Anime & Manga > Mahō shōjo Lyrical Nanoha
Ricorda la storia  |      
Autore: Black Lightning    26/02/2013    2 recensioni
"senza di lei, tutto sembra buoi e freddo. Anche con il sole pomeridiano che filtra dalla finestra e si poggia sul suo corpo, non sente alcun calore."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lonely
by
Black Lightning
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 

 

L’acqua calda della doccia la bagnava dall’altro con le sue minuscole gocce.

Rannicchiata contro il muro, con le braccia intorno alle gambe, non sapeva più dove finiva l’acqua e iniziavano le lacrime.

Quanto tempo era rimasta li?

Seduta sul pavimento alla ricerca di un calore che, temeva, non avrebbe mai ritrovare.

Quanti ricordi racchiusi in quell’unica, piccola stanza?

Appena trasferite avevano deciso di cambiare la vasca con una più grande, in modo da poter fare il bagno insieme. Ed insieme al suo interno che crearono alcuni dei ricordi più belli.

Che dire delle notti passate a fare il bagno dopo gli appuntamenti romantici?

Come dimenticarli?!

Nanoha disponeva le candele in vari punti del bagno cercando di creare ‘la perfetta atmosfera’. Come la chiama lei.

Quelle notti non sarebbero finite con solo una ‘buona notte’.

Si iniziava con un abbraccio, poi un casto bacio che diveniva lussurioso, bisognoso. Le mani iniziavano a cercare il corpo dell’altra e i respiri diventavano pesati e, ben presto, la vasca sarebbe diventata troppo piccola e troppo calda per le loro attività.

Oppure, le ore passate semplicemente ammollo nell’acqua calda tenendosi strette in un abbraccio fin quando l’acqua sarebbe divenuta fredda.

A quei ricordi, un sorriso affiorò sul viso della ragazza bionda ma scomparse con la stessa rapidità con cui era comparso appena scorse la vasca vuota. Nel tentativo di reprimere le nuove lacrime si morse il labbro inferiore. Così forte da poter sentire il sapore amaro del sangue.

Tutto inutile.

Nuove lacrime le rigarono il volto -questa volta più pesanti- e presto il bagno fu nuovamente riempito da singhiozzi, e lo scorrere dell’acqua divenne un triste sottofondo.

Quando le lacrime furono consumate e l’acqua divenne troppo fredda, decise che era ora d’uscire da lì.

C’è troppo silenzio” pensò percorrendo il corridoio che la porterà nella camera da letto.

Quella sarebbe dovuta essere la camera più luminosa del piccolo appartamento ma, senza di lei, tutto sembra buoi e freddo. Anche con il sole pomeridiano che filtrava dalla finestra e si poggiava sul suo corpo, non sentiva alcun calore.

Prese l’intimo da uno dei comodini accanto al letto e, dopo averlo indossato, passò all’armadio a muro dove, senza prestare molta attenzione, prese i vestiti. Jeans scuri e felpa nera.

Nero. Non perché fosse il suo colore preferito, ma perché era il colore del suo attuale umore.

Decise d'evitare lo specchio. Sapeva che il suo aspetto era pessimo anche senza guardare la sua immagine riflessa. La notte dormiva poco sullo scomodo divano –il letto era troppo grande per lei sola- dove gl’ incubi l’ assalivano, e di giorno si immergeva nelle scartoffie d’ufficio per tenere la mente occupata.

Quando le arrivò la notizia, aveva appena finito l’allenamento con Signum. . .

Un soldato nelle sua semplice tenuta, entrò nella palestra riportando l’accaduto senza molti convenienti.

La donna dai capelli rosa assistete al cambiamento d’espressione della bionda. Prima lo shock, poi la rabbia ed, infine, la paura.

Se Fate non fosse corsa immediatamente verso l’uscita, Signum avrebbe preso a calci in culo quell’idiota per il poco tatto, ma doveva fermare la sua amica prima che si mettesse nei guai. Infatti la bionda dagli occhi rubino stava per spiccare il volo senza alcuna autorizzazione.

Forse avrebbero lasciato correre per questa volta, visto che Fate non aveva mai infranto il regolamento e vista la gravità della situazione, ma preferì non rischiare.

Quando arrivarono in ospedale Hayate e gli altri guardiani erano già li, aspettando che un medico qualunque uscisse dalla sala operatoria portando qualche notizia.

Vita in lacrime, Hayate con gli occhi rossi, gonfi, Shamal pianse nell’abbraccio protettivo di Signum. Anche Zafira, che di solito non mostrava alcuna emozione, era preoccupato. Glielo si leggeva negli occhi.

Fate, semplicemente, si sedette ed aspettò. Forse la sua mente doveva ancora registrare le informazioni o forse si rifiutava di farlo. Ma stette li. Impassibile. Finché un medico si presentò davanti al gruppo.

Ancora oggi, dopo quindici giorni, le parole di quel medico le sembravano irreali.

Dopo varie parole inutili e difficili termini medici- che solo Shamal capì- concluse con “. . . è un miracolo che sia ancora viva, ma è meglio prepararsi al peggio. Takamachi Nanoha proviene dal mondo non amministrato #97, vero? Sarebbe meglio che contattiate la sua famiglia per dir loro dell’incidente e prepararli.”

Scosse la testa scacciando quelle parole concentrandosi maggiormente sulla strada. Un incidente non le sarebbe stato di alcun aiuto.

Percorse velocemente il tragitto tra l’appartamento e l’ospedale.

~O~

Eccole li, davanti alla porta della residenza Takamachi sul pianete Terra. Sono le dieci, cinque giorni dopo l’incidente di Nanoha.

Bussa.

Sentiva gli occhi gonfi e la stanchezza delle notti passate accanto al letto della ragazza dai capelli ramanti, guardando come il leggero respiro della sua ragazza disegnava macchie bianche sulla maschera che le copriva naso e bocca,e sperando che scomparsa una, un’altra ne avrebbe preso il posto.

Una stretta di mano la riportò alla realtà facendole guardare alla sua sinistra, dove si trovava la donna dai capelli verde-acqua.

Parlerò io con loro, non preoccuparti.” La rassicurò la voce calda e premurosa della madre. La sua presenza al suo fianco la confortava. Almeno un po’.

Quando finalmente la porta si aprì, nascose gli occhi sotto la frangia. Non avrebbe sopportate di incrociare lo sguardo con l’allegra Momoko, così simile a Nanoha, che con un grande sorriso le accolse in casa chiedendo della figlia.

Lindy,con espressione grave, raccontò l’accaduto, tralasciando solo i dettagli riservati agli agenti.

Lei restò in silenzio.

Sentì addosso lo sguardo di Shiro e ascoltò i singhiozzi di Momoko.

Ebbe nuovamente voglia di piangere.

Come poté star li a non far nulla mentre la persona più importante della sua vita stava lottando in un letto d’ospedale per riaprire gli occhi?

Come aveva potuto pensare d’essere così forte da poter dare, da sola, la notizia ai Takamachi? Era grata per l’insistenza di sua madre nell’accompagnarla.

Cosa avrebbe detto Shiro?

Gli aveva promesso di proteggere Nanoha anche a costo della sua stessa vita. E non mantenne quella promessa.

Shiro sospirò e Fate sentì un brivido freddo lungo la schiena.

Grazie, Lindy-san, Fare-chan. Ma Nanoha è forte, si riprenderà sicuramente.” Nella suo voce non era presente nessuna rabbia.

E li, sulla gentilezza dell’uomo, la bionda cedette “Perché. . .?”sussurrò poco più forte di un respiro, ma abbastanza per far concentrare l’attenzione su di lei.

Perché non sei arrabbiato?” Chiese tra i singhiozzi. “Ho promesso . . . Ho promesso che mi sarei presa cura di lei su Mid-Childa. Che. . . Che l’avrei protetta. Anche a costo della mia vita.” Strinse i pugni, sulla gonna della divisa, così forte che le nocche delle dita divennero bianche. “E. . . non l’ho fatto. Allora perché non mi urli contro accusandomi? Perché non mostri la più minima rabbia?!” Finalmente guardò l’uomo negli occhi, solo per trovarvi uno sguardo caldo.

Perché so che ti senti già abbastanza in colpa anche senza le mie accuse, nonostante tu non abbia alcuna colpa. E so che stai soffrendo almeno quanto noi.” Disse in completa calma.

La risposta lasciò la ragazza senza parole. Aveva visto molte facce di Shiro Takamachi, e queste non l’aveva mai nemmeno immaginata.


~O~

Si fermò nel parcheggio dell’edificio bianco che conosceva fin troppo bene. Quante volte c’era stata per ferite minori?

Eppure questa volta non erano bastati dei cerotti, qualche benda, e un bel periodi di riposo per far guarire le ferite della ragazza dai capelli ramati.

Con la mente ancora occupata da stupidi e inutili “E se . . .?” –che la fecero sentire solo più triste e in colpa- percorse il corridoio dalla reception alla camera di Nanoha.

Di tanto in tanto salutava qualche infermiera mettendo sul viso un falso sorriso. Non così buono come sperava visto che indietro ricevette solo sguardi preoccupati.

Guardò scorrere i numeri accanto alle porte, fino ad arrivare a quella interessata.

Bussò, pur sapendo che non avrebbe ricevuto alcuna risposta.

La stanza silenziosa era illuminata dalla luce del tramonto. Ma quel caldo colore non bastava a riscaldare la fredda stanza bianca dove solo i macchinari, collegati attraverso dei cavi al corpo di Nanoha, producevano fastidiosi suoni.

Si avvicinò lentamente al letto. “Buona sera, Nanoha.” Salutò la ragazza dormiente, scostandole una ciocca di capelli dal visto e posandola dietro l’orecchio, poi le mise un dolce bacio sulla tempia.

Si avvicinò alla finestra chiudendola “Nonostante stia arrivando la primavera, fa ancora freddo fuori. Ma si sta bene se stai al sole. Dovresti vedere il cielo in questi giorni. E’ chiaro come se fosse già estate.” Sorrise sedendosi sulla sedia accanto al letto.

Continuò a parlare, sperando che farlo potesse aiutare la ragazza a riaprire gli occhi per mostrarle quelle scintillanti sfere zaffiro piene di speranza che amava così tanto.

. . . e dovresti vedere Vita in questi giorni. Non la riconosceresti. Il suo carattere aggressivo sembra essersi addormentato.” rise. Una risata che non aveva nulla d’allegro.

Sai,” continuò “credo si senta in colpa, visto che era in coppia con te in quella missione . . .” i pugni si strinsero sui jeans e presto vennero bagnati da piccole gocce.

Manchi a tutti, Nanoha. Perché non vuoi svegliarti? Perché non torni da noi . . .? Perché non torni da me?”

L’unica risposta fu data dai fastidiosi suoni delle macchine e dalla leggera condensa sulla maschera, sopra la bocca silenziosa di Nanoha.


N/A: Rieccomi! Causa trasferimento sono senza connessione, per questo c'è voluto così tanto tempo. Inoltre il mio umore e da schifo (ecco il perché di qualcosa di così triste), e non aiuta a pensare bene.
Spero che, nonostante tutto, la storia sia piaciuta. La prossima avrà un'aria molto più leggere, lo prometo. ^-^

Le recensioni sono apprezzate. 
Alla prossima.  

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Mahō shōjo Lyrical Nanoha / Vai alla pagina dell'autore: Black Lightning