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Autore: Elasia    27/02/2013    2 recensioni
[...] "Conosco quello sguardo" mormorai.
Lily ampliò il sorriso. "Ragazze, facciamo una follia. andiamo a New York!"
Io risi forte e Lena quasi non si accecò con il mascara.
"Ma come ti viene in mente?" chiese sorpresa. [...]
Presi un profondo respiro, diventando inconsapevolmente rossa come un peperone. "Signor Cumberbatch, posso avere un suo autografo? per favore?" pigolai [...]
Benedict era ancora chino su di me, quindi fu abbastanza facile alzarmi sulle punte e premere le mie labbra sulle sue in un morbido quanto casto bacio [...]
Un viaggio inaspettato nella Grande Mela e un incontro che potrebbe cambiare la vita di una semplice ragazza...
prima fan fiction in questo fandom su quell'essere divino di Benedict Cumberbatch...
spero vi piaccia! ;)
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Benedict Cumberbatch, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era una bella giornata quella che ci aveva regalato New York quando io e le mie due amiche, Lily ed Elena, arrivammo al JFK airport.

Stavamo aspettando i bagagli, quando con un sorriso ricordai le giornate frenetiche prima della partenza…

Un sabato sera come un altro, stavo guardando Elena truccarsi davanti allo specchio della sua bella toeletta.

Alta, bionda e con magnetici occhi azzurri, la mia migliore amica ventiquattrenne sapeva valorizzarsi al meglio, facendo girare la testa ad ogni ragazzo che incontrava per strada.

Fotomodella per hobby, con quello che guadagnava si pagava gli studi all’università; anche se a lei di certo non mancavano i soldi: i suoi genitori gestivano una catena di alberghi sparsi in giro per l’Italia e l’Europa.

A lei però piaceva questa sua indipendenza economica e i suoi genitori erano molto fieri di lei.

In quel momento arrivò anche Lily: un’altra bella ragazza con fiammanti capelli rossi e luminosi occhi verdi ci sorrise euforica.

“Conosco quello sguardo.” Mormorai.

Lei, voltandosi verso di me, ampliò il sorriso. “Ragazze, facciamo una follia. Andiamo a New York!”

Io risi forte e Lena quasi non si accecò con il mascara.

“Ma come ti viene in mente?!” chiese sorpresa.

La rossa scrollò le spalle. “So che tuo zio ha un lussuoso albergo proprio vicino Central Park. E poi, sarebbe bello portare Manu lì. Non è sempre stato il tuo sogno quello di andarci?” si rivolse poi a me, cercando di convincermi.

Sospirai. “Il biglietto costa caro, Lily. Solo andata e ritorno mi porterebbe via due stipendi. E poi devi anche contare che non si può andare in una città del genere senza neanche un soldo in tasca.”

Guadagnavo bene per avere solo vent’anni e in più non dovevo mantenere alcuna casa dato che stavo con mamma e papà, però non avevo risparmiato poi così tanto.

Avevo recuperato quelle gite scolastiche a cui purtroppo non avevo potuto partecipare, in quanto molto costose e per questo mi sarei dovuta contenere con le spese.

“Te lo pago io il biglietto.” Esclamò la mia bionda amica.

“Non ci pensare nemmeno, Elena!”

“Oh, suvvia! Visto che lavori come massaggiatrice nella spa dei miei, potrei farti togliere quel tanto al mese dalla busta paga, se così ti aggrada. Ma comunque tu verrai, volente o nolente.” Decise con uno sguardo che non ammetteva repliche.

“Già! E poi solo tu sai contenere quei due scalmanati di James e Sirio!” annuì la rossa.

“Ah, vengono anche loro?”

“Certo che si! dai, ti preeeeeego!” e detto questo, sfoderò l’artiglieria pesante: lo sguardo da cerbiatta indifesa.

La scrutai a lungo e sospirai pesantemente, massaggiandomi la radice del naso per non rovinare il trucco.

“SIIIII!!!!” Lily si buttò su di me, abbracciandomi.

“Ehi! Non ho ancora deciso!”

“Con quel sospiro hai praticamente detto di si, Manu.” Sorrise divertita Elena.

 

I miei, come era ovvio, non la presero tanto bene.

“Ti rendi conto che solo il viaggio ti viene a fare quasi mille euro?” chiese mio padre.

Sospirai. “Lo so. Elena ha detto che mi toglieranno qualcosa dalla busta paga. E poi l’alloggio è gratis. Dai babbo! Ci saranno anche i ragazzi con noi!”

E come se li avessi chiamati, sentii distintamente la moto di Sirio parcheggiare vicino casa.

Mamma andò ad aprire e si trovò davanti due bei ragazzi di quasi un metro e novanta che sorridevano malandrini.

“Signora B! che piacere vederla!” esordì James, giovane di 24 anni con neri capelli scompigliati e grandi occhi nocciola.

Dietro di lui veniva Sirio, ragazzo di 25 anni con capelli neri e lisci, portati un po’ lunghi e meravigliosi occhi grigi.

Come loro solito, iniziarono a fare i cretini e io mi schiaffai una mano sulla fronte a metà tra l’esasperato e il divertito.

“Signor B! Non sia così duro con questa bimba!” fece scompigliandomi i capelli.

Gli lanciai un’occhiataccia e sbuffai.

“Non la lasceremo sola nemmeno un minuto!” continuò ignorando con eleganza la mia seconda occhiata sbieca.

Mia madre guardò sorridendo quel pazzo duo e mio padre si convinse.

“Va bene. Ma stai attenta!”

“Babbò!” mi gettai su di lui e lo abbracciai stretto, mentre sentii i due mori battere il cinque.

“Quando avete intenzione di partire?” chiese mamma.

“Ecco… se siete d’accordo, noi volevamo passare il compleanno di Manu a New York… e anche Halloween.” Mormorò Sirio cauto.

“Non c’è problema. Quando tornerai a casa festeggeremo.” Mamma mi carezzò le guance e io la guardai con le lacrime agli occhi.

“Grazie.” Mormorai piena di gratitudine.

 

I preparativi furono a dir poco frenetici.

Mentre mio fratello consultava il meteo sul pc io e mamma riempivamo la valigia.

“Qui dice che le temperature sono più o meno come le nostre. E che non pioverà. Avete proprio scelto una data perfetta.” Esclamò lui girandosi infine verso di noi.

Mamma brontolò qualcosa, mentre io riempivo il beauty-case con le spazzole e il bagnoschiuma.

“Devo prendere anche l’arricciacapelli.”

“E la piastra? E il phon?” chiese mamma.

“Li porteranno le ragazze, tranquilla.” La rassicurai.

 

Il giorno dopo andai in città con Sirio per il passaporto.

“Io e Jim partiremo qualche giorno dopo di voi.” Esordì tutto d’un tratto.

Lo guardai sbalordita. “E perché mai? Avevo capito che avreste sistemato tutto prima della partenza!”

“Ci sono state delle complicazioni al lavoro. Tranquilla, è roba di poco conto, ma se non sistemiamo adesso il problema potrebbe diventare difficile dopo.”

Sospirai e mettemmo da parte l’argomento.

 

 

“Ecco le nostre valigie!” la voce squillante di Lily mi fece ritornare al presente.

Ci dirigemmo all’uscita e trovammo posto in una navetta che ci avrebbe condotte nella city.

Io non facevo altro che saltellare sul sedile e appiccicarmi al vetro per vedere i grandiosi grattacieli e i tanto famosi taxi gialli.

Sentivo il cuore battere forte nelle orecchie e un sorriso quasi mi divideva la faccia a metà.

La “Grande Mela” gente. Che spettacolo! Le persone invadevano i marciapiedi ed entravano e uscivano dai tunnel sotterranei che portavano alla metropolitana; c’erano musicisti posizionati negli angoli strategici delle strade e i negozi già addobbati come si deve per Halloween.

Le luci – che siano fari delle auto, quelle degli uffici o i lampioni – illuminavano ogni cosa facendo diventare la città un gigantesco albero di Natale; e i grandi schermi posti a Times Square mandavano pubblicità con colori così sgargianti che mi fecero lacrimare gli occhi.

Il pullmino si fermò lì vicino per farci scendere e io indicavo alle mie amiche qualsiasi cosa catturasse la mia attenzione.

Recuperammo i bagagli e ci riparammo in un angolino per non essere investite dalla fiumana di gente.

“Allora ragazze, prendiamo il taxi o la metro?” domandò Elena.

“Dove alloggiamo?” mi aggiunsi.

“Siamo al “The Lowell” nell’Upper East Side, a due km da Central Park. – rispose la bionda passandomi un bigliettino da visita. – penso che ci convenga prendere un taxi.”

Battei le mani contenta. “Forza allora! Visto che tu sei più esperta, chiamalo. Io intanto vado a vedere una cosa…”

Qualcosa poco più avanti aveva attirato la mia attenzione: un fotografo stava accecando con tutti quei flash un giovane uomo.

Alto, con capelli scuri e ondulati, splendidi occhi grigio-azzurri e labbra a cuore era il soggetto delle foto in questione.

Ma io lo conoscevo bene, oh si…

Era Benedict Cumberbatch, un attore britannico che aveva conquistato la fama grazie alla serie televisiva “Sherlock”.

Non ci potevo credere! Il mio idolo era a pochi passi da me e quel che è peggio nessuno si fermava per chiedergli un autografo!

Era solo circondato da costumista, truccatori e fotografo.

“Ok, 10 minuti di pausa!” sentii gridare.

Che culo incredibile! Alzai gli occhi al cielo e ringraziai tutte le divinità esistenti per aver accettato di prendere parte a questo viaggio.

Stava sorseggiando del caffè quando mi schiarii la gola per attirare la sua attenzione.

Si girò e mi sorrise, mettendo in mostra denti bianchi e perfetti.

Presi un profondo respiro, diventando inconsapevolmente rossa come un peperone. “Signor Cumberbatch, posso avere un suo autografo? Per favore?” pigolai tendendogli un piccolo block notes e una biro.

“Ma certo! – esclamò lui. – come ti chiami?”

“Emanuela.” Gli feci lo spelling al suo sguardo un po’ perso e lui sorrise ancora.

“Nome particolare.” Disse scrivendo.

“Non dalle mie parti. Sono italiana.”

“Ah, l’Italia. Gran bel Paese. Spero di andarci un giorno o l’altro.” Fece una firma svolazzante e mi porse tutto.

“La ringrazio davvero tanto.” Sussurrai non osando guardarlo negli occhi.

L’uomo, con le sue mani dalle dita lunghe e curate, mi fece alzare il viso verso il suo.

“Credimi, è stato un vero piacere per me. E puoi anche darmi del tu, altrimenti mi fai sentire troppo vecchio!” affermò con quella sua voce profonda e roca come velluto.

Sorrisi e lo guardai bene. Era truccato, ma non così tanto e quindi potei vedere tutte quelle deliziose lentiggini che gli nascondevano con il fondotinta.

I capelli scuri erano tagliati più corti di come li portava nella serie tv; ma comunque si potevano distinguere dei vaghi ricci.

E quelle labbra… carnose quanto basta, ti facevano venir voglia di baciarle fino a stare male.

Proprio in quell’istante, un lampo mi attraversò la mente.

Era una pazza idea, ma tanto non lo avrei più rivisto, giusto?! E poi così avveravo un mio piccolo desiderio…

Benedict era ancora chino su di me, quindi fu abbastanza facile alzarmi sulle punte e premere le mie labbra contro le sue in un morbido quanto casto bacio.

Lo sentii irrigidirsi, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa io mi ero già allontanata ridendo verso il taxi che aspettava.

“Tu sei pazza!” esclamarono in coro le mie amiche e in tutta risposta risi più forte.

Non appena mi calmai le mie dita andarono a sfiorare le labbra. Sentivo il sapore del caffè e sigaretta; ma quest’ultimo era più leggero.

Chiusi gli occhi e riuscii a percepire anche dell’acqua di colonia e bagnoschiuma che mi avvolsero dolcemente, facendo nascere un sorriso gioioso sul mio volto.

Il cuore mi batteva veloce come le ali di un colibrì. Sembrava pronto al decollo.

Sospirai estasiata; e quando all’hotel mi diedero la camera risi divertita.

Room 221.

Feci una doccia e mi guardai allo specchio: una ragazza con lunghi capelli scuri e occhi del colore del cioccolato fondente mi restituiva lo sguardo, le guance e le labbra rosse per il getto dell’acqua calda.

Sospirai. Per forza non ha fatto niente quando l’ho baciato, guarda che mostro che sono!

Per la serie: autostima stuprami.

Mi rintanai sotto le coperte pensando all’accaduto finché il fuso orario non si fece sentire e caddi addormentata come una bambina.

Non sapevo, però, che il giorno dopo mi aspettava una bella sorpresa.

***

Dormii per quello che rimaneva del pomeriggio e per tutta la notte sognando di baci e tramonti profumati di muschio bianco, finché non mi svegliai con una fame tremenda.

Mi vestii in fretta e furia e andai all’ultimo piano del palazzo per fare colazione.

Non appena mi accomodai ad un tavolo vuoto, lo zio di Elena si avvicinò e mi diede una busta color crema.

“è passato qualcuno prima e ti ha lasciato questo.”

“Chi era?” domandai curiosa.

L’uomo scrollò le spalle. “Me lo ha consegnato la receptionist. Tutto quello che sono riuscito a capire era che il signore che ti ha mandato questo pacchetto era alto e bello.”

Alzai gli occhi al cielo. “Descrizione dettagliata – mormorai ironica – grazie signore.”

Lui fece un cenno e se ne andò.

Con la curiosità ormai alle stelle, aprii la busta e ne uscii una rivista. In prima pagina c’era la foto di Benedict e più in basso, con un pennarello c’era scritto pag 20.

Subito corsi alla pagina in questione, dove c’era un lungo articolo su di lui che parlava un po’ di tutto, dai progetti futuri alla sua vita privata.

Un piccolo segno sull’ultima domanda catturò la mia attenzione.

-      Le è mai capitato di ricevere una particolare dimostrazione di affetto, o qualcosa di buffo, da parte dei suoi fan?

Ride divertito. – si, mi è successo qualcosa proprio questo pomeriggio. Stavo posando per delle foto, quando una ragazza si è avvicinata a me per un autografo. Era timida, manteneva sempre lo sguardo basso; allora le ho alzato il viso, lei mi ha guardato e mi ha baciato dileguandosi poi ridendo con le sue amiche.

-      E lei cosa ha fatto?

-      Le dirò la verità, sono rimasto muto e immobile come una statua di sale. Mi aveva preso in contropiede, capisce?! Ma poi ho pensato che non era così grave. Era solo un piccolo bacio innocente…

Per poco non mi strozzai con il cappuccino. Quando l’attacco di tosse passò, mi ricordai dell’autografo.

Che idiota! Quel bacetto innocente mi ha scombussolato parecchio… pensai.

Presi il quaderno e lessi:

a Emanuela,una splendida ragazza con uno splendido nome che porterò sempre nel cuore.

Con affetto, Benedict Cumberbatch.

Sussultai e la rivista cadde a terra. Quando la ripresi, scivolò fuori un piccolo cartoncino color champagne.

“Oh, ecco dove era finito il biglietto da visita dell’hotel. Ed ecco come ha fatto a trovarmi! Mi deve essere caduto quando sono scappata via.” Sussurrai.

Ti devo un bacio. BC.

Risi talmente forte che feci girare le poche persone presenti nella sala.

“Quando vuoi – mormorai a nessuno in particolare. – ormai sai dove trovarmi.”













buonasera! *si inchina al fandom*
mi chiamo Elasia e questo che avete letto proviene da niente popo di meno che dalla mia testolina bacata! hahahahaha XD
scherzi a parte, questa ff nasce da un sogno che ho fatto tempo fa; e ricamandoci un pò su ecco il risultato! ho sentito il BISOGNO di scrivere di Benny perché a marzo inizieranno le riprese della terza stagione di "Sherlock", è finito Cabin Pressure *sigh sigh sigh* e perchè sono completamente ossessionata da "Parade's End".
bene, devo dire che ho dato un bel finale aperto a questa one shot, quindi se vi è piaciuta potrei scrivere anche una long... a voi l'ardua sentenza! :P
l'albergo che ho citato esiste davvero... dovreste proprio vederlo! *occhi a cuoricino*
se volete scambiare due chiacchiere con me mi trovate su Twitter! Sono Elasia_92
sperando di ricevere qualche piccola recensione, vi lascio!
un grande abbraccio,
Elasia <3
   
 
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