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Autore: Claire Coen    28/02/2013    1 recensioni
Claire Coen è una ragazza semplice. Ha quindici anni appena compiuti e vive a Bradford, con il padre. Ma improvvisamente l'equilibrio della sua vita pacata e monotona viene spezzato e il destino decide per lei una vita movimentata e piena di difficoltà. Ma sopratutto decide di renderla diversa da chi si aspettava che fosse, tutto questo quando Zayn Malik, un componente di una boyband appena lanciata nel mondo musicale,entra a far parte della sua vita.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era un pò difficile parlargli normalmente e non pensare a tutto il mio passato, ma in un modo o nell’altro non volevo rendermi vulnerabile ai suoi occhi. Ero cambiata, sicuramente, negli ultimi quattro anni. La capitale mi aveva cambiata quasi completamente. Perciò la sua presenza collegata inevitabilmente con i miei ricordi di Bradford mi faceva più volte provare un’inevitabile sensazione di malinconia. Ero ormai abituata a contenere le mie emozioni. Mi riusciva bene anche quattro anni fa. Perciò riuscii in un modo o nell’altro a nascondere la mia titubanza. Ma lui . . . era sempre lo stesso. Rimasi un po’ delusa quando però vidi il suo abbigliamento più sobrio e composto rispetto al look casual di svariati anni prima. Mi piaceva la sua camicia trasandata e i jeans scoloriti. Inevitabilmente mostrai una smorfia divertita.

“A che pensi?”- mi riprese curioso. Sorseggiava lussurioso la sua birra e come per provocarmi mi scrutava a ogni sorso. La gola si gonfiava e sgonfiava a ritmo e il pomo d’adamo si fece più in rilievo. Sorrisi in risposta a un calore proveniente dal mio ventre.
“In realtà a nulla”- risposi pacata. Quasi deluso lo vidi abbassare la testa e giocherellare con la forchetta sul tavolo. Non contenta del suo disinteressamento, ripresi l’argomento:
“Come mai mi hai chiamata dopo tutto questo tempo?”
L’atmosfera si stava facendo cupa, tanto valeva lanciare la bomba subito. Infatti il suo sguardo furtivo si posò sul mio. Si inumidì le labbra con un sorso di birra poi tirò fuori la lingua per gustarsi il sapore. E di nuovo il calore proveniente dal ventre si fece sentire. Non riuscii a trattenere ancora una volta un sorriso compiaciuto. Mi faceva ancora lo stesso effetto. Stesse sensazioni e sapevo che non me ne sarei andata a mani vuote da quell’appuntamento.
Accennò un sorriso compiaciuto prima di rispondere.
“Avevamo qualcosa in sospeso, no?”
Mi sentii un’ondata di gelo percorrermi con velocità i piedi fino alle mani, per poi tramutarsi in un’ enorme ondata di fuoco che mi stava mandando lentamente in combustione il cervello. Mi ricomposi quanto più velocemente possibile. Anche se, già sapevo che lui sapeva leggere bene dentro di me.
Il calore della sua mano mi fece sobbalzare. Completamente persa nei miei stupidi pensieri non mi ero nemmeno accorta della sua mano che stringeva la mia da sotto il bancone. Non riuscivo a interpretare chiaramente quel gesto. Ma il suo sguardo così provocante sovrastò perfino i miei pensieri. Tutta me stessa era intrappolata nel suo sguardo. Quel bancone di legno che ci divideva non sembrava nemmeno esistere. La distanza era inesistente. E il mio desiderio crebbe sempre di più.
“Lo sappiamo entrambi che non è cambiato niente fra di noi”
Era particolarmente sicuro di sé. E la sua voce decisa mi diede quasi fastidio. Uscii dall’estasi del suo sguardo e ritornai nel mondo reale. Ma chi si crede di essere? Cosa ne sa lui di quello che ho dentro? Due parti completamente differenti combatterono dentro di me. Effettivamente: la verità e la ragione. Poi uscita dalla battaglia, distrutta, mi arresi alla parte più remota di me stessa. Quella conosciuta da nessuno, eccetto che da me stessa e da Zayn.
Dopo esserci rinfrescati la gola al pub. Mi concesse una passeggiata lungo il Tamigi. La terra era ancora fresca e in alcuni punti le vans affondavano nel fango. Ringraziai il cielo di non essermi messa i tacchi. Faceva ancora caldo ma con l’imbrunire della notte la temperatura si fece sempre più umida (accentuata poi dall’acqua vicino a noi). Eravamo completamente soli a camminare lunga la sponda destra del fiume. Anche perché l’accesso era negato e non so quale nostro impulso immaturo ci spinse a scavalcare lo sbarramento.
“Ci giustizieranno per questo”- risi sarcastica.
L’umidità incominciava a bagnarmi la pelle e i capelli. Camminavo accanto a lui, alla sua destra e ogni tanto con la scusa di osservare il fiume lo scrutavo dalla testa ai piedi. Il suo fisico era evidentemente più sviluppato. Trasparivano i muscoli delle gambe costretti dai jeans attillati e i muscoli delle braccia più scolpiti che incorniciavano il suo busto prorompente. Indossava una camicia bianca, con il colletto aperto e una giacca nera sopra. Le spalle decisamente più larghe spingevano contro l’orlo della giacca. Sapevo in qualche modo che quella giacca lo costringeva anche psicologicamente. Io conoscevo la sua vera natura e il suo abbigliamento doveva rispecchiare esattamente il suo stato d’animo. Quello era l’esatto opposto del Zayn che conoscevo io.
“Stretta la camicia, eh?”- chiesi sarcastica.
Lui mi rispose con una piacevole risata. Per la prima volta dopo tanto tempo, il mio cuore si risvegliò da un coma durato fin troppo a lungo.
  
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