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Autore: postit2    12/09/2007    2 recensioni
1814. Una ragazza dai poteri diversi da quelli degli altri maghi dovrà innamorarsi di un mostro e baciare un principe... La leggenda narra che chi trovi una rosa in pieno inverno abbia trovato il vero amore...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20
 
 
 
“Allora è simpatico l’amico dei neri più neri?”
“Molto interessante. Certo se me lo trovassi davanti all’improvviso, specie di notte, credo che morirei, ma è piacevole parlare con lui. Forse sa persino più cose di te” disse con aria indifferente Ginevra guardando di sottecchi la sicura reazione di Hermione.
“Mia cara non andare in giro a raccontare queste scemenze, qualcuno matto come te potrebbe finire per crederci” rispose con aria sofisticata Hermione.
“Basterebbe che ti vedessero in questo momento per dare credito alla mia versione”
“Perché?” chiese con autentica ingenuità la ragazza castana esaminando lo stato dei suoi vestiti. Doveva ammettere di essere in uno stato leggermente scombussolato, ma aveva le sue ragioni. Non poteva mica assemblare e dipingere il fondale del palco vestita con fronzoli e merletti.
“Diciamo che non sei l’immagine dell’eleganza”
Hermione rimase qualche istante a fissare perplessa la sua stessa mano scorrere sulla camicia oramai diventata di un colore indefinito e poi alzò gli occhi verso Ginevra. Le brillava nello sguardo una lucina di puro divertimento e furbizia. Ginevra che aveva imparato a stare al passo dell’amica un po’ svitata, ghignò aprendo la sfida.
“C’era una volta” prese a cantilenare Hermione con fare da dolce nonna “una ragazza bellissima con occhi color smeraldo e capelli di fuoco. Purtroppo era anche tanto povera. Un giorno nel suo piccolo villaggio arriva un meraviglioso principe azzurro, con lucenti capelli biondi e un fisico da fare invidia. Ma la nostra eroina prende su i pochi averi e scappa con un gruppo di maghi girovaghi, troppo scossa dalla bellezza del giovane”
“Hermione giuro che se continui ti rovescio questa roba addosso!” esclamò divertita Ginevra brandendo un pennello carico di vernice verde.
“Il giovane principe, probabilmente in possesso della metà del cervello con cui vengono dotati per natura tutti gli essere umani al concepimento, insegue la sua donzella. Dopo tante peripezie finalmente riesce a darle un bacio e chi si ritrova davanti il povero ometto? Un baccalà in trance. Dov’è finita la bella ragazza sbraitante e scalciante che aveva condotto nella lussuosa villa di campagna? Chi lo sa magari è rimasta appesa a un susino e non se n’è accorto. Povero, bisogna capirlo con le risorse mentali ridotte che si ritrova, non poteva fare di meglio”
“Sei la strega più dispettosa e snervante che conosco” gridò con versi strozzati Ginevra lanciando il pennello verso Hermione che scappò dietro la sagoma il legno di un albero.
“Ma se non hai sentito neanche la fine. I due sfortunati giovani si ritrovano in un casinò di Londra, dove vivono una notte colma di litigi, gelosia e batticuori. Se pensate che ci sia un lieto fine vi sbagliate. La ragazza, tramortita dall’ennesimo focoso bacio del principe si rifugia in camera a contare depressa i fili di cotone della trapunta. Ma per fortuna arriva la più intelligente e splendida strega in circolazione a tirarla su di morale. Con il suo umorismo e la sua spigliata parlantina libera il cuore confuso della giovane” cinguettò romantica Hermione mentre schiava l’ennesimo colpo di pennello di Ginevra.
“E assieme al cuore della ragazza liberò anche le penne di venti oche da allevamento” berciò Ginevra prima di acquattarsi dietro a dei sacchi di sabbia.
“La tua partecipazione alla narrazione della storia non era richiesta” brontolò Hermione aggirandosi furtiva fra le sagome di legno.
Ginevra sentì i passi avvicinarsi e immerse il pennello nella latta di vernice vicina. Hermione fece appena in tempo a compiere due passi che una lunga striscia verde e marrone le dipinse la camicia come una sorta di fascia.
“Tu considerati morta” gridò, mentre con una mano afferrava uno straccio per pulirsi alla meglio i vestiti.
“Ah si?” rispose scettica Ginevra allontanandosi comunque per precauzione da Hermione.
Distolse lo sguardo solo un attimo e la ragazza castana non era più al suo posto. Un senso di elettrica paura percorse la spina dorsale di Ginevra mentre si aggirava fra le bizzarre sagome come una ladra.
“Ho dimenticato una cosa che sbadata” esclamò la voce vivace di Hermione in un punto imprecisato del palco “una principessa delle favole che si rispetti non può andare in giro senza nemmeno un fiore”
Un istante dopo Hermione saltò fuori colpendo al petto Ginevra che non ebbe il tempo di reagire.
“Guarda come ti dona” disse melensa la ragazza castana.
Proprio sulla scollatura del vecchio abito di Ginevra campeggiava ora una chiazza rossa grande come un pugno, che con una dose massiccia di fantasia poteva sembrare una gigantesca rosa scarlatta.
“Adesso si che posso considerarmi una donna dell’élite londinese”
“Cosa credevi? Sono una professionista”
“In tal caso potresti impegnarti per dare un aspetto migliore a te stessa senza perdere tempo con poveracce come me”
“A questo hai già ampiamente provveduto tu stessa” trillò Hermione indicando la sua nuova fascia verde.
“Non volevo dirtelo, ma sembri un giunco grasso conciata così” sentenziò sarcastica Ginevra, mentre squadrava l’amica da capo a piedi.
“Tanto meglio che essere un pagliaccio rachitico” ribatté con veemenza Hermione.
“Mi volete spiegare che cosa diavolo è successo qui dentro? Cos’è tutta questa confusione?” esclamò molto alterato Jhonny. Aveva deciso di andare a dare una mano con le scenografie e si era ritrovato davanti due ragazze isteriche e piene di costosa vernice.
“Ecco” iniziò a parlare Hermione tormentandosi un lembo della camicia con una mano.
“Sai Jhonny, c’era una volta una ragazza bellissima, con occhi color smeraldo e capelli di fuoco” prese a narrare Ginevra ma non riuscì ad andare oltre perché la voce le venne inghiottita da un eccesso di risate incontenibile.
Entrambe le ragazze presero a ridere come pazze, indicandosi a vicenda i vestiti da buttare e asciugandosi piccole lacrime dagli occhi. Jhonny rimase a fissarle per un po’ poi tornò a tavola a rosicchiare gli avanzi della cena. In tutta la sua vita non era mai riuscito a capire le donne e ora che aveva i suoi bei anni sulle spalle, aveva imparato a guardare, senza chiedere, i dolci misteri del mondo umano.
 
“Guarda che non mi metterò a cucire un nuovo vestito solo perché fai la ragazzina schizzinosa!” brontolò Luna muovendo esasperata le braccia in aria.
“I servi in casa mia indossano divise migliori” esclamò indispettito un ragazzo agitando una ormai sgualcita giacca verde.
“Bene Blaise, torna a casa e prendi uno dei tuoi bei vestiti da pavone, così farai vedere a noi poveri plebei la vera classe inglese” disse Luna cercando di controllare la rabbia e la frustrazione. Insomma aveva lavorato a quei costumi per giorni in ogni suo momento libero, e adesso arrivava il Principe degli idioti a dirle senza mezzi termini che i suoi vestiti sono una schifezza.
“Non mi serve arrivare così lontano, basta spogliare uno a caso dei pescivendoli al mercato per avere qualcosa di migliore”
“Allora arrangiati cretino” gridò con voce strozzata Luna prima di strappare con forza la giacca dalle mani di Blaise e correre via.
“Complimenti per l’eleganza amico mio” disse arrabbiato Harry prima di avviarsi nella direzione in cui era sparita Luna.
Ginevra rimasta fino a quel momento a guardare indispettita la piccola discussione mollò un sonoro ceffone alla testa di Blaise.
“Sempre delicato come una farfalla mi raccomando” esclamò poi incrociando le braccia al petto.
“Infondo quello è il costume per Teseo, lo dovrai indossare solo pochi minuti” osservò Jhonny, mentre ripiegava il suo vestito di scena.
“Va bene ho capito vado a chiederle scusa, che brontoloni che siete”
“Adesso sta qui, lasciali un po’ da soli” disse Hermione con un dolce sorriso complice sulle labbra.
“Tu dai troppa fiducia al talento amatore di Harry, è una schiappa” rispose Blaise ghignando.
“E tu dai poca fiducia alla determinazione di Luna” bisbigliò Hermione ridendo sotto i baffi.
“Se non ci sono altre rimostranze sui costumi, direi che ognuno può tornare al suo lavoro” disse pratica Christine alzandosi e iniziando a raccogliere i costumi per gli ultimi ritocchi.
“Mi aiuti con le scenografie?” chiese Hermione a Ginevra, mentre si avviava verso il palco.
“Non posso, oggi devo predire il futuro a qualche altro disperato depresso” borbottò avvilita la ragazza abbassando la testa finché il mento non le toccò il petto. Ultimamente c’era stato un aumento di cliente venuti per qualche predizione. Inizialmente ne era stata contenta, dei soldi in più di certo non facevano male, anzi. Poi era arrivato lo stress. Pensava di avere superato quella fase da tempo e invece era tornata grande il doppio. Alla mattina si svegliava e già sapeva che tutti, nessuno escluso, si sarebbero presentati davanti a lei con un problema di dimensioni indefinibili e avrebbero preteso una soluzione miracolosa, che nella maggior parte dei casi non esiste.
“Mi dispiace moltissimo se tua moglie è tornata a casa di sua madre, ma che ci posso fare? Forse dovevi pensarci prima di andare a letto con la sarta” pensò irritata Ginevra, mentre alimentava la sua teoria “L’uomo: una specie di via di sottosviluppo”.
“Esiste qualcosa che fa dimenticare?” chiese speranzoso l’adultero appoggiandosi al tavolo.
“Mi dispiace” rispose con finto rammarico Ginevra allontanandosi dall’uomo il più possibile “ha mai preso in considerazione l’ipotesi di chiedere perdono a sua moglie?”
“Mi sta prendendo in giro?” esclamò irritato.
“Mi perdoni ho formulato male la frase” ribatté in fretta Ginevra “da quello che mi ha detto siete sposati da molti anni, ormai avrà imparato a conoscerla bene. Sa cosa le piace sentirsi dire immagino. Ritorni a essere il ventenne scavezzacollo che si arrampicava su un pergolato di rose solo per lasciarle messaggi d’amore sul davanzale. Le porti fiori e soprattutto le dimostri che senza di lei la vita non vale poi tanto, che è solo un ammasso di giorni senza scopo e risate. E per finire basta incontri clandestini”
“Credo che ormai il pergolato non mi regga più, ho messo su un po’ di peso sa” disse con una punta di imbarazzo l’uomo massaggiandosi la considerevole pancia “ma il resto posso ancora farlo. Le porto delle rose bianche, le aveva in testa quando ci siamo sposati” continuò poi fissando lo sguardo sulla chioma di un albero perso nei bei ricordi passati.
“Molto bene, e la sarta?” chiese con fare allusivo Ginevra.
“Beh, guardi che mi ha provocato lei, era così profumata che… finito basta, cambieremo sarta” esclamò poi con un gesto risoluto prima di alzarsi e correre via a comprare rose bianche.
“Di questo passo finirò per ammazzare qualcuno” bisbigliò a se stessa Ginevra prendendosi la testa fra le mani.
“Lei sa dirmi il mio futuro signorina?” chiese una voce dal tono basso e quasi timoroso.
“Santo cielo dammi la forza” pensò esasperata Ginevra prima di rispondere allo sconosciuto.
“Siete nel posto giusto Signore, come posso esservi util” il resto della frase morì in un acuto urlo di sorpresa che la sbalzò giù da piccolo sgabello facendola finire gambe all’aria.
“Ma dai mi sono anche pettinato oggi. Sono così brutto?”
“Ti ho visto meglio. Mi daresti una mano?” chiese con una punta di vergogna Ginevra, mentre cercava di districarsi fra il vestito e i piedi dello sgabello.
Il ragazzo che la fissava divertito e felice le afferrò una mano e la alzò in un attimo senza apparente sforzo.
“Sono contento di vederti, mi sei mancata sai”
Ginevra rimase pietrificata a fissare quel familiare volto, buffo e dolce allo stesso tempo. Ron. Stava bene grazie al cielo. In un istante tutte le ore passate a rigirarsi fra le lenzuola pensando a dove fosse, se era preoccupato per lei, a cosa mangiava e se era finito da qualche parte ubriaco fradicio, finirono nel dimenticatoio. Il vivace vivo di Ginevra si illumino con un ampio sorriso e saltò al collo del fratello senza pensarci due volte.
“Guarda che così mi strangoli” sussurrò con un verso strozzato Ron mentre ricambiava l’abbraccio della sorella.
“Sono così felice di vederti, sei tutto intero vero?” chiese Ginevra mentre esaminava a tastoni la testa di Ron “sono vestiti nuovi questi? Non puzzando di alcool che bello. Cosa avete mangiato in questo mese? Vi sarete ingozzati di carne e schifezze varie, immagino. Dove alloggiate qui a Londra? È un bel posto o papà ha fatto come al solito il taccagno e siete in una bettola? Giusto, li avete dei soldi? Ho dei risparmi, ma sono pochissimi”
“Ginevra calmati, stiamo bene, non devi preoccuparti così” rispose dolcemente Ron raccogliendo lo sgabello da terra e facendo sedere la sorella.
“Ma come faccio a non stare in pensiero? Vi ho lasciati soli, e anche se lo rifarei subito, non potrò mai perdonarmelo” bisbigliò Ginevra rossa in viso.
“In effetti ci sono stati parecchi cambiamenti da quando sei andata via, ma non tutti in peggio. Io mi sono ritrovato una valanga di responsabilità sconosciute sulle spalle e papà ha si è impegnato così tanto nel ritrovarti che ormai ha imparato a risparmiare” spiegò Ron ricordando i difficili giorni seguiti alla partenza di Ginevra. Non era stato per nulla semplice come le aveva fatto intendere, c’erano state litigate furiose, a volte finite con le mani, e i brutti giorni in cui l’alcool gli mancava così tanto che avrebbe dato il suo unico braccio buono per un bicchiere di whisky. In tre settimane aveva capito quello che Ginevra aveva cercato di insegnargli in tre anni, il rispetto per sé stessi e le inevitabili responsabilità dell’età adulta, per esempio.
“A proposito, lui dov’è?” domandò con un fil di voce la ragazza mentre abbassava lo sguardo triste.
“In giro a chiedere di te suppongo. È preoccupato anche lui, non si fida di questa gente e teme che ti stiano ingannando. Poi per un uomo come lui è difficile accettare che la figlia sia scappata da casa”
“E per te è difficile?”
“Per essere sincero, non è bello sapere che tua sorella preferisce la fuga a un altro giorno in famiglia. Ci si sente delle nullità. Però sono riuscito a capire il tuo gesto, più ci pensavo e meno ero arrabbiato con te. Resta solo la delusione e la sensazione di non essere abbastanza. Ieri ho trovato questo e ho immaginato che fossi qui” concluse poi togliendo dalla tasca un volantino della compagnia un po’ stropicciato.
“Ginevra va tutto bene? Ho sentito un urlo” chiese una voce sommessa alle spalle della ragazza.
“È tutto a posto grazie William. Questo è mio fratello Ron. Ron lui è un componente del gruppo teatrale, è con noi da solo un settimana” disse Ginevra improvvisando una goffa presentazione.
“Molto piacere” disse con grazia William avvicinandosi ai due fratelli così stranamente simili.
“Salve” balbettò Ron non riuscendo a staccare gli occhi dal nero cappuccio di William.
Un silenzio imbarazzante calò sulle tre figure impalate sotto un albero.
“Ginevra dove sei? Ascolta dici che questo affare mi fa sembrare una donnaccia? Forse è meglio se Luna accorcia un po’ questa scollatura” chiese quasi urlando Hermione prima di sbucare da dietro un albero con un bel vestito rosa. Stava intrecciando i sottili fili di raso sul corpetto per coprire al meglio, quello che si vedeva già fin troppo bene.
“Oh William, scusa non avevo visto che c’eri anche tu” disse poi una volta che ebbe alzato lo sguardo.
“Ti assicuro che è un vero piacere essere qui” esclamò ironico William.
“Molto spiritoso” brontolò Hermione avvicinandosi ai due amici.
Ginevra aveva già aperto la bocca per commentare l’assoluta necessità di diminuire la scollatura vide l’amica bloccarsi e fissare allucinata qualcosa oltre le sue spalle. Sembrava quasi terrorizzata e nella sua stramba immaginazione pensò di avere un qualche mostro o fantasma spaventoso dietro la schiena. Si girò di scatto per vedere quello che spaventava Hermione ma non c’era niente, solo alberi e aria.
“Magari torno più tardi” biascicò Hermione in modo quasi incomprensibile prima di scappare veloce come il vento coprendosi il seno con un braccio.
Ginevra guardò perplessa l’amica sparire dietro i tronchi degli alberi. Doveva esserci qualcosa di molto strano dietro di lei.
“Ginevra che stai facendo?” chiese sarcastico e curioso William inclinando la testa per meglio vedere la ragazza cercare chissà cosa fra dei cespugli.
“Cerco quello che ha spaventato Hermione” sbuffò Ginevra alzando lo sguardo sospettoso verso i rami degli alberi.
“E speri di trovarlo lì?” sbottò William ridendo.
“Hermione”
“Come hai detto Ron?” domandò confusa Ginevra voltandosi verso il fratello. Certo che aveva proprio un aspetto scombussolato, prima non l’aveva notato. Sembrava disorientato ed euforico come un bambino il primo giorno di scuola.
“È meglio che vada ora” disse con aria assente mentre fissava il vuoto.
“Sei sicuro di stare bene?” rispose Ginevra allungando il collo verso il fratello.
“Eh? Certo sto benissimo, mai stato meglio in effetti” esclamò Ron grattandosi i capelli con la mano con la sua solita aria scanzonata.
“Per ora mi fido” disse Ginevra con un sorriso “Ron, fra due settimane ci sarà la prima dello spettacolo. Il palco è poco distante da qui, all’inizio del parco. Sarò una fata con idee molto bizzarre sulla convivenza e gli uomini in generale, ad ogni modo mi farebbe davvero piacere se veniste ad assistere. Intendo anche papà” concluse in un soffio la ragazza.
“Grazie. Ci saremo” disse Ron prima di darle un piccolo bacio sulla guancia e andare a cercare il padre.
Ginevra guardò la figura di Ron allontanarsi fino a diventare un puntino indistinto fra alberi e case, poi con un sonoro sospiro si lasciò cadere sullo sgabello nascondendo il viso fra le mani.
“Mi sento un verme”
“Quanto sei melodrammatica” rispose William aggirando il tavolo per sedersi sulla sedia davanti a Ginevra.
“Ho lasciato mio fratello da solo quando più aveva bisogno di me, che razza di persona sono?”
“Si forse saresti dovuta restare nel tuo piccolo paesino a soffrire e a roderti il fegato finché non saresti morta di crepacuore”
“Che vuoi dire?” chiese Ginevra sbirciando William fra le dita delle mani premute sul viso.
“Da quello che ho capito tuo fratello era un alcolista, oggi però ho visto una persona cortese e simpatica anche se leggermente strana. Non si può negare che il tuo gesto sia stato un po’ egoistico, ma d'altronde non sei una santa e non lo sarai mai. Quindi consolati pensando che alla fine quello che hai fatto ha portato cose buone non solo per te, ma anche per la tua famiglia”
“Qui il numero aumenta” bisbigliò Ginevra togliendo finalmente le mani dal viso.
“Numero?”
“Delle persone che mi fanno notare quanto non sia una persona poi tanto buona”
“E chi lo è? Sai immaginare quanto può essere noiosa una persona senza il minimo difetto?”
“In effetti non deve essere molto divertente” osservò con un sorriso Ginevra.
“Forza, ora gradirei molto vedere la chiromante all’opera. Sai dirmi qualcosa del mio futuro?” chiese curioso William con quella che Ginevra identificò come una risata.
“Ebbene Signor Trevor, vedo una cosa più chiara delle altre sul vostro cammino. Sarete uno splendido asino” concluse melensa Ginevra prima di scoppiare a ridere.
“Su questo non avevo dubbi, sono il meglio degli attori” gongolò William poggiandosi una mano sul petto.
“E per l’amore?” continuò poi con strano interesse.
“Non vi facevo così classico signore” esclamò ridendo Ginevra alzandosi “dovrete cercare la vostra regina delle fate William, e un consiglio: quando la trovate non lasciatela scappare” sussurrò poi prima di incamminarsi verso il carro alloggio.
Le sembrò che l’uomo dicesse qualcosa, ma era lontana e le parole si persero, per sua sfortuna nel vento.
 
 
 
 
Fine capitolo! Mi è venuto più lungo del previsto, ma non riuscivo mai ad arrivare al punto di fermarmi. Aspetto i vostri pareri nel frattempo vi ringrazio e mando un bacio!
Giulia.
 
 
Per elie84: grazie di aver letto tutta la storia! Sono proprio contenta che ti sia piaciuta. Anche a me piacciono molto i personaggi di Luna ed Hermione, ho cercato di distinguere i due caratteri in modo che ognuna delle due ragazze avesse un suo stile. Spero di rendere bene le mie idee. Aspetto un tuo commento appena riuscirai a leggere. A presto un bacio!
Per Miyu: ciao! Ho letto con vero piacere la tua storia, come ti ho già detto mi piace molto e aspetto il seguito, che arriverà presto vero?! Spero che continuerai a commentare la mia storia. Dimmi pure se ci sono cose poco chiare a volte tendo a strafare! Un bacio.
Per dady: si sta succedendo proprio così, in fondo si chiama Rosa d’inverno no? Ma ho intenzione di fare svolgere tutto molto più in fretta che nel libro. Nel prossimo capitolo ci sarà un bel po’ di confusione con il caro papà in arrivo! Fammi sapere cosa ne pensi mi raccomando. Un bacione!
 
  
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