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Autore: StefanoJoey    27/02/2013    1 recensioni
Violenza, illegalità e corruzione riempiono le strade della città di GrandHeaven, dove scorrono fiumi di champagne e sangue. L'ordine è mantenuto dalla Big Heart Corporation, i cui membri sono giovani super-eroi adulati come Dei dai cittadini della metropoli.
Ma la vita a GrandHeaven insegna che non c'è spazio per gli Dei.
Il giovane Anthony lo scoprirà sacrificando i suoi stessi sogni.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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7 Gennaio 1983
Festa Nazionale, anniversario della Nascita Della Corporazione.
La grande Piazza Centrale di GrandHeaven è colma di gente, tutti ammassati come capi di bestiame sotto la neve leggera, stringendosi nei cappotti cercando di ignorare il freddo penetrante.
Non si poteva lamentarsi. Non quel giorno.
Tutti dovevano essere felici per il Trentottesimo compleanno della Corporazione.
I nostri paladini. I nostri salvatori. Alla strenua degli Dei più Perfetti.
Mi maledico per non essermi portato un cappello, sento ogni fiocco di neve che cade sulla mia testa rasata e dopo un po' mi stanco di passarci sopra la mano per pulirla e lascio che i fiocchi ci si posino tranquilli, in attesa di sentirli sciogliersi al mio calore corporeo.
Intorno a me la gente è felice, e questo rende felice anche me poiché è raro sentire tante risate in città. Un bambino finisce con lo sbattere contro le mie gambe, distratto nella sua corsa, e finisce per terra, emettendo un'acuta risata che mi contagia. Lo aiuto a rialzarsi e noto che porta una mascherina nera intorno agli occhi e i capelli sono stati spruzzati con una bomboletta rosa.
  -Mi scusi signore- mi dice sempre sorridendomi.
  -Tranquillo- dico - Ti sei fatto male?
Lui scuote la testa e ride. Dalla folla appaiono altri due bambini: una femmina con addosso una scapigliata parrucca rosso fuoco troppo lunga per lei e un altro maschietto con la faccia dipinta di nero e la giacca imbottita per imitare una muscolatura poderosa. Capisco subito il gioco, e cerco di assecondarli.
  -Un momento. Ma voi.... non ci posso credere!- mi fingo sorpreso.
Sui volti dei tre bambini si dipingono grandi sorrisi.
  -Siete i Ragazzi della Corporazione!- esclamo mettendomi una mano sulla fronte, forse troppo drammaticamente, cercando di trattenermi dal ridere alla vista dei volti eccitatissimi dei bambini.
  -Si!- urla il bambino con i capelli rosa -Siamo Spettro, Robyn e Ares... tremate!- e infine alza un pugno al cielo in segno di vittoria.
  -Beh, miei eroi, apprestatevi a tornare nella Torre o farete ritardo per la cerimonia.
  -Ha ragione!- esclama la bambina e tutti e tre si allontanano ridendo.
Il bambino con i capelli rosa mi guarda sorridente fino a scomparire tra la folla.
Mi rialzo sorridendo e le mie ginocchia urlano di dolore per la posizione a cui le ho costrette, aggravate dal freddo.
Alzo gli occhi per guardare la cima della Aftower, la grande torre che guarda su tutta la piazza, dove il grande balcone degli uffici del Sindaco è già pieno di persone in abiti eleganti che sorseggiano Champagne ridendo, attendendo insieme a noi cittadini comuni il grande evento.
La Aftower è l'esempio perfetto della ricchezza sfrenata che i più adagiati tengono solo per se, a GrndHeaven, mentre i più poveri vivono  in condizioni terribili: i suoi 87 piani la rendono l'edificio più alto della città, è formata da tre corpi, il principale è posizionato in mezzo agli altri due e si innalza maggiormente; il colore della torre è rosso amaranto alla base, sfuma al nero verso il centro e termina con la punta dorata, tutta composta di specchi. La cosa pazzesca della Aftower è che è un edificio principalmente adibito all'abitazione, con l'unica eccezione che in cima, adiacente all'abitazione del Sindaco, ci sono i suoi uffici.
Intento come sono ad ammirare l'architettura della torre non mi sono accorto che gli altoparlanti posizionati in tutta la piazza hanno iniziato ad emettere un suono cupo che sembra essere prodotto da un organo. L'elettricità nell'aria aumenta e le persone iniziano ad essere più rumorose, alzando le braccia al cielo pensando di essere visti.
La musica aumenta gradualmente di tonalità e di volume, le persone iniziando a spingere e a stringersi e tutti i riflettori sono puntati sulla grande balconata.
Infine la musica esplode in un connubio di archi, piatti, arpe, fiati e l'organo squillante e i tre Ragazzi della Corporazione appaiono sulla balconata. A stento riesco a trattenere un gemito e sento un brivido lungo la spina dorsale.
Sono bellissimi. Tutti e tre sfolgoranti e maestosi.
A sinistra c'è Ares: il più alto dei tre, la carnagione scura ma brillante, il fisico muscoloso sembra non starci nell'abito elegante mentre alza la mano destra in segno di saluto, sorridendo leggermente, gli occhi coperti dalla sua mascherina.
A destra c'è Robyn: alta quasi come Ares (probabilmente con l'ausilio di tacchi vertiginosi), indossa un abito nero senza maniche e le bianche spalle sono coperte da una pelliccia del colore della neve; i suoi lunghi capelli di fuoco sono raccolti in una pettinatura alta, ornata con una grossa spilla di diamanti. Manda eleganti baci con la mano guantata e i suoi sguardi sembrano intrisi di fascino nonostante la maschera.
Infine, tra Ares e Robyn, c'è Spettro: nonostante sia alto, tra Ares e Robyn appare come il più basso, il fisico asciutto, indossa una giacca nera fatta con una stoffa lucida, bordata di pelliccia nera per proteggersi dal freddo, il volto perfettamente ovale, con la sua pelle color avorio, spicca in mezzo a tutto quel nero come una perla, sorride gentile e saluta con la mano coperta da un guanto di pelle, i suoi capelli sono acconciati nella sua tipica pettinatura leggermente retrò, tinti di rosa. Anche lui indossa una mascherina.
Di nuovo distratto non mi sono accorto che la folla è esplosa in un ruggito quando i Tre sono apparsi, qualcuno è scoppiato a piangere, sicuramente qualcuno è svenuto.
Nonostante trovi tutto questo un'esagerazione posso capirlo: la Big Heart Corporation (da tutti chiama solo 'Corporazione') provvede alla sicurezza di GrandHeaven da quasi quarant'anni e, nonostante la città non sia più sicura di allora, molte cose sono migliorate, e la gente ha cominciato a fidarsi nonostante i morti, le sparizioni, gli incendi e le rapine.
  -Buona Sera GrandHeaven- la voce calda e vellutata di Spettro irrompe dagli altoparlanti, smorzando la musica, e la folla esplode in un nuovo ruggito, forse più poderoso del primo.
Spettro ride compiaciuto nel sottile microfono che ha davanti e sento una voce femminile urlare "Ti amo!" da qualche parte. La mia vista si sta stancando per lo sforzo di guardare i Tre direttamente sulla balconata, quindi mi giro verso sinistra e mi godo lo spettacolo da uno dei megaschermi posizionati lungo il perimetro della piazza, puntati sul trio.
Approfittando dei rumori della massa, Ares bisbiglia qualcosa all'orecchio di Spettro, suscitando il suo divertimento.
Quando la folla si calma, il giovane riprende.
  -E' un immenso piacere per noi vedervi tanto numerosi, sentire il vostro sostegno sulla nostra pelle e percependo il vostro amore nei nostri cuori-
Fa una pausa e, per la terza volta, la folla esplode.
Io rimango silenzioso, fissando il bel volto di Spettro sul megaschermo: nonostante Robyn sia quella bella dei tre, lui è l'emblema della bellezza maschile e del fascino derivante dalla'aura di mistero che gli aleggia intorno.
  -Trentotto anni sono passati- continua -Trentotto anni di sforzi continui per riportare la nostra bella città allo splendore di una volta, uno splendore che, ahimè, io non ho vissuto e che più nessuno ricorda.
Prende un respiro e per alcuni secondi l'unico rumore che si sente è il vento che ulula.
  -E qui, stasera, davanti a voi, onesti cittadini: io, Robyn e Ares- i tre si prendono per mano - vi promettiamo che metteremo anima e corpo perché tra altri trentotto anni GrandHeaven possa ritornare a splendere come all'origine, ve lo promettiamo sul Sangue e sullo Spirito. Grazie.
La folla esplode di nuovo, se è possibile ancora più fragorosamente delle precedenti volte.
  -SUL SANGUE E SULLO SPIRITO!
Tra il frastuono, Spettro, Robyn e Ares salutano la folla sorridendo e infine spariscono alla vista dei cittadini, tornando all'interno della Torre.
A questo punto la festa è finita.
Ci sarebbero ancora molti discorsi, come quello del Sindaco e quello del Capo dei Gestori dell'Ordine, la squadra a base del sistema d'Ordine della città, e quella del Capo della Sezione Investigativa, ma a pochi importa, quindi in pochi minuti la piazza si svuota.
Aspetto che la piazza si sia liberata quasi del tutto prima di fare dietro-front e dirigermi verso casa.
Abito parecchio distante dalla Piazza Centrale quindi devo camminare un bel po' sotto la neve per arrivare alla prima entrata per la Metropolitana che trovo; una volta dentro mi tolgo la neve dai vestiti (e dalla testa) ed entro nel primo treno che so mi porterà a casa: è deserto, eccezion fatta per due Gestori dell'Ordine con le loro divise bianche immacolate e un barbone che dorme su dei sedili.
Quando la voce gracchiante esce dall'altoparlante annunciando l'arrivo nel mio quartieri mi posiziono davanti alla porta, cercando di guardare il meno possibile i due Gestori: non c'è da fidarsi.
Effettivamente loro dovrebbero essere coloro che aiutano la gente comune, quella troppo povera per permettersi un Agente Investigativo, quella che non poteva neanche sognare di poter farsi risolvere i problemi dalla Corporazione; e invece era proprio da loro che la gente scappava. I Gestori approfittavano della loro posizione, nemmeno fosse granché, per soddisfare i loro vizi: entravano nei locali, abbuffandosi e ubriacandosi senza sganciare un soldo, prendevano giovani ragazzine (e ragazzini) per le strade e le stupravano nei vicoli, lasciandole a piangere nelle pozzanghere per andare in giro a vantarsene.
Erano mostri, sporchi bastardi che non meritavano di vivere, figurarsi di ricoprire una carica civica.
Il problema è che non si poteva fare nemmeno qualcosa per punirli: i pochi che avevano cercato di opporre resistenza erano stati uccisi, massacrati di manganellate o uccisi con un colpo in testa, mentre quelli che avevano denunciato i Gestori si era visti ridere in faccia per poi tornare a casa e finire uccisi da colore che avevano denunciato.
Quindi la gente cercava di starsene zitta.
Si cercava di consolare chi era stato maltrattato e di passare sopra alle ingiustizie, sforzandosi di far scivolare tutto nell'ombra il prima possibile.
Che schifo.
Quando le porte del treno si aprono sguscio via dal binario il più velocemente possibile, salgo di fretta le scale sperando di non scivolare.
Quando esco dalla Metropolitana l'aria fredda mi investe e mi entra in gola, provocandomi un colpo di tosse. Ha smesso di nevicare, segno che la temperatura potrà solo scendere.
Mi stringo nel cappotto e mi avvio verso casa, dovrò camminare per un po' e guardando l'orologio so che Zio Reed sarà ancora sveglio per aspettarmi, e per rimproverarmi, ovvio.
Lui odia la Corporazione, pensa che i veri eroi sono quelli che si spaccano la schiena per mantenere la famiglia, non quelli che vivono nel lusso e che una volta al mese "si mettono a fare le piroette in tutina nera davanti al primo pazzo che arriva". Rido al pensiero di lui che lo dice.
Mentre cammino sul marciapiede una coppia di ragazzi mi passa di fianco e uno di loro mi da una spallata, decisamente di proposito.
  -Stai attento a dove cammini finocchio!- urla allontanandosi, mentre il suo amico se la ride.
Wow.
Con tutto quello che succede la gente ha ancora voglia di fare l'idiota.
Da ammirare.
Quando arrivo a casa è quasi l'una, salgo le scale coperte di neve e apro il portone, una volta dentro sbatto i piedi sullo zerbino e salgo le scale due gradini alla volta fino ad arrivare al quinto piano dove, in un piccolo appartamento, abito con mia madre Hilary e i miei zii paterni, Reed e Susan.
Apro la porta e, una volta dentro, rimetto le chiavi nella tasca del cappotto e lo appendo.
  -Ben tornato- la voce di mio zio Reed, nonostante bassa per non svegliare nessuno, arriva chiara e diretta dal salotto, dove la luce è ancora accesa.
Mi dirigo in salotto e lo trovo li, seduto sulla sua solita sedia: la camicia in ordine, così come il maglioncino azzurro, i folti capelli grigi ben pettinati, i baffi tagliati alla perfezione e gli occhiali puliti sul grosso naso.
  -Abbiamo fatto tardi eh- dice alzando gli occhi dal libro che ha in mano.
  -Eh già- risponde colpevole, ma sorridendo.
  -Almeno.... erano vestiti bene?- chiede serio.
  -Divinamente- ammetto scherzoso.
  -Il ragazzino ha ancora i capelli rosa?- chiude il libro e mi guarda.
  -Si.
  -E la ragazza ha ancora quei due bei seni?
  -Si zio.
  -Ti sei fatto avanti con lei?
Resto in silenzio, so che è uno scherzo ma una parte del mio cervello pensa sia serio.
Dopo una pausa che sembra interminabile zio Reed scoppia nella sua fragorosa risata, resa un po' rauca dal suo fumar sigari.
Rido anche io.
  -Vai a dormire va. E metti sul termosifone quei vestiti bagnati.
  -Va bene. Buona notte zio.
  -Buona notte Anthony.
Mi dirigo nel piccolo bagno, mi tolgo le scarpe, le calze, mi sfilo i pantaloni e li metto sul piccolo calorifero con la vernice scrostata, mi tolgo il maglione (scoprendo due nuovi buchi) e poi la maglia (dove i buchi non si contano già più), mettendoli entrambi sul calorifero.
Resto in mutande e canottiera, apro l'acqua calda e mi sciacquo la faccia nel piccolo lavandino, guardandomi poi allo specchio macchiato che sta sopra il lavandino.
Sembro un po' un rottame.
La mia mascella squadrata è coperta da un'ispida barba e tra i peli castani se ne scorgono alcuni rossicci, altri bianchi, ho le labbra spaccate dal freddo e i miei occhi grigi sono cerchiati da occhiaie.
Mi passo una mano sulla testa, godendo della sensazione dei capelli rasati sulla mano, e mi controllo la ferita che ho sulla sommità della fronte, quella che mi sono fatto aggiustando i fornelli: sta guarendo.
Scosso dai brividi spengo il rubinetto e mi asciugo la faccia con la canottiera.
Correndo esco dal bagno e mi rifugio in camera mia, patendo ogni passo sulle piastrelle fredde; in fretta e furia mi rifugio sotto le coperte del letto che mia madre mi ha già fatto trovare pronto. Quella donna è una santa, nonostante tutto. Mi sdraio sul lato destro, fissando l'unico poster appeso in camera mia.
Perché nonostante tutto, nonostante la povertà della mia famiglia, nonostante le scarsissime possibilità che questa città mi offriva, nonostante l'ingiustizia degli esseri umani, nessuno mi impediva di sognare.
E allora eccoli li: Ares, Spettro e Robyn, raffigurati come dei in un poster che presi alla loro Cerimonia di Nomina, tre anni prima, sovrastati dal simbolo della Corporazione, un grosso cuore rosso circondato da una corona di spine.
Sospirando chiusi gli occhi, e mi immaginai in mezzo a loro, per tutta la notte.

Ciao a tutti
Sono Stefano, di solito ho mille storie che mi ronzano per la testa ma non so mai cosa farne e quindi le lascio li.
Ho pensato che EFP fosse una bella idea per non condannarle tutte all'oblio.
Questa è la prima, nonostante non sono ancora entrato nel vivo della storia spero vi piaccia e che continuiate a leggere anche il resto.
Besos

  
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