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Autore: daemonlord89    26/02/2013    1 recensioni
Due anni dopo gli avvenimenti di Landam, Kemoria è sconvolta dalla guerra civile. I Petali Neri si sono sciolti e i ribelli hanno quasi preso il controllo della capitale. Il governo, però, non può accettare questa situazione; ha un piano che non può fallire. Ma deve sbrigarsi ad attuarlo, perché la Maschera sta per essere distrutta...
[Secondo capitolo della trilogia, il primo è Eredità di sangue]
Genere: Avventura, Guerra, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La trilogia dell'Angelo Nero '
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CAPITOLO TERZO
-Intrusione-

 

---Nei pressi dell'ospedale---

Hayst, alla fine, aveva scelto solamente tre compagni che lo accompagnassero in quella missione. Oltre a Geral che non era stato, ovviamente, entusiasta della cosa, aveva individuato due ragazzi sulla ventina, un certo Franc e una certa Thalia, che, a sentire i ribelli, erano dotati di eccezionali velocità e furtività: esattamente ciò che serviva per una missione di quel tipo. Avevano seguito la colonna di ribelli designata all'assalto diversivo per un tratto, poi i quattro si erano staccati dal gruppo per entrare nel dedalo di vicoli che li avrebbe portati a ridosso del muro dal quale volevano accedere alla struttura.
Quando stavano per svoltare nell'ultima via, Hayst li fermò con un cenno della mano e, parlando a bassa voce, ricapitolò il piano.
“Dunque,” disse “come ci è stato confermato dai nostri esploratori, una piccola finestra è posta a circa due metri e mezzo di altezza: sarà quello il nostro ingresso. Il problema è la presenza di guardie. Non possiamo entrare se non siamo sicuri di non incappare in qualcuno.”
“Qui entriamo in gioco io e Thalia, giusto?” chiese Franc, lasciando trasparire l'orgoglio per essere stato scelto. Oltre ad essere abili a sgattaiolare sui tetti e tra i nemici, i due compagni avevano anche delle conoscenze magiche, non molto avanzate ma sufficienti a garantire una posizione di vantaggio.
“Esatto.” confermò Hayst “Andrete su quei tetti” indicò “E farete il possibile per liberarci la strada con la magia. L'importante è che non facciate rumore. Tutto chiaro?”
“Certo!” rispose Thalia, annuendo vigorosamente. I due si guardarono ed entrarono nel vicolo per eseguire gli ordini.
Notando l'espressione di Geral, Hayst lo guardò negli occhi.
“Qual è il problema?”
“Nessuno.”
“Non è vero.”
“Nessuno, ho detto! Cazzo!”
“Ti conviene evitare stupidaggini. Da questa missione dipende molto.”
“Sì, sì. Lo so.” E lo sapeva davvero. Hayst glielo lesse negli occhi neri come la pece. Conosceva il suo ruolo e l'importanza della missione. Era un bastardo, un violento, ma non li avrebbe traditi.

Franc e Thalia si erano divisi e avevano scalato due tetti ai lati opposti della strada. Da lì potevano sentire i rumori di battaglia provenire dalla via principale, un centinaio di metri più in là. Stando attenti a non fare il minimo rumore, cosa che usciva perfettamente ad entrambi, saltellarono da un tetto all'altro fino a portarsi il più vicino possibile all'ospedale.
Non c'era da meravigliarsi che fossero così abili nelle attività che, notoriamente, erano riservate ai ladri. Entrambi venivano dalla strada, cresciuti in famiglie che non avevano nemmeno i soldi per comprarsi da mangiare e che erano costrette a rubare. Ce n'erano davvero tante, a Makrath e a Kemoria in generale. Il governo sfruttava il popolo in ogni modo e con ogni mezzo. Durante una rissa nata per la spartizione di un bottino alimentare, i genitori di Franc erano stati brutalmente uccisi e lui, dopo essere scappato, era stato costretto a trovare una famiglia che lo adottasse. Era così diventato il fratellastro di Thalia, anche se nessuno dei due aveva mai visto l'altro come un parente. Era nato subito un grande affetto tra di loro. Il nonno della ragazza era un mago, discretamente potente, così loro due avevano potuto imparare ad utilizzare l'energia magica per i loro scopi ladreschi, diventando ancora più abili. Purtroppo, l'anziano mago era morto prima di aver loro insegnato i veri segreti della magia, così l'istruzione non era mai stata completata.
Con l'arrivo della guerra civile, entrambi avevano deciso di unirsi ai ribelli, perché credevano fermamente nella possibilità di cambiamento, e ora si trovavano lì, per fare la loro parte in quella battaglia.

I due amici arrivarono alla distanza giusta per osservare dalla finestra senza essere visti. Nascosti, scrutarono attentamente fino a che, dopo che i loro occhi si furono abituati, notarono due figure umane ferme all'interno dell'edificio: due guardie.
Si guardarono ed annuirono, armeggiando con le sacche di cuoio che avevano legate al fianco per estrarre un oggetto.
I maghi di Reevan hanno diversi metodi per lanciare incantesimi, differenti a seconda del luogo di origine. Gli incantatori del sud di Arasta, ad esempio, dovevano sfruttare il potere degli spiriti del deserto, mentre nell'estremo Nord si parla di magia naturale, indicando la capacità di usare energia in maniera del tutto automatica e slegata da qualsiasi catalizzatore. I maghi di Kemoria, invece, usano dei piccoli diamanti, con il potere di amplificare i pensieri e manifestare la volontà degli utilizzatori. Erano due diamanti quelli che Thalia e Franc estrassero dalla sacca.
I due ragazzi non volevano fare del male a nessuno, perciò scelsero un incantesimo del sonno; si concentrarono fino a che non sentirono il legame tra la loro mente e il diamante. La loro vista si estese al di là della normale percezione e, in un attimo, fu come se si trovassero all'interno dell'ospedale, vicino alle guardie. Spinsero oltre la concentrazione e si focalizzarono sulle connessioni neurali delle guardie, agendo in modo da mandarle nel mondo dei sogni. Quando i due uomini caddero a terra con un tonfo, i due giovani maghi eseguirono un'ultima operazione, aprendo la finestra dall'interno, per poi riacquistare pian piano il pieno controllo del loro corpo, intorpidito dall'uso della magia.

“E' fatta.” annunciò Thalia, tornando da Hayst e Geral, i quali non si parlavano, un silenzio che lasciava intendere che avevano discusso.
“Ottimo.” sentenziò il comandante “Ora dobbiamo entrare.”
Si recarono tutti e quattro al di sotto della finestra e Geral gettò una corda. In lontananza, i rumori di battaglia continuavano ad echeggiare.
Hayst si arrampicò per primo; due anni prima si era già introdotto in una casa in quella maniera, nel villaggio di Valarel, e l'aveva fatto indossando l'armatura. Quella volta vestiva solamente abiti leggeri, così da non essere in nessun modo impacciato. L'unica protezione che lui e i suoi tre uomini avevano era un giustacuore in cuoio. Dopo circa un minuto, anche Geral, per ultimo, entrò nell'ospedale, e in silenzio cominciarono ad esplorarlo.

Il primo piano era costituito da un'enorme cornice in pietra, che si attaccava ad una scalinata verso il piano inferiore e copriva l'intero perimetro. Ad intervalli regolari erano poste delle colonne in pietra e c'erano porte a destra e a sinistra. Non sapendo che cosa fare, i quattro optarono per aprire la prima a destra. Cautamente, Franc spalancò l'uscio, tenendosi a ridosso del muro per non essere visto. Da dietro una colonna, Hayst sbirciò, notando che la porta dava su un balcone esterno. Anche lì c'erano due guardie, voltate di spalle. Guardò verso Geral e gli fece segno di occuparsene. L'omone scrollò le spalle, sbuffando, e si alzò. Hayst lo vide impugnare la mazza ferrata che aveva portato dietro un attimo prima che varcasse la soglia.
Geral aveva una sua personale idea dello stordire le guardie: diede dei colpetti sulla spalla di quella a sinistra come per chiamarla e, quando questa si girò, le fracassò il cranio con un colpo diretto. Il rumore fece voltare anche l'altro uomo. Cambiando rapidamente impugnatura, il ribelle descrisse un arco nell'aria fino alla sommità del capo del secondo nemico, che esplose in uno schizzo di sangue ed ossa. Finito il lavoro, tornò dagli altri e si sfregò le mani. Un ottimo lavoro, no? Disse tra sé.

“Intendevo stordirle, non ucciderle!” disse a bassa voce Hayst, infuriato.
“Bah. Non vedo il problema. Erano con il governo.”
“Eseguivano gli ordini! Non si tratta di una battaglia campale, la nostra! Dovremmo evitare di mietere vittime, se possibile!”
“Eseguivano gli ordini? E questo secondo te li giustifica? Cazzo, se la divisa che portano non è un motivo sufficientemente valido, allora lo è la loro idiozia!”
“Geral, io...”
“Ehi!” si intromise Franc “Non dovremmo continuare la missione?”
“Sì, hai ragione.” annuì M'auget “Andiamo. Per questa volta lascerò correre. Ma non finisce qui.”

 

   
 
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