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Autore: Cosorinco Perrato    27/02/2013    6 recensioni
Non scegliamo noi di chi innamorarci,
Non siamo noi a comandare il cuore,
Ma quando un ragazzo ti prende corpo e mente,
Allora puoi dire di esserti davvero innamorata,
Ed io,
Ero innamorata di mio fratello.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Non ti porteranno via da me. Questa è una promessa'
'Non fare promesse di cui potresti pentirti'

Il bello della nostra famiglia è sempre stato uno: la felicità, le risa dei cugini, le battute pessime di nonno Fank, riuscivano a farti scordare i problemi.
« Dai ragazzi sedetevi a tavola, aspettavamo solo voi! » Mi fiondai di fianco al nonno, mentre lui si buttava sulla sedia davanti a me. Accanto a me si lanciò subito Darcy, la nostra piccola cuginetta, avrebbe compiuto quattro anni tra pochi giorni.
« Guarda chi abbiamo, la mia nipotina è una signorinella ormai » La mano grande e piena di rughe di mio nonno mi si poggiò sulla spalla, circondandomi e portandomi appiccicata al suo petto. Lo strinsi forte sorridendo. Mi mancava il suo profumo, il profumo di quella casa..
« E il fidanzatino lo abbiamo trovato? » Mi sussurrò all'orecchio, cosa inutile, dato che nonno Frank era mezzo sordo, urlava inconsciamente.
Louis mi lanciò un occhiata che non capii, poi scossi il capo in risposta a mio nonno. Quando mi liberò dalla presa, iniziammo a mangiare tra chiacchere e altro.
Ma la tensione si sentiva, si sentiva la mancanza di mamma, delle sue battute, della sua voce cristallina, si sentiva la mancanza di lei.
Mollai la forchetta nel piatto, dopo aver avvertito un improvviso buco allo stomaco.

« Tutto bene, Winter? » Mio fratello mollò le posate nel piatto e si alzlò immediatamente, senza che gli chiedessi nulla. Fece l'intero giro del tavolo, mentre i parenti continuavano a parlare. Arrivò fino alla mia sedia e si inginocchiò davanti a me, girandomi la sedia e poggiando le mani sulle mie ginocchia.
« Mi manca, Lou.. » Mi fece un mezzo sorriso, poi si alzò quanto basta per lasciarmi un bacio tra i capelli.
Continuammo a mangiare, tra chiacchere e sguardi da parte di Louis che capivo poco.


« E con la storia del trasferimento? Ne avete già parlato? » Disse la nonna, rivolta a mia zia Katy.
La zia sgranò gli occhi e fece segno a nonna di chiudere la bocca, lanciandomi poi varie occhiate.

« Il trasferimento..? » Intervenì Louis, confuso quanto me.
« Come, non te ne ha parlato Katy? Pensavamo di mandare te, Louis ad un liceo a Boston. » Disse fiera la nonna.
« Boston? e ci trasferiamo così lontano? » Chiese Louis, con gli occhi che sprizzavano felicità. Ha sempre sognato di andare in un liceo a Boston, ma la mamma non aveva i soldi per mandarlo, seppur volesse non poteva.
La zia ripetè a nonna Claire di stare zitta, ma lei continuò, presa ormai dalla conversazione.
Io li guardavo in silenzio, picchiettando il piede contro la gamba del tavolo.

« Non voi, tu, Louis. Volevamo trasferirti là, hanno delle camere e tutto il resto, è il tuo sogno, no? Anche se il prossimo anno finirai, potrai sempre restare a Boston » A quelle parole iniziai a capire che qualcosa non andava.
La zia abbassò lo sguardo, improvvisamente nervosa.
Il nonno tolse ogni mio dubbio 
« Sapete, zia Katy non può tenervi con lei a lungo, ha delle feccende importanti, seppur vi ami tantissimo, le ha provate tutte e questa sembra l'opsione migliore per-»  « E Winter? » Louis non laciò concludere la frase all'anziano, che subito mi nominò, preoccupato.
« Volevamo mandare Winter a Calgary, dal cugino di vostra madre, Stan. » 
« Ma.. C-Calgary è in.. » La felicità di Louis si spense in un istante. Quando realizzai ciò che avevano detto, sentii un vuoto dentro.
Calò il silenzio, il suono della mia sedia che strisciava sul pavimento fece voltare tutti verso la mia direzione 
« Non sono un cazzo di cagnolino, che può essere mollato di quà e di là, io voglio stare qui, non voglio andare in culo ai lupi da parenti che nemmeno sò di avere, io voglio rimanere qui! » 
« Non alzare così la voce, signorina! »  « 'non alzare la voce'!? Mi volete mandare in Canada, dall'altra parte del mondo, preferisco vivere sotto un ponte che andare fino là. Perchè non posso rimanere in casa qui!? »  « Hai diciassette anni, non sei ancora maggiorenne e non puoi vivere da sola. Ne riparleremo quando avrai diciotto anni, ora fai quello che decido io, dato che siete stati affidati a me. » La voce della zia era cambiata, ormai era sul punto di scoppiare, non sembrava nemmeno più lei.
E a quel punto capii che avrei perso tutto. Avrei perso Louis, avrei perso la mia casa, avrei perso la famiglia. E avrei perso mia madre.
Corsi verso la porta, quando mi tirai la porta dietro sentii un altra sedia rombare sul pavimento, e un altra persona uscire a sbattere la porta come avevo fatto in precedenza io.
Iniziai a camminare velocemente, con le lacrime che ormai pizzicavano gli occhi. Sentii due braccia avvolgermi il collo, una figura coprirmi interamente la schiena, un corpo caldo dietro di me e un inconfondibile profumo di vaniglia.

« Boo.. »  « Shh, lo so, piccola.. » Aumentò la stretta, mentre io mi giravo scontrando il naso col suo petto caldo.
Strinsi le braccia intorno alla sua vita, stringendo la maglia tra le dita, sfogandomi tra le sue braccia.
Sentii il suo respiro accellerare, segno che stava per cedere anche lui.

« Non voglio allontanarmi da te. » 
« Non lascerò che ti portino via da me » 
« Ma lo faranno, Boo, e lo sai anche tu che non possiamo farci niente » 
« Tra un anno compiremo diciotto anni e ti prometto, che verrò, dovunque tu sia, e ti porterò via. E staremo insieme sempre.» 
« Ma nel frattempo io sarò in Canada, non avrò niente, non avrò te, non avrò un casa mia, non avrò il profumo della mamma in casa, non avrò niente di ciò che ho qui. » 
« Avrai il mio cuore. » 
Quattro parole riuscirono a scombussolarmi del tutto la mente. Iniziai a singhiozzare più forte, stringendo la presa nella maglia di Lou, mentre lui mi lasciava leggeri baci tra i capelli.
Non volevo perderlo, era il mio unico punto di riferimento.

« Lo senti..? » Prese il mio polso e poggiò la mia mano sul suo petto « questo è tuo ora. e dovunque andrai, sarà sempre con te. » Il battito del suo cuore sotto il mio palmo mi provocò brividi lungo tutta la schiena, sospirai e incrociai lo sguardo col suo.
« Grazie, Louis. »  Gli baciai una guancia morbida, tornando poi ad abbracciarlo.
E capii che dovunque sarei andata, la lontananza che ci avrebbe divisi, nulla importava. Lui mi  aveva dato il suo cuore, e sapeva che con me sarebbe stato al sicuro, sempre.


« Winter, perdonami per prima, io.. »  Mia zia comparve sulla soglia, mentre rientravo con gli occhi ancora lucidi.
La abbracciai forte. Non mi importava cosa era successo prima, non volevo perdere la mia famiglia: l'unica cosa che mi rimaneva davvero e mi sarebbe rimasta sempre.

« Ti voglio bene zia, scusami tu..  » Sussurrai lanciando un occhiata di ringraziamento a Louis che tornava in sala da pranzo.
« Solo una domanda.. » Continuai, passandomi una mano tra i capelli, sciogliendo l'abbraccio « Quando dovrei partire? » 
« Due settimane.. Scusatemi ancora, appena avrete la maggiore età potrete prendere la casa di vostra madre, quella in cui avete sempre vissuto, per eredità.. E fidati, ti mando in Canada per il tuo bene.. Sai.. Tuo p-padre sta avendo un processo, non sappiamo ancora quanto rimarrà in carcere, è meglio che ti stacchi da tutto questo.. » E aveva ragione, la lontananza avrebbe fatto sicuramente bene. Ma non per me e mio fratello.

« E questo..? »  Rigirai varie volte il mazzo di fiori che tenevo tra le mani, finchè non trovai un biglietto.
Eravamo appena tornati a casa, quando dei fiori rosa sulla soglia avevano attirato la mia attenzione. 'Ehi bellezza, i fiori potranno anche essere una cosa antica, ma volevo comunque farti presente che io esisto ancora e che mi farebbe piacere vederti ;) appena puoi chiamami, dietro c'è il mio numero. -Liam'
Rilessi il biglietto varie volte sorridendo, mi memorizzai il numero e portai i fiori in casa, per poi prendere un vaso con dell'acqua e posizionarli sul tavolino all'ingresso.

« E questo fiori? » Spuntò Louis dalla camera, già pronto per andare a fare la sua corsa per smaltire il pranzo pesante.
« Io uhm.. Me li ha mandati Liam » 
Mugugnò qualcosa, poi iniziò a saltellare sul posto, scaldandosi i muscoli delle gambe. Non potei far altro che ridere per la sua tutina aderente e la fascetta che teneva tra i capelli.

« Cosa ridi, qualche problema con la mia tuta? Invece che ridacchiare, mettiti qualcosa di comodo che oggi ti porto con me, sù sù, scattare! »  battè le mani più volte, mentre io correvo per le scale.

« Critichi tanto la mia tuta e poi ti metti il pigiama per correre, ma ti pare!? » 
« Non è un pigiama, è un pantalone largo, non ho altre tute decenti sai, qualcuno ci ha fatto una bandiera » Ringhiai.
Qualche settimana fa Louis aveva avuto uno "schizzo artistico" e aveva preso tutte le mie tute migliori per fare un enorme lenzuolo\bandiera. Ridicolo ma vero.

« Per tua informazione non era una bandiera, ma era un.. Oh, lasciamo perdere. Inziamo a correre che si fa sera presto » 
Iniziò a passare per la via, lo affiancai maledendomi mentalmente per non essermi ricordata un elastico per i capelli.
Passammo tutto il parco finchè lui non si stese sul prato, sotto il mio sguardo allibito. Iniziò a fare addominali a caso, mentre io ridevo a più non posso.
Più che un ginnasta sembrava un maiale che cerca di toccarsi l'obelico col naso. I maiali hanno l'ombelico?

« Cos'hai sempre da ridere, te!? »  Mi riprese, col fiato corto per la corsa. Continuò indisturbato i suoi esercizi, poi si alzò con tutta eleganza e continuò la corsa, seguito da me.
Zampettammo per qualche isolato, finchè io esausta mi accasciai al marciapiede ricoperto di foglie. Lui si voltò mentre continuava a correre, sbuffò  e lanciandomi uno sguardo disse 
« Sei una schiappa, dai! »  « Ehm.. Louis fossi in te io devierei per non prendere -» Non riuscii a concludere la frase che Louis andò contro un albero, cadendo rovinosamente a terra «-L'albero.. »  conclusi la frase precedente mentre mi avvicinavo a lui.
Aveva una bella botta in fronte, qualche graffio causato dalla corteccia e l'aria da bimbo ferito.
Provai a toccargli la ferita ma mi bloccò, per paura che pressassi troppo. Lo aiutai ad alzarsi e lo giudai a casa.

« Louis, tesoro mio, cosa ti sei fatto? »  La zia ci corse incontro, mentre lo guidavo in bagno per mettere a posto la ferita
« Ha stretto amicizia con un albero, zia » 
Lo feci sedere accanto al lavandino in bagno e iniziai a cercare disinfettante e cotone.
Quando li trovai mi avvicinai a lui, mentre osservava attentamente ogni mia mossa, bagnai il cotone con il disinfettante e mi avvicinai al suo viso. Chiuse gli occhi prima che appoggiassi il cotone sui tagli.
Le ciglia che accarezzavano le sue guancie, il viso arrossato per la corsa, i capelli scompigliati e le labbra sottili.. era perfetto.
Mi trovai ad arrossire per i miei stessi pensieri. Lo vidi riaprire gli occhi e sussurrare un 'bhe?' in attesa che lo medicassi.
Scossi il capo per cacciare i pensieri e iniziai a tamponare, mentre lui cercava di ribellarsi al bruciore creato dal disinfettante, iniziò a tirare urletti e a trattenermi le mani. Ridacchiai e continuai contro la sua volontà.

« Se non stai fermo non riesco a pulire questo casino, non è colpa mia se ti piacciono gli alberi » 
« Spiritosa.. Brucia! » Brontolò, tentando di allontanarmi con le ginocchia contro il mio stomaco.
Alla fine dopo una continua lotta, riuscii a bloccargli le mani e a tanponare la ferita.
Mi avvicinai di più al suo viso per vedere se ci fossero ancora scheggie, quando lui aprì gli occhi e iniziò a fissarmi con quei due oceani azzurri.

« ..S-sei bellissima » Rabbrividii e mi allontanai.
« La botta in testa deve averti stordito.. vieni, ti accompagno a letto..» 
« Davvero Winter, sei la sorella più bella del mondo.. » 
Lo aiutai a scendere cercando di calmare l'uragano che mi si stava formando dentro. Ma che stava succedendo!?
Lo accompagnai fino alla porta della sua stanza, ma lui cambiò strada ed entrò nella mia.
Senza che lo aiutassi, si stese nel mio letto, senza manco sollevare le coperte. 

« Lou, vai nel tuo letto, avanti.. »  « Posso stare qui con te? Ti prego.. » Nonostante il buio nella stanza, riconobbi i suoi occhi celestiali.
« Hai fame? è quasi ora di cena, se vuoi ti preparo una zuppa.. »  « No, no.. voglio riposare.. »  « Io mi prendo qualcosa e torno..  » 
Non avevo fame, volevo solo fare mente locale di tutto quello che mi stava accadendo. Scesi in cucina e avvertii mia zia che non avremmo cenato, poi mi preparai un tè e mi sdraiai sul divano col telefono tra le gambe, ascoltando Mtv Music.
Perchè stava accadendo tutto così in fretta? Non volevo andarmene, non volevo andare in una casa di parenti a me estranei, un uomo, per giunta.
E se era solo? e se fosse stato come mio padre? cancellai quei pensieri e mi concentrai su.. Louis.
Perchè provavo tutte quelle cose? Perchè mi brociava dentro quando lo guardavo? Perchè mi tremavano le gambe quando le sue iridi si fermavano nelle mie?
Sorseggiai il tè e mandai un messaggio a Liam.
'Ehi, grazie per i fiori :) x' decisi di aggiungerci un '-winter', per fargli capire che era il mio numero.
La risposta non tardò ad arrivare:'Non c'è di che, li ho visti e anche se non ti conosco, mi hanno ricordato te e la tua freschezza :) come va? x'
Da quel che avevo capito di Liam, era un tipo a posto, uno di quelli con cui puoi sentirti subito a tuo agio.
'succedono tante cose negli ultimi giorni..te? come va? x'
'potremmo vederci uno di questi pomeriggi,così mi racconti un po' di te e viceversa, no? x'
'sarebbe fantastico :) staccare mi farà bene x'
Stavo per leggere la risposta quando un peso mi piombò addosso, e un ragazzo ancora in tuta da corsa si avvinghiò a me.
Ricominciò a russare senza problemi, dopo essersi assicurate di soffocarmi per bene.
Tentai di sollevarlo, quando riuscii a svegliarlo lo riportai nella mia stanza.

« Mh.. con chi stavi messaggiando? » 
« Dormi, Lou..» 
« Era Liam, vero? » Non ricevendo una mia risosta, sbuffò e si rotolò nel mio letto.
Mi stesi accanto a lui, mentre stava girato dandomi la schiena. Iniziai a solleticargli i fianchi, non notando cambiamenti inziai a saltellare nel letto, per smuoverlo.
Niente, mai far incazzare Louis William Tomlinson.

« Dai William, muoviti! »  « No, Louise » 
Nostra madre aveva chiamato Louis 'William' come secondo nome, la 'w' derivava dal mio nome, 'winter'. Il mio secondo nome, 'Louise' era il nome di mio fratello, al femminile. E amavo questa sua scelta.
Mi sedetti a cavalcioni su di lui, solo dopo notai i suoi occhi spalancati, il suo corpo irrigidito e la distanza minima tra il suo volto e il mio.
  
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