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Autore: SusanTheGentle    24/02/2013    13 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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18. La prima battaglia
 

 
 
Tentò di fuggire, ma non fu una buona idea.
Non appena il giovane soldato allungò una mano verso di lei, Lucy scattò in piedi, gli voltò le spalle e si mise a correre.
“Non lasciarla scappare!” gridò Emeth al suo compagno, che si tuffò verso la ragazza e la scaraventò a terra.
Lucy gridò aiuto, ma il calormeniano le tappò la bocca con la mano.
“Ahi! Mi ha morso, questa piccola…” esclamò l’uomo. Anche con un braccio solo, però, riuscì a trattenerla. “Che fai lì, impalato, vieni ad aiutarmi, Emeth!”
Il giovane avanzò verso di loro con una strana espressione. Non gli piaceva il trattamento che i soldati riservavano agli ostaggi, figurarsi se l’ostaggio era una donna, una Regina per di più.
“Non la passerete liscia! I miei amici verranno a liberarmi. Appena vedranno che…” disse Lucy, ma non riuscì a terminare la frase. L’uomo del sud le ficcò in bocca un fazzoletto con malagrazia e iniziò a legarle i polsi. Poi se la issò sulle spalle come un sacco di patate e s’incammino a passo spedito verso il punto in cui erano apparsi lui e il suo compagno più giovane.
Lucy vide che c’era un fiume poco lontano dal lago e capì che i due calormeniani erano giunti lì con la barca sulla quale la fecero salire.
“Grazie per l’aiuto, Emeth” disse il soldato sarcastico.
“Non mi piace questa storia” ammise il giovane. “E mi piace ancor meno dover rapire una Regina”
“Sei stato assoldato per questo. Che credevi? Che fosse una specie di crociera? Ricordati cos’ha detto il principe. Questa gente” fece l’uomo, segnando Lucy con il pollice, “vuole distruggerci”
“Sarà anche così, ma io…ehi!”
Lucy aveva approfittato del momento in cui l’uomo si era voltato per afferrare i remi e l’altro ragazzo era distratto, perso in chissà quali pensieri.
Fece uno scatto e scese in acqua. La camicia da notte si bagnò fino al polpaccio, appiccicandosi alle gambe e dandole fastidio.
La fuga durò pochi secondi. Un forte colpo alla nuca le fece perdere i sensi.
Si svegliò più tardi (o così immaginò). Era sola nel buio, sdraiata su un freddo pavimento di legno. Percepì l’odore e la consistenza della paglia sotto di lei e che le si era appiccicata ai capelli. Non era più imbavagliata ma aveva ancora le mani legate.
Ripensò alla sua cattura, sola nel silenzio.
I calormeniani nell’Oceano Orientale…da quando? Da quanto? Li avevano seguiti dalle Isole Solitarie? Oppure era una semplice coincidenza?
“Certo, come no…” pensò. “Come è un caso che tu sia finita qui con l’aspetto di Susan”
Di certo per quei due soldati doveva essere stato davvero un bel colpo rapire una Regina di Narnia. Chissà quanti elogi dal loro principe.
Lucy era l’unica (insieme a Eustace) a non aver mai visto di persona Rabadash. Nonostante ciò, aveva sentito gli altri parlare di lui e non sembrava un tipo socievole. Susan l’aveva definito un pavone pieno di sé.
Susan…
Gli occhi di Lucy si riempirono di lacrime.
Quanto si sentiva in colpa! L’avrebbe odiata per quel che aveva fatto, lo sapeva.
Aveva tanto desiderato essere come lei e ora desiderava tornare se stessa.
L’incantesimo non era ancora svanito, lo capiva, sentiva di avere ancora le sembianze di Susan. Bastava che si guardasse le gambe e i capelli che le ricadevano davanti.
Le mani legate dietro la schiena, Lucy si tirò su a sedere e si appoggiò con a fronte alle ginocchia, singhiozzando forte.
La porta cigolò e la ragazza rialzò subito il capo, e vide entrare il giovane soldato che l’aveva rapita.
Indietreggiò istintivamente, anche se con una certa fatica, scivolando sul pavimento di quella che era la stiva della nave.
Il soldato notò l’agitazione della Regina e si fermò.
“Non voglio farvi del male, mia signora. Non temete”
La voce era come lo sguardo: gentile.
“Io vi ho già vista. E’ stato quando voi e vostro fratello siete saliti a bordo di questa nave. Ma voi probabilmente non vi ricordate di me”
Dapprima confusa, Lucy capì che si riferiva a Susan, non a lei, ovviamente. Non ripose comunque, non sapendo cosa dire.
“No, come pensavo…” fece il ragazzo, aiutandola ad alzarsi. “Venite con me, per favore”
“Dove mi portate?”
Il ragazzo la guardò. “Credetemi, preferirei lasciarvi andare, ma…”
“Ascoltate, io non sono chi voi credete” lo interruppe Lucy guardandolo intensamente. “Non sto cercando di ingannarvi, ve lo giuro, ma io non sono la Regina Susan”
“Cosa dite?”
“Ora non posso spiegarvi i dettagli ma credetemi. Non sono Susan”
La porta della stiva si riaprì e apparve il compagno del giovane soldato.
“Emeth, sbrigati”
Il ragazzo si girò appena ed annuì.
“Siete gentile” disse Lucy con la voce di Susan. “Non assomigliate agli altri soldati di Calormen che ho conosciuto”
Emeth sorrise lievemente. “E’ un complimento, allora” poi la guardò. “Ora dovete promettere che non tenterete di scappare. Non vi conviene. La nave è piena di soldati che immediatamente cercheranno di impedirvi la fuga. Non peggiorate le cose, vi odiano già abbastanza”
Lucy si fece condurre fuori dalla sua prigione e seguì con calma i due calormeniani. Non le era difficile immaginare dove l’avrebbero condotta, anche se sperò con tutto il cuore di sbagliarsi.
 
 
 
“Sei stata brava” disse Rabadash, mentre il falchetto si posava sul suo braccio e arruffava le penne bianche e nere.
“Vi ringrazio, mio principe. Ora spero non abbiate più sospetti su di me”
“Sei un animale parlante e anche se dici di servire Calormen, mi perdonerai se ho qualche rimostranza, Shira”
Lei lo fissò con i grandi e tondi occhi neri.
Shira era andata in avan scoperta sorvolando l’isola. Rabadash l’aveva liberata quando l’Occhio di Falco si trovava ancora a una certa distanza dalla riva.
Il principe non si fidava di lei, non ancora, proprio per quel particolare: la parola.
Tra tutte le creature viventi, gli animali parlanti erano gli unici che non avevano mai disobbedito al Grande Leone.
Dopotutto, Shira, per avere l’uso della parola doveva per forza discendenze da Narnia, e chi assicurava lui che non fosse proprio lei la spia di cui suo padre l’aveva messo in guardia? Forse era una contraddizione pensare che il falchetto rappresentasse un pericolo dal momento che le era stata affidata proprio da Tisroc, il quale aveva confermato l’efficienza dell’animale e la sua fedeltà.
Ma da chi l’aveva avuta suo padre? Chi gli aveva venduto Shira? Un uomo di Calormen? O un uomo di Narnia o di Archen?
Dal momento che derivava per forza di cose da quella terra fatata, poteva in un certo qual modo essere difficile per Shira voltare le spalle a quelli che avrebbero dovuto essere i suoi Sovrani.
Rabadash rifletteva su tutto ciò da quando erano ripartiti dalla Baia di Calormen. Il falchetto se ne stava quasi sempre nella sua gabbia, nella cabina del principe, insieme agli altri suoi fratelli muti che Rabadash contava di usare per la caccia quando si fossero trovati sulla terraferma.
Shira non si lamentava, parlava poco poiché le era stato ordinato di farlo solo in sua presenza. Gli altri marinai non avrebbero dovuto mai scoprire che era diversa, o sarebbero sorte domande e sospetti anche tra di loro. Quelli di Rabadash già bastavano.
L’equipaggio non era nemmeno al corrente della vera ragione del perché stessero inseguendo il Veliero dell’Alba.
Il principe del sud non voleva si sapesse che la stirpe dei Tisroc era in pericolo. La colpa sarebbe stata delle sue mogli, rese sterili per volere del Grande Leone. Tuttavia, qualcuno avrebbe potuto cominciare a pensare che fosse solo una scusa quella di dare la colpa alle donne. Qualche mala lingua avrebbe potuto asserire che era lui a non poter avere figli. Anche se avesse sposato la Regina Susan, i pettegolezzi su di lui avrebbero fatto il giro del regno, facendolo divenire lo zimbello del popolo. Una donna senza figli è semplicemente una donna sfortunata, ma un uomo…un principe....
No, un principe senza erede è già morto in partenza. Nobili tarkaan di tutto il deserto avrebbero cominciato a sparlare di lui, deriderlo e in poco tempo avrebbe fatto la fine del suo antenato, Rabadash.
Non poteva permetterlo. Nessuno avrebbe mai saputo niente riguardo alla sua progenie incerta.
Il fatto di prendere in moglie Susan doveva essere visto come un atto di misericordi nei confronti di una Regina rimasta senza sposo e senza regno, dopo che Caspian, i Pevensie e Narnia fossero caduti per mano dei calormeniani.
Allora il popolo e i nobili avrebbero guardato a Susan non come a una nemica, ma come alla loro regina.
Sì, le cose dovevano andare così…Ma c’era Shira a impensierirlo.
Un uomo con la lingua lunga non è mai una buona cosa. Un animale ancora meno. Un animale può passare inosservato, può infilarsi ovunque, andare e venire da solo in ogni luogo senza che nessuno ci faccia troppo caso.
Se un giorno si fosse ribellata a lui? Se fosse tornata alle sue origini? A Narnia? Da Narnia?
Ma no, Shira gli era fedele, doveva esserlo, o suo padre non gliel’avrebbe affidata.
Bussarono alla porta e questo interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Era molto tardi, chi poteva venire a disturbarlo?
“Sì, avanti”
Una delle due guardie che stavano sempre appostate fuori dalla cabina entrò e fece un inchino.
“Perdonate se vi ho svegliato, Altezza Reale”
“Non stavo dormendo. Dimmi”
“Gli uomini che avete mandato sull’Isola hanno trovato qualcosa”
“Falli passare subito”
Il soldato scattò sull’attenti e poi introdusse nella stanza Emeth e il suo compagno. Non erano soli.
Quale emozione animò la mente e il corpo di Rabadash quando se la trovò di fronte! Non poté credere ai suoi occhi, non aveva sperato in tanta fortuna quando Shira era tornata dal suo giro di perlustrazione e gli aveva riferito di aver visto il Veliero dell’Alba.
Per la seconda volta, ella era avvolta da abiti del tutto inadatti ad una Regina, ma ciò non sminuiva per nulla la sua attraente figura.
“Lasciateci soli” ordinò immediatamente a i suoi sottoposti.
Emeth e il compagno si scambiarono un’occhiata. Il ragazzo non sembrava dell’idea di lasciare quella donna sola con il principe, ma l’altro soldato lasciò la presa sul braccio della ragazza e il giovane tarkaan fu costretto ad imitare il suo gesto.
La Regina Susan si volse a guardarlo con la disperazione negli occhi, implorandolo con la sola forza dello sguardo di non lasciarla da sola, ma Emeth non poté far nulla e fu obbligato ad indietreggiare e uscire dalla cabina.
Adesso aveva paura. Lucy aveva terribilmente paura. Voleva i suoi fratelli, voleva Caspian, voleva Aslan o chiunque potesse aiutarla. Immobile, rigida, mentre il principe Rabadash la squadrava da capo a piedi in un modo del tutto sconveniente, pensò all’improvviso e con tutta sincerità che se fosse riuscita a scampare alle grinfie di quell’uomo orribile e riprendere il suo aspetto, non avrebbe mai più disobbedito, non avrebbe mai più imbrogliato o mentito. Lo giurò, su qualsiasi cosa, e continuò a ripeterlo e urlarlo nella mente all’infinito.
Poi Rabadash le parlò con voce suadente, una voce del tutto diversa da quella che si era immaginata.
“Mia amata Regina” esclamò gettandosi in ginocchio davanti a lei, prendendole la mano e baciandogliela.
Lucy fece per indietreggiare ma lui non glielo permise.
“Vi prego, non abbiate paura di me. Io sono il vostro più devoto servitore, Maestà. Sì, io sono il vostro servo, Susan”
Santo cielo, e adesso? Dire la verità era sempre la cosa migliore, tuttavia non poteva dichiarare di essere Susan. Allo stesso tempo però, se avesse rivelato di essere Lucy, che cosa le avrebbe fatto quell’uomo?
“Non abbiate paura” disse Rabadash alzandosi e accarezzandole il dorso della mano. “So che avrete sentito cose spaventose su di me e non nego che molte siano vere, ma è la necessità. Sono il mio titolo e il mio ruolo che mi spingono a fare certe scelte. Voi siete così pura, così meravigliosa che non potete certo comprendere la brutalità della vita. Ma io…oh, io ho pensato a voi in ogni singolo istante da quando vi ho vista nei panni di una naufraga. Non ho fatto altro che anelare questo incontro, e ora che vi ho qui davanti a me io sento che sarei pronto anche a gettare la corona per un vostro bacio”
“Quest’uomo”pensò Lucy allibita “è pazzo d’amore. Folle di passione. Non mi ascolterebbe neppure. Cosa devo fare?”
“Io…io sono molto lusingata dalle vostre attenzioni, ma…” gli disse lei gentilmente, la mano sempre imprigionata nelle sue. Nonostante il tono di voce pacato, quel tocco la faceva rabbrividire e non era una bella sensazione.
“Parlate mia Regina, ogni vostro desiderio è un ordine”
“Ecco…v-voi che intenzioni avete?”
Rabadash fece una faccia stupita. “Ma come? Non avete compreso che la mia era una dichiarazione d’amore? Io sono il vostro più devoto servitore mia bellissima e dolce Regina”
“Ma principe, se mi conoscete così bene, saprete che io purtroppo non posso ricambiare i vostri sentimenti”
Lucy non sapeva cosa stava dicendo, più che altro parlava per prendere tempo e intanto pensare a qualcosa. Purtroppo non le veniva in mente nulla di concreto.
Rabadash rise. “Mia cara, siete ancora così giovane…”
Lucy fu punta sul vivo e liberò la mano da quelle del principe.
“Non sono più una bambina!”
“Sì, questo lo vedo bene. Tuttavia, non vorrete dirmi che siete legata a quel Re da strapazzo, vero?”
“Sapete…”
“Voi e Re Caspian, sì. Solo gli stupidi non se ne sono accorti. Basta osservarvi appena per capire cosa vi lega”
Rabadash indurì il suo sguardo e il tono della sua voce, prendendo improvvisamente la ragazza per un polso.
“Lo dimenticherete in fretta, potete starne certa. Presto Caspian non sarà più Re e Narnia sarà mia. Anzi, nostra”
“Cosa dite?” scattò Lucy preoccupata.
“Sciocchina, non penserete che io vi riveli i miei piani, vero? No, prima devo avere l’assoluta certezza che non possiate andarvene da qui. So che vorreste correre dal vostro Caspian, ma fareste meglio ad abituarvi all’idea di non rivederlo”
“I miei amici verranno a liberarmi”
“Non se affondano con tutta la nave” rise il principe.
“Non riuscirete mai a prenderli! E non avrete mai Narnia!”
“Oh sì, l’avrò! E avrò anche voi”
“Non penso proprio, dal momento che io non sono chi voi credete”
Lucy sostenne lo sguardo del principe, anche se per poco.
Le era uscita quella frase senza pensare, ma la rabbia che provava era così tanta che aveva sostituito la paura e fatto riemergere in lei il coraggio.
Rabadash, aggrottò le sopracciglia nere. La lasciò andare e fece un passo indietro.
Non più accecato dalla sua apparizione improvvisa, ora che ella aveva parlato si avvide della differenza. Non fisica, perché l’aspetto era del tutto identico, ma c’era qualcosa nella ragazza di fronte a lui che non lo convinceva pienamente.
Susan aveva tremato la prima volta che l’aveva incontrato, ma non si era mossa, non aveva abbassato lo guardo. Invece questa ragazza…
“Non comprendo le vostre parole, signora”
“Sono spiacente, principe, ma io non sono Susan”
Rabadash si mosse svelto verso di lei e fece per alzare una mano.
“Tu, piccola…”
“Altezza Reale!” lo chiamò la guardia fuori dalla stanza. “Altezza aprite subito, è urgente!”
Il principe fissò la fanciulla con odio e poi aprì la porta con violenza.
“Che volete?!”
“Il vostro informatore è arrivato. Il Veliero dell’Alba può essere in mano nostra in un’ora”
Rabadash si volse verso la ragazza con un’espressione di feroce trionfo.
“Sorvegliatela” ordinò alle guardie. “Che non lasci la cabina per nessun motivo, nemmeno se chiede aiuto” poi si avvicinò a lei. “Scoprirò presto chi siete, Maestà. E se non siete la Regina Susan, allora tanto peggio per voi”
Dopodiché, con passo svelto si diresse fuori dalla stanza, chiudendo a doppia mandata.
Lucy corse alla porta, strattonò più volte la maniglia ma non ci fu nulla da fare.
Dannazione, era prigioniera e non c’era modo di uscire di lì. Doveva pensare, senza farsi prendere dal panico. Per il momento la sua vita era salva. Finché avesse avuto l’aspetto di Susan il principe del sud non le avrebbe torto un capello dal momento che era perdutamente innamorato di sua sorella. Tuttavia, Rabadash nutriva già dei sospetti e lei era stata così sciocca…perché gliel’aveva detto?
Non piangere, si disse, non risolvi niente facendo così. Pensa piuttosto.
Ma non mi viene in mente niente…non c’è nessuno che possa aiutarmi.
Fece vagare lo sguardo nella cabina in cerca di qualcosa che le fungesse da ispirazione. L’unica cosa che la colpì particolarmente fu la gabbia dorata posata sul tavolo, con all’interno circa una decina di falchetti da caccia, bianchi e neri.
Uno di essi la fisso a lungo, Lucy fece lo stesso e poi il falchetto emise un verso acuto, arruffando le penne e nascondendo la testa nell’ala, continuando però a sbirciarla.
Lucy girò a vuoto per la stanza, ascoltando i rumori provenienti da fuori. Sembrava che gli uomini dell’equipaggio stessero correndo qua e là per il ponte.
Dopo un po’, il rimbombo divenne insopportabile. Lucy si gettò su una poltrona del salottino e chiuse gli occhi.
Dov’erano gli altri? Perché non venivano a prenderla? Quanto tempo era passato dal suo rapimento? Se n’erano già accorti? Forse si erano già scontrati con i calormeniani, forse avevano avuto la peggio…
No, di certo i suoi fratelli e Caspian avrebbero…
Un pensiero terribile balenò nella sua mente.
E se non fossero affatto venuti a cercarla? Se avessero scoperto in qualche modo ciò che aveva fatto e avessero deciso che era meglio per tutti se lei restasse dov’era?
Chiuse gli occhi e si immaginò la voce di Peter…
“Ora sei abbastanza grande, Lu. Liberati da sola, visto che volevi essere tanto grande e coraggiosa”
Le lacrime continuavano a scendere.
“Non ne combini mai una giusta, nanerottola”
Eustace
Per quanto odioso, aveva perfettamente ragione.
 “Sei solo una stupida, Lucy. Pensavi davvero di cavartela?”
Edmund…
“Sei troppo piccola, ma cosa credevi di fare?”
Caspian, anche tu…
“Mi hai delusa Lucy. Eravamo amiche e ora…”
Oh, Susan…
“Perché l’hai fatto, piccola Lucy?”
La ragazzina alzò la testa di scatto.
Quella voce…
“Aslan?” fece incredula.
Le lampade della cabina di Rabadash si erano spente all’improvviso, ma al centro della stanza c’era una luce calda, dorata, che si espandeva, si espandeva…
Dalla luce prese forma una figura. O sarebbe meglio dire che era dalla figura che la luce proveniva, non viceversa. Era fatta di luce, era pura energia, era potere e forza, e vita, e amore. Soprattutto amore.
Lucy provò caldo all’altezza del cuore e una sensazione di estremo affetto la invase.
Dopo un secondo il Leone apparve: bellissimo, maestoso, imponente.
“Aslan!” gridò la ragazzina, correndo ad abbracciarlo e dandogli tanti baci sul muso e sul naso.
“Lucy…” la chiamò il Felino con voce afona, triste.
Lei si separò da lui e lo guardò negli occhi.
“Che hai fatto, piccola?”
Le iridi azzurre della Regina Valorosa si fecero lucide all’improvviso e lei provò un tale rimorso da non poter più sopportare di guardare Aslan in volto. Si coprì il viso con le mani e cominciò a piangere.
“Non lo so, ma è stato orribile!”
“Ma hai voluto tu che accadesse”
Lucy abbassò le mani e guardò in basso, davvero mortificata.
“Io non volevo che accadesse tutto questo. Volevo solo essere bella come Susan. Solo questo”
Aslan si sedette vicino a lei.
“Perché? Non vai bene così come sei?”
“Io…io non mi piaccio” ammise finalmente, singhiozzando più forte ora che aveva avuto il coraggio di ammettere la verità.
 “Hai rinnegato te stessa e oltre a questo molto altro. I tuoi fratelli non avrebbero mai conosciuto Narnia senza di te, Lucy. L’hai scoperta tu. L’hai dimenticato?”
Lucy si morse le labbra per non piangere. Rialzò il capo e non poté impedire a una lacrima di solcarle una guancia. Aslan sorrideva malinconico.
Nonostante tutto sembrava non essere arrabbiato con lei.
“Mi dispiace tanto” disse lei, davvero pentita.
“Tu dubiti del tuo valore. Non fuggire da ciò che sei”
Aslan avvicinò il muso al viso di Lucy e lei sentì il suo fiato caldo. Le diede un bacio da leone, leccandole piano la guancia dove la lacrima era scesa.
“Ti voglio bene Aslan.” mormorò, chiudendo gli occhi.
“Anch’io, piccola mia”
Lucy sentì la sua presenza svanire e quando riaprì gli occhi, non c’era più.
Un poco rincuorata, si asciugò il viso e si alzò…e trattenne il fiato dallo stupore.
C’era uno specchio nella stanza di Rabadash, e lei era proprio lì davanti.
Vi corse vicino e si guardò meglio. Le lampade a olio si riaccesero e Lucy vide il suo volto riflesso.
Gli occhi grandi e azzurri erano i suoi, i capelli rossi un poco mossi, il corpo ancora non del tutto sbocciato…
Sorrise, passandosi le mani sul viso, felice di vedersi come non lo era mai stata.
Era tornata se stessa. L’incantesimo era svanito.
 
 
Negli alloggi dell’equipaggio del Veliero dell’Alba, Rhynce si mosse nel sonno mentre una mano lo scuoteva forte.
“Padre, svegliati! Avanti, sveglia!”
“Cos…? Gael!” fece l’uomo tirandosi su a sedere. “Tesoro, che ci fai alzata a quest’ora?”
“C’è un problema”
Rhynce sentì uno strano rumore, come un ticchettio. Guardò verso il basso e vide a fianco alla figlioletta il grosso granchio che batteva impazientemente le zampe sul pavimento di legno e faceva schioccare le chele nervoso.
“Il mio amico è venuto a svegliarmi” riprese Gael, mentre un paio di altri marinai si destavano. “Ho capito subito che c’era qualcosa e aveva ragione. Voleva avvertirmi: Lucy è sparita di nuovo”
“La Regina Lucy” la corresse il padre.
“Lei mi ha detto di chiamarla solo Lucy. Comunque, devi venire, dobbiamo avvertire i Sovrani”
Rhynce saltò giù dalla branda e si vestì in fretta. Gli altri compagni che si erano svegliati lo guardarono un po’ perplessi.
“Gael, non è che te lo sei sognato?” provò a dire uno.
Ma Rhynce non dubitò un secondo delle parole della bambina. Lui e sua moglie l’avevano educata a non dire mai le bugie se non era necessario.
Elén…pensò Rhynce. La sua amata consorte, chissà dove si trovava ora…
Corsero tutti e tre (umani e granchio) di nuovo dentro la casa di Coriakin. Gael mostrò che la stanza di Lucy era veramente vuota.
In corridoio incontrarono Re Edmund, con i capelli un po’ in piedi e il viso assonnato. Subito gli spiegarono l’accaduto.
“Dobbiamo trovarla. Svegliamo gli altri, presto”
Rhynce e Gael corsero verso la camera di Peter, invece Edmund…verso quella di Susan.
Aprì la porta con uno schianto e gridò come un matto.
“BECCATI! Stavolta non…”
“AAAHHH!!!” Susan urlò di spavento, svegliando mezza casa. “Ma sei diventato matto??? Non si può svegliare la gente in questo modo nel mezzo della notte! Mi hai fatto venire un infarto!”
“Dov’è?!”
Susan lo guardò confusa. “Cosa?”
“Ah, sotto il letto! Ci scommetto”
“Edmund, ma che diavolo stai facendo?” chiese la ragazza, guardando sempre più allibita il fratello frugare dappertutto.
“Nell’armadio…no…mmm…Andiamo, dov’è? Tanto lo so che c’è”
“Ma chi??”
“Caspian!”
“Sono qui” disse una voce alle loro spalle.
Edmund si immobilizzò. Si voltò piano e incontrò lo sguardo del Re, che scuoteva piano la testa.
“Ah…eccoti”
Susan incrociò le braccia e guardò il fratello con occhi fiammeggianti. “Ed…”
“Scusate, ehm…io…”
“Qualcuno mi dice che succede?!”
“Lucy è sparita” le rispose Caspian.
“Lucy è sparita?” fece la Regina, buttando indietro le coperte e alzandosi.
“Rhynce sta già radunando gli uomini, Peter è andato a chiamare Coriakin. Se Drinian ha visto giusto oggi, Lucy stavolta è in serio pericolo”
Caspian si allacciò Rhasador alla cintura, poi si rivolse a Gael. “Sei stata bravissima”
“Grazie, Maestà” arrossì lei, mentre Caspian le sorrideva e le faceva una carezza sui capelli.
In meno di un minuto erano tutti pronti, armi alla mano. Quando Peter tornò dalla camera dal mago però ebbero una brutta sorpresa. Miriel era con lui e aveva un’espressione preoccupata.
“A quanto pare, Lucy non è l’unica ad essere scomparsa” disse il Re Supremo. “Anche Coriakin non si trova da nessuna parte”
“Com’è possibile?” fece Caspian.
Il granchio fece scattare le chele sempre più agitato, tirando Gael per la manica della camicia da notte.
“Buono, buono” cercò di calmarlo la bambina.
“Che cosa gli prende?” disse Susan inginocchiandosi accanto all’animale, che la fissò con occhietti preoccupati.
“Non so, Maestà. E’ da prima che si comporta così. Come se stesse cercando di dirmi qualcosa. Il problema è che io non lo capisco”
“Posso parlargli io” disse Miriel, posando una mano sul carapace brillante. “Io capisco il linguaggio di animali e piante muti”
“Sei piena di risorse, Coriakin aveva ragione” le sorrise Peter.
La Driade si voltò verso l’animale e questi cominciò a fare tutta una serie di strani ticchettii e sibili che a quanto pare erano la sua lingua.
“Dice di andare da Chief”
“Chi sarebbe Chief?” chiese Edmund.
“Il capo degli Inettopodi. Dice che è successa una cosa terribile, ma…ma non può essere” Miriel divenne molto pallida e si portò un mano al viso.
“Cosa c’è?” fece Peter, mettendole una mano sulla spalla, che lei subito strinse.
“Coriakin vi ha traditi”
 
 
Coriakin era uscito nel cuore della notte dalla sua dimora, come usava fare ormai da diverse sere, per controllare che la nave di Calormen giungesse al più presto.
Si aspettava il loro arrivo, a dire il vero si aspettava che entrambi i velieri giungessero sulla sua sola prima o dopo.
A precedere l’Occhio di Falco però, era arrivata Shira.
Liberata da Rabadash molto prima che la tempesta che si era abbattuta sui entrambe le navi rendesse impossibile farlo, il falchetto aveva volato ininterrottamente per quattro giorni a una velocità impressionante per un uccello delle sue dimensioni. Piccola e veloce come il fulmine, era giunta all’Isola di Coriakin e qui aveva trovato il mago.
Il principe del sud aveva ordinato a Shira di portare nel becco un fazzoletto con l’emblema di Tash, per mostrare a chiunque avesse incontrato che non stava mentendo.
Coriakin non aveva avuto dubbi riguardo le parole dette dalla bestiola, ma in un primo momento aveva rifiutato.
“Aslan mi ha già dato un’importante incarico. Non posso venir meno alla parola data”
“E che cosa ha fatto Aslan per te?” disse Shira. “Dimmelo, e il mio padrone ti ricompenserà dieci volte di più”
Coriakin aveva riflettuto a lungo su questa domanda anche dopo che Shira era ripartita per riferire a Rabadash ciò che aveva trovato.
Il mago pensava…pensava…cosa aveva fatto Aslan per lui? L’aveva destituito dal suo incarico, lui era una stella, una delle più splendenti, e per colpa di un torto, di una parola, di un gesto…tutto finito. Il Leone l’aveva mandato nel mondo dei mortali, facendogli assumere l’aspetto di un uomo per guidare un popolo di sempliciotti come gli Inettopodi. Ora viveva lì con loro, su un’isola sconosciuta dove nessuno passava mai. La prima visitatrice era stata Miriel, mandata da Aslan per sventare una catastrofe che avrebbe coinvolto presto non solo Narnia, ma tutti gli abitanti di quelle magiche terre che la circondavano. Anche l’Isola di Coriakin.
Per la prima volta dopo tanti anni, il mago era stato felice di poter fare qualcosa di utile venendo in aiuto dei Sovrani di Narnia. Tuttavia…
“Cosa ne sarà di me dopo che li avrò aiutati?” chiese ad Aslan.
“La tua pena non è ancora stata scontata. Ciò che hai fatto quand’eri una stella è stato molto grave. Purtroppo, anche dopo che avrai dato l’aiuto che serve ai Re e alle Regine, dovrai restare ancora qui e imparare l’umiltà a contatto con le creature che ti ho dato in custodia”
Cosa aveva fato Aslan per lui, dunque?
Niente. Assolutamente niente.
Gli dava da sgobbare e poi tanti saluti Coriakin! Rimarrai lì, chissà ancora per quanti anni.
E così aveva preso la sua decisione.
Deluso dal Leone e dal suo comportamento, appena aveva visto di nuovo il falchetto sorvolare i cieli della sua isola, il giorno prima, era uscito per darle la risposta.
“Accetto la tua offerta. Dì pure al tuo principe che sono con lui. So che Calormen ha Tash che la guida, come Narnia ha Aslan. Bene, voglio che Tash mi ridia il posto che mi spetta nel firmamento”
“Lo avrai” gli aveva assicurato Shira. “Consegna a Rabadash i Sovrani di Narnia, prima fra tutti la Regina Susan, ed egli intercederà per te con il grande Tash,che ti ricompenserà a dovere”
Ma gli Inettopodi avevano capito le sue intenzioni. Quei piccoli ometti dalle teste di fungo si erano mostrati più intelligenti di quanto il mago credeva.
“Non puoi, non puoi!” gli gridarono indignati. “Ah, lo sapevamo che avresti portato guai! Vero Capo?”
Allora Coriakin gli aveva resi invisibili per metter loro paura.
“Se disobbedirete, vi capiterà di peggio”
Spaventati, gli Inettopodi non avevano avuto scelta.
Coriakin sperava ora che non accadesse nulla in sua assenza e che a quegli sciocchi non fosse venuto in mente di spifferare qualcosa in suo proposito.
“Anche ammesso che lo facciano”pensò, “i Sovrani non crederanno di certo alle loro parole”
La porta della cabina di comando si aprì e Coriakin si raddrizzò per accogliere il principe Rabadash, avvolto nella veste nera che delineava la sua figura alta e robusta.
“Allora mago, tutto procede come previsto?”
“Sì, ovviamente. In quanto a me…”
“Sì, sì, lo so. Prima di darti la tua ricompensa però, devo essere sicuro che il Veliero dell’Alba e tutto il suo equipaggio si trovi in condizione di non poter lasciare l’isola”
“Certamente. I miei aiutanti hanno suggerito di portare il veliero in una baia interna e i Sovrani, in buona fede, hanno acconsentito”
“Molto bene. E cosa mi dici della Regina Susan?”
“La Regina? E’ con gli altri Re”
“Davvero?”
“Sì. Ho controllato personalmente nelle loro camere prima di uscire di casa. Dormivano tutti”
“E allora chi è la ragazza che due dei miei soldati hanno portato qui, stanotte?”
Coriakin non capì e scosse il capo. “Non so cosa…”
“Coriakin, se stai cercando di ingannarmi con uno dei tuoi trucchi da mago, sappi che lo rimpiangerai amaramente”
Il mago sembrò offeso.
“Non sono venuto meno al nostro patto, se è questo che insinuate. Non so di cosa parliate, principe”
Rabadash lo fissò intensamente. “Giurami che non mi hai tradito”
“Lo giuro”
“Sembri molto sicuro…va bene, ti voglio credere. Ma c’è un’ultima cosa che devi fare prima di ricevere quanto chiesto”
“Tutto quello che volete. Solo…solo, poi lascerete l’isola?”
Rabadash alzò un sopracciglio. “Certo. Dopo che avrò la Regina Susan e affondato il Veliero dell’Alba”
“Affondato? Non avevate parlato di…”
Rabadash rise davanti all’espressione attonita del mago. “Credi che potrei lasciarli vivere?”
“Avevate promesso di lasciar andare gli altri Sovrani!”
“Ho mentito” rispose semplicemente il principe con una smorfia divertita.
“Ma…ma…Voi non avete nemmeno intenzione di darmi quello che ho chiesto, vero? Non tornerò mai ad essere una stella!”
Rabadash afferrò per il bavero Coriakin, avvicinando pericolosamente il suo viso a quello del mago.
“Vuoi andartene da quest’isola? Vuoi la tua ricompensa? Allora resta al tuo posto e fa quello che ti dico, o insieme ai narniani inabisserò anche la tua casa e quegli schifosissimi esseri che vi vivono! E adesso, senza discutere, verrai con me e mi mostrerai se una certa fanciulla che i miei uomini hanno trovato a zonzo per la tua isola, è o non è la Regina Susan. Se non lo è, potrei pensare sul serio che mi hai tradito e sei tornato dal tuo Grande Leone!”
Rabadash lasciò andare Coriakin, che abbassò lo sguardo facendosi triste in volto. Seguendo poi il principe fuori dalla cabina di comando, il mago pensò che ormai aveva perso per sempre la fiducia di Aslan.
 
 
“Non può essere vero…” mormorò Susan. “Perché Coriakin avrebbe dovuto farlo?”
Guardò i suoi fratelli, poi Caspian e Miriel, infine Gael. Nessuno di loro trovava una risposta.
Bum, bum.
I ragazzi si voltarono verso la fine del corridoio, dove un paio di teste a fungo facevano capolino e subito si ritraevano.
“Non abbiate paura” disse Caspian. “Fatevi vedere”
Tre Inettopodi, tra cui il Capo Chief (quello con i baffoni e la barba rossi) saltellarono loro incontro.
“Dalle vostre facce, direi che sapete già tutto, eh?” disse quest’ultimo.
“Eh sì, hai ragione Capo, sembrerebbe proprio”
“Amici” disse il Re di Narnia. “Potete raccontarci cos’è accaduto?”
Gli Inettopodi narrarono la vicenda dall’inizio alla fine: da quando un falchetto era giunto da ovest, a quel pomeriggio quand’era arrivata l’altra nave. La nave nera la chiamavano loro.
 “Drinian aveva ragione” osservò Caspian.
“Rabadash” mormorò Edmund. “Che cosa vuole ancora?”
“Vuole lei” disse Chief, indicando Susan.
“La Regina, la Regina!” fecero gli altri.
“Me?” chiese lei confusa e spaventata da quella rivelazione e cercò subito rifugio negli occhi di Caspian, che le mise una mano attorno al fianco, rassicurante.
“Non sappiamo perché” disse Chief. “Dovevamo rapirti però, così ci era stato detto. Purtroppo, o per fortuna, abbiamo sbagliato. Non sapevamo mica com’eri Regina. Non ti avevamo mai vista. E poi l’altra ragazzina, tua sorella, era molto più adatta a spezzare l’incantesimo che rende invisibili, perché il libro del mago dice che il contro incantesimo poteva essere pronunciato solo da una femmina umana tra gli undici e i quattordici anni”
“Volevate rapirla?” fece Peter, provando improvvisa diffidenza per le cerature. “Allora era tutto un piano sin dall’inizio?”
“E’ così, ma noi non volevamo averci a che fare. L’oppressore ci ha costretti. Ci disse che non appena arrivata la ragazza avremmo dovuto rapirla e portarla in casa da lui, che poi l’avrebbe consegnata nelle mani di quelli della nave nera. Ma noi non volevamo, no, assolutamente, non potevamo tradire Aslan, e allora abbiamo cercato un modo per tornare visibili, per potervi aiutare”. Chief si volse verso Miriel. “Anche tu sei stata presa in giro”
“Non me ne sono accorta” disse la Driade guardando i Sovrani con dispiacere. “Credetemi, non ne sapevo nulla”
“Sta tranquilla” disse Peter. “Ti crediamo”
“Però…” balbettò Edmund. “Non guardarmi così Peter, non sto dicendo che sospetto di Miriel, ma ai tempi dell’inverno della Strega Bianca, anche alcuni alberi parteggiavano per lei”
“Ed, non costringermi a dirti cose che non vorrei…” lo mise in guardia Peter, adirato all’idea che suo fratello o chiunque altro potesse sospettare di Miriel.
Improvvisamente, pensò che se fosse stata una nemica il suo cuore si sarebbe ridotto in mille pezzi.
“No, Miriel non può essere malvagia” esclamò Gael.
“Re Edmund” intervenne la ragazza dai capelli rossi con voce pacata. “Mi rincresce che abbiate pensieri incerti su di me, ma vi posso capire. Tuttavia, dovete sapere che in quanto abitante delle Terre di Aslan, io non posso mentire”
“Infatti, infatti!” le fecero eco gli Inettopodi.
“Per cui, siate sicuro che sono dalla vostra parte e così anche in avvenire”
“Scusami” fece Edmund un po’ imbarazzato “Non volevo…mi dispiace”
Miriel scosse il capo senza rancore e poi si rivolse a Chief.
“L’amico granchio ci ha detto di venire da te”
“Sì, bravo! Gli ho detto io di venire a chiamarvi. Dobbiamo fare alla svelta! Gli uomini della nave nera sanno che siete qui. Il mago ha organizzato tutto questo, anche il fatto di consigliarvi di portare il veliero vicino alla casa. Verranno a prendere voi e la vostra nave e vi faranno a pezzi!”
“Che incoraggiamento…” fece Edmund sarcastico.
“Dovete fuggire!”
“No, non possiamo” disse Peter. “Non senza la Regina Lucy”
“Ma dovete andarvene, Maestà Suprema, dovete!”
“Aspettate. Forse mi è venuta un’idea” disse Caspian. “Potete riportare il Veliero dell’Alba in mare?” chiese a Chief.
“I granchi possono”
“Perfetto. Allora chiedeteglielo”
“Che cos’hai in mente?” gli chiese Susan.
“Da quel che ha detto Chief, Rabadash si aspetta di trovarci in questa baia, impossibilitati a prendere il largo. Per attaccarci dovrebbe risalire il fiume a sua volta, ma sappiamo bene che non è possibile farlo con un’imbarcazione di grandi dimensioni, figuriamoci con l’Occhio di Falco, che è grande il doppio del Veliero dell’Alba. Probabilmente i soldati scenderanno a terra- se non l’hanno già fato, visto quel che è accaduto a Lucy. Invece, noi ci faremo portare dall’altra parte dell’isola. L’Occhio di Falco in questo momento si trova senz’altro dov’eravamo noi ieri. Una volta che i granchi ci avranno rimessi in mare, doppieremo il capo e li prenderemo alle spalle, e libereremo Lucy”.
“Fantastico! Un attacco a sorpresa!” esclamò Edmund, ammirato dalla prontezza del Re nel mettere in piedi un’idea così ben congeniata in pochi secondi.
“Non avremo tempo per i particolari, ma…”
“Stai scherzando? E’ perfetto!”
“Allora sbrighiamoci” li incitò Peter.
“Possiamo aiutare, Maestà! Fateci venire!” gridarono gli Inettopodi.
“Possono esserci utili” disse Miriel. “Li ho visti all’opera con le lance. Sono buoni combattenti, all’occorrenza”
“Va bene” assentì il Re Supremo.
Presero i mantelli e scesero in fretta al piano di sotto, poi svelti verso l’uscita.
“Caspian!” chiamò Susan a un tratto.
Lui si voltò e lei senza preavviso si aggrappò alle sue spalle e lo baciò.
La guardò stupito e accennò un sorriso.
“Questo perché?”
“Perché sei l’uomo più straordinario che conosca”. Gli occhi di Susan brillavano di orgoglio.
Il sorriso di Caspian si allargò.
“So che dovrei pensare prima di tutto a Lucy” disse ancora lei, “ma sentivo il bisogno di dirtelo. Credi sia egoista da parte mia?”
“Non pensare mai più una cosa simile di te” le ripose tornando serio. “Sei la persona meno egoista del mondo, Susan”
“Mi sopravvaluti” disse la ragazza abbassando lo sguardo.
Prima che uno dei due potesse aggiungere altro, vennero richiamati dagli altri.
L’equipaggio del Veliero dell’Alba si preparò in fretta all’imminente salvataggio della Regina Lucy. In molti infilarono le armature da combattimento e impugnarono spade e archi, certi che i calormeniani avrebbero attaccato alla prima occasione.
“Non cercate lo scontro” disse Caspian, camminando avanti e indietro per il ponte. “Evitate di ferirli mortalmente o di ucciderli per quanto vi è possibile. Non vogliamo una guerra”.
Peter e Edmund si schierarono in prima fila, accanto a lui. Susan li guardava dall’alto, dal ponte di combattimento, con gli altri arcieri.
I granchi avevano issato di nuovo la chiglia sui loro gusci adamantini e trasportato la nave in acqua.
Eustace e Gael erano gli unici che non prendevano parte alla battaglia, al sicuro alle spalle di Drinian in cabina di comando. Da lì vedevano bene ogni cosa che accadeva. Notarono così che i granchi li seguirono in mare quando il veliero iniziò a girare attorno all’isola. Anche gli Inettopodi saltellavano dietro alla nave, nascondendosi nella foresta, riapparendo sulla spiaggia e poi sparendo di nuovo.
“E’ una pazzia” commentò Eustace. “Non risolveremo niente facendo così. L’hai vista la nave di quelli? Se hanno i cannoni per noi è finita”
“Re Edmund ha proprio ragione” lo rimproverò Gael. “Sei proprio un uccellaccio del malaugurio!”
Di sotto sul ponte, il nervosismo saliva a ogni metro che percorrevano. Il veliero si teneva vicino alla costa, sulla sinistra un’immensa scogliera che non permetteva agli uomini di scorgere ciò che veniva dopo.
“Dove credi che sia Lucy?” chiese a bassa voce Edmund a Peter.
“Non lo so. Ma Lu è in gamba, se la sa cavare sempre. Più che altro mi preoccupa Coriakin. Se sta dalla parte di Rabadash, quanto c’è di vero in quello che ci ha detto?”
Edmund annuì, “Ci ho pensato anch’io. Mi chiedo se…”
Non terminò la frase.
Un’immensa forma nera uscì bruscamente dall’oscurità. La luce delle stelle illuminò la sagoma di una nave che si materializzò all’improvviso dietro la scogliera. Era così vicino da lasciar loro a malapena il tempo di reagire.
Sotto il cielo nero, l’Occhio di Falco era immobile. Era una notte calma e tranquilla, senza quasi un alito di vento. Soffiava solo una leggera brezza da ovest, che accarezzava dolcemente il viso di Aréf tarkaan.
Il capitano delle guardie attendeva che il principe terminasse il suo colloquio con il mago. Doveva ricevere le ultime direttive sull’attacco di quella notte alla nave di Narnia…quando la vide.
Aréf spalancò gli occhi e diede subito l’allarme ai suoi soldati senza attendere il via.
Rabadash stava camminando veloce verso la sua cabina, Coriakin alle calcagna, quando l’udì.
Dopo un secondo, Emeth correva giù dalla scaletta, scontrandosi con chi ancora non era salito sopraccoperta.
“Che succede, soldato?”
“Il Veliero dell’Alba è davanti a noi, signore”
“Non è possibile…avrebbero dovuto essere dentro l’isola” mormorò il principe. ““Resta con il mago” ordinò poi al ragazzo.
“Signore, ma…”
“Non discutere, Emeth tarkaan, o è l’ultima volta che lo fai!” Rabadash sguainò la spada e la puntò contro Coriakin. “Fa quello che ti ho detto: assicurati che quella ragazza dica la verità”
“E se non lo è?” chiese titubante Coriakin. “Se non è la Regina Susan?”
Il principe guardò Emeth e gli lanciò la chiave della cabina, che il giovane prese al volo.
“Uccidila”
Sparì poi attraverso il boccaporto.
Emeth e il mago si guardarono, attoniti.
“Oh, no, se lo scorda” disse quest’ultimo. “Io…io non voglio avere nulla a che fare con questa storia!”
Frugò nella lunga veste e quando ritrasse da una tasca la mano a pugno, Emeth vide cadere a terra una strana polverina luccicante.
Il giovane soldato non sapeva nulla di incantesimi, ma non gli ci volle molto per capire che quella era polvere magica.
“Non so tu, giovanotto, ma io me la squaglio!”
“Fermo!”
Purtroppo ogni tentativo fu inutile. Coriakin scagliò la polvere a terra. Emeth si coprì il viso con un braccio e poco dopo lo riabbassò. In uno sbuffo di fumo, il mago era scomparso.
“Dannazione!”
E ora che fare?
Gli risuonarono nelle orecchie gli ordini di Rabadash.
Uccidila.
Non era la Regina Susan.
Solo perché non si trattava di lei, il principe era davvero capace di un gesto simile? Era avvero così spietato come si raccontava, allora?
Aveva già visto all’opera Rabadash, ma non credeva potesse parlare di cose simili con tale leggerezza.
Emeth si avvicinò piano alla porta della cabina, prese la chiave e la girò nella toppa. La porta si aprì e lui entrò nella stanza buia. Fece qualche passo e si guardò attorno. Davanti aveva un'altra porta, quella della camera da letto. Avanzò ancora, quando un’ombra apparve alla sua destra.
Senza difficoltà, Emeth parò il colpo a lui indirizzato e portò via l’arma al suo avversario.
“Fermatevi, non voglio farvi del male”
Ma la ragazza continuò a dimenarsi anche quando lui le prese i polsi e la fece indietreggiare, finché ella non andò a sbattere contro una parete.
Emeth allungò una mano a tentoni e accese la lampada fissata al muro.
I due ragazzi si fissarono a lungo, lui allibito, lei agitata.
Allora era vero…Non era la Regina Susan.
Forse si era trattato di un inganno del mago? Forse aveva trasformato quella ragazza nella Regina di Narnia per trarre Rabadash in un tranello?
Ma com’era possibile? L’aveva condotta lì lui stesso, l’aveva vista bene, non poteva essersi sbagliato.
Eppure la ragazza che ora teneva ferma per i polsi, che cercava di togliersi di dosso il suo corpo che la schiacciava contro il muro, aveva i capelli rossi chiari, gli occhi azzurri, ma non come quelli della Regina Dolce. Era un azzurro più deciso, più intenso; quelli di Susan erano chiari di una sfumatura delicata.
Era più bassa di lui, forse un poco più giovane, ma era…bellissima.
Emeth si separò piano da lei, lasciandola andare.
La ragazza continuava a fissarlo guardinga, mordicchiandosi il labbro inferiore per il nervosismo suscitatole sicuramente dalla situazione spiacevole in cui era venuta a trovarsi.
“Non abbiate paura” le disse gentilmente, slacciandosi il fodero della spada dalla cintura  e posandola a terra, alzando le mani. “Voglio solo sapere il vostro nome”
Lei si allontanò dalla parete e fece un lungo sospiro. Il suo sguardo si accese di determinazione. Era lo sguardo di una Regina.
“Sono Lucy la Valorosa, Regina di Narnia”
Emeth abbassò le mani e la guardò ancora. Poi, con gran stupore di lei, s’inginocchiò al suo cospetto e le prese la mano posandovi le labbra.
“Emeth tarkaan” disse, alzando lo sguardo e specchiandosi nei suoi occhi.
Lucy provò una forte emozione nel guardare quelle iridi scure.
“Alzatevi. Non…non dovete…non sono la vostra Regina”
“Per quel che mi riguarda lo siete. Perdonatemi, Maestà. Imploro la vostra grazia!”
“Perché mai? Non mi avete fatto del male e ve ne sono grata”
Emeth si alzò. “Mi è stato ordinato di fare una cosa terribile se avessi scoperto che non eravate la Regina Susan”
Lucy tremò. “Che cosa?”
“Devo uccidervi”
 
 
Rabadash e Caspian ordinarono quasi nello stesso momento ai rispettivi uomini di preparare le armi: archi, frecce, fionde e giavellotti per il combattimento a distanza, mentre spade e lance per quello più ravvicinato.
Tutti erano sul ponte, nessuno escluso.
Sul Veliero dell’Alba si prese posizione dietro i parapetti, sull’Occhio di Falco dietro le catapulte.
I Calormeniani erano di gran lunga più attrezzati in quanto la loro nave era stata realizzata appositamente per la battaglia.
Poco più tardi, la battaglia cominciò.
Rabadash stava in piedi accanto al timone, vicino al capitano dell’Occhio di Falco. A un cenno del principe, le catapulte cominciarono a lanciare grossi massi contro le vele e la chiglia della nave di Narnia.
Nonostante ciò, i narniani non si fecero trovare impreparati.
Susan ordinò agli arcieri di incendiare le punte delle frecce e di puntare dritto sulle macchine da guerra. Funzionò, e un paio di catapulte andarono subito a fuoco, così che il panico si seminò tra i soldati di Calormen che le controllavano.
Drinian fece una manovra per togliere il veliero dell’Alba dalla linea di colpi nemica, così che nuovi massi fischiarono sopra di loro e andarono a schiantarsi sulla riva.
 “Sono furbi” commentò Rabadash, “ma se è tutto qui quello che sanno fare, la vittoria è già in mano nostra”.
Cercò anche di individuare chi fosse a capo dei tiratori in vece della Regina Dolce, ma non riuscì a vedere bene.
“Andategli addosso” disse una voce alle spalle del principe. Egli si voltò e vide il volto affilato del capo corsaro.
Il capitano balbettò qualcosa, al che il pirata lo spostò con una spallata e prese il timone, ruotando la barra e tornando indietro, parandosi inaspettatamente di fronte al Veliero dell’Alba.
“Cosa diavolo…?” fece Drinian sull’altra nave.
L’Occhio di Falco usò la propria prua come ariete e fece per schiantarsi contro la fiancata sinistra del Veliero dell’Alba.
“Tenetevi forte!!!” gridò Drinian, accorgendosi in tempo delle intenzioni del nemico. Quel capitano non era affatto un codardo, pensò.
Virò bruscamente, evitando il peggio. Nonostante tutto però, le facciate dei due velieri entrarono in collisione ugualmente.
Narniani e calormeniani barcollarono sui due ponti. Alcuni caddero, altri si tennero in piedi aggrappandosi a qualcosa o a qualcuno. Il colpo era stato tremendo e il fragore assordante.
Il tempo di capire cos’era successo e lo scontro riprese immediatamente.
Ora i due gruppi si mischiavano, riuscendo l’un l’altro ad accedere al veliero nemico, passando sopra il drago d’oro e il rapace di bronzo incastrati tra loro.
Frecce e sassi scendevano in picchiata sull’uno o sull’altro equipaggio, colpendo inesorabili.
“Non uccideteli, se potete” ordinò Susan, prendendo la mira mentre un marinaio le accendeva la punta della freccia
I calormeniani non erano dello stesso parere, invece. La loro voglia di lotta era quasi spaventosa, come se morire non gl’importasse nulla.
“Pronti!” gridò Caspian al di sopra della confusione.
Lui, Edmund e Peter sguainarono le rispettive spade. Rhasador, Rhindon e la Spada di Bern brillavano nella luce delle lanterne accese sulla nave.
“Andiamo!” urlò il Re di Narnia, alzando il braccio con il quale impugnava l’arma.
Dall’alto del ponte di combattimento, dov’era appostata insieme agli altri arcieri, Susan lo osservava ammirata, le labbra piegate in un lieve sorriso quasi stupito.
Vederlo là, in mezzo ai suoi uomini, in balia di almeno cinquanta soldati armati, e nonostante questo così determinato, così sicuro di sé. La sua figura alta e virile le fece provare un’emozione fortissima.
“Guardalo”si disse. “E’ quello l’uomo che ami. Coraggioso, nobile, audace. Sii fiera di lui”
Lo era. E voleva che lui fosse fiero di lei.
“Arcieri, prendete la mira!” esclamò per l’ennesima volta la ragazza, stringendo il legno lucido del suo arco, animata da una nuova forza. “Lanciate! Ora!”
La freccia di Susan volò precisa sopra la massa di uomini e andò a piantarsi dritta nella spalla di un uomo. Lei non capì chi fosse, seppe solo che il tiro era andato a segno e caricò di nuovo l’arco.
Quell’uomo era Rabadash.
Il principe urlò e si voltò verso il proprio arto per constatare la gravità del colpo. Il dolore acuto venne dimenticato in un istante. Conosceva quella freccia, nessun altro le aveva come lei, ornate da una piuma scarlatta, una piuma di Fenice. Ma non poteva essere…
Forse qualcuno stava usando le armi della Regina Dolce…oppure…
Gli tornò in mente il viso della Susan davanti a lui, che lo fissava intimorita, in un modo assolutamente diverso dalla prima volta che si erano incontrati. E ancora pensò che forse era davvero un inganno, ormai ne era sempre più convinto, e che la ragazza chiusa nella sua cabina non era la vera Susan.
E poi la vide. La schiena dritta, il viso concentrato nell’atto di tendere la corda dell’arco, avvolta nell’armatura di cuoio nero, la gonna verde smeraldo. Anche in tenuta da combattimento, quella donna traspariva grazia e regalità, ed egli bruciava di passione ogni volta che pensava a lei.
Si chiese per un momento chi potesse allora essere l’altra ragazza, quella identica alla Regina Dolce, ma non era importante adesso. La vera Susan era a pochi metri da lui e non poteva lasciarsi scappare quell’occasione. L’avrebbe presa e avrebbe annientato chiunque gli si parasse davanti.
Rabadash si strappò la freccia dalla spalla e la gettò via, alzandosi animato da una nuova carica furiosa.
“Principe Rabadash!” gridò Aréf tarkaan, capendo le sue intenzioni. “Principe, non potete scendere sul Veliero dell’Alba da solo, è troppo rischioso! Vostro padre ha ordinato…”
“Me ne infischio di ciò che ha detto mio padre! Voi pensate ai vostri uomini, Aréf! Siete qui per comandare i soldati, non come guardia del corpo!”
“Mio signore, ho ricevuto espresso ordine dall’Imperatore di porre dinnanzi a qualsiasi altra cosa la vostra sicurezza. Perdonatemi, ma non potete correre in mezzo al nemico senza neanche…”
“Dannazione, capitano! Sono io che do gli ordini su questa nave! E farò ciò che mi pare!”
Rabadash lasciò il ponte della sua imbarcazione e si issò sul drago d’oro, posando piede sulla nave di Narnia.

 
 
 
Questa è solo la prima parte della prima battaglia tra Calormen e Narnia! Come vi sembra? Doveva essere un unico capitolo, ma è venuto troppo lungo, quasi venti pagine!!! @.@
Le scene di combattimento richiedono sempre molto lavoro da parte mia. Ma tutto il capitolo l’ha richiesto, e vi confesso che ho un po’ paura di non essermi spiegata bene in alcuni punti.
Mi era già successa una cosa simile.
Se c’è qualcosa che non capite ditemelo pure, non fatevi scrupoli.
Una volta qualcuno di voi mi ha chiesto di quanti capitoli sarà composta Queen più o meno. Io avevo risposto più di venti, ma non ne sono più così sicura…per me arriviamo a trenta e oltre!!!
Stavolta c’è tanto spazio per tutti: personaggi principali, secondari e antagonisti.
Vi sono piaciute le scene di Caspian e Susan? Lo so erano un po’ corte…sorry!!! Rimedierò al più presto!
 
Ringraziamenti:

 
Per le seguite: Allegory86, ArianneT, Chanel483, FedeMalik97, FioreDiMeruna, FrancyNike93, GossipGirl88, IwillN3v3rbEam3moRy, Jlullaby, Luna23796, Mari_BubblyGirls, piccola_cullen,  piumetta, Poska, Red_Dragonfly, SerenaVdW, Smurff_LT, SweetSmile, yondaime e Yukiiiiii
Per le preferite: ArianneT, Babylady, Charlotte Atherton, FrancyNike93, HikariMoon, KiMiChAmA_EllY_, LittleWitch_, Lules, piumetta, SerenaVdW e tinny
Per le ricordate: Angie_V e Miss_Hutcherson
Per le recensioni dello scorso capitolo: Angie_V, Charlotte Atherton, FioreDiMeruna, FrancyNike93, LittleWitch_, piumetta, SerenaVdW e tinny
 
Angolino delle anticipazioni:
Nel capitolo 19 vedremo chi sarà il vincitore dello scontro tra i due velieri.
Cosa succederà a Lucy? Emeth eseguirà gli ordini di Rabadash? Che fine avrà fatto il mago?
Vedremo anche Caspian scontrarsi direttamente con il principe e assisteremo per la prima volta ai veri poteri di Miriel!!!
 
Io devo sempre ringraziarvi anche se ormai vi sarete stufati di sentirvelo dire. Ma questa storia ha raggiunto un numero di recensioni che non mi sarei mai aspettata. E pensare che doveva essere una one shot!!! Quindi, per ringraziarvi dell’affetto e del sostegno, vi do una notizia bomba: “Queen of my Heart” avrà un seguito, ci sto già lavorando con un grande aiuto da parte di FrancyNike93, che saluto e abbraccio forte!
 
Alla prossima settimana gente!!!
Con affetto Susan<3
   
 
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