Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: Lucreziaaaas    26/02/2013    14 recensioni
«E adesso mi vuoi spiegare chi è questo Conor?» disse interrogativa.
«Hai presente ieri sera? I messaggi? Il figlio del tipo di mia madre?»
«Cosa? Ti sei presa una cotta per il tuo futuro fratello?»
«Tecnicamente lui non sarà mai mio fratello. E poi no, non è una cotta. Semplicemente ho il suo nome scalfito nel mio cervellino» le dissi mentre eravamo quasi praticamente arrivate alla Scheeme High School.
«No Lucy, dai è impossibile. Mi hai anche detto che non era figo!»
«Io ho detto che ce n'erano di più belli. Ma ciò non toglie che lui sia bello comunque»
«Senti, che ne dici di ripensare a Malik? Così ti scorderai questo Conas»
«Conor»
«Dove?»
«No dico, si chiama Conor, non Conas»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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«Lucy, Lucy forza svegliati» sentii le urla di mia madre provenire dal piano di sotto. Aprii pigramente gli occhi prima che l'attenzione venne catturata dall'ora impressa sulla mia sveglia digitale: 6.02. Erano decenni che non mi alzavo così presto, soprattutto se la ragione era uno stupido e insignificante week-end in montagna con la mia "nuova famiglia".

Mi alzai dal letto appoggiando i piedi sul pavimento freddo, un brivido mi percorse la schiena. Ma chi me lo faceva fare? Era sabato mattina e come da tradizione potevo tranquillamente svegliarmi a mezzogiorno. 

«Ma non sei ancora pronta?» irruppe mia madre in camera mia. 

«Dammi dieci minuti al massimo» le dissi tra uno sbadiglio e l'altro. Lei stranamente mi sorrise e chiuse la porta. Era sempre più assurdo il suo continuo sorriso stampato in volto. La sua medicina per sorridere era decisamente l'amore. Decisi di raggiungere il bagno di fianco alla mia stanza. Mi feci una doccia veloce e afferrai tutta l'attrezzatura utile per sciare già precedentemente sistemata nel borsone. Presi distrattamente il cellulare sul comodino e potei notare dei messaggi di Mery.

- Tieni a freno gli ormoni col biondino -

-  Non fare cazzate, sai che poi te ne pentiresti .

- Comunque quando torni uscirai con Malik, quindi attenta a tuo fratello, non farti abbindolare dalla sua sfigataggine, sempre se esiste come parola -

Sorrisi a quei messaggi, era sempre la solita. Ma in fondo cosa sarebbe mai potuto succedere con il ragazzo al quale era stata mangiata la lingua dal gatto? Dubitavo che ci sarebbero state conversazioni più lunghe di qualche domanda di circostanza. 

Scesi le scale e vidi subito mia madre con Carl, lui mi sorrise e io non potei fare altro che ricambiare. Senza troppe parole, afferrò la mia borsa e si diresse fuori dalla porta, probabilmente con l'intento di caricare tutto quanto in macchina.

«Ci divertiremo tesoro, e mi raccomando non tenere quel broncio» disse mia madre.

«Mamma non ho il broncio, sono solo un tantino stanca, sai com'è» risposi scocciata.

«Potrai dormire in macchina, su. Non fare di una sciocchezza una tragedia» disse sempre con quel suo tono pacato e tranquillo che ormai da settimane utilizzava.

Uscita di casa vidi Carl già al posto di guida sulla sua macchina scura, una BMW. Conor era seduto sul sedile posteriore e aveva lo sguardo basso e una cuffietta all'orecchio. Presi un respiro, e salii in macchina sedendomi nel sedile di fianco al suo. Mentre mia madre prendeva posto al fianco di Carl.

«Ciao Conor!» dissi sforzando un sorriso. 

«Lucy» rispose senza degnarmi nemmeno di uno sguardo. Simpatico. Mi sembrava che dopo la seconda cena in famiglia, qualcosa fosse cambiato, pensavo che un minimo di confidenza ci sarebbe stata. E invece, mi stavo solo sbagliando. Piuttosto strano quel ragazzo.

Fu un viaggio piuttosto noioso e interminabile, Conor ascoltò per tutto il tragitto la sua orrenda musica che da tanto era alta, potevo sentirla anch'io. Mia madre, invece, si divertì un sacco insieme a Carl, fecero amabile conversazione e risero di gusto per ogni singola cosa che dicevano. Inoltre fui costretta anche ad assistere ad una parte della loro conversazione nella quale Carl raccontò a mia madre tutti i suoi viaggi in Congo alla ricerca della vipera nera. Lei naturalmente era affascinata da questi racconti mentre io ero del tutto schifata.

Scesi dalla macchina dopo tre buone ore di tragitto. Mi sgranchii le gambe e mi guardai intorno: il paesaggio era bellissimo, c'erano alberi e pini ovunque e immense vallate innevate tutte intorno a noi, altro che la città di Londra, questo era un paradiso. Un sorriso mi sfiorò le labbra, il primo dalla partenza. 

«Bene ragazzi, prendete le vostre borse che entriamo in casa» disse Carl. La casa distava poco dal parcheggio in cui Carl aveva appostato la sua auto. Camminammo in salita per quasi cinque minuti fino ad una schiera di palazzi l'uno di fianco all'altro. Erano tutti quanti bianchi con i serramenti marrone scuro. Carl si posizionò davanti ad uno di questi palazzi e tirò fuori le chiavi dalla tasca della giacca per poi aprire in cancellino. Entrammo uno ad uno. Fortunatamente l'appartamento di Carl era al primo piano così che non dovemmo neanche fare troppi scalini per raggiungerlo. 

«Ragazzi, non essendo molto grande, dovremmo adattarci. Di conseguenza Conor, tu dormirai nella stanzetta insieme a Lucy, mentre io e Linda prendiamo la stanza matrimoniale» disse sorridendo. A quelle parole lasciai la presa della borsa che fino a poco prima tenevo saldamente nelle mie mani. Il rumore della borsa a terra fece alzare la testa a Conor. Vidi i suoi occhi blu puntati nei miei, prima di poter immediatamente girare lo sguardo verso suo padre.

«Papà, non possiamo dormire io e te mentre Lucy starà con sua madre?»

«Ma figliolo, dov'è il problema? Nella vostra stanzetta c'è un letto a castello, non dormite nello stesso materasso» concluse Carl. Bene, anzi benissimo. Questo week-end non poteva che migliorare. Conor non disse nulla in risposta all'affermazione del padre, prese la sua borsa e si incamminò verso quella che sarebbe dovuta essere la nostra stanza. Fortuna che dovevamo dormirci solo una notte. 

«Tesoro va tutto bene?» mi si avvicinò piano mia madre sossurrandomi quella domanda. 

«Certo mamma» dissi sorridendole con una punta di ira nella mia voce. Per lei andava tutto bene, certo eravamo nell'appartamento del suo fidanzato e lei avrebbe potuto passare una notte all'insegna di fuoco e fiamme, dio che schifo. E inoltre sarebbe potuta stare incollata al suo Carl per due giorni interi. Ma decisi di non fare polemiche, alla fine non volevo rovinarle i suoi piani. Afferrai la mia borsa da terra e decisi di andare anch'io verso la stanza in cui Conor era da poco entrato.

«Stai nel letto sopra tu?» chiesi non appena vidi Conor appoggiare dei vestiti sul letto superiore.

«L'idea era quella, ma se vuoi starci tu non c'è problema» mi disse sorridendomi.

«Nono tranquillo, nessun problema» affermai. Era stato carino a chiedermi se volevo dormire di sopra. Forse la cosa migliore sarebbe stata quella di sforzarmi di più al fine di conoscere meglio Conor. Alla fine prima o poi uno dei due avrebbe dovuto parlare, saremmo diventati fratellastri. Non potevamo passare la nostra vita ad ignorarci come due perfetti estranei. 

«Senti Conor, forse siamo entrambi timidi per rompere il ghiaccio, ma io penso che potremmo diventare amici» dissi tutto d'un fiato tenendo lo sguardo puntato verso il tappetino di fianco al letto. Silenzio, perché non rispondeva? Alzai la testa e vidi Conor intento a fissarmi. oh Dio. Era così assurdo?

«Ce-certo» disse balbettando.

«Bene, perfetto» dissi sicura di me. Se lui aveva intenzione di giocare perennemente la sua carta della timidezza, beh allora in quel caso sarei stata io quella più decisa e sfrontata. Vidi Conor sfoggiare un sorriso sincero, quell'espressione mi fece capire che forse era felice della mia richiesta.

«Ragazzi venite in centro a fare un giro?» urlò Carl dalla stanza vicina alla nostra.

«Che ne dici?» mi chiese Conor.

«Per me si può fare» sorrisi.

«Va bene» urlò Conor in risposta a suo padre.

 

 

 

 

Il centro del paese era carino, c'erano negozietti sparsi qua e là e una valanga di persone che camminavano a passo svelto sui marciapiedi e in mezzo alla strada. Nonostante il caos, si poteva avvertire la tranquillità che lo contraddistingueva da Londra. Mia madre e Carl erano davanti a noi, giravano a braccetto e si sorridevano ogni venti metri. Non avevo mai visto una coppia più affiatata di loro. 

«Non ho mai visto mia madre così felice» dissi rivolta a Conor che stava camminando al mio fianco.

«Non dirlo a me. Eppure mio padre non è mai stato un tipo romantico, ma da quando sta con tua madre è cambiato completamente» confermò lui.

«Beh sono felice per loro. In effetti mia madre se lo merita dopo tutto quello che ha passato a causa di mio padre» continuai.

«Ah si? Io non so esattamente come abbia preso mio padre il suo divorzio, sai quando mia madre se n'è andata io ero piccolo avevo solo due anni» mi disse alzando le spalle.

«E tua madre non la senti mai?» chiesi noncurante del fatto che fosse una domanda piuttosto intima.

«Ogni tanto mi chiama, e molto raramente la vedo. Ma mi sono abituato alla sua assenza, alla fine lei per me non c'è mai stata» 

«Mi dispiace.» dissi sincera. Bene, eravamo passati dall'ignorarci completamente a parlare di cose che erano tutto meno che stupide e banali.

«No tranquilla, io sono felice con mio padre! E chissà che magari con tua madre, non mi abitui ad avere una nuova specie di mamma» rise tranquillo.

«Sì, mia madre però sarebbe il classico esempio di mamma apprensiva e rompi palle! Anche se da quando sta con Carl, mi lascia molta più libertà e mi controlla molto meno. Non mi lamento di questo» dissi ridendo insieme a lui.

«E tuo padre?» chiese.

«Mio padre è rimasto a Mullingar in Irlanda, dove abitavamo prima. Sai il loro rapporto non funzionava più da un po' e sei mesi fa hanno finalmente deciso di divorziare. Non che io sia contenta, ma è decisamente meglio così. Sentirli litigare ogni giorno per delle cavolate era davvero estenuante» dissi alzando le spalle e sbuffando.

«Ci credo, beh speriamo che questo matrimonio funzioni» disse fiducioso rivolgendo uno sguardo verso mamma e Carl che erano qualche metro davanti a noi.

«Secondo me si» affermai convinta. Probabilmente era affrettata la loro idea di sposarsi, ma in fin dei conti, se sentivano di amarsi davvero, perché aspettare inutilmente? Alla fine avevano entrambi un matrimonio alle spalle e non erano più due adolescenti, non è che si potessero permettere di aspettare ancora molto prima di sposarsi. 

La nostra conversazione si spostò su cose più futili come per esempio la scuola. Scoprii che Conor non era molto bravo e la sua media non era delle migliori diversamente da come me l'ero immaginata. Aveva l'aria da classico bravo ragazzo secchione, e invece no. Iniziammo poi a parlare dei suoi Hobby e subito dopo dei miei. Era una classica conversazione amichevole. Non avrei mai detto che saremmo riusciti a sbloccarci così alla svelta. Ma soprattutto non avrei mai pensato che il merito sarebbe stato mio, se probabilmente non avessi esordito con quella frase sull'amicizia, penso che Conor non mi avrebbe rivolto la parola. Era timido, ma poi se veniva spronato era un ragazzo di estrema compagnia. Dopo qualche chilometro per quel paesino sentii squillare il mio cellulare: Mery.

«Pronto Mery?»

«Maleducata che non sei altro, non hai risposto ai miei messaggi!» la sentii urlare dall'altro capo del telefono. Ah, una mezza giornata senza di lei e già sentivo la sua mancanza.

«Scusami, ero sopraffatta dalla stanchezza e poi mi sono dimenticata» mi scusai.

«Fa niente ti perdono. Comunque oggi sono uscita ancora con Harry» disse velocemente.

«Cosa? Mery ma sei impazzita? E Louis?» chiesi perplessa.

«Louis non lo so. Cazzo io lo amo, ma Harry mi piace. Sto bene insieme a lui! Cosa faccio?» mi chiese implorante.

«Devi parlare con Louis, non se lo merita quel povero ragazzo! Ma scusa dov'è finita la Mery che diceva "sono una stupida, io amo Louis, tra me e lui non ci sono segreti"?» dissi imitando la sua voce disperata.

«Senti, ti ho chiamata per essere supportata e non per farmi fare la ramanzina! Altrimenti riattacco» urlò.

«Non ti sto facendo alcuna ramanzina, comunque ho una chiamata sotto. Ci sentiamo dopo» le dissi mettendo giù e accettando la seconda chiamata. Ma tutti adesso dovevano chiamare?

«Si?» dissi interrogativa non avendo visto di chi si trattava.

«Lucy, ciao» sentii la voce di Zayn provenire dall'altro capo del telefono. Oddio. Zayn.

«Ehi ciao, come stai?» chiesi imbarazzata non aspettandomi quella chiamata. Possibile che ogni volta che mi chiamasse ci fosse sempre Conor al mio fianco che non mi permetteva di parlare liberamente. O meglio forse ero io che non volevo parlare liberamente con lui in presenza di Conor, ma per quale motivo?

«Certo grazie! Tu in montagna te la stai spassando?»

«Si beh abbastanza! Sono in un bel posto, domani andrò a sciare» dissi cercando di mantenere una conversazione decente.

«Come ti invidio. Beh non vedo l'ora che tu possa tornare così finalmente potremmo uscire insieme» affermò. Sì l'uscita con Zayn. 

«Già, non avrò più nessuna scusa per rimandare.»

«Non vedo l'ora. Comunque ti lascio in compagnia della tua famiglia. Fammi sapere non appena sarai tornata, ciao Lucy un bacio» 

«S-si certo, va bene, ciao» dissi facendo trasparire il mio imbarazzo e riattaccando un attimo dopo. Non pronunciai apposta il suo nome, non volevo che Conor sentisse la mia conversazione con un maschio. Anche se ancora non riuscivo a spiegarmi il perché non volessi fargli sapere di avere una sorta di pretendente.

 

 


 

Finalmente potei coricarmi. Era stata una giornata piuttosto pesante, mi ero svegliata presto quel mattino e avevo passato l'intero pomeriggio camminando per il paese, le mie povere gambe reclamavano una pausa. Avevamo appena finito di cenare e Conor era a farsi una doccia mentre Carl e mia madre avevano deciso di andare a fare un ultimo giro tra le bancarelle vicino al nostro palazzo. Quei due erano instancabili. Mentre ero sola in camera con lo sguardo rivolto vero le reti del materasso sopra di me, pensavo al rapporto che si era minimamente creato oggi con Conor. Non pensavo che avremmo fatto quei passi da gigante in un solo pomeriggio. Non pensavo che oltre a parlare molto, avremmo anche affrontato conversazioni di una certa importanza. Speravo sempre di più che il nostro rapporto sarebbe migliorato, magari sarebbe nata una meravigliosa amicizia. Anche se non mi capacitavo del fatto di voler tenere nascosto a Conor tutto ciò che riguardasse Zayn. Chissà se Conor aveva una ragazza. Sembrava un ragazzo tanto indifeso ma chi lo sa, magari una un marpione o un latin lover all'ennesima potenza. 

«Non vedo l'ora di addormentarmi e svegliarmi per andare a sciare» la voce di Conor interruppe tutte le mie fantasie. Era entrato in camera e stava indossando una maglietta grigia e un paio di pantaloni che a giudicare dalla larghezza sembravano da Basket.

«Si anch'io. Fai basket?» chiesi curiosa.

«No, perché?» disse interrogativo.

«I tuoi pantaloni» esordii.

«Ah no! Hanno una strana storia questi pantaloni» disse malinconico. Mi appoggiai sul gomito per guardarlo meglio.

«Raccontamela» dissi sfacciatamente. Non sapevo dove riuscissi a trovare tutto quel coraggio. Non ero mai stata così sfrontata e curiosa. Di solito mi facevo sempre gli affari miei, ma con Conor era diverso, volevo sapere tante più cose possibili sul suo conto.

«Sicura di volerla sentire? Non ha un lieto fine» disse serio.

«A meno che non implichi qualche morto, certo che la voglio sentire» scherzai.

«Non implica morti» disse lui sorridendo.

«Bene, allora forza» lo incoraggiai.

«Eh beh esattamente l'anno scorso, ho iniziato ad uscire con una ragazza della mia scuola, lei era al secondo anno. Mi piaceva, era semplice carina e non una di quelle fissate con la dieta o con i vestiti alla moda. Ci siamo messi insieme e siamo stati fidanzati per circa quattro mesi, e per il mio compleanno lei mi ha regalato questi pantaloni perché avevamo visto una partita di Basket insieme nella quale io prendevo in giro le divise dei giocatori. In effetti come puoi notare sono piuttosto arancioni e fanno piuttosto schifo» disse sorridendo e guardandosi meglio i pantaloni. Lo osservai mentre raccontava quella storia. Doveva essere davvero preso da questa ragazza.

«Era stato anche un bel pensiero, cioè per lo meno significativo.» continuò spostando lo sguardo verso il basso.

«E poi cos'è successo?» chiesi curiosa.

«Beh poi un bel giorno all'uscita di scuola l'ho vista parlare con un ragazzo, pensavo che fosse un suo amico, ma quando le labbra di questo ragazzo hanno premuto contro quelle di Caroline, beh allora ho capito che forse non era solo un amico. Appena lei mi vide mi corse in contro dicendomi che non era come sembrava e che c'era una spiegazione e che la colpa non era sua. Ma io sapevo quello che avevo visto, quindi non riuscii a perdonarla. Ci sono stato male davvero, lei mi piaceva, ma ogni volta che pensavo al fatto di poterla perdonare, la mia testa mi faceva vedere il filmato di lei insieme a quel ragazzo» disse passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

«Mi dispiace Conor.» dissi realmente affranta. Doveva essere stato un brutto colpo a giudicare dal tono di voce con cui mi aveva raccontato la storia.

«Tranquilla, è acqua passata ormai. Lei si è rifatta la sua vita e io anche» disse con un falso sorriso sulla labbra. Quindi se lui si era rifatto una vita probabilmente stava con un'altra ragazza. La mia curiosità non aveva un limite; ma mi trattenni dal chiedergli se avesse un'altra ragazza. 

«Ti va se dormiamo?» mi chiese poi, dopo qualche istante di silenzio.

«Certo, non potevo desiderare proposta migliore!» gli risposi con un accenno di sorriso. Lui si avvicinò all'interruttore spense la luce per poi salire sul suo letto.

«Buonanotte» sussurrò.

«Notte Conor» dissi. E mi addormentai subito dopo.





Smile
Ce l'ho fatta ad aggiornare in tempo. Purtroppo vedo che le recensioni diminuiscono ogni capitolo, spero però che stiate leggendo lo stesso:)
In ogni caso per qualsiasi cosa, su twitter sono @Lucreziaaaa_ 
RINGRAZIO TUTTE COLORO CHE L'HANNO INSERITA TRA LE PREFERITE, RICORDATE, SEGUITE E ANCHE COLORO CHE RECENSISCONO. E' importante per me sapere ciò che ne pensate:) Twitter: @Lucreziaaaa_ Facebook: Lucrezia Efp

 

 

   
 
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