BRIGHT HEARTS
Il nuovo potere dei Digimon Tamers
Capitolo 2
Almeno una ventina, o forse più, di uomini e di donne in tuta bianca, vociferava per un’ ampia sala ricca di computer e apparecchiature scientifiche, chi impegnato con queste ultime, chi mostrando tabulati ai colleghi.
Un
folto gruppetto di persone, invece, era impegnato ad osservare qualcosa tenuto
accuratamente sotto vetro.
-
Qualcuno
ha capito di cosa si tratta?
La
voce che aveva appena pronunciato questa domanda apparteneva a una giovane
donna dai capelli tagliati in uno sbarazzino caschetto dorato, che distolse lo
sguardo dall’ oggetto in questione per rivolgerlo ansioso alla collega che le
stava accanto.
Lei
attese un po’, poi si tolse i grandi
occhiali infrarossi e la guardò:
-
Non
ne ho la minima idea…- sospirò, stancamente- Sono inavvicinabili per un’ esame accurato… L’ unica cosa certa è che
provengono dalla rete digitale…
-
Ma
allora…- osservò l’ amica, timidamente- E’ probabile che provengano da…
-
Digiwordl.-
concluse Reyca Ootori (avevate capito
che era lei, no?^^ nda)- Lo so.
Ci
fu una pausa.
-
Avete
avvisato il signor Wong e gli altri pioneri digitali?- chiese la bionda a voce
bassa, come se le mancasse il coraggio.
Reyka
scosse la testa.
-
Yamachi…
che ne pensa?
-
E’
convinto che ci sia un motivo ben
definito se sono arrivate qui nel mondo reale, ma prima di mettere in allarme
Wong e gli altri vuole essere sicuro che sia davvero necessario. Preferiamo non
coinvolgerli di nuovo negli affari di nostra responsabilità.
-
E
i ragazzi? Pensate che debbano essere avvisati?
Reyca
attese un po’, prima di rispondere:
-
Forse…-
sospirò, infine- Ma per il momento lasciamoli tranquilli… Strapparli di nuovo
alla loro vita spensierata, dopo tutto quello che hanno passato, sarebbe troppo
crudele.
*****
“Non riesco davvero a capire…” Ryo passeggiava cupo per la strada deserta, con la cartella gettata di traverso sulla spalla “Perché si comporta così con me? Con Henry e Takato non fa così… Takato qualche volta la fa arrabbiare, è vero, ma non è la stesso. Con me è sempre arrabbiata! Va in bestia non appena mi vede, anzi, forse persino prima!”
Sospirò,
e si passò una mano tra i capelli castani, alzando gli occhi blu al cielo
limpido.
Era
una bella giornata, senza nemmeno una nuvola; il cielo color pervinca intenso,
e le stelle luminose come non mai.
Stelle?
In pieno giorno?
Ryo
strizzò gli occhi e li schermò con una
mano , socchiudendoli, mentre scrutava più attentamente il cielo.
C’
era una stella. Una stella luminosissima, proprio accanto al sole. Che strano…
Ma
un attimo… Non era possibile…
Si
stava muovendo?!…
Ryo
spalancò gli occhi, pietrificato, mentre la “stella” si ingrandiva sempre di
più in tutto il suo fosco splendore, dirigendosi proprio su di lui. Si
guardò disperatamente intorno alla
ricerca di un rifugio, ma non ce n’erano, perciò, in mancanza di meglio, si
gettò a terra proteggendosi la testa
con le mani.
Un
attimo dopo, avvertì una stranissima sensazione, come se il suo intero corpo
galleggiasse. Sembrava che l’ aria fosse diventata tutt’ aduntratto più calda…
Durò
solo pochi secondi, in cui la luce
intorno a lui aumentò notevolmente; poi, bagliore e calore svanirono.
Ryo
rimase ancora per qualche secondo sdraiato immobile, stordito.
Poi
si alzò a fatica e si guardò intorno con aria un po’ stupida.
Non
sembrava fosse successo nulla.
Confuso,
alzò gli occhi al cielo, ma anche quello era tornato normale: niente più stelle
abbaglianti, né niente.
Niente
di niente.
Avvertì
un improvviso prurito al dorso della mano destra e, istintivamente, se la
grattò con l’ altra.
Con
sua grande sorpresa, le sue dita si scontrarono con una superficia liscia,
fredda e… stranamente sferica.
Alzò
di scattò la mano e osservò, sgomento, ciò che era appena apparso sul suo
dorso: una gemma rotonda, liscia… di un luminoso colore nero.
*****
- Ciao Takato! Ci vediamo domani!- esclamò Henry, varcando la soglia di casa.
-
Sì,
va bene. A domani!
Henry
chiuse la porta con un sospiro stanco:
“E
anche questa giornata è finita! Non vedo l’ ora di togliermi questa divisa!..”
Sbuffando,
il ragazzo si tolse le scarpe e cominciò a slacciarsi la cravatta, entrando in
cucina.
Ben
in vista sul frigorifero, era attaccato un foglio giallo spiegazzato, su cui
spiccava una calligrafia disordinata
che Henry riconobbe per quella di sua madre.
-
“Ho
portato Suzie dal medico. Tua sorella è venuta con noi. Papà è a una riunione
di lavoro. La tua cena è in frigo e
blabla…”- lesse, con voce annoiata.
Sospirando
per la terza volta, abbandonò il foglio sul tavolo e uscì dalla cucina, per
andare a gettarsi sul letto in camera sua.
“Che
noia! Oggi non ho neanche lezione di arti marziali…” si sollevò coi gomiti sul
letto e lanciò un’ occhiata curiosa al computer “Chissà se è arrivata
qualche e-mail… Vale la pena controllare…”
Si
alzò senza troppa fretta e andò ad accendere il computer:
“Ok,
vediamo… Clicchete e connetti…”
Per
un breve istante, lo schermo mostrò la solita casella di posta; poi…
ERROR ERROR ERROR
“Cosa succede?” pensò Henry,
premendo due tasti per interrompere l’ operazione.
Fu
un errore.
Non
appena toccò la tastiera, le finestre “ERROR” si dissolsero in minuscoli
puntini, lasciando il posto a una luce bianca accesa e fluorescente, quasi
inquietante, che invase tutta la stanza.
-
Ma
che diavolo…?- boccheggiò Henry, incrociando le braccia davanti al viso per
proteggersi dalla luce abbagliante.
Sentì
gli occhi bruciare e gli scesero alcune lacrime. Un attimo dopo, la luce venne
risucchiata di nuovo nel computer. Il ragazzo sentì la temperatura afosa
tornare velocemente normale e il bruciore calmarsi. Poi più niente.
Riabbassò
le braccia e si passò il dorso della mano sugli occhi lacrimanti, che urtarono
qualcosa di duro.
Confuso,
aspettò che che i suoi occhi grigi si fossero riabituati alla penombra della
stanza, poi sollevò il braccio e fissò il dorso della sua mano, senza fiato.
Le
sue dita sfiorarono timidamente quella gemma liscia, bianca, luminosa come la
luna.