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Autore: Johnee    26/02/2013    4 recensioni
“Perché hai solo bisogno di sapere che il senso di vuoto se ne andrà in un momento.”
Una ricerca minuziosa, nata da una semplice supposizione.
Shepard dovrà affrontare un conflitto interiore che la porterà a dubitare della sua stessa natura e, assieme ai suoi compagni, sarà protagonista un'indagine delicata ed estenuante per trovare un senso alla sua esistenza.
#Tra ME:2 e ME:3 #Shakarian #Progetto Lazarus
Genere: Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Lenore'
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1. Stare


"Nessuno può sapere, se non dopo una notte di patimenti,
quanto dolce e prezioso al cuore e agli occhi possa essere il mattino.”
(Johnatan Harker in “Dracula”, B. Stoker, 1897)


 

La distesa di terra brulla delle Highlands si apriva davanti a lei: una coltre di sassi aguzzi e terriccio molle in un panorama arido e monotono, il cielo plumbeo a fare da cornice.
Mosse un passo, scoprendosi a piedi nudi, e inciampò immediatamente in una grossa zolla di erba rossastra.
Le ginocchia picchiarono violentemente a terra mentre il viso si scontrava con il terreno reso viscido dallo spesso strato muschio.
Ancora intontita, sollevò lo sguardo davanti a sé, dove uno specchio troneggiava imponente sulla sua figura, bloccandole la strada.
Osservò la sua immagine riflessa con terrore, circondata com'era da tubi di diverse dimensioni attaccati agli arti e che cingevano le sue giunture; gli occhi che la fissavano erano di un azzurro intenso.

Con un grido strozzato, Shepard si svegliò improvvisamente. Era sul suo letto, nella sua cabina, sulla sua Normandy.
Respirò velocemente per regolarizzare il fiato, sfregandosi le braccia e le gambe di riflesso contro l'immagine che aveva appena visto. Dopo essersi resa conto di aver appena sognato e aver controllato di non essere avvolta da nessun tubo od organismo esterno, trasse un sospiro di sollievo, le mani attorno al collo.
Si buttò sulla prima superficie riflettente che trovò, correndo attraverso la stanza con fare nervoso, e si ritrovò a riprendere tra le labbra il sospiro di sollievo che aveva abbandonato sul suo letto poco prima.
Sì, era stato decisamente un brutto incubo, niente di più.
Il terminale dava il classico segnale di chiamata in entrata, mentre Shepard si apprestava a sedersi alla sua postazione.
Controllò il chiamante sul monitor, passandosi nervosamente una mano tra i capelli corti.
"Dottor Solus”, diceva.
La Comandante premette il pulsante per accettare la chiamata, senza perdere tempo.
-Hai delle buone notizie per me?- domandò, intrecciando le braccia sul tavolo con impazienza.
Il Salarian le sorrise attraverso la finestra di dialogo, armeggiando con il factotum.
“Il tuo corredo genetico è tale e quale a quello registrato negli archivi dell'Alleanza all'epoca del programma N7. Uniche anomalie relative al sistema cardiovascolare. Stato di profondo stress potrebbe esserne la causa.”
-Porca miseria, Mordin! Ti costa tanto darmi una risposta chiara?- eruppe lei, lanciandogli uno sguardo torvo -Il cervello è lo stesso o è il contenitore dei ricordi di qualcun altro?-
Il dottor Solus scosse la testa. “Non ho le risposte che cerchi, Shepard. Neurochirurgia non è il mio campo.”
-Cristo santissimo!- sbottò lei, interrompendo bruscamente la conversazione.
Le sue mani finirono di nuovo tra i capelli, mentre il suo cervello maturava una conclusione drastica dietro l'altra.
Si ritrovò di nuovo nelle Highlands, a specchiarsi con il suo clone. E rifletté su chi diavolo fosse realmente Lenore Shepard.
Lenore Shepard, nata e cresciuta sulle navi dell'Alleanza, donna dal carattere volitivo; quella che aveva vinto a Torfan, che aveva sconfitto Saren e che era sopravvissuta all’attraversamento del portale Omega 4.
Ecco chi era. Quello e nient'altro.
Ma, da qualche giorno, lei iniziava a nutrire dei dubbi al riguardo.

-E se i tuoi ricordi fossero stati contraffatti? Dico, può essere.- le aveva detto per gioco Garrus, mentre osservavano la Normandy attraccare, appoggiati alla ringhiera di uno dei numerosi cantieri navali di Illium.
Erano passati pochi giorni dalla missione attraverso il Portale di Omega 4, ma il ricordo di quella battaglia memorabile sembrava un'eco lontana, dispersa tra le nuvole rosate del cielo di Nos Astra.
La Comandante aveva deciso di lasciare la sua nave in mano alle delicate cure di tecnici che non fossero legati in alcun modo a Cerberus. Il tempo di correre da un capo all'altro della Galassia era finito, in virtù della missione successiva, decisiva per prevenire definitivamente l'Avvento, ma anche meno delineata, in quanto relativa principalmente all'organizzazione.
E mentre tecnici asari e salarian correvano freneticamente attorno alla fregata, Shepard si era ritagliata un momento di stasi per poter avere un confronto diretto con qualcuno che non avesse risentito pesantemente della battaglia finale contro i Collettori.
-Non pensavo che ti piacesse la fantascienza.- aveva replicato Shepard, rivolgendo un sorriso di scherno al suo compagno.
Garrus le aveva rivolto uno sguardo divertito. -Il cervello umano non è altro che un hardware che contiene numerose informazioni relative all'esperienza di un individuo, Shepard. Basta avere l'accesso a tutti i software contenenti le informazioni periferiche e sembra quasi facile riuscire a replicarlo. Ne parlavo con Tali giusto qualche giorno fa: colleghi le varie funzioni a un database che possiede una gamma di azioni preimpostate e poi il Geth replica ciò che quello gli dice di fare.-
Allora Shepard aveva sgranato gli occhi, rivolgendogli un'occhiata allarmata -Mi stai dicendo che forse potrei essere un... un Geth?-
-Non ci avevi mai pensato?-
-Non sono un Geth. Non sono un sintetico, sono... sono-
Shepard… Lenore si era guardata i palmi delle mani, cercando una conferma, ma aveva avuto in risposta delle cicatrici impercettibili sulle giunture tra il palmo e le falangi. Cicatrici che brillavano del solito bagliore arancione. -Oddio... cosa sono?-
Garrus le aveva posato una mano sulla spalla, l'espressione ancora più divertita. -Sei Lenore Shepard, in tutto e per tutto. E io stavo solo scherzando.-
-E se davvero...-
-No, Shepard. Tu sei un essere umano. Hai una tua morale, un tuo bagaglio culturale ed empirico. Non è possibile contraffare così verosimilmente un ricordo, così come non è possibile simulare un sentimento.-
-E se i miei sentimenti e le reazioni che ne conseguono fossero solo una replica coerente alle esperienze che ho avuto in passato?-
-Oh, Spiriti! Perché non sto mai zitto?-
Ma lei lo aveva ignorato, perché stava già formulando la sua personale risposta a quel discorso.


E allora chi era Lenore Shepard? Era un essere organico o sintetico?
Ciò che sapeva del Progetto Lazarus era sommario e indicativo: le erano stati impiantati degli organismi cibernetici per permettere il funzionamento degli organi e la ricostruzione totale dei tessuti. Ma non le era stato spiegato come effettivamente la vita l'avesse di nuovo ispirata.
Il suo cuore aveva smesso di battere, il suo cervello di funzionare, i polmoni di raccogliere l'aria... ma come si può tornare alla vita? È davvero possibile ricostruire le dinamiche interne delle singole componenti di un comportamento emergente?
E con questi interrogativi torniamo al tempo presente.
Shepard, seduta ancora con la testa fra le mani, continuava ad osservare le informazioni raccolte nelle ore precedenti a proposito di medicina legale, funzionamento del sistema cardiovascolare, vita, morte. Le osservava attentamente senza capirle, mentre fluttuavano davanti a lei sotto forma di diverse proiezioni olografiche sopra il terminale.
Chi diavolo era questa Lenore Shepard se non la protagonista ufficiale di un orribile incubo dal quale non riusciva a svegliarsi?


 

"Cosparso di fiori appassiti da tempo,
privati del loro fioritura mortale.
Da solo in una stanza buia,
il Conte
Bela Lugosi è morto, immortale.”
(“Bela Lugosi Is Dead” - Bauhaus, 1979)

   
 
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