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Autore: sososisu    11/09/2007    11 recensioni
La storia di una Normalissima ragazza tedesca, che vive in un Normalissimo paesino, frequenta un Normalissimo liceo, con Normalissimi professori e Normalissimi compagni...
Una storia dove I Tokio Hotel non esistono. Dove Tom Kaulitz è un Normalissimo studente, ossessionato da qualcosa, o forse da qualcuno...o forse da tutti e due.
Au e OOC.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era forse la prima volta in tutta la sua vita che trovava quel materasso cosi scomodo. Quella sera non riusciva proprio a prendere sonno. Nella testa le rimbombava la calda voce di Tom che pronunciava lentamente il suo nome. Era cosi strano fra le sue labbra. La F iniziale ben marcata e la y finale più dolce…oddio, ma che cazzo stava dicendo? Ok, era definitivamente delirata.
Si rigirava, destra, sinistra, pancia in su, pancia in giù, rannicchiata, spaparanzata…non ce la faceva proprio a rimanere semplicemente FERMA. Di colpo si alzò a sedere. Uno strano ticchettio le carezzò le orecchie, stava piovendo. Scese dal letto e scalza con i piedi congelati si avvicinò alla finestra. Scostò le tendine e guardò fuori. Detestava abbassare la tapparella di notte, lei adorava il delicato riverbero della luna. Le dava una strana sensazione di pace e tranquillità, come una ninnananna o un sonnifero, una camomilla. Se poi vi si aggiungeva anche la dolce voce della pioggia…
Le goccioline scendevano giù lentamente, col passare dei minuti però aumentavano. Picchiavano contro il vetro. Fanny poggiò le mani e il naso alla finestra. Velocemente si appannò e lei avvicinò l’indice destro alla superficie fredda. Lentamente mosse il dito…prima una T, dopo di che una tonda O e infine una M un po’ storta.
Era cosi strano, non se lo sapeva spiegare. La sua vita senza le loro litigate era come un muffin senza gocce di cioccolato, come una torta senza zucchero a velo…come…come…come una Fanny senza un Tom.
Si avvicinò alla sua scrivania in legno scuro, la sfiorò in cerca di qualcosa, poi un lampo illuminò il cielo. La aiutò a vedere meglio e subito trovò ciò che stava cercando. Schiacciò il pulsante rosso.

PIN eingeben, bitte

Digitò cinque tasti, 10902. Dieci settembre 2002. Il suo pin era quella data. Cioè? Semplice, il giorno in cui aveva conosciuto Tom. Sorrise ricordandosi la prima litigata che avevano avuto. Il primo giorno di scuola, avevano bisticciato perché volevano lo stesso banco. La professoressa aveva concesso il posto migliore a lei, e a lui questo non andava assolutamente giù. Da lì era iniziato tutto.
Fanny sei una sciocca. Possibile che tu non ci arrivi? Tu vuoi bene a Tom, come lui ne vuole a te. Ma, dopo anni di discussioni, chiedere la pace è un passo troppo grande. Un grosso boccone impossibile da mandare giù da sola.
Troppi pensieri le circolavano nella mente. Senza pensarci clccò sul tasto in alto a destra e cercò la K. Pigiò.

***

Era strano. Non dormiva cosi bene da ormai cinque anni. Le aveva parlato e, benché all’inizio si fosse sentito molto stupido, ora invece una strana sensazione di felicità gli riempiva il corpo. E a renderlo ancora più entusiasta c’era anche il fantastico sogno che stava facendo.
Ad occupare il suo sonno in questo momento c’era la nostra cara Fanny, con addosso, stranamente, solo un’adorabile paio di culottes nere.
Sul volto di Tom si dipinse un sorrisetto audace, un sospiro gli sfuggì. La mano destra andò a poggiarsi istintivamente sul torace nudo. Ok, era il momento che preferiva. La ragazza si stava lentamente abbassando l’intimo quando l’immagine svanì. Uno strano rumore giunse alle sue orecchie ancora addormentate.
Una smorfia gli colorò il viso. Aprì velocemente gli occhi. I timpani vibravano, qualcosa stava emettendo un fastidioso beeep.
Sbattè forse un po’ troppo forte la mano sul comodino. Cazzo non potevano essere già le sei e mezzo! E poi scusa…fuori era buio! Ah, ora che se n’era accorto, pioveva, e anche forte.
Afferrò la sveglia e notò che non era lei l’artefice del fastidioso beeep, bensì il suo cellulare abbandonato sulla scrivania. Si alzò velocemente e scostò le coperte. Raggiunse il tavolo ma inciampò sul piumino. Prese il telefonino e pigiò il tasto verde senza nemmeno leggere chi fosse.
Le parole gli uscirono a trecento all’ora, seguendo un ordine non proprio logico.
La prima cosa che disse fu una bestemmia contro la soffice coperta nella quale era inciampato battendo il ginocchio. La seconda fu una gentile ed educata frase dedicata al tizio al di là del cellulare.
-Che cazzo vuoi a quest’ora bastardo?-
Non ricevette una risposta, anzi, sentì solamente una piccola risata provenire dal telefono.
-Ciao Kaulitz-
-Krantz???-
-No, il lupo mangiafrutta-
-Che vuoi alle quattro del mattino??-
-Niente…volevo solo dirti ciao-
-C…cosa?-
-Notte-
E buttò giù.
Non si sapeva spiegare per quale motivo, ma rimase fermo immobile in boxer col cellulare attaccato alle orecchie fino alle sei e mezzo, quando la sveglia suonò e lo destò dal suo stato di trance-vegetale.

***

Era la prima volta che passava un’intera giornata senza parlare con Tom. La prima volta. Ed effettivamente senza di lui le giornate erano parecchio vuote. Quando incrociava il suo sguardo accadeva qualcosa di strano. Lui cercava di attirarla a sé, non capiva in che modo. Era come se lei fosse il ferro e lui la calamita. I suoi occhi acquisivano una strana espressione. Mentre lei non sapeva cosa fare, e sembrava quasi spaesata. Voltava la testa altrove.
Era al quanto imbarazzante effettivamente. Ecco, era la prima volta anche che si sentiva a disagio con Tom.
Troppe prime volte tutte insieme.
Per fortuna a salvarla da quella situazione sicuramente strana intervenne la campanella. Pausa pranzo. Bene, l’avrebbe usata per pensare, visto che aveva lo stomaco chiuso.
Lui però non la pensava cosi…

***

Fanny aprì velocemente la porta del ripostiglio delle scope vicino alla palestra. Una volta entrata tirò la cordicella che serviva per accendere la luce. Una striminzita lampadina che pendeva dal soffitto pieno di ragnatele emanò squallidi raggi biancastri.
Nello stanzino quasi si soffocava dal caldo. Vi era una sola, minuscola finestrella, posizionata molto in alto. Era aperta ma non permetteva l’entrata di molta aria fresca. Tuttavia la ragazza riuscì a sentire il boato di un tuono. Aveva ricominciato a piovere, come la notte precedente.
Che figura di merda aveva fatto con Tom. L’ennesima, aggiungerei. Ormai ci era abituata. Scosse con forza la testa, ci stava pensando di nuovo. Basta! Doveva finirla di basare ogni suo secondo di vita su quel ragazzo. Era diventata un’ossessione.
Un altro tuono la distrasse dai suoi pensieri. Poi uno strano rumore catturò la sua attenzione.
Si alzò in piedi. Un cigolio le raggiunse le orecchie. Un brivido. Stava tremando. Andiamo Fanny…
-Chi c’è?-
Nessuna risposta. Sentiva dei passi farsi sempre più vicini, ma non riusciva a capire da dove venissero. Benché fosse esageratamente piccolo, quel ripostiglio era veramente labirintico. Si stava per voltare quando improvvisamente la luce svanì.
Il buio l’avvolse. Stava per cacciare un urlo ma, grazie a Dio, si trattenne. Voleva correre verso la porta, anche se non sapeva dove essa fosse, ma fu afferrata da qualcosa, o meglio, da qualcuno.
Con forza venne sbattuta contro il muro.
Ok, se la stava per fare sotto dalla paura. Due mani le stavano stringendo con forza i fianchi. Voleva ribellarsi ma la presa era troppo salda, non riusciva a muoversi. Il corpo, probabilmente maschile, le si avvicinò. Il respiro le si era fatto più affannoso. Il labbro inferiore tremava. Avrebbe voluto parlare ma le uscivano solo stupidi sospiri.
Ad un tratto sentì il volto di qualcuno sfiorarle la guancia sinistra. Il respiro caldo dell’intruso le solleticava il collo. Come risvegliata da un periodo di ipnosi, cercò di allontanarlo spingendo contro le sue spalle, ma lui non si muoveva, anzi, se possibile le si avvicinava ancora di più.
Poi, come dal nulla, uno strano profumo le solleticò i sensi. Quell’odore…quello…
-…Kaulitz?-
Le era uscito uno strano sospiro, un misto fra un gemito e una richiesta. Difficile da spiegare. Lui non rispose, semplicemente avvicinò maggiormente la bocca all’incavo del suo collo e lo baciò piano. Delicato.
Fanny ebbe conferma dei suoi pensieri quando sentì un brivido gelato percorrerle la schiena. Ferro. Piercing.
Dalle labbra le sfuggì un sospiro stupito.
-Cosa diavolo stai facendo?-
Aveva mille domande da porgli che le vorticavano nella testa. Ma tutte, e ripeto, Tutte, svanirono quando sentì la sua voce entrarle nelle viscere.
-Zitta. Lasciami fare.-
Non aggiunse altro. Lei chiuse gli occhi, li riaprì. La gola era secca. Il respiro affannato. Le mani sudate. E una strana sensazione riempiva il suo basso ventre.
Era tutto cosi dannatamente strano. Lei non era assolutamente innamorata di Tom. Questa era vero. Eppure…in quel momento stava crescendo in lei una grande voglia. Voglia si capire che sapore avesse quella lingua che lui aveva sempre usato solo per stuzzicarla. Voglia di conoscere il suo corpo al di sotto dei vestiti taglia XXL. Voglia di sapere che cavolo gli frullava nella testa. Voglia di lasciarsi andare benché sapesse che quello che stava per fare era stupido ed inutile.
E per lui era lo stesso. Non capiva se quello era desiderio fisico o altro. Ma non gli interessava.
Con forza strinse il corpo di Fanny al suo. Voleva che combaciassero come le due metà di una mela. Nonostante i tessuti degli abiti, voleva che lei sentisse ogni forma della sua persona. Ogni sporgenza, ogni morbidezza…
Le uscì un sospiro un po’ più pesante dei precedenti. Lo sentiva. Sentiva la sua carne, la sua pelle calda. Cercò con gli occhi il suo sguardo…era buio. Non lo trovò, ma scoprì qualcos’altro. Qualcosa di soffice e allo stesso tempo di ghiacciato che le sfiorava la bocca. Erano le labbra di Tom. Che piano piano si incastrarono con le sue, perfettamente.
Un miscuglio di sapori …il cocco del burrocacao, il muschio del dopobarba, il ferro dei piercing…
Lentamente Tom afferrò le cosce di Fanny e la sollevò da terra. I due toraci si alzavano e abbassavano ad un ritmo talmente veloce che sembrava avessero corso per quaranta chilometri in un minuto. Lui spinse il bacino verso il suo. Affondò le mani nei suoi capelli arruffati. Dopo di che scese verso la camicia nera. Slacciò pian piano ogni bottone…ma non c’era tempo…non c’era tempo…doveva sbrigarsi…la campanella, i vari ripensamenti…non c’era tempo…in fretta…il tempo corre…
Appoggiò il palmo sul seno sinistro. Era proprio come se lo era immaginato. Sorrise sarcastico mordendo goloso il labbro inferiore della ragazza. Poi ci ripensò…non c’era tempo doveva sbrigarsi…
Portò le mani sotto la sua gonna, che vennero a diretto contatto con gli slip di lei. Già, è vero, quel giorno portava le parigine. Lei detestava le collant.
Abbassò l’intimo, fino alle ginocchia, lei, nel frattempo, aveva allacciato con forza le gambe dietro la sua schiena.
Avvicinò la mano destra a quella che, negli ultimi cinque anni, era diventata la sua ossessione. Che razza di porco maniaco.
Lei portò indietro la testa e lui ne approfittò per attaccare le labbra al suo collo. Riempiendolo di piccole macchiette rosse.
Ora capiva perché era così richiesto nella scuola. Oh, eccome se lo capiva…
-T..o..m-
Lui si bloccò. Sorrise bastardo. Alla fine ce l’aveva fatta a chiamarlo per nome. Era la prima volta da quando si conoscevano.
Fece scorrere la mano destra lungo la sua coscia e risalì fino all’ombelico, lasciandosi dietro una scia umida. Se non fosse stato buio avrebbe notato l’evidente rossore colorare le guance della ragazza. Si vergognava. Si vergognava perché provava piacere.
Stava quasi per fermarlo quando sentì ‘qualcosa’ farsi spazio in lei. Si irrigidì. Tom sospirò.
Fanny strinse la maglia di lui. Poggiò la fronte imperlata di sudore alla sua spalla. Il ragazzo la strinse più forte e la schiacciò al muro. Le uscì un gemito…non sapeva se per il dolore o se per il piacere. Cercava di auto-convincersi che il motivo di quella reazione fosse il primo, ma sapeva benissimo che era una grande cazzata.
La sua mano sinistra si inoltrò sotto la maglietta XXL. Accarezzò delicatamente la schiena leggermente umida di Tom. Era un tocco molto delicato, ma quando lui diede una forte spinta, le unghie si conficcarono nella sua pelle.
Era cosi diverso dalla sua prima volta. Lui era cosi diverso. Ma non perché fosse gentile…no…era proprio qualcosa di differente. Forse il fatto che questa volta provava solo puro piacere, e niente dolore. O forse, più semplicemente, il fatto che Tom era molto più bravo dell’altro tizio.
Comunque…ora non le interessava. Ora voleva solo godersi il suo momento di follia.
Sollevò la testa e portò la mano destra sul volto del ragazzo. Improvvisamente un lampo illumino un po’ il ripostiglio. E Fanny lo vide. Non molto chiaramente, ma lo vide. Vide il volto di Tom. Per una frazione di secondo che sembrò durare un’ora intera. Bollenti goccioline di sudore scendevano sulla fronte, gli occhi erano lucidi ed appannati, una smorfia sulle labbra…non avrebbe mai dimenticato quell’immagine, mai.
Lui invece aveva completamente perso la cognizione del tempo, dello spazio, di tutto insomma. Cristo, dal vivo era molto meglio che nei suoi sogni. Ogni centimetro della sua pelle era duemila volte più morbido e profumato di quanto avesse immaginato. Lei era cosi…vera. Istintivamente la strinse ancora di più a se. Stava per scoppiare…voleva scoppiare…ma, nello stesso momento, non lo desiderava. Arrivare all’apice significava arrivare alla fine. E lui non voleva. Ma il suo corpo ormai agiva da solo. Non poteva impedirgli di raggiungere il tanto sognato piacere. Non riusciva a fermarlo…i muscoli si contraevano da soli, spingevano da soli…
Chiusero gli occhi contemporaneamente, li serrarono.
Qualcosa di troppo forte li stava avvolgendo…li catturava in un turbine di sensazioni.
La campanella suonò.
Strano, Tom non la sentì. E nemmeno Fanny.
La prof di chimica segnò le assenze.
Ma loro rimasero fermi in quel ripostiglio fino alle sei di sera. Immobili. A guardarsi nel buio.

***

Note dell’Autrice: Ok. Questo è un capitolo molto particolare. Starete pensando: ma noo! L’hanno fatto troppo presto. Bene, questo era il mio scopo. Io VOLEVO che Fanny si facesse coinvolgere in qualcosa di troppo grande per lei, senza quindi avere ancora le idee chiare. Perché è vero che lei non lo ama [almeno per adesso], è vero che prima di adesso non ha mai pensato a lui come ragazzo. Per questo ho voluto far accadere una cosa come il sesso in un momento di confusione. Apposta per metterla in difficoltà…per farle pensare: “Oddio cosa ho fatto?”
Bene, spero voi abbiate capito cosa intendo xD
Un saluto!
Le recensioni sono ben accette!^^

Giuls
Kuss

  
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