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Autore: Antilla    26/02/2013    4 recensioni
Perchè sì, ci sono anche le storie in cui l'amore non salta fuori all'improvviso, le storie in cui si nasconde e bisogna cercarlo, le storie che non pensi mai potessero nascere e poi ti ci ritrovi dentro, senza sapere come. Ci sono persone che credevi mezze estranee, ma che poi scopri essere l'altra metà di te.
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Dal primo capitolo:
So che ve lo state chiedendo.
E la risposta è sì.
Lo abbiamo ignorato.
Abbiamo ignorato la nostra alchimia, la nostra naturale complicità, la nostra inspiegabile, ma estremamente intonata, armonia.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Just look at me
Epilogo 
 

Stamattina, stranamente, sono il primo ad aprire gli occhi: Kurt sta ancora dormendo beatamente con il naso affondato nel mio collo e una mano sul mio basso ventre.
Riesco a sottrarmi alla sua morsa con alcune difficoltà, ma senza svegliarlo.
 
È sabato e potremmo rimanere a letto fino a tardi, ma vista la nostra vita abbastanza frenetica, ci piace approfittare dei weekend per stare insieme, coccolarci e andare al parco… qualche volta anche a fare shopping, devo ammetterlo.
Durante la settimana siamo entrambi molto impegnati sia con la scuola che col lavoro.
Non abbiamo mai chiesto ai nostri genitori di aiutarci economicamente e, fin dalla nostra prima estate qui, ci siamo rimboccati le maniche per mantenerci, sfruttando nel frattempo i risparmi del liceo.
 
Ho già un programma per oggi; in realtà ce l’ho da qualche settimana, da quando Rachel mi ha chiamato e mi ha chiesto di organizzare una sorpresa a Kurt. Non si vedono da un po’ e lei e Finn sono ansiosi di rivederlo. Atterreranno qui all’una o poco più e ci raggiungeranno direttamente nel ristorantino in cui ho intenzione di pranzare con Kurt, quello di cui ci siamo innamorati appena arrivati qui dall’Ohio.
Proverò invano di far finta di non sapere nulla, di essere sorpreso quanto lui, ma so già che durerà poco e che mi fulminerà con lo sguardo prima che io riesca ad aprir bocca.
 
Prima dell’incontro, però, voglio preparargli la colazione e andare a fare un giro a Central Park con Lady, la cagnolina che ha dormito nella cuccetta accanto al nostro letto e che ora scodinzola felice tra i miei piedi, rischiando più volte di farmi scadere, come se sapesse già che usciremo insieme e che potrà farsi una bella corsetta. Quando arrivo in cucina mi fiondo sui croccantini e le riempio la ciotola in fretta per evitare che abbai. Potrebbe svegliare Kurt ed io voglio che dormi ancora un po’, almeno fino a quando la colazione non sarà pronta.
 
Nonostante non mi ci metta spesso, ai fornelli non sono poi così male e i miei pancakes al cioccolato fanno impazzire Kurt, benché glieli propini da anni ormai.
Quando il cappuccino è pronto, mi cimento in una decorazione con il cacao: il risultato è un cumulo senza forma – niente a che vedere con quello che mi fa lui – che non fa altro che sporcare la schiuma soffice e perfettamente bianca.
 
Apparecchiato il tavolo alla buona – sono il peggior gay del mondo, lascio Lady a sgranocchiare i suoi croccantini e torno in camera. Mi sdraio, con lo stomaco rivolto verso in basso, sopra le coperte accanto a Kurt e gli accarezzo i capelli e le orecchie: è il modo più dolce, veloce e, per me, divertente che esista di svegliarlo. Soffre il solletico terribilmente e le orecchie sono in assoluto la sua parte più sensibile.
Inizia a ridacchiare nel sonno e cerca di spostare la mia mano con la sua, ignorando la lentezza dei suoi movimenti.
 
“Kurt, alzati, ho preparato la colazione!” mormoro con le labbra sulla sua guancia.
Affonda la testa contro il cuscino e sfrega il naso contro la federa. Ci vuole qualche minuto prima che trovi il coraggio di tirarsi su e di venire con me in cucina: non lo fa coi suoi piedi, ma avvinghiato alla mia schiena.
“Buongiorno e grazie per il passaggio.” sussurra, scendendo e rabbrividendo per il contatto dei piedi nudi con il parquet freddo. Butta un occhio su Lady, adesso intenta a giocherellare e mordere un mio vecchio peluche, e poi si accomoda, leccandosi le labbra con l’acquolina mentre fissa il suo piatto.
“Sono ogni volta più buone!” si complimenta, dopo aver gustato ogni singola goccia di cioccolato fuso, mentre io continuo a prendere cucchiaiate di cereali e a fissarlo.
 
Poco dopo l’acqua del lavandino del bagno che scorre e che uso per lavare via i residui di schiuma da barba, si confonde con quella che scorre nella doccia dietro di me e che lava via Kurt le ultime briciole di sonno.
 
Riusciamo a uscire di casa solo due ore dopo: non abbiamo messo molto a prepararci, benché Kurt si sia cambiato la camicia tre volte, ma ci piace fare l’amore con calma e a lungo.
I primi tempi, quand’eravamo ancora a Lima, era decisamente tutto più forte, ovviamente intendo nell’aspetto fisico: ci attiravamo come calamite e finivamo per scontrarci, quasi aggressivi, e per strapparci i vestiti di dosso.
Col tempo, la passione è rimasta la stessa, così come l’intensità dei nostri sentimenti, che sono probabilmente anche cresciuti; ora sappiamo essere più calmi, più attenti ai bisogni dell’altro e di noi come coppia. È come se con il tempo avesse acquistato sempre più significato, sempre più valore.
 
In metro Kurt tiene Lady in braccio e la lascia scendere solo quando siamo di nuovo in strada.
Lei l’abbiamo trovata più di un anno fa sotto la statua di Balto, qui a Central Park, ed era ridotta parecchio male. Il veterinario da cui l’abbiamo portata ipotizzò fosse stata picchiata. Suppongo sia per questo che Kurt la tratti  come una vera e propria principessa: credo riveda in lei se stesso.
Nel corso degli anni molte persone hanno lasciato Kurt indietro, l’hanno abbandonato e io, purtroppo, non sono riuscito a fare più di tanto per attenuare il suo dolore.
È convinto che anche Lady sia stata abbandonata e crede sia giusto, cito testualmente, “che qualcuno si prenda cura di lei come Blaine ha fatto con me”.
 
Ogni volta che lo dice è una fitta al cuore.
Ogni volta che mi ringrazia per averlo salvato è persino peggio.
Quando poi mi dice che sono il suo eroe perdo i sensi.
 
Io non sono certo di esserlo, non so nemmeno se ho fatto sul serio qualcosa per lui, qualcosa degno di nota.
Mi sono ritrovato sulla sua strada, che poi è diventata la nostra, e l’ho amata così tanto da non volerla lasciare mai. Mi sono comportato come sentivo fosse giusto per me, seguendo quello credevo fosse, era ed è, il mio destino. Nulla di pianificato, nulla di studiato o intenzionalmente voluto.
La naturalezza è stata la madre di ogni singolo sguardo, di ogni singolo gesto, di ogni singolo bacio.
Mi sono innamorato di lui.
 
Semplicemente, guardandolo.
 
 


Angeletto di Pè.
Mi scuso per non essermi fatta viva il capitolo scorso. Ma avevo tanta fretta e tanta paura di non riuscire a pubblicare in tempo.
Ebbene sì, la storia finisce qui e io non so come ringraziarvi.
Ci siete stati sempre e mi avete dato la forza di continuare.
Grazie a tutti davvero. *si asciuga la lacrimuccia*
Non so cosa altro dire ma so che vi risponderò qualsiasi cosa voi mi chiediate.
Grazie davvero di cuore.

Petronilla

  
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