Il silenzio della prigione era assordante.
Rotto solo dal rumore delle gocce di umidità che cadevano dal soffitto, il silenzio mi avvolgeva.
Chi ero io? Perché ero lì? Era passato tanto tempo. Quanto? Non lo sapevo più.
Ero impazzito in quella cella spoglia e buia. Avevo perso me stesso. Il mio nome? Non lo ricordavo.
L 'unica cosa che rimembravo era l'immagine di due corpi privi di vita. Mia madre e mio padre. Erano morti per colpa mia.
Stavo sprofondando sempre più nell'oscurità...
Poi, una luce. La luce di una torcia che rischiarava il viso della donna più bella che avessi mai visto. Quell'apparizione aprì la porta della mia cella e mi tese la mano. "Vieni con me... Phantom"
Senza esitare, afferrai quella mano.
Un piccolo tributo al mio amato Phantom. Questo povero ragazzo mi ha sempre fatto una pena infinita.
Spero che vi sia piaciuto :-)