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Autore: Scarlet Jaeger    26/02/2013    3 recensioni
Lost Canvas. I Gold Saint sono tutti morti (tranne Shion e Dohko) in seguito all'ultima Guerra Sacra contro Hades. Ma se invece della morte, per loro fosse stato pensato un qualcosa di diverso? Se la morte fosse solo l'inizio di qualcosa? Se la loro vita, fosse stata spostata in un universo alternativo? Sapranno riconoscerlo, oppure andrà bene così per loro?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cancer Manigoldo, Cancer Sage, Gemini Aspros, Gemini Deuteros
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Universi paralleli 5 Universi Paralleli 5: Vita o Morte? (Parte 3)



Era una bella mattina quella che si affacciò sul convento; i raggi caldi del sole illuminavano il giardino colorato dai fiori di Iris di ogni colore.
Uscì di buona lena Asmita, raggiungendo i fiori che tanto amava, prima di chiudersi in preghiera con gli altri. Quei giorni dove il sole riscaldava l'atmosfera, il giovane biondo preferiva rimanere all'aria aperta, solitario come il suo solito.
Non disse nulla quando si svegliò, vestendosi con la sua tunica bianca, spazzolando i suoi lunghi fili d'oro lasciandoli sciolti lungo la schiena. Legò alla vita una stuola rossa, che gli facava da cinta, ed uscì senza fare colazione. Era ancora presto.
Si fermò appena fuori dal grande porticato d'ingresso, richiudendolo alle sue spalle con un sordo ed assordante rumore, beandosi del silenzio che si udì poco dopo. Prese un bel respiro, chiudendo gli occhi e lasciando che le orecchie percepissero ogni movimento.
La brezza leggera e calda gli scompigliava i capelli, lasciandoli in aria leggeri e puliti; la tunica di tessuto leggero, si muovava lungo i fianchi e lungo le gambe con un movimento fluido ed un rumore quasi impercettibile. Il canto degli uccellini fra i rami degli alberi, intonavano un cinguettio leggero che faceva da colonna sonora a quegli istanti.
Aprì gli occhi poco dopo, abituandoli pian piano alla luce del sole appena sorto. Gli occhi celesti e penetranti, così espressivi e curiosi, guizzavano da un particolare all'altro tutte le mattine come se fosse la prima volta che osservavano tutto ciò.
In effetti, era da un po' di tempo che ci pensava; la sua attenzione era sempre rapita da tutti quei colorati particolari, come se nei suoi ricordi non fossero mai esistiti. Quel piccolo particolare lo inquietava non poco ogni volta che ripensava al suo passato, non trovandoci nulla che avesse un colore oppure una forma.
Si accigliò, raggiungendo tranquillamente i fiori di Iris blu. Si accucciò per terra, prendendo tra le dita la corolla di uno di essi, sfiorando con i polpastrelli i loro petali. Rimase così, assorto negli inquieti pensieri, a fissare con le sue iridi profonde quei fiori dello stesso colore.
Era talmente assorto nei pensieri, che non si accorse che il portone del convento si aprì e si chiuse a distanza di pochi secondi. Una persona stava andando verso di lui, con passo lento ed epsressione curiosa; non era meravigliato però di trovarlo li, a fissare distrattamente quei fiori come se fossero un mezzo per visionare l'intero mondo.
-Ti trovo sempre qua.-Ridacchiò la voce, ridestandolo dal vortice dei pensieri dov'era caduto.
Si voltò di scatto, sganando gli occhi. Davanti a lui c'era il suo "amico, o meglio: l'unico con cui avesse mai parlato, con le mani poggiate sui fianchi ed espressione divertita.
Asmita contraccambiò il sorriso, tornando in piedi e guardandolo negli occhi.
-Mi piace stare in mezzo alla natura, riesco a meditare e pensare a molte cose, anche se..-Lasciò la frase in sospeso, guardando l'azzurro e limpido cielo sgombdo da nuvole, dove il sole era oramai quasi alto.
-Anche se?-Lo incitò l'altro.
-Anche se molte cose mi inquietano. Ci sono molti particolari, che sarebbe meglio non vedere. Era meglio quando ero cieco.-Sospirò e l'altro si accigliò, alzando un sopracciglio.
-Cieco? Quando mai tu sei stato cieco?-Chiese, sgranando gli occhi, non capendo di cosa stesse parlando.
Asmita lo fissò incredulo, non riusciva a capirne il motivo neanche lui. Cieco, perchè lo aveva detto?
-Io, non lo so!-Soffiò.
Il ragazzo lo guardò di sbieco, ancora interdetto da quelle parole. Il biondo si accomodò di nuovo con le ginocchia per terra, osservando i fiori cullati dalla brezza; rimase così per qualche minuto, in estremo silenzio, come se qualche parola potesse spezzare quel magico momento da lui creato.
-Bè, io torno dentro. Ci vediamo.-Alzò le braccia al cielo, senza aspettare risposta, tornando verso l'interno del convento.
Il biondo voltò appena lo sguardo, seguendo le spalle del ragazzo sparire dietro il grande portone. Sospirò quando fu di nuovo solo, alzando lo sguardo al cielo.
"Non è tutto rosa e fiori.." pensò, lasciandosi sfuggire un altro sospiro.
Chiuse gli occhi per un momento, lasciando che alcune immagini scorressero nella sua mente. Vide il viso di un ragazzo, che non riconobbe in un primo momento, con addosso un'armatura grigia; aveva un'espressione di disappunto, e gridava contro un ragazzo biondo che indossava un'armatura colore dell'oro. Era sè stesso. Teneva in mano il suo rosario, quello che ricordava avere sempre avuto e che ornava la sua tunica all'altezza del collo, ed era avvolto da una strana Aura; stava morendo. Voltò il viso verso il ragazzo, con un sorriso bellissimo e quasi stanco, aprendo qugli occhi blu tanto profondi. Adesso ricordava: lui era stato cieco!
Aprì gli occhi di scatto, per vedere se era solo un sogno o un brutto incubo, ma quando notò che non era più nel giardino del convento si accigliò. Si guardò intorno, nonotante fosse perso nella penombra di un luogo a lui sconosciuto, e riconobbe due figure a poca distanza.
Cercò di mantenersi in equilibrio, nonostante la poca gravità di quel luogo gli impedisse una posizione eretta. Fissò interdetto quelle due figure, così diverse tra loro: la prima indossava un abito bianco, lungo fino ai piedi, tipico di una Dea Greca; l'altra, più cupa e misteriosa, indossava una tunica scura, cui i lineamenti si perdervano nell'oscurità del luogo, ed in mano reggeva una torcia illuminata.
-Benvenuto, Gold Saint di Virgo.-
A quelle parole della donna vestita di bianco, tutta la memoria che gli era stata negata in quella nuova vita tornò nella sua mente. Ricordò la sua posizione, le sue battaglia, la Guerra Santa ed i suoi compagni. Faveva male ricordare tutto in quell'istante, ma strinse a sè il suo rosario come per espiare tutte le colpe di cui, anche inconsciamente, si era macchiato.
-Voi chi siete?-Chiese tranquillamente, non meravigliandosi del loro sapere.
La donna vestita di nero, dopo un'occhiata d'intesa verso l'altra divinità, si avvicinò a lui.
-Io sono Ecate, colei in grado di viaggiare nei tre mondi: quello degli uomini, quello delle divinità e quello dei Morti dove sono l'accompagnatrice delle anime.-Spiegò, lasciando la parola all'atra Dea.
-Io invece sono Mnemosine.-Iniziò l'altra.
-La Dea della Memoria!-La precedette un Asmita meravigliato; non riusciva a capire cosa volessero da lui quelle due divinità così misteriose e perchè fosse in quel posto.
-Perspicace, non a caso sei l'uomo più vicino agli Dei!-Pronunciò la Dea ed il ragazzo sorrise di soddisfazione.
-E questo posto? Perchè sono finito qua?-Chiese.
-Questo è l'oblio, che divide impercettibilmente la vita dalla morte. Duratente la Guerra Sacra, in seguito alla vostra morte, grazie alla devozione in Athena ed il suo magnifico Cosmo a difesa dei suoi Saint, avete avuto la possibilità di vivere nuovamente la vostra vita in un Universo Parallelo, perdendo ogni ricordo della precedente. Solo quando tali ricordi avrebbero ripreso possesso della vostra mente, avreste dovuto operare una scelta: vivere o morire!-Spiegò molto tranquillamente.
Asmita rimase per un momento in silenzio, assimilando il tutto prima di esporre le sue domande.
-Vivere o morire? Devo scegliere tra la vita e la morte?-Chiese, con la sua solita aria comprensiva e le due Dee annuirono.
-Se sceglierai di vivere: tutti i tuoi ricordi della vita passata verranno cancellati, se sceglierai di morire...-Lasciò intendere Ecate.
Asmita ci pensò un attimo; era stato uno dei più grandi e potenti Gold Saint al servizio di Athena, colui che aveva creato con i frutti della Magnolia degli Inferi la sua corona, donandola ai suoi successori. Per un motivo a lui sconosciuto, l'aveva conservata fino ad allora. Era veramente pronto a perdere tutto ciò per rimanere silenzioso ed anonimo dentro il convento, possedendo solo la vista come dono?
Sospirò, prendendo definitivamente la sua decisione.
-Un miracolo ha fatto sì che io riaquistassi la vista nel momento della mia morte, donandomela anche in questo universo. Mi sono ridestato come religioso, osservando il mondo nel suo splendore come non avevo mai potuto vedere; mi sono accorto tuttavia, che non è tutto meraviglioso come credevo. Nonostante i fiori ed i colori facevano parte della mia vita, i giorni trascorrevano tutti uguali; mi mancava qualcosa e quel qualcosa è morto nel momento che io sono risorto. Sono nato cieco, ed ho imparato ad adattarmi al mondo, diventando un Saint a difesa della mia Dea. Senza la mia carica sono un uomo come tutti gli altri e non sono sicuro di volerlo.-Sospirò.
-Quindi, la tua decisione è quella di lasciare per sempre il mondo dei vivi?-Chiese Ecate, pronta ad accoglierlo.
Il biondo annuì, esprimedo un ultimo desiderio porgendo a Mnemosine il suo rosario.
-Non potendo farlo io, desidero che questa mia corona che imprigiona le anime degli Spectre di Hades, torni sulla terra cercando il prossimo successore.-Spiegò.
-Sarà fatto.-
Fece come gli era stato chiesto, portando con l'oggetto anche le sue ultime parole. Così come era stato, Asmita, si sacrificò di nuovo accompagnato da Ecate.
Il giorno dopo, il ragazzo che viveva al convento insieme al Saint, uscì di prima mattina pensando di trovarlo assorto nei suoi pensieri osservando i fiori di Iris; non fu così però.
Asmita non c'era ed un moto di preoccupazione si impadronì del suo cuore. Era stato sempre li, in tutti i giorni che andava a fargli visita.
Si avvivinò al giardino e si meravigliò di trovare il rosario che il biondo portava sempre al collo, riverso in mezzo ai fiori insieme ad un biglietto.
Si abbassò per raccoglierlo, mettendolo al collo, ed aprì il foglio che recitava queste parole:
"Il mondo è più bello se ascoltato."



Ad Athene, lo studente universitario Degel, si apprestava a raggiungere la casa del suo compagno di corso Kardia per dargli ripetizioni di Francese. Da quando lo aveva conosciuto, sentiva un moto di inquietudine attanagliarli lo stomaco; quei suoi occhi blu, così profondi ed inquisitori, lo fissavano sempre come se dovesse mettergli a nudo l'anima. Anche quella sua strana sensazione di averlo già visto, ma non ricordando dove, gli metteva ansia. Era assolutamente sicuro di non averlo mai visto, era la prima volta che andava in Grecia, eppure il suo viso gli era così famigliare; quei riccioli scuri, di un colore molto simile alla notte, e quegli occhi chiari ed espressivi aperti come le labbra in un sorrisetto sempre divertito, lo lasciavano sempre di stucco. Perchè si sentiva così in sua presenza?
Con questi pensieri arrivò fino la sua meta e suonò il campanello dove la voce calma di Kardia lo ridestò dai suoi pensieri, facendogli battere il cuore all'impazzata.
Quando spiegò chi era, sentì il sonoro aprirsi del cancello e lo varcò raggiungendo la porta d'entrata dove il compagno lo stava aspettando.
Era una casa di modeste dimensioni, ben arredata e silenziosa; doveva essere solo.
-Vieni, andiamo in camera mia.-Propose lo Scorpione, voltando le spalle e lasciando che lo seguisse.
Anche lui era abbastanza inquietato dalla presenza dell'Aquario; ogni volta che osservava i suoi lineamenti ed i suoi occhi glaciali, il suo cuore perdeva un battito e la sua mente vagava in quelli che, secondo lui, erano strani e vaghi ricordi. Come un sogno, oppure un pensiero, che covava la sua mente alla vista dei capelli verdi di Degel che ricadevano dietro le spalle del ragazzo.
Kardia non aveva molta voglia di studiare o stare attaccato ai libri, quel giorno si sentiva poco bene. Aveva freddo ma il suo corpo era bollente; tuttavia non voleva farsi notare in quello stato. Cercò di riprendere un contegno, quando sedettero alla scrivania della sua camera tirando fuori i libri.
-Hai provato a fare qualche esercizio?-Chiese Degel con il suo solito sguardo inquisitore che fece arrossire lievemente il ragazzo che scosse la testa, vergognandosene.
-Vediamo il tuo livello.-Sospirò cercando qualche esercizio facile nelle prime pagine del libro di Francese, facendo appello a tutta la sua conoscenza della lingua Greca.
Kardia rimase in silenzio, fissando il viso assorto del compagno di corso, con la mente da tutt'altra parte; non si dava pace il suo cuore, e non se ne sarebbe dato fino a che non sarebbe riuscito a capire dove e quando avesse incontrato quello strano ragazzo che tanto appariva nei suoi pensieri.
-Mi stai ascoltando?-Chiese infastidito Degel, vedendo che l'attenzione del ragazzo era persa chissà dove.
-Come?-Chiese, ridestandosi dai suoi pensieri.-Scusami.-Proferì poi vedendo l'espressione indispettita dell'Aquario che sospirò dopo le sue scuse.
-Tranquillo, allora continuiamo. Dov'eravamo rimasti?-
Ascoltò di nuovo la voce di Degel, ma questa volta una fitta di dolore, seguita da un senso di nausea, attanagliò il suo stomaco provocandogli un gridolino di disappunto che non sfuggì al compagno; si girò di scatto, distraendo l'attenzione dal libro per vedere cosa stesse succedendo.
Kardia si portò una mano alla fronte, sicuro di avere qualche linea di febbre, mentre con l'altra si reggeva lo stomaco.
-Non sto molto bene, scusami!-Proferì con voce languida mentre lo sguardo dell'altro si tramutò in scetticismo; pensò fosse una scusa per sottrarsi allo studio, ma si ricredette poco dopo, quando vide lo Scorpione sudare freddo.
-Aspetta, forse è meglio che ti sdrai!-Propose Degel, aiutando l'amico ad alzarsi dalla sedia per raggiungere il letto dall'altra parte della stanza.
-G..grazie.-Gli disse d'un tratto, quando fu finalmente sdraiato.
Tremava, nonostante la temperatura corporea fosse elevata.
Degel, quasi in un riflesso condizionato, gli alzò la maglia. Lui lo guardò con un sopracciglio alzato, del tutto meravigliato ed interdetto da quel gesto, quando sentì la mano fredda dell'amico all'altezza del suo cuore, irrigidendosi a quel tocco non capendone il motivo.
-D..Degel, cosa stai facendo?-Chiese meravigliato, rosso come un pomodoro.
Il sopra citato si ridestò dai suoi pensieri, come se fosse stato in trance, sbattendo le palpebre due volte prima di notare l'espressione interrogativa di Kardia.
-Scusa... Stavo cercando di raffreddare il tuo cuore.-Disse semplicemente. In verità non sapeva neanche lui quel che stava dicendo.
-Raffreddare il mio cuore?-Chiese l'altro ponendo gli occhi inquisitori nelle iridi dell'altro.
Si guardarono per un lungo, interminabile istante, dove alcuni pensieri presero il piede libero nelle loro menti.
Un letto dove Kardia era steso; il suo lungo ansimare per quella malattia che contagiava il suo cuore; la fredda mano di Degel posata sul suo petto, che faceva appello al suo Cosmo devoto alle energie fredde, pronto a curarlo in qualsiasi situazione.
-La tua malattia.-Parlò Degel, iniziando a capire.
-Il mio cuore malato!-Proferì l'altro.-Ora ricordo! Ecco perchè il tuo viso era così familiare, l'ho osservato così tante volte..-Continuò.
-Anche il tuo..-Annuì Kardia.-Non mi eri del tutto sconosciuto, ed adesso sappiamo entrambi il perchè.-
Sentì una fitta di dolore anche l'Aquario, che aveva un cuore sano. Si portò una mano al petto, chiudendo gli occhi per il dolore. Di nuovo anche Kardia, sentì quella stretta al cuore forse troppo familiare. Dopo, il buio.
Riaprirono gli occhi entrambi, nello stesso momento, trovandosi in un luogo a loro sconosciuto. Si guardarono per un momento, scambiandosi qualche occhiata.
-Benvenuti nell'oblio, giovani Saint, il luogo che divide la vita dalla morte. Siete pronti ad una scelta?-
La voce di Mnemosine li riportò alla realtà. Girarono il volto verso la voce che aveva appena parlato, trovandosi di fronte due donne.
-Oblio? Scelta?-Chiese lo Scorpione, portando le mani sui fianchi.-E poi si può sapere chi siete?-
Portò il suo dito indice dove luccicava la punta della sua ritrovata unghia scarlatta verso la donna, constringendola a parlare con l'espressione di disappunto disegnata sul volto.
-Ti basti sapere che siamo due Divinità. Io sono una Titanide, personificazione della Memoria. Il mio nome è Mnemosine, mentre lei..-Lasciò la frase in sospeso, spostando la mano verso la sua "collega", lasciandole parola.
-Il mio nome è Ecate, mortale, sono colei che accompagna le anime all'Aldilà.-Disse semplicemente, facendo balenare lo sguardo da Kardia a Degel.
-Siamo al cospetto di due Divinità; c'è un motivo?-Chiese quest'ultimo.
-Il motivo è semplice: avete risvegliato i vostri ricordi. Siete stati mandati in un Universo Parallelo in conseguenza alla morte. E' stato pensato per voi qualcosa di diverso per permettervi di vivere la vostra vita al di fuori delle guerre, ma ad una condizione: non ricordare nulla di quella passata. Ma, dato che i ricordi sono ben vivi nelle vostre menti, siete costretti a prendere una decisione: vita, o morte? Se sceglierete di vivere, tutti i vostri ricordi saranno cancellati dalla sottoscritta. Se sceglierete di morire, Ecate vi accompagnerà nell'Ade.-Spiegò Mnemosine di nuovo, rimanendo composta.
I due ragazzi si guardarono per un momento con quegli occhi profondi e silenziosi che lasciavano intedere molte cose; cercavano di capirsi così, senza parlare. Entrambi avrebbero voluto vivere una vita a fianco dell'altro, come non erano mai riusciti a fare per via della loro posizione di Gold Saint. Anche senza ricordi, si sarebbero appartenuti per sempre.
-Allora, qual'è la vostra decisione?-Chiese impaziente la donna vestita di nero.
-Mi dispiace, non siamo ancora pronti per rivedere Hades.-Sogghignò Kardia, lasciando intendere la risposta.
-Quindi, scegliete di vivere.-Iniziò Mnemosine.-Ma, sapete la condizione.-Ricordò.
Degel e Kardia si guardarono di nuovo, annuendo con soddisfazione; si, erano pronti a perdere i loro ricordi pur di iniziare insieme un nuovo percorso. Anche se non si sarebbero riconosciuti, avrebbero imparato a conoscersi in un mondo ancora a loro sconosciuto.
-Procedete.-Intimò Kardia.
La Dea si avvicinò a loro, mentre l'atra sparì nell'oscurità facendo perdere le sue tracce; poggiò una mano sopra le loro fronti lasciando defluire il suo divino Cosmo in modo da far suoi i loro ricordi.
Una luce intensa ed accecante, che li costrinse a chiudere gli occhi, li pervase completamente ed il nulla fu padrone di loro ancora una volta.
Quando riaprirono gli occhi, erano di nuovo nella camera di Kardia e Degel aveva ancora la mano fredda poggiata sul cuore del ragazzo. Si stavano fissando increduli, come se fosse passata un'eternità.
-Inizio a stare meglio ora che sono sdraiato, mi dispiace non aver potuto studiare. Eri venuto apposta.-Si scusò Kardia, con voce bassa.
-Non preoccuparti. Ho visto che sei solo in casa, se vuoi posso farti compagnia.-Si propose Degel, nonostante il suo rifiuto ad avere rapporti sociali, ma quel ragazzo lo aveva colpito più di quanto desse a vedere.
-Davvero lo faresti?-Si meravigliò lo Scorpione. Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per lui e vide Degel annuire.
-Allora, sarei felice se dedicassi il tuo tempo a me.-Sorrise soddisfatto.
-A patto che quando starai meglio, dedicherai al Francese le tue attenzioni.-Scherzò, mostrando un lieve sorriso. Bellissimo, anche se appena accennato, che sciolse di nuovo il cuore di Kardia.
Fine capitolo 5


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Eccomi qua e ben ritrovati^^ In questo capitolo abbiamo visto la scelta di questi tre Saint. Secondo voi, è stata coerente? Per Asmita boh, ho preferito così nonostante adorassi il personaggio!
Bè, che altro dire se non ringraziare ancora i recensori e le persone che seguono la storia!
Un bacio alla mia adorata Sagitter No Tania!
Al prossimo capitolo!


  
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