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Autore: oOLeylaOo    09/09/2007    1 recensioni
Grace Brine è un adolcescente molto particolare, prima di tutto perchè non è affatto un adolescente, poi perchè ha il piccolo difetto di diventare una sirena se finisce in acqua.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo ammetto, sono stata travolta dalla corrente delle storie di vampiri -.-
Ormai il mio destino è deciso! Ma non importa, io andrò avanti con coraggio XD
Visto che la protagonista si innamorerà di un vampiro, la storia mi ricordava un pò troppo Twilight, ma spero che alla fine risulti diverso, anche perchè ci sono parecchie cose diverse da quella storia^^...
Bacioni e buona lettura.

 

Capitolo 2
-The Kids Aren't Alright-


-Andrai in Francia.-
Sembra una bella frase che apre la porta a mille opportunità, ma in realtà era proprio una fregatura. Sognavo di andare in Francia da quando avevo dieci anni, il che non sembra molto tempo visto che ero morta a quattordici, ma anche se il mio aspetto era quella di una quindicenne (in cento anni ero cresciuta solo di poco, ora ne dimostravo quindici o sedici e meno male, almeno mi era cresciuto un po’ di seno!) di anni ne avevo molto di più ormai. Erano passati cento anni … così tanto tempo… e avevo imparato a combattere più o meno, e ora mi spedivano in Francia. Gia sognavo di visitare Versaille, Parigi, Orlèans... i castelli della Loira… Visitare la Francia, credo che tutti lo vogliano almeno una volta nella vita, anche perché è così bella e splendida, con la sua arte, le sue architetture e i negozi. Avevo un limite di spese, ma almeno un tot di cose potevo comprarmele e in Francia… avevo la lista di cose che volevo comprare! Invece…
Invece mi hanno spedito in un posto che sembra essere…bè.,.. diciamo che al confronto la collina in cui stava Haidi era più popolata (e c’erano solo lei, suo nonno e il suo amico di cui non ricordo il nome che viveva con la nonna pure lui…forse.. non ricordo bene quel cartone, non ero una sua grande fan). Il tempo nei templi del mare scorre più rapidamente, in realtà sulla terra erano trascorsi solo 10 anni, Nettuno disse che mi aveva scelta per avere qualcuno che si integrasse facilmente nel mondo contemporaneo, quindi chi meglio di me? La storia che mi cercava da tanto tempo era una frottola colossale, lo diceva a tutte, era solo per fare spettacolo.
“Alvernia”, una regione in cui c’erano solo monti e pascoli… e un collegio cattolico. Non chiedetemi come, ma vicino (a meno di 600 km di distanza, quello in quel posto è “vicino”) all’unico paesino vagamente decente di quella regione c’era una sorta di gigantesco castello che in realtà era un collegio. Odio i collegi e anche se ero cattolica non entravo più in chiesa da molto, molto, molto tempo. Una sirena può essere cattolica? Mi suona strano in una maniera esagerata.
Stavo in un grande dormitorio con almeno altre seicento ragazze, nella mia stanza c’erano tre letti oltre il mio e non avevo idea di chi avrebbe dormito con me. La camera non era molto grande ed era decisamente sobria, avevo un armadio in cui buttai i miei pochi vestiti e le mie tre uniformi. Si, uniformi! In collegio ci sono sempre delle uniformi (posso gridare?). Io odio le uniformi! Camicetta, gonna corta e calze, un paio di stivaletti bassi e se fa freddo una giacca… e avevo dimenticato la cravatta! Un orribile cravatta blu con scacchi bianchi, intonata alla gonna (la odio!) che spiccava alquanto con l’inevitabile camicia bianca. Mi lasciai cadere sul letto rassegnata, aveva addosso una maglietta pelosa nera, con ricamato un orsacchiotto e un paio di jeans che si infilavano in un paio di stivali stile cowboy marrone scuro. Il soffitto bianco della stanza metteva tristezza, tutto trasmetteva un atmosfera come da prigione e io avevo una gran voglia di fuggire.
Le nostre scrivanie erano munite di computer e stampante, unico segno del fatto che ci trovassimo nel ventunesimo secolo, e sopra le scrivanie c’erano delle mensole in cui mettere i libri. Le finestra avevano delle tende bianche, tutto mi ricordava un ospedale, la luce della lampada era fredda: dovevo decisamente fare qualcosa per vivacizzare quella stanza, era un mortorio!
I rumori fuori dalla porta mi fecero capire che le lezioni erano finite e che le studentesse stavano tornando nei dormitori, rimasi sdraiata senza dire niente mentre delle ragazze entravano nella stanza chiacchierando.
-Si, quel professore è davvero antipatico.- fece una ragazza con una voce squillante, da ragazzina.
-Mi ha dato un voto orribile! Odio biologia!- disse un'altra, la cui voce era più bassa, quasi roca.
-A me sembra sexy!- disse un'altra con la voce sensuale.
-Ma che dici? Simon non …- si interruppe.
Sentti gli occhi untati addosso e alzai una mano in segno di saluto.
-Salve a tutte compagne di prigionia, sono Grace.- mi presentai voltandomi per guardarle con un sorriso sulla faccia. I capelli mi ricaddero sul viso nascondendolo in parte, forse era arrivato il momento di tagliarli.
Una ragazza con i capelli neri lunghi, scalati, tenuti indietro con delle forcine con le farfalle mi sorrise. Aveva gli occhi nocciola leggermente all’ingiù e le labbra sottili, un viso lievemente squadrato i cui tratti erano ammorbiditi dal taglio dei capelli. Aveva un trucco leggero ma perfetto, non era molto alta e aveva un corpo minuto esaltato dall’orribile divisa della scuola; quella che indossava era perfettamente stirata, non aveva nemmeno una piega…come era possibile?
-Ciao, io sono Chantal.- si presentò cortesemente lasciando cadere lo zaino accanto ad un letto, poi ci si mise seduta con eleganza… bè era francese! La sua voce roca mi rivelò che era la ragazza che aveva preso un brutto voto. -Loro sono Julie e Violette, da oggi dormiremo insieme, cerchiamo di andare d’accordo!- concluse cerimoniosa.
Mi misi a sedere sul letto incrociando le gambe e scostandomi i capelli dal viso, fissai le due ragazze che mi erano appena state presentate e sorrisi loro nel modo più naturale e spontaneo che riuscii a fare.
-Scusate, chi è Julie e chi Violette?- domandai un po’ impacciata.
La ragazza alta, con la camicia bianca legata sotto il seno e la gonna più corta di quella delle altre due si fece avanti, aveva i capelli marroni con le maches rosse raccolti in due codine basse che le ricadevano davanti al seno, gli occhi erano di un brillante blu scuro e le labbra carnose. Il volto ovale aveva un ossatura sottile ed era ben proporzionato, le labbra carnose sporgevano leggermente. -Io sono Violette.- disse con voce da baritono, era quella che aveva definito il professore sexy. Mi porse la mano e io la strinsi, aveva una stretta forte e un sorriso sveglio e acuto.
-Piacere.- dissi guardando prima lei e poi Julie, che era una ragazza alta più o meno quanto me, quindi all’incirca un metro e sessantasette, i capelli rossi raccolti in una treccia e gli occhi verdi, di un verde strano però, tipo quello usato per le macchine, un verde scuro metallizzato, e la carnagione chiara. Era un po’ robusta, ma aveva un viso simpatico, a cuore, che irradiava allegria. -Allora, chi è il professore sexy?- chiesi spostando nuovamente lo sguardo su Violette, che mi sorrise divertita e complice.
-Il professor Bachman, che fa biologia.- rispose Violette allegramente, Julie scoppiò a ridere.
-Non darle retta.- mi disse Julie sedendosi accanto a me -Lei trova sexy anche Matt Damon!-
-Matt Damon è sexy!- ribatté Violette.
-No, per niente!-
-Oh, quindi è meglio quel tizio, giusto? Quello di quel libro che ti piace tanto!-
-Oh, si! Hunter è sexy… ed è anche bellissimo e affascinante!- sottolineò Julie.
-Ma se nemmeno esiste.- rispose subito Violette.
Chantal sospirò scuotendo il capo. -Non farci caso Grace, loro fanno sempre così. Speravo che almeno all’inizio avresti potuto vederci come persone normali, invece mi sa che ti è chiaro che sei finito in camera con due matte.-
Sorrisi a tutte e tre molto divertita dalla discussione che era appena stata interrotta, ma prima che potessi dire loro che pensavo mi sarei divertita stando con loro, Julie tirò il cuscino sul mio letto in faccia a Chantal.
-Cosa vorrebbe dire due matte? Non ti sei contata o non hai contato me?- la prese in giro.
-Ovviamente io non sono come voi.- ribatté lanciandole il cuscino che finì in faccia a me. -Oh, scusa.-mi fece prontamente, ma io glielo rilanciai in faccia, e lei evitandolo le fece finire addosso a Violette.
Passammo un ora buona a prenderci a cucinate, a ridere e a scherzare e alla fine quel dormitorio non mi sembrava più tanto una prigione.

Mentre Chantal mi accompagnava alla mensa e mi faceva vedere le varie aule mi sorpresi della facilità con cui avevamo fatto amicizia. Anche con Julie e Chantal era lo stesso, solo che Violette era quella giudiziosa, le altre due invece erano un po’ meno responsabili e un po’ più adolescenti, infatti in quel momento stavano facendo una ricerca che gli era stata affidata due settimane fa e che dovevano consegnare l’indomani.
-Quella in fondo è la porta della sala mensa. Di solito pranziamo da mezzogiorno e mezzo fino alle due e ceniamo alle sette e mezzo alle nove, la colazione è dalle sette di mattina fino alla nove e mezzo. I corsi iniziano a ore diverse quindi anche agli studenti è permesso alzarsi a ore diverse. Il sabato e la domenica siamo liberi, ma non possiamo uscire solo fino alle undici di sera, dopo c’è il coprifuoco. Per andare in paese c’è un autobus della scuola, se lo manchi sono fatti tuoi, nel senso che ti abbandonano lì e fine.-
-Bello!- esclamai sconsolata, Chantal rispose con un sorriso alla mia battuta sarcastica.
-Tranquilla, alla prima uscita ti faremo vedere io e le ragazze.- disse strizzando l’occhio in un gesto di complicità.
Le risposi con un sorriso e uno sguardo interrogativo.
-Il dormitorio maschile è dall’altra parte del nostro.- ricominciò a spiegare in tono professionale. -È severamente vietato entrare nei dormitori dei membri dell’altro sesso senza un permesso dell’insegnante, nel caso qualcuno si introducesse e venisse trovato rischierebbe l’espulsione. La biblioteca è al terzo piano ed è aperta dalle dieci di mattina alle undici di sera, su questo piano oltre alle aule di chimica, biologia, il laboratorio di lingue e la sala conferenze che ti ho gia fatto vedere, ci sono anche quelle di trigonometria, matematica e astrologia. Ovviamente Astrologia è facoltativa, trigonometria e matematica invece no . Altre materie facoltative che puoi scegliere sono storia dell’arte, storia del cinema e teatro, introduzione alla psicologia, antropologia culturale, letteratura creativa, musica e scienze politiche.- elencò, contandole con i diti della mano.
-Wow, quante! E uno che dovrebbe farci con tutte quelle materie? C’è davvero qualcuno che le frequenta?- domandai sorpresa.
-Si, certo. Io frequento scienze politiche e faccio parte del club di dibattito. Ah gia, di pomeriggio è possibile iscriversi e poi frequentare i vari club. Le lezioni facoltative sono solitamente frequentate da membri degli specifici club. Per esempio i membri del club di arte frequentano le lezioni di storia dell’arte.-
-Ed è obbligatorio se fai parte di un club?- chiesi.
-No, ovviamente no… ma è preferibile. Teologia e religione sono obbligatorie.- rispose con un mezzo sorriso, aprendo la porta della mensa che avevamo appena raggiunto.
Davanti a me c’era una stanza immensa con cinque lunghe file di tavole, più una trasversale in fondo. Un gigantesco candelabro pendeva dal soffitto e dalle ampie finestre dietro il tavolo trasversale entrava una calda luce splendente. All’estrema sinistra della sala c’era un mobile dove di solito veniva servito il cibo.
-Wow! È immensa!- dissi entrando e guardandomi intorno.
Un urlo riempì la stanza, un urlo che veniva da una piccola porta a lato della sala, mi diressi precipitosamente verso la porta seguita da Chantal. La spalancai con un colpo, preoccupata e trovai una signora accucciata a terra, spaventata a morte da un corvo che era entrato nella stanza e che ora sembrava attaccarla.
-Mandatelo via! Mandatelo via!- gridava come un ossessa.
Sorrisi, lieta che non fosse successo niente, dopo di che io e Chantal tentammo di farlo uscire, cosa non troppo facile, ma alla fine riuscii a prenderlo in mano e a mandarlo fuori. Lui gracchio in protesta fino a che non lo liberai vicino a un albero nell’immenso giardino che circondava la scuola.
-Andiamo.- disse Chantal che mi aveva seguito. -Devo ancora farti vedere le aule al secondo piano dove si svolgono la maggior parte delle lezioni e la soffitta che di fatto è usata come biblioteca, ma visto che è gigantesca e molto accogliente nessuno protesta. Tra l’altro l’atmosfera lì è splendida, molti ragazzi ci vanno a fare qualcosa di diverso dallo studio - disse arrossendo leggermente e sorridendo in modo malizioso.
Io rimasi a guardarla un po’ interdetta, poi scossi la testa, preferivo non sapere cosa facevano i ragazzi in biblioteca oltre che a studiare o leggere. La seguii in silenzio oltre il grande portone sul retro della gigantesca villa che ospitava le lezioni e salimmo per la rampa di scale con il corrimano in legno che arrivata al secondo piano dava su due diversi corridoi, noi imboccammo quello di destra e Violette iniziò a indicarmi le varie aule. Improvvisamente mi fermai davanti a quella di letteratura rendendomi conto che non ero ancora passata in segreteria a prendere l’orario delle lezioni. Midny mi aveva lasciato al dormitorio con un sorriso divertito sulle labbra e con il numero della mia stanza.
-Che c’è?- chiese Chantal quando mi fermai.
-Mi stavo solo chiedendo dove fosse la segreteria.- spiegai, rivelando i miei pensieri.
-Bè, questo è l’edificio principale, la segreteria è lontana, nel giardino ad ovest, in una sorta di dependance. Se vuoi dopo ti ci accompagno, è aperta fino alle sei.- spiegò con calma. -Ma perché devi andarci?-
Guardai il mio orologio che segnava le cinque e un quarto. -Ce la facciamo ad arrivarci prima delle sei? Oppure è meglio che ci vada domattina?- chiesi.
Lei sbirciò il mio orologio. -Penso che tu possa andarci anche domattina.- disse scrollando le spalle.
-Va bene, andiamo… la prossima tappa è?- domandai curiosa, sorridendo. Quel posto iniziava a piacermi.
-La biblioteca! Sono sicura che ti piacerà molto, è un posto bellissimo!- esclamò entusiasta trascinandomi per un braccio vero le scale infondo al corridoio.
La seguii in silenzio, ma con un sorriso stampato in faccia, ero molto felice di essere lì anche se prima non lo avrei mai immaginato.
Arrivata alle scale iniziammo a salirle ma ci bloccammo a metà perché una folla di ragazzi in divisa riempivano tutto lo spazio. Quando arrivammo un ragazzo alto, con i capelli castani e gli occhi nocciola si voltò a vedere chi arrivava e si fermò a fissami un istante prima di salutare Chantal con un sorriso gentile e scese un paio di gradini per venirci incontro. Indossava la divisa della scuola: un paio di pantaloni blu, una giacchetta dello stesso colore e una camicia blu con una cravatta abbinata.
-Ciao Chantal.- disse poi si voltò verso di me.
Io allungai la mano e mi presentai con un sorriso gentile. -Ciao, io sono Grace Jakson e tu?- domandai mentre lui mi stringeva la mano, un stretta forte e al tempo stesso decisa.
-Io sono Jean-Christohpe Parmentier , piacere di conoscerti. Sei la nuova arrivata, giusto?- domandò con gentilezza, fissandomi negli occhi.
Feci cenno di si con la testa.
-Allora, che succede?- domandò Chantal incuriosita.
Lui ci guardò un attimo incerto. -Non è una bella cosa.- avvertì facendo cenno di sederci sui gradini.
Ci accomodammo lentamente fissandolo, lui sostenne il nostro sguardo incuriosito con un misto di comprensione e disgusto.
Fece un respiro profondo e poi disse -È morto un ragazzo. In biblioteca.- esordì con calma.
Chantal sbiancò e per un attimo pensai che sarebbe svenuta o che mi avrebbe vomitato… a volte la morte fa questo effetto.
-M… morto…?- farfuglio scioccata. -Chi? Come?- chiese ancora sconvolta.
-Un ragazzo e una ragazza… non so molto a parte che non sono in classe con me in nessuno dei corsi. La ragazza era Elizabeth Messing, inglese e l’altro Jhoswa Tompson, americano.- disse il ragazzo massaggiandole la schiena.
Lo fissai sorpresa. -Ci sono molti ragazzi che non sono francesi, qui?- chiesi incuriosita.
-Si, questa è una scuola prestigiosa, i ragazzi vengono mandati qui dalle loro famiglie dai vari angoli del mondo, inclusa la Cina e il Giappone.- mi spiegò lui.
-Ma… chi è stato?- domandò Chantal ignorando il completo cambio di direzione che avevo fatto prendere alla discussione.
-Non si sa, non ci sono segni di lotta… però…- si bloccò incerto.
Lo fissai incuriosita. -Che succede?- domandai.
-Loro… è davvero strano…- farfuglio in difficoltà.
-Cosa?- chiesi con dolcezza e impazienza, l’esperienza e una lunga predica da parte di una mia conoscente sirena. Nemmeno io lo pensavo ma in giro c’erano più si rene e creature magiche di quante se ne possono indovinare.
-Ecco… hanno degli strani segni… sembra quasi che sia stato un animale a morderli… però non c’è alcuna traccia di sangue in giro.- farfugliò orripilato.
-Oddio! Ma hanno preso l’assassino?- domandò Chantal molto spaventata e disgustata. -Voglio dire… non ci sarà un killer in giro per la scuola! Vero?- domandò incera e preoccupata.
Io le cinsi la vita con un braccio e appoggiai la testa alla sua spalla. -Va tutto bene.- le dissi in tono tranquillo. Ma dentro di me pensavo un'altra cosa: c’erano stati due morti e in circostanze poco chiare: era inevitabilmente arrivato il momento di indagare… e pensare che non avevo ancora finito il giro della scuola.

  
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