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Autore: CinderNella    01/03/2013    6 recensioni
"Davvero perfetto. La sua auto nemmeno partiva. Probabilmente la batteria s’era scaricata e lei avrebbe dovuto passare la nottata lì, perché il meccanico che aveva chiamato le aveva fatto chiaramente capire che non sarebbe potuto andare ad aiutarla. Uscì dall’auto sbattendo la portiera e lanciando un urlo liberatorio. Quella giornata proprio non andava. Come doveva fare, ora?
L’aria fresca del tardo pomeriggio era quasi benefica, riusciva a ridarle un po’ di speranza. Forse.
«Hai… bisogno di una mano?» Joseph la guardava, incuriosito. Si era addirittura fermato per osservarla, e lei di tutta risposta aveva continuato a guardare i corti riccioli color miele e gli occhi chiari."

[Seguito di "Help me, I'm alive" - Coppia Candice Accola X Joseph Morgan]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Joseph Morgan, Joseph Morgan, Michael Trevino, Nina Dobrev
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La canzone di riferimento è OVVIAMENTE Sunday Morning dei Maroon5 -> http://www.youtube.com/watch?v=S2Cti12XBw4 Per il resto... buona lettura! :)

16. Sunday morning, rain is falling… steal some covers, share some skin.

Si svegliò all’improvviso la mattina dopo sbarrando gli occhi e guardando spaventata il soffitto. Si sentiva un po’ spaesata, a dirla tutta. E il soffitto bianco la tranquillizzava non poco.
Si voltò alla sua destra, trovandoci Joseph sepolto tra le coperte: controllò che avesse qualcosa addosso – la biancheria! La biancheria era ancora addosso. O di nuovo – e poi controllò se stessa. Aveva anche avuto la decenza di indossare una maglia… ah, quella sua. Beeene.
Riguardò il ragazzo accanto a lei con più cura. Era… strano essere nello stesso letto, accanto a lui, dopo che erano successe quelle cose. Non succedevano mai tra loro, loro erano amici.
Beh, non più, se si era arrivati a tanto.
La voce della sua coscienza aveva tirato in ballo quello che voleva nascondere a se stessa da quando aveva preso a rispondere ai baci dell’amico, ma prima o poi loro due avrebbero dovuto affrontare un discorso. Lei e la sua coscienza.
Perché quello che c’era tra lei e Joe era cambiato, mutato, trasformato in qualcosa di diverso, qualcosa di più. E come, quando l’avrebbero definito?
Si stava facendo prendere dal panico, come al suo solito: e lì sarebbe dovuto intervenire l’amico Joseph. Ora che amico e amante/amato erano la stessa cosa come avrebbero fatto?
Sentì il ragazzo mugugnare e si voltò nuovamente a guardarlo, trovandoselo di fronte con gli occhi ben aperti, pronti ad osservarla: «Buongiorno, amore.»
«No, non chiamarmi come fa Klaus, o vado in crisi d’identità! E anche tu.»
«Ho sempre detto “amore” e “tesoro”, non cambia nulla ora che…»
«Ecco, sì, ora che cosa? Cosa siamo?» era un po’ isterica, e non perché fosse arrabbiata con lui. Joseph comprese e ridacchiò, porgendole un braccio: «Vedo la tua testa fumare. Su, vieni qui.»
«Cosa siamo, Joe?» ribadì lei, mormorando ed avvicinandosi a lui, seppellendosi nella sua spalla.
«Uhm… io tengo a te.»
«E io a te.» rispose subito la ragazza, sentendo la calma del ragazzo pervaderla anche solo con un abbraccio.
«Io penso che basti, no? Come ti senti tu?»
Candice alzò lo sguardo verso il suo, pensandoci accuratamente: «A parte che tengo a te? Bé… bene. Insomma, al posto giusto, al momento giusto, completa…»
«Quindi va bene. Che motivo c’è di definire qualcosa se sappiamo questo? Non c’è mica bisogno che ti dica “okay non voglio che tu ti veda con nessun altro, che stiamo insieme da giorno tot…” e così via…»
La ragazza sorrise improvvisamente, guardandolo negli occhi: «Però non vuoi che mi veda con altri e di fatto staremmo insieme. Dopo, poi.»
«Ovviamente non voglio che ti veda con nessun’altro! Cioè…»
«Gelosone.» commentò lei, non dandogli nemmeno la possibilità di terminare la frase e osservando la sua reazione, un po’ infastidita: allora lo raggiunse e stampò un bacio sulle sue labbra «Neanche io voglio che tu ti veda con le altre.»
«Quindi non sei nella posizione di criticarmi!»
«Non lo stavo facendo. Al massimo… ti stavo prendendo in giro.»
«Mh.» concluse lui, stringendola ancora più a sé: era bello poterlo fare ed essere nel giusto, senza sentirsi un po’ in colpa perché la maggior parte di loro pensavano che non potevano stare così tanto vicini, perché erano impegnati con altre persone… e col senno di poi, probabilmente avevano ragione, ma fortunatamente non avevan dato loro retta.
Joe le stampò istintivamente un bacio sulla fronte e lei alzò lo sguardo verso di lui: «Sei dolce.»
«Sì.»
«Ma… lo sei sempre stato.» anche prima, era sempre stato così, non era cambiato dall’oggi al domani. Semplicemente… ora tutte quelle effusioni avevano un significato diverso.
«…Sì.» rispose lui, continuando a tenerla stretta a sé, rilassato.

E così averlo accolto in casa aveva ora un’accezione diversa. E lui la stava aspettando nel letto per la colazione – in realtà si era riaddormentato e lei lo avrebbe risvegliato portandogli la colazione a letto. Se tutto fosse andato come previsto e lei non avesse dato fuoco alla cucina – e lei si dedicava ai fornelli.
«Candice?» la ragazza sobbalzò facendo finire per poco un pancake a terra: lo risistemò sulla piastra e si voltò per pochi secondi verso l’amica, che attendeva una spiegazione seduta al bancone della cucina, a pochi metri da lei, senza parlarle.
«Sì?» si limitò a risponderle, terminando l’ultimo pancake e posandolo sulla catasta che c’era sul piatto: avrebbe aggiunto dopo lo sciroppo d’acero. E se non gli fosse piaciuto?
«C’è Joseph in camera?»
«Sì.»
«Quindi suppongo che… insomma, siate andati oltre i semplici baci.»
Candice si sedette davanti all’amica, pronta ad affrontarne lo sguardo, di qualsiasi tipo esso fosse: «…Sì.»
«Okay. E ora?»
«È la prima cosa che gli ho chiesto stamattina quando ci siamo svegliati.»
Nina alzò gli occhi al cielo, esasperata: «Sai proprio come far scappare quello giusto, ragazza!»
«Non è scappato!»
«Sì, lo so, ma solo perché è Joseph, e ti conosce molto bene. Qualsiasi altro ragazzo sarebbe scappato, lo sai, vero?»
«Qualsiasi altro ragazzo non ne varrebbe la pena.» commentò la biondina, suscitando uno sguardo dolce dell’amica «Che c’è?»
«No, è che… hai detto una cosa molto dolce.» rispose Nina, notando che Candice aveva fatto spallucce subito dopo «E quindi come siete rimasti?»
«Bé… di fatto stiamo insieme, di nome penso di no. Comunque ci siamo espressi chiaramente, cosa esclusiva e tutto il resto, teniamo l’uno all’altra…»
«Era già esclusiva, e vi volevate bene anche prima, che cosa c’entra?»
«Bé, ma prima c’erano…»
«Non importa chi ci fosse prima, era esclusiva nei vostri cuori.»
«Okay… ma prima non c’erano i baci e il sesso.»
«…Questo può cambiare le cose, effettivamente. Ma c’erano già tutte le varie effusioni»
«…Che tu contestavi, sì, lo ricordo.»
«Lo contestavo a ragion veduta, stando a come stanno le cose oggi.»
«Bé… sì okay, ma meglio così.» rispose Candice, facendo di nuovo spallucce. Nina scosse la testa, rivolgendole uno sguardo ammonitorio: «Che c’è?!»
«Niente di ché… sembri contenta.»
«Sono contenta. Timing perfetto, io avevo pensato di parlargli, e lui mi ha presa per mano…» Candice squittì contenta, arricciando il naso e scotolando la testa a destra e a sinistra velocemente, come i cani quando vogliono asciugarsi: dovette fermarsi però, non appena Nina le si avvicinò per abbracciarla: «Sono contenta. Ma soprattutto: finalmente! Io e Claire avevamo creato il fan club per voi due già mesi fa!»
«Tu e Claire?»
«Oh sì. Spingevamo per farvi capire qualcosa di più sui vostri sentimenti da tantissimo tempo e voi ci ascoltavate ben poco!»
«Quindi Claire e Joseph non…?» fece uno strano gesto con le mani, ricevendo poi uno scappellotto da Nina: «No, cretina! Credevi che stessero insieme o cosa?!»
«Bé, stavano spesso insieme… e poi ahia, mi hai fatto male!»
«E te lo meriti!» ribatté la brunetta, guardandola male «Cosa passa in quel cervellino, mai si può sapere completamente…» sentenziò l’amica, tornando nella sua camera con il caffelatte e i biscotti.
Allora lei si alzò, riempì un bicchiere di latte e lo mise sul vassoio, portandolo poi verso la sua camera: dove vi trovò un Joe sveglio e ridacchiante.
«Cosa c’è? Da quando sei sveglio?»
«Più o meno da quando le hai detto della specie di accordo nostro. Facevamo prima a farlo davanti a lei…» rispose il ragazzo, continuando a sorriderle.
«Bé, sai che prima o poi l’avrebbe saputo, non lamentarti.»
«Non lo sto facendo. Cosa mi hai preparato di buono?» cambiò argomento, pur non volendo davvero criticarla per l’essersi confessata con Nina.
«Lo vedi.» ribatté quella, infilandosi sotto le coperte e portando con sé il vassoio: porse il pancake gigante e le posate al ragazzo, che tagliò il primo pezzo e lo porse a lei: «Tanto non ce la faccio a mangiarlo tutto.»
«Oh. Okay!» rispose quella, posando la testa sulla sua spalla, spiluccando il pancake e fregandogli anche diversi sorsi di latte, tanto che ricevette un’occhiataccia da parte del ragazzo: «Che c’è?! Hai detto tu di servirmi!»
Il ragazzo non rispose, ma in compenso scoppiò a ridere, continuando a mangiare e tenendola stretta sé.

«Sul serio?!» Nina sovrastava un Ian ridente col suo corpo, sbuffando sonoramente; nell’altra camera ridevano e producevano rumori molesti, così che la brunetta si alzò dal letto e, nervosa, andò a sbattere diversi pugni contro al muro: «Un po’ di silenzio, magari? Le risatine contente ci distraggono e vorremmo fare sesso anche noi!»
Ian iniziò a sghignazzare come non mai, riuscendo a fermarsi solo dopo Joseph e Candice smisero di ridere: «Come sei acida, ne hai veramente bisogno. Non hai rispetto per una povera coppietta appena formatasi, che arde di amore e passione…»
«No, io rispetto tutte le loro effusioni e i loro sguardi da “prendimi qui sul salotto e sulla cucina” anche se sono in momenti impropri, sono loro che non ne hanno sbandierando così al vento la loro felicità!» sbottò Nina, lasciandosi cadere sul letto.
«Che giorno è oggi?»
«Mercoledì, perché?» sbottò la ragazza, mentre Ian controllava il calendario dell’I-Phone: «Perché i piccioncini non c’entrano nulla, sei tu che tra pochi giorni avrai il ciclo e stai urlando contro tutto e tutti.»
«Non voglio fare sesso. Voglio una Red velvet.» Nina piantò il broncio, seppellendo la testa nel cuscino e venendo abbracciata da Ian, che le stampò un bacio sulla punta del naso e dichiarò poco dopo: «Scendo a comprarti una red velvet. Vuoi qualcos’altro?»
Alla ragazza brillò lo sguardo: «Un Frappuccino… e due muffin da Starbucks!»
«Vuoi che ti prenda qualche rimedio erboristico preventivo?» chiese il ragazzo dal salotto, che sicuramente stava già infilandosi la giacca di pelle per prendere e andare.
«Se trovi qualcosa sì, grazie.»
«A dopo!»
«Ti amo, sei la mia salvezza!» gli urlò Nina dalla camera, infilandosi sotto le coperte e accendendo la TV, pronta a fare zapping e a maledire ogni singolo programma che fosse presente su qualsiasi canale.
«E poi sono io quella rumorosa!» ribatté Candice oltre il muro, che non si era fatta sentire per troppo tempo.
«Vuoi che venga a soffocare te e il tuo ragazzo ora, in questo momento, in camera tua?» rispose Nina, continuando svogliatamente lo zapping, spegnendo la TV e prendendo a sfogliare un libro che aveva trovato sul comodino: non aveva avuto risposta, significava che Candice si era arresa. Ma sapeva che avrebbe dovuto farlo, perché tra le due quella che aveva la sindrome premestruale più forte era proprio Nina, e quando arrivava probabilmente avrebbe potuto fermare un uragano. Così, imbronciata, aspettando i suoi dolci si decise a continuare il libro che aveva lasciato sul comodino non letto per troppi mesi.
  
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