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Autore: oOLeylaOo    12/09/2007    0 recensioni
Grace Brine è un adolcescente molto particolare, prima di tutto perchè non è affatto un adolescente, poi perchè ha il piccolo difetto di diventare una sirena se finisce in acqua.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
-Night Calls-

Era notte fonda, forse l’una o magari le due, di certo la mezzanotte era passata. Chantal era sdraiata nel suo letto, di fronte al mio, il suo respiro si era finalmente fatto regolare: era rimasto in camera sconvolta, non aveva nemmeno toccato la cena, cosa strana, visto che non aveva nemmeno visto i corpi, e insensata, visto quanto era buona quella cena.
Violette era venuta con me mentre Julie era rimasta in camera con Chantal e dopo che eravamo tornate era andata a cena da sola. Chantal sembrava in una sorta di trans o in uno stato catatonico, fissava il vuoto , sembrava una bambola. Poi di punto in bianco si era messa a piangere e aveva continuato ininterrottamente per delle ore, si era fermata giusto il tempo di stendersi sul letto e dormire, ma invece di dormire aveva continuato a singhiozzare e nessuna di noi sapeva come fare. Julie era andata a letto con lei, così il letto accanto al mio era vuoto.
Avevo abilmente indossato un cortissimo top nero, che lasciava scoperta la pancia con in tatuaggio e un paio di pantaloni neri con scarpe da ginnastica: dovevo confondermi con l’oscurità e essere silenziosa, mi chiedo come facciano le ladre dei cartoni a non fare rumore con i tacchi a spillo…. Ma gli autori non ci pensano a fatto che i tacchi fanno rumore? Ah.. gli uomini!
Sgattaiolai nel più assoluto silenzio fuori dal letto, mi diressi verso la finestra, sempre molto attenta a non far rumore, poi l’aprii e saltai fuori. La mia stanza era al terzo piano, cero, ma io ero una sirena. In un istante trasformai il tatuaggio che avevo sullo stomaco in un paio di armi e poi lo trasformai in un mantello che usai per rallentare la caduta. Atterrai con leggerezza e tramutai all’istante il mantello nelle armi che si riformarono in un tatuaggio.
Camminai lentamente verso la “reggia” (impossibile definirla in modo diverso) che ospitava le lezioni. In giro non c’era nessuno, il silenzio era quasi snervante, l’unico rumore che era udibile era quello del vento che soffiava tra le foglie degli alberi, che comunque erano abbastanza lontani da essere udibile a stento. Arrivai davanti alla grande porta d’ingresso e mi bloccai scorgendo il sistema d’allarme che probabilmente era accesso, mi concentrai e percepii l’elettricità che circondava tutto il primo piano(l’acqua conduce l’elettricità e io in quanto sirena ero molto sensibile verso quest’ultima, riuscivo a percepirla con facilità), l’allarme era acceso e funzionante. Mi diressi verso il retro e camminai fino a che non raggiunsi più o meno le finestre sotto la biblioteca, poi feci un salto e richiamando una frusta, poi la usai facilmente per fare un salto ed arrivare alla finestra sotto la biblioteca, al secondo piano non avevano messo l’allarme, non sentivo la presenza di reti elettriche oltre a quelle della luce. Fortunatamente tra i pochi poteri che avevo c’era anche quello di spostare gli oggetti con la forza del pensiero, quindi non mi ci volle niente ad aprire e ad arrivare alla biblioteca.
Fortunatamente tra i pochi poteri che avevo c’era anche quello di spostare gli oggetti con la forza del pensiero, quindi non mi ci volle niente ad aprire e ad arrivare alla biblioteca.
Il luogo era stato sigillato con dei nastri, due ragazzi erano riversi a terra, privi di vita. Mi avvicinai con circospezione, stando attenta a dove mettevo i piedi, la polizia vera e propria non era ancora arrivata, l'unico poliziotto che abitava vicino a quel luogo era un sessantenne di nome Andrè che al massimo nella sua vita aveva arrestato una persona per guida in stato d'ebbrezza. Le informazioni sulla polizia venivano fornite quando ci mandavano in missione perché potevamo trovarci ad avere a che fare con loro.
Mi chinai sui cadaveri dei due ragazzi, accessi la torcia che mi ero portata dietro e esaminai con attenzione i corpi, le prime volte in cui lo facevo mi facevano molto senso, ma ora mi lasciavano indifferente. Notai che non avevano nessuna ferita da nessuna parte, non c'era sangue né sui vestiti, né per terra. Presi una mano della ragazza, che era stesa a terra accanto al ragazzo, per vedere se le unghie erano striate, magari avevano usato del veleno, ma nel farlo mi avvicinai al collo del ragazzo sul quale spiccavano un paio di buchi che sembravano fatti da un tritaghiaccio o da un altro oggetto acuminato e appuntito. Guardai il collo della ragazza, anche lei aveva dei segni simili, da entrambi i lati del collo.
-No!- mi lamentai a bassa voce. Che incubo! Vampiri! Perché proprio vampiri? A me non piacciono i vampiri. In realtà non mi piacciono nemmeno i francesi, ho sempre pensato che avessero la puzza sotto il naso. Quindi figuriamoci dei vampiri francesi!
Il silenzio aveva assunto tinte fosche e sinistre, dietro di me sentii uno strano fruscio e mi voltai di scatto spengendo la pila che avevo in mano, mi trovai davanti a una figura scura, abbastanza lontana da non essere ben visibile, illuminata appena dalla luce della luna. In quel momento nella mia mente si accese un allarme.
Avete presente quei giochi di ruolo in cui ad un certo punto il gioco ti da due opzioni: porta numero uno o porta numero due. Fuggire o restare. Ottima domanda. La figura avanzava lentamente e un raggio di luna gli illuminò per un istante il volto, non vidi molto a parte due brillanti occhi azzurri: bellissimi e quasi trasparenti. Scappai. Fu il mio primo istinto, il desiderio di sopravvivere può superare qualunque cosa. Spalancai la finestra che era dall'altra parte della stanza e mi fiondai fuori: eravamo al terzo piano, non avevo mai saltato da così in altro, feci tre giri su me stessa, come si vedeva nei cartoni, e riuscii ad atterrare senza rompermi niente: meno male che ero un sirena o sarei di sicuro morta!
Mentre mi alzavo sentii il suono di un cellulare, mi alzai e mi misi a correre con tutte le mie forze verso il dormitorio, non ero mai stata così veloce in vita mia. Improvvisamente un ombra oscura mi si presentò davanti, prima che me ne rendessi conto mi trovai scaraventata dalla parte opposta a quella in cui correvo, sentivo un dolore lancinante alla bocca dello stomaco. Mi raggomitolai preparandomi alla caduta e rotolai per terra, quando mi fermai schizzai in piedi armandomi e mettendomi in posizione di difesa, sentii un rumore dietro di me e capii di essere circondata. L'unico pensiero che mi veniva in mente in quel momento era: "Sono rovinata!"
Chiusi gli occhi e mi concentrai al massimo, scacciando la paura e l’ansia, fin troppo presto sentii uno spostamento, qualcuno si muoveva verso di me. Riuscii a scansare il suo colpo che arrivava da destra e lo attaccai con la sinistra ferendolo al braccio e spostandomi dietro di lui. Immediatamente si girò verso di me per contrattaccare, ma non fu l’unico perché dalle mie spalle partì un altro attacco, probabilmente dall’altro vampiro. Aspettai fino all’ultimo secondo e feci un salto all’indietro evitando i colpi all’ultimo momento e con una ruota atterrai in piedi mentre loro venivano scaraventati lontano dai reciproci colpi. Aspettai, ma non li percepii più, quando aprii gli occhi ero di nuovo sola. Mi avvicinai all’edificio riparandomi alla sua ombra mentre la luna la illuminava, corsi velocemente verso il dormitorio ma fui fermata da qualcosa di scintillante: era come una corda, molto spessa, fatta di acqua, che riluceva a causa della luce della luna. Mi si avvolse attorno al corpo, lasciando uno spazio di almeno dieci centimetri tra me e lei, poi si riunì in una sorta di specchio da cui prese forma un uccellino, molto piccolo, interamente bianco, dagli occhi blu scuro e con una gemme sulla fronte azzurro chiaro. La gemma si illuminò e una voce riempì l’aria, profonda e insieme cristallina, splendida e bellissima.
-Penso possa servirti un mezzo di comunicazione, ti servirà anche come arma. Mi raccomando impegnati.- pronunciò la voce, che sembrava provenire dalla gemma sulla fronte. Detto ciò la luce si spense e la voce sparì.
Fissai quell’affare che si era poggiato sul mio braccio senza dire niente, quasi sconcertata da quello che stava accadendo.
Sospirai molto stanca e seccata.
-Senti piccola, puoi dirgli che il fantastico luogo in cui mi ha mandata pullula di simpatici succhiasangue?-
Come in risposta alle mie parole la gemma sulla fronte brillò, poi spiccò il volo mentre io risalivo e entravo nella mia stanza dalla finestra, mi svestii al buio e mi misi il pigiama, lentamente scivolai sotto le coperte e chiusi gli occhi: non avevo mai avuto così tanto sonno in vita mia.

fine capitolo 3

Una piccola curiosità : ogni capitolo ha il titolo di una canzone,putroppo non è facile trovare una canzone che riassuma con chiarezza di cosa parla il capitolo, quindi alla fin fine prende solo titoli di canzoni che non ho mai sentito e non so di cosa parlano -.-
Forse così non ha molto senso -.-
Il primo capitolo ha come titolo la canzone che ha fatto da colonna sonora al film Underwold, mentre le altre le ho trovate cercando in giro qualcosa che potesse servirmi, non so a che gruppo appartengono, quindi chiedo scusa -.-
Spero che questa storia vi piaccia, specialmente a chi ha letto L'ombra della luna, è un pò diversa come trama... alla fin fine però mi sembra quasi che la protagonista abbia lo stesso carattere... *gratt, gratt*
Speriamo bene -.-

  
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