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Autore: daemonlord89    27/02/2013    1 recensioni
Due anni dopo gli avvenimenti di Landam, Kemoria è sconvolta dalla guerra civile. I Petali Neri si sono sciolti e i ribelli hanno quasi preso il controllo della capitale. Il governo, però, non può accettare questa situazione; ha un piano che non può fallire. Ma deve sbrigarsi ad attuarlo, perché la Maschera sta per essere distrutta...
[Secondo capitolo della trilogia, il primo è Eredità di sangue]
Genere: Avventura, Guerra, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La trilogia dell'Angelo Nero '
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CAPITOLO QUARTO
-Il Karshim-

 

---Ospedale di Makrath---

Tallag camminava nervosamente. Nel delirio della paura, amplificato dall'erba Sheress, aveva ben chiara solo una cosa: nessun ribelle avrebbe dovuto accedere alla stanza sotterranea segreta. Quando era stato scelto come capitano del contingente a guardia dell'ospedale, quella era la prima direttiva che gli era stata data. Non sapeva nemmeno di cosa si trattasse, che cosa quelle porte celassero, ma le avrebbe difese strenuamente. Aveva portato con sé tre uomini ed erano scesi al livello più basso della struttura. Davanti a loro, una porta in pietra a due battenti, alta più di tre metri, nascondeva qualcosa di oscuro e caro ai reggenti di Kemoria. La doppia porta recava un grande simbolo, in rilievo; una linea partiva da una base a sinistra, per formare un'asola quasi immediatamente sopra e terminare allo stesso livello, ma a destra. All'interno dell'asola, perfettamente al centro, c'era una sfera perfetta. Il tutto era coronato da quattro linee curve, piccole, all'altezza dell'incrocio dei due tratti.
Tallag conosceva quel simbolo, ne aveva sentito parlare e aveva anche letto qualcosa in un libro della biblioteca di suo padre, perciò non aveva dubbi sull'importanza della sala segreta.
Il Karshim, pensò, mentre lo guardava.
Il simbolo più antico di Reevan.

“Allora, dove sono le vostre provviste?”
Hayst stava interrogando una guardia, che avevano catturato e portato in una delle stanze che in tempi di pace avrebbero accolto i pazienti. Ora, naturalmente era vuota: i letti non avevano nemmeno il materasso e si riducevano a basi in legno, tutte perfettamente uguali. L'uomo era legato e tenuto sotto tiro da Geral, che ogni tanto faceva saltare la mazza ferrata, per ricordare alla guardia che non le sarebbe convenuto gridare.
“Non potete farci questo! Le provviste ci servono!”
“Così come servono a noi. Che cosa strana, eh, la guerra?”
“Senza di esse saremo...”
Costretti ad arrendervi.” terminò Hayst per lui “Non vogliamo farvi morire di fame, solo accelerare il corso degli eventi. Guardati intorno, ragazzo. La guerra dura da due anni, la capitale è devastata. Ha senso continuare a combattere? Dovete arrendervi, siete in svantaggio, non prolungate inutilmente le vostre sofferenze.”
Le sue parole sembrarono colpire il giovane legato, che abbassò gli occhi.
“Dicci dove sono le provviste, e la guerra finirà in fretta. Anzi, ti dirò di più: unisciti alla nostra causa.”
“Io...”
Seguì un silenzio pressoché totale, rotto solamente da fruscii e schiocchi del legno.
“Dall'altra parte del cortile.” spiegò il soldato “Attraversate il porticato e troverete una colonna con disegnata, piccola, la bandiera di Kemoria. La potete spostare, dietro c'è una porta che conduce al magazzino.”
“Ottimo.” annuì Hayst “E l'altra proposta? L'accetti?”
“No.”
“Come preferisci. Franc, rimettigli il bavaglio.”
La guardia si dimenò per un poco, ma alla fine si arrese e lasciò fare al ribelle. Lo lasciarono lì, in attesa dell'arrivo di un compagno che lo trovasse.

Il cortile era molto grande, ma del tutto sguarnito. A quanto pareva, il comandante dell'esercito di Makrath aveva chiamato fuori i soldati rimasti nell'edificio, per tenere testa all'assalto di Rhiz Gordon. Era esattamente ciò che Hayst M'auget voleva. L'ex-Guardiano ordinò ai compagni di dividersi e perlustrare in silenzio la corte, per accertarsi di essere soli. La prudenza non era mai troppa, ma quando si ritrovarono dall'altro lato, nessuno aveva niente da riferire.
L'unica cosa che avevano visto era un grande pozzo e un affresco lungo tutta la parete destra, che raffigurava una scelta svoltasi proprio in quel cortile, una benedizione dei malati da parte di un chierico.
La colonna che la guardia aveva descritto si muoveva davvero. Con un po' di fatica, Geral e Hayst riuscirono a spostarla, rivelando la porta celata dietro di essa. Thalia si concentrò per scassinarla con la magia. Dopo un sonoro click, l'uscio si aprì sul magazzino.

Ovunque erano stipate provviste, alimentari e mediche, organizzate su diversi scaffali enormi. C'era davvero di che sfamare un reggimento, lì dentro.
“Come cazzo facciamo a prenderle tutte?” chiese Geral, a bocca aperta.
“Eh, eh.” ridacchiò Franc.
“Cosa? Cosa cazzo hai da ridere?”
“Ehi, calmati. Rido perché non è un problema la quantità di roba.”
“Mmm?”
“Guarda qui.” estrasse una borsa di cuoio, ripiegata su se stessa, da una tasca dei pantaloni.
“La magia” spiegò “compie miracoli. Questa fusciacca è, nonostante l'apparenza, senza fondo.”
“Cosa?”
“Sì, praticamente viene sfruttato il principio secondo il quale...”
“Sì, sì. Non capirei niente neanche se me lo spiegassi cento volte! Fa vedere un po'!”
Con un sorriso, il giovane mago prese un grosso prosciutto e lo fece passare dalla stretta apertura della borsa. Questa riuscì a contenerlo tutto, senza modificare le sue dimensioni o il suo peso. Hayst fu sorpreso quanto Geral, e Thalia godette un po' del loro stupore. Franc si fermò un attimo, giusto il tempo di ammirare il sorriso dell'amica, alla cui bellezza non si sarebbe mai abituato realmente, per poi continuare e far sparire nella borsa magica il resto delle provviste.
Uscirono e fecero per andarsene, quando Thalia li fermò.
“Aspettate, guardate lì.”

La ragazza aveva indicato il grande affresco.
“Cosa c'è?” domandò Hayst, cercando di capire.
“La mano del chierico.”
“Sta benedicendo...”
“L'altra mano.”
Controllando con più attenzione, si accorsero tutti di un particolare che a prima vista era passato inosservato. La mano che il chierico non usava per benedire, seminascosta dalla tunica, aveva il dito puntato verso il pozzo.
“Credete voglia dire qualcosa?”
“Non saprei, mi sembra strano un particolare del genere, però...”
“Stiamo perdendo tempo.” sentenziò Geral.
“E se invece è qualcosa di importante? Se il pozzo cela un mistero?” ipotizzò Franc.
“Vediamo. Ma facciamo in fretta, Rhiz starà avendo il suo bel da fare. Non facciamolo attendere troppo.”
Si avvicinarono al pozzo e guardarono al suo interno. Era asciutto e nell'oscurità, ad Hayst sembrò di vedere qualcosa si particolare, come se il fondo non fosse chiuso, ma si aprisse in realtà su un corridoio.
Prese una moneta per verificare, e la lasciò cadere in modo che rimbalzasse contro la parete, per entrare nel supposto corridoio. Il tintinnio confermò i suoi sospetti, allontanandosi sotto di loro.
“C'è un corridoio.”
“Wow, e come scendiamo?” chiese Geral, scettico.
“Con le scale.” Hayst indico dei pioli in ferro piantati nella pietra, che conducevano verso il fondo.
“Stiamo davvero per entrare in un cazzo di pozzo, senza sapere nemmeno se c'è davvero qualcosa da trovare?”
“Dobbiamo considerare ogni possibilità. Ogni scoperta potrebbe rappresentare un vantaggio per i ribelli.” spiegò il generale.
“Uff. E va bene!”
Thalia e Franc erano entusiasti, a differenza del grosso guerriero. Furono i primi a mettere piede sulla scala.

   
 
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