato della gola dell'amico. Nessun cenno di battito cardiaco, non gli servivano molte nozioni mediche per capire che ormai il suo amico era morto.

DOM!! urlò mentre si chinava sul letto scuotendo con forza l'amico. Dom non si svegliava, era inerte tra le sue braccia, i capelli biondi che si muovevano e mandavano riflessi dorati in tutta la stanza. 

Dom, cosa ca... cosa cazzo hai fatto Dom. Ti prego, svegliati! Ti prego, stai solo dormendo, hai preso troppe medicine per dormire, stupido coglione, svegliati. Ti prego! ripeteva convulsamente il frontman mentre ormai erano scivolati entrambi sul pavimento pulito della stanza. Dom era steso per terra, scomposto, mentre Matt gli reggeva la testa e gli accarezzava freneticamente i capelli in preda al panico. Continuava a chiamarlo, ad urlare e poi sussurrare il nome dell’amico nella speranza che si svegliasse. Lo stese e non sapendo cosa fare per aiutarlo, provò a fargli una respirazione bocca a bocca ma era inutile, i polmoni di Dom si riempivano e si svuotavano immediatamente senza nessun risultato. Riuscì solo a pensare a quanto fossero fredde le labbra del suo amico, quelle labbra che ha visto tante volte curvarsi in uno splendido sorriso o quelle labbra che mimavano un “va tutto bene, stai tranquillo” quando Matt era agitato sul palco. Ricontrollò il battito di Dom dal polso, dal collo e no, si ripeteva, una persona viva o addormentata non è così fredda, non è così pallida. Iniziava ad essere tutto confuso, come se fosse ubriaco. La stanza ondeggiava, sentiva la testa pesante e l’iperventilazione non gli consentiva di respirare bene, la vista offuscata ma nessuna traccia di lacrime, il nodo in gola, la nausea che faceva capolino. Matt rimase su quel pavimento con il corpo inerte del suo migliore amico stretto al petto, le sue labbra e il naso persi tra i capelli biondi di Dom a respirarne ancora il buon odore della doccia della sera prima, dondolandosi su uno strano e invisibile ritmo cadenzato. In un piccolo momento di lucidità decise che avrebbe dovuto avvisare Chris o Tom. Prese il cellulare di Dom e compose il numero di Tom.

“Hey, segaiolo! Che fine hai fatto? Matt è gi-...?”

“E’ morto, Tom” lo interruppe Matt.

“Matt, sei tu? C-cosa cazzo stai dicendo?” chiese l’amico dall’altro capo del telefono.

“F-fenobarbital in quantità industriali e vodka. E’ morto” disse freddo Matt. Un’unica e solitaria lacrima iniziò a scendere sullo zigomo perfetto di Matt “dovete lasciarmi da solo con lui, ormai è morto, non ho chiamato nessuna cazzo di ambulanza di merda. Non osate mettere un solo fottuto piede qui prima di domani mattina” aggiunse per poi chiudere la telefonata e spegnere il cellulare. A quella lacrima solitaria se ne aggiunse un’altra ed un’altra ancora fino a trasformarsi in un pianto silenzioso, le lacrime che continuavano a perdersi e a scivolare tra i capelli di Dom. Il telefono di casa iniziò a squillare, Matt non sopportava più quel rumore acuto e insistente e perciò dovette staccarsi da Dom per correre a disattivare il telefono, distrusse letteralmente ogni apparecchio telefonico in casa. Tornò di sopra, restò immobile a fissare il corpo di Dom poi qualcosa dentro di lui esplose. Iniziò ad urlare, un urlo lungo e acuto, di rabbia e di dolore come se ci fosse qualcuno a trafiggergli il corpo con mille e mille coltellate. Distrusse tutto ciò che gli capitava a tiro con negli occhi solo il lampo del ricordo del viso del suo biondo amico e il desiderio di cedere a quella rabbia che lentamente si faceva strada dentro di lui. Buttò giù vasi, strappò via le tende dalle finestre, iniziò a prendere a calci la porta della camera di Dom e in quel momento desiderò di trovarsi su un palco a distruggere tutto, a distruggere la Manson di turno che stringeva tra le mani e di schiantarla violentemente contro un amplificatore. Alla fine di quel terribile momento, si trovò senza fiato, senza voce con gli occhi rossi e il viso rigato dalle lacrime. Si precipitò nuovamente sul corpo di Dom, riprese a stringerlo al petto e a piangere desiderando ancora che il suo amico si svegliasse.

“Dom, Dom... tu... io, è colpa mia, è solo colpa mia. Io non avrei dovuto trattarti così, sono un coglione ed ero venuto qui per chiederti scusa. Sei mio fratello, il mio migliore amico, la mia anima gemella. Te lo ricordi? Ti ricordi quando me l’hai detto? Eravamo in studio a provare e tu ti sei avvicinato e mi hai detto che ero l’altra parte della mela, quella che ti completa anche se non ci sei fidanzato. Io... Dom, è colpa mia. Tu mi hai salvato, con la tua volontà e il tuo amore mi hai salvato. La tua volontà mi ha tirato fuori da quella merda in cui ero... poi, puff, sei arrivato tu dal nulla” disse Matt tutto d’un fiato accarezzando il viso di Dom  con piccoli movimenti circolari del pollice “non... non doveva finire così. Non doveva finire affatto. Io mi caverei il cuore dal petto se servisse a farti tornare da me. Ti ricordi? ‘Saremo amici fino alla fine del tempo’, me l’hai detto tu e tu quel tempo l’hai portato via. Sono io quello che dovrebbe essere m-morto, non tu. Io me lo merito.”

Dopo qualche minuto di silenzio Matt inizia a sussurrare le parole di Eternally Missed, tra un singhiozzo e l’altro, cercando di non piangere più. La voce di Matt è roca a causa delle urla di prima e adatta ad una dolce nenia il ritmo forte della canzone, scivolando in una specie di sonno. Il dormiveglia si infranse bruscamente parecchie ore più tardi quando due mani possenti cercano di staccarlo dal corpo di Dom, le mani di un Chris con il volto coperto di lacrime.

“Lasciatemi stare” urlò Matt ai suoi amici “devo stare con lui, SPARITE.”

“M-Matt” disse Tom singhiozzando “ti prego, devono... devono portarlo via.”

“Non me ne frega un cazzo, sparite.”

“Adesso basta, Matthew! Staccati da quel cazzo di corpo, non è più Dom. Dom è...” urlò Chris strattonando Matt.

“E’ morto. Avanti, dillo. Imparate a dirlo. Dominic è morto. Okay, ora non me ne frega un cazzo, lasciatemi con lui” rispose il cantante. Chris perse la pazienza. Strattonò con forza Matt lasciando cadere il corpo di Dom sul pavimento. Prese il cantante per il bavero della giacca e lo spinse con forza contro il muro facendolo mugugnare per il dolore. Matt evitava il suo sguardo, ancora in lacrime guardava per terra dove c’era Dom.

“Esci subito da qui” gli sussurrò Chris, Matt scosse la testa e il bassista proseguì “non me ne frega un cazzo se sei il frontman o dio sceso in terra, esci da questa fottutissima stanza” e spinse Matt verso la porta costringendolo ad uscire accompagnato da Tom. Una volta fuori entrambi si sedettero ai gradini della porta d’ingresso, Matt iniziò a piangere e Tom l’abbraccio. L’ultima cosa che Matt ricordò prima di svenire è che c’era tanto sole fuori e i raggi illuminavano tutto ciò che toccavano come avevano illuminato i capelli dorati di Dom fino a poco prima. 






(cornerstone)
ho il cuore a pezzi, credo che questa sia la cosa più
terribilmente difficile che io abbia mai scritto.
ho perso un pezzo di anima, 
ce l'avete in queste parole.

 
  
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