Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Alkimia    01/03/2013    5 recensioni
[CONCLUSA]
***SEGUITO di "A series of unfurtunate events"***
Ognuna delle opzioni possibili è rischiosa e potrebbe danneggiare Nadia. Per non parlare dell'altra faccenda in ballo: qualcuno vuole distruggere la Terra... tanto per mantenersi nel solco della tradizione.
Nadia è in America per cercare, insieme allo S.H.I.E.L.D, un rimedio ai danni provocati dall'energia della pietra. Loki è prigioniero sul pianeta dei Chitauri ma ha ancora dei piani. Eppure, ancora una volta, troppe cose non vanno come lui sperava. Vecchi nemici tornano da un passato lontano che lui continua a rinnegare, costringendo gli Avengers a tornare in campo; episodi e sentimenti inaspettati lo porteranno a dover decidere da che parte stare. E non è detto che la decisione finale sarà quella giusta...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo ventitreesimo
Deu ex machina – part two


Non ha mai avuto particolare attitudine al cameratismo.
Loki resta per qualche istante con le spalle premute contro la parete esterna del grande capannone. Deve muoversi con cautela, se lo scoprissero sarebbe la fine ma non si pente affatto di non essere tornato sui suoi passi per condurre lì gli Avengers. A questo può sempre pensarci in un secondo momento, adesso vuole tirare fuori Nadia e vuole farlo da solo.
Perché non sei così impermeabile al rimorso, vero?
Deglutisce e la voce scompare. Non è questione di rimorso, si dice, è sempre stato così. Il tempo in cui seguiva Thor nelle sue imprese, assieme a Sif e ai Tre Guerrieri, gli sembra lontanissimo, quasi non è più nemmeno un ricordo, sembra solo uno di quei sogni confusi che si dimenticano man mano nelle ore successive al risveglio. E anche allora, partecipava a quelle avventure, metteva le sue abilità al servizio del gruppo, ma lo faceva solo perché era l'unico modo di partecipare alla gloria che quelle imprese riservavano, l'unico modo per mostrare a Odino che non era un ragazzo gracile, cresciuto all'ombra degli scaffali della biblioteca di palazzo. Quante volte il suo intervento si era rivelato decisivo per salvare uno di loro? Di sicuro più spesso di quanto gli sia stato riconosciuto, perché alla fine, al ritorno da quelle imprese, quando attraversavano la via principale di Asgard diretti al palazzo, era sempre il nome di Thor quello che veniva acclamato dalla folla.
Per un attimo rivede lo sfavillio del sole esplodere in tanti raggi di luce sulla facciata dorata del palazzo di Odino. Il calore di quei riflessi quasi gli pungeva la pelle pallida.
Sospira, maledicendo i ricordi e la rabbia che gli stanno facendo montare nelle vene. Non è quello il momento di abbandonarsi alle reminiscenze, ora deve essere lucido e attento.
E prima di lasciare quel posto, c'è almeno una cosa che deve fare. La falce di luna che brilla in quel cielo somiglia al sorriso che ora gli increspa le labbra, un sorriso che gli ricorda che niente è davvero cambiato.
Con passo felpato, sale la scala di emergenza su un lato dell'edificio e raggiunge una delle alte finestre. Traccia un cerchio con la punta del dito sul vetro opaco e lattiginoso, il cerchio si stacca come se fosse stato tracciato da una punta di diamante e lui lo afferra al volo e lo posa in terra, poi getta un'occhiata all'interno.
Vede tutta la scena da lì e deve ammettere che gli piace anche meno di quanto aveva pensato.
Vede l'uomo più anziano. Oh, certo, è lui il capo degli invasori, l'uomo che era al party di Stark e che, da quello che ha capito si è finto un suo collaboratore. Sono stati bravi, dopo il party Loki pensava che il ragazzo che corteggiava Nadia fosse l'unica spia e invece sono stati tutti più vicini di quanto pensasse, a tenere sotto controllo la situazione.
Vede la lancia appoggiata sul tavolo e dietro la botola aperta con l'arsenale di freddo metallo scuro. Non riesce a capire quante armi siano e cosa vogliano imitare, si rende solo conto che sono parecchie e pericolose. Se anche non riuscissero a farle funzionare con l'energia della pietra, se potessero venire usate una sola volta, sarebbero comunque abbastanza da mettere in pericolo i Vendicatori, nel caso di uno scontro diretto, o da tenere in ostaggio un intero quartiere di quell'enorme città.   
Vede Nadia avvicinarsi alla lancia. Il metallo scuro reagisce alla vicinanza della pietra come nel magazzino di Boston aveva reagito al Mjolnir.
Non riesce a sentire bene cosa stiano dicendo, ma la conversazione non è difficile da indovinare. E comunque Loki sa che Nadia non può fare quello che si aspettano da lei, non è in grado di governare l'energia della pietra con una tale maestria da far funzionare quelle armi.
Ora l'uomo di mezza età sembra interdetto, fa un cenno e le due donne che tengono come ostaggio vengono trascinate al centro del capannone, sono ammanettate e visibilmente sconvolte e spaventate, ma stanno bene. L'uomo getta in terra Jane le punta contro un pugnale. Nadia resta a guardare impietrita per qualche secondo.
Se quell'uomo fosse furbo però, ucciderebbe la piccola scienziata subito, per far capire che fa sul serio. A quel punto Nadia potrebbe fare ogni cosa per evitare la stessa sorte anche alla donna di Stark.
Ad ogni modo, Nadia urla qualcosa ed afferra la lancia. Vuole davvero provare a far passare l'energia nel metallo? È una follia! Non può farlo, finirebbe solo per farsi del male.
Loki non si accorge di essere premuto contro il vetro e non si rende conto del battito accelerato che martella nelle tempie.  
Si difende ciò che si ama...
La voce nella sua mente ha un tono sarcastico, impietoso. Non c'entra l'amare o meno, ma era davvero convinto che lui, il dio dell'inganno, potesse almeno mantenere la promessa di non danneggiarla e di non metterla in pericolo. Solo adesso si rende conto di quanto sia venuto meno a quella promessa, fino a che segno.
Vorrebbe sfondare quella finestra, fermare quella pazzia, ma non fa in tempo. Anche da lì può vedere l'aura di energia alzarsi e spandersi, può vedere Nadia perdere il controllo e l'energia abbattersi come un fulmine.
Approfitta del boato per aprire la finestra e sgusciare dentro, correndo a nascondersi accovacciato dietro una fila di barili che puzzano di petrolio.
Nadia cade a terra, tra le mani le rimangono solo due tronconi della lancia, ma sembra non essersi procurata alcun danno.
Il dio si chiede se sia quello il momento buono per intervenire. Piombare di sotto, mandare tutti gambe all'aria, afferrare la ragazza e andare via. Ma si rende conto che dovrebbe quanto meno tramortirla per riuscire a farla uscire da lì senza che lei si faccia venire in mente qualche idea scioccamente eroica, come intrattenersi a liberare anche le altre due.
Ancora ricorda quella notte a Venezia: lei si fece uccidere per tentare stupidamente di salvare la compagna di Stark. Solo l'intervento di Odino la salvò, e da allora, a causa del sangue usato nell'incantesimo, sono cominciate tutte le vicissitudini peggiori di quella ragazza.
Dopo qualche minuto, l'uomo dà ordine che Nadia e le due donne vengano portate via, poi Loki lo vede allontanarsi a passi nervosi e andarsi a chiudere dietro ad una porta, sbattendosela alle spalle.
Da dove è nascosto riesce a vedere il pannello di controllo della rete elettrica, incassato in una scaffalatura di alluminio. Ha imparato un sacco di cose sulla corrente elettrica quando era nascosto in quel rifugio sotterraneo a lavorare sul Tesseract.
Con molta cautela, allunga un braccio fino alla leva e l'abbassa. Un attimo dopo il capannone piomba nel buio. Dai vetri opachi non filtra la luce dei pochi lampioni che sono all'esterno, tutto è nero come la pece.
Ha una manciata di minuti, forse anche meno, prima che qualcuno riesca a raggiungere il generatore e rimettere in funzione la rete elettrica.
Di sotto arrivano voci concitate, il rumore di qualcuno che inciampa e cade. Pian piano si crea una gran confusione, poi si accende qualche torcia, qualche bolla di luce che macchia di bianco il nero.
Scatta, cercando a tentoni le scale, orientandosi con quel poco di luce che proviene dalle torce dal basso. Le scende di corsa pensando a un modo opportuno di nascondersi appena l'illuminazione sarà tornata, cambiare aspetto magari. Mentre muove qualche passo cauto, urta contro qualcuno.
«Deve esserci stato un sovraccarico, forse l'esplosione» dice quello che gli è venuto addosso. «Tu chi sei? Non si vede niente».
Loki riconosce la voce, è quella del ragazzo che si fa chiamare Mike. Ghigna nel buio, è proprio quello che voleva incontrare, è proprio la sua cosa da fare prima di lasciare quel posto. Le luci delle torce sono lontane, ma un lembo di illuminazione arriva fino a loro, sfiorandoli appena.
Il dio vede il volto del giovane deformato dal chiaroscuro, un mosaico di ombre nette e allungate, ma riesce a leggere l'espressione di sgomento che gli si dipinge in viso, quando nel breve lampo di luce, Mike fa in tempo a riconoscerlo. Chissà se il ragazzo è mai stato in qualche battaglia, se sa fare qualcosa oltre alla spia.
Il ghigno di Loki si allarga e preme una mano sulla bocca del giovane, per impedirgli di gridare; nel caos generale nessuno fa caso a loro.
Sempre tenendogli la bocca chiusa, Loki lo trascina contro il muro, sotto il soppalco di metallo, dove aveva visto il contorno di una porta in uno dei brevi sprazzi di luce. Si sposta piano, trascinandosi dietro Mike, cercando la porta che aveva intravisto, sperando che sia apra e che dia verso l'esterno.
Trova la porta giusto in tempo, perché proprio quando la apre con una spallata torna la luce all'interno del capannone.
Il dio dell'inganno getta a terra il ragazzo e si china su di lui: è meravigliosamente terrorizzato, basta poco per intuirlo. Oh, se avesse tempo, quanto potrebbero divertirsi!
Sente il respiro affannato di Mike contro il palmo della mano. La paura in quegli occhi chiari è uno scintillio opaco.
«Un po' troppo poco sangue freddo per uno che ha svolto il ruolo da infiltrato» mormora il dio, poi gli toglie con cautela la mano dalla bocca, allontanandola solo di poco. «Sarebbe bello infierire su di te, ma mi sento quasi solidale se penso che per tutto questo tempo hai dovuto lavorare per Stark».
Il respiro del ragazzo si fa un po' più regolare, ma non osa muoversi e nemmeno gridare. Loki non gliene lascerebbe l'occasione comunque.
«N... non uccidermi...» rantola, sbiancando.
«Così meschino da implorare fin dall'inizio? Mi domando cosa ci abbia trovato in te quella ragazza». Certo, certo, caro Mike, o chiunque tu sia, un conto è fare la spia e fingersi un tenero ragazzo gentile e simpatico, tenendo le spalle coperte, tutt'altra cosa è il pericolo. Nessuno ti aveva preparato per quello? Beh, peggio per te.
«Se sparisco si accorgeranno che non ci sono...» aggiunge lui, mentre un rivolo di sudore gli cola sulla fronte. «Sono in tanti e tu sei solo».
Loki sorride mellifluo, «Un motivo in più per toglierti di mezzo e sfoltire le fila» dice posando la mano attorno al collo.
«No! Non... farlo... ti prego. Nadia... sono sicuro che non lo vorrebbe...».
Il dio si ferma, poi annuisce enfatizzando un'aria pensosa. Ci sono molte cose che lei non avrebbe voluto.
«Sì, immagino sia vero» conclude. Sente il ragazzo rilassarsi lievemente. «Ma non c'è alcun bisogno che lei lo venga a sapere».
Basta un istante, una leggera torsione del polso. Il rumore delle ossa del collo che si spezzano è un suono meraviglioso in mezzo al silenzio della sera.

*

Il jet dell'aeronautica atterra sulla pista dell'elivelivolo, il portellone si apre direttamente su uno sportello che permette di accedere all'interno, altrimenti il pilota soffocherebbe a quell'altezza.
La sera sembra più scura vista da lassù e le luci di posizione dell'apparecchio sembrano fiammelle nell'aria nebbiosa.
Tony guarda fuori, dalla grande vetrata che si trova nella plancia di comando.
«Entro quanto tempo può essere pronto il macchinario?» domanda Fury, alle sue spalle.
«Se io e il dottore cominciamo da subito, entro domattina».
«Mi dispiace, Stark»
«Per cosa?»
«Per la signorina Potts, e la ragazza. E la dottoressa Foster».
Tony sente il peso ad altezza del petto farsi più pressante e cerca di nascondere una smorfia di pena che non è proprio il caso di dare a vedere. Ripensa a quello che ha detto a Nadia la sera che lei gli regalò l'album di fotografie: non ci si deve lasciar abbattere e lui è molto bravo in questo, o almeno è molto bravo a fingere di esserlo.
«E perché mai, Nick? Non sono mica morte?» sbuffa. Si volta a guardare Fury, sa cosa sta pensando, che ogni minuto che passa le probabilità di trovarle sane e salve sono sempre meno. Lo sa ed è una consapevolezza di cui avverte tutto il gelido terrore scorrergli sotto pelle.
Tony batte una mano sulla spalla del direttore e fa un mezzo sorriso. Non crede ai suoi stessi pensieri ma deve ammettere che si sentirebbe molto meglio se Bambi non fosse sparito, il dannato piccolo cervo, quando lavora dalla parte giusta, è in gamba. In realtà lui immagina dove sia finito Loki, è andato a cercare Nadia, ma il fatto che abbia deciso di compiere l'impresa tutto da solo non è rassicurante, ed è anche una mezza prova di quello che tutti loro hanno sospettato, e cioè che il bastardello aveva capito che sarebbero venuti a prendere Nadia perché volevano la pietra e non ha detto niente. E una volta preso atto di questo, le opzioni per spiegare come mai sia andato da solo a cercare la ragazza restano due: o Loki vuole trovare il nemico per negoziare qualche alleanza, o si è pentito e vuole salvare Nadia tutto da solo per provare che sa rimediare ai propri disastri e sperare che Thor non lo riduca in poltiglia con quel suo martello. Che Loki sia capace di provare una qualche forma di rimorso gli riesce difficile pensarlo, ma dato che lui è il primo che dice che non ci si deve far abbattere, tanto vale concedersi l'illusione per un attimo. Tanto vale sperare. E poi, se non può fidarsi del dio dell'inganno può certamente fidarsi di Nadia: lei non lascerebbe indietro Pepper o la dottoressa Foster, se Loki arrivasse a salvarla.
Quanto sta messo male se l'unica cosa in cui può sperare è la pseudo-coscienza del dio dell'inganno?
La porta si apre e compare Natasha Romanoff con al seguito l'ospite appena sceso dal jet che si trascina dietro due casse di rotelle.
«Benvenuto a bordo colonnello Rhodes» saluta Fury.
A Tony fa piacere rivedere il suo vecchio amico. Rhodey era partito per una missione un paio di mesi prima, tecnicamente ora dovrebbe trovarsi in una base militare a Washington, scomodarlo non è stato il massimo, ma Fury non si sarebbe fidato di nessun altro che non fosse un alto graduato dell'esercito americano, notoriamente affidabile, amico di uno degli Avengers. Nessuno si sarebbe fidato di nessun altro, viste le circostanze.
«Rhodey, grazie di essere venuto!» esclama, andandogli incontro. «Ti accompagno a posare questa roba».
Lo trascina via. Fury non vuole estranei tra i piedi, nemmeno se sono i suddetti militari affidabili e amici.
Lui si  volta a lanciare un'occhiata alla Romanoff alle loro spalle.
«Ma lei non era quella tua assistente che assumesti prima di partire per Montecarlo?» bisbiglia, perplesso.
«Vedo che te la ricordi» sghignazza Tony. «Se hai capito dove siamo, non fare domande. Se non hai capito, meglio ancora, ma non fare domande lo stesso».
«Sei serio? Mio Dio, sei proprio serio. Da quanto tempo non eri serio?».
Una domanda interessante, peccato non ci sia tempo per i convenevoli e per una sana chiacchierata. Tony fa entrare il suo amico in uno dei laboratori e lo aiuta a posare il carico sul piano di un tavolo, poi apre le due casse e controlla che ci sia tutto.
«Mi dispiace di averti fatto venire fin qui» dice, passando in rassegna il materiale.
«Sei serio e ti scusi, persino. Mi stai spaventando, amico, quanto è brutta la situazione?», il tono canzonatorio di Rhodey non nasconde del tutto la preoccupazione.
«Abbastanza brutta»
«E dov'è Pepper?»
«Ok, è più che abbastanza brutta in effetti».
Rhodey deglutisce, gli occhi spalancati per la sorpresa e lo sgomento.
Ma ce la caveremo, vorrebbe dirgli Tony. Solo che proprio non gli esce di bocca.

*

L'hanno riportata nella sua stanzetta.
Nadia tira un calcio contro il muro. Un pezzo di intonaco si scrosta e cade e lei sente male al piede ora.
Per un attimo ha preso in considerazione l'idea di usare l'energia per far saltare la porta, ma poi dovrebbe far saltare in aria anche tutti quelli che si metteranno tra lei e l'uscita e sa già di non poterlo fare. Non ha mai voluto quel dono e non si metterà a usarla adesso per uccidere. Non ci riesce, anche se se ogni minuto che passa il rischio che Jane e Pepper stanno correndo cresce sempre di più.
La sensazione di impotenza diventa un malessere fisico, sente la nausea salire e sente dolore, come se l'avessero picchiata. Non le è stato fatto ancora niente, ma quanto ci vorrà prima che Hope decida seriamente di passare alle maniere forti? Per quanto si fiderà del fatto che lei non sa far funzionare l'energia della pietra come lui vorrebbe e comincerà a credere che è un trucco che lei sta usando per prendere tempo?
Si sente come un pesce dentro ad un acquario; da fuori qualcuno la sposta, agita il contenitore e prima o poi questo qualcuno potrebbe decidere di rovesciare tutta l'acqua.
Aveva dannatamente ragione quando si sentiva così piccola e inadatta, un filo d'erba cresciuto per caso all'ombra della protezione dei Vendicatori. Ha ripetuto mille volte a loro e a se stessa di essere in grado di farcela, li ha pregati di non starle addosso, e adesso che è sola e che deve fronteggiare un pericolo che coinvolge lei e altre due persone non sa che fare. Loki era in errore, non è affatto una guerriera, Loki si è sempre sbagliato.
Si lascia cadere sul letto con un sospiro gonfio di pena. Dopo qualche minuto sente delle voci provenire da dietro la porta e scatta seduta, mettendo su un'aria dura che deve suonare estremamente ridicola, ma non riesce semplicemente ad arrendersi al destino di quello che le sta capitando. Mesi insieme agli Avengers, a persone che nel bene e nel male devo convivere con il loro essere straordinarie, le hanno insegnato ad  essere fiera, ed è tutto quello che riesce a fare, l'ultimo scampolo di orgoglio che sente di doversi concedere.
La porta della stanza si apre ed entra Mike.
A quel punto Nadia non ha nemmeno bisogno di fingere, la rabbia che la vista di quel ragazzo le procura è sufficiente a farla sembrare di granito, ostile come una montagna in mezzo a un deserto.
Lui la guarda con un'espressione strana, crucciata, quasi esaminandola, come se volesse accertarsi che è tutta intera, e sembra ignorare lo sguardo astioso che lei gli sta rivolgendo.
«Ce l'hai un nome vero o è troppo ridicolo pronunciarlo?» gli chiede. Sarebbe bene conoscere i loro nomi, se mai riuscisse a uscire di lì, potrebbe spiegare a Thor tutta la faccenda e scoprire chi sono.
Il ragazzo inarca un sopracciglio e la guarda negli occhi,
«Il mio nome? Perché, hai intenzione di chiamarmi spesso?» dice, inclinando appena la testa di lato e fissandola con un mezzo ghigno.
Quelle parole le si infrangono contro come un'onda su uno scoglio, lasciano una scia brillante di speranza. Ha davvero capito bene o è solo un caso che Mike abbia pronunciato quella frase esatta?
Lo guarda disorientata. Ha troppa paura di essersi sbagliata.
Il mio nome? Perché, hai intenzione di chiamarmi spesso?
È folle, ma solo Loki potrebbe dare una risposta del genere. Il fatto che abbia le sembianze di una persona la cui vista le risulta così insopportabile è l'unico motivo per cui lei riesce a trattenersi dall'abbracciarlo.
«Come... come diavolo hai fatto?» farfuglia, incredula.
«Magia, inganni: questo è il mio preferito» risponde lui con una cera fierezza.
«È inquietante. E comunque non è questo che volevo sapere: come mi hai trovata?».
Loki indica con un'occhiata il suo bracciale. Nadia si porta una mano ad accarezzare il profilo liscio della pietra.
Ma certo. Lui può sempre trovarla, lui è sempre riuscito a trovarla. Quella pietra ha unito le loro strade molto tempo prima e in nessun modo è possibile che si perdano. Se lo avesse ricordato a tempo debito, si sarebbe risparmiata un bel po' di disperazione.
«Dove sono gli altri?» bisbiglia lei.
«Quali altri?»
«Tony, Steve, Thor... gli altri».
La faccia di Mike si incupisce con un'espressione che appartiene decisamente a Loki.
«Perché mai dovrebbero esserci?» borbotta.
«Perché mai avresti dovuto venire da solo?». Nadia lo fissa corrugando la fronte. Capisce subito che c'è qualcosa che non va, in un primo momento pensa che Loki lo abbia fatto per dimostrare a lei che poteva farcela da solo e agli altri che potevano fidarsi, ma si rende subito conto che è un'ipotesi che non regge: persino Loki non sarebbe così ottuso e infantile nel suo voler dimostrare qualcosa a qualcuno. Venire lì da solo e cercare di portarla via è una cosa troppo rischiosa, per entrambi, e non c'è ragione per correre un simile rischio. A meno che il progetto iniziale non prevedesse qualche altra idea e quel colpo di testa non sia solo un ripiego, un ripensamento dell'ultimo momento.
«Oh mio Dio, tu non vuoi salvarmi... tu vuoi trattare con questa gente» mormora Nadia, allibita.
«Sì, il piano originale era scambiare la mia collaborazione con la tua incolumità, poi ho cambiato idea, contenta ora? Possiamo pensare a come uscire di qui?».
Cosa? La sua incolumità?
Avrebbe collaborato con Hope e i suoi sottoposti? Li avrebbe aiutati a distruggere la Terra o a uccidere Thor?
Non si aspettava che i sentimenti di Loki per Thor e gli Avengers fossero cambiati, ma di certo non pensava che li avrebbe traditi, non in quel modo e in quella situazione. Pensava che rispetto a quella questione almeno stessero dalla stessa parte.
Lo guarda con un misto di sgomento e rabbia. Li ha traditi, ha tradito lei e tutti loro... le salgono le lacrime agli occhi ma si sforza di trattenerle.
Si era sempre sentita in bilico con lui, si era sempre sentita come una viandante sperduta in mezzo al buio, con il solo ausilio di una flebile fiamma che sperava di trasformare in fuoco. Ora la fiammella tremola nel vento e minaccia di spegnersi.
«Va' a chiamare Tony e gli altri e portali qui, maledizione!» gli dice. Non si rende conto di star alzando la voce e Loki è costretto a piombare su di lei e a premerle una mano sulla bocca per farla smettere.
«Se li vedessero arrivare potrebbero decidere di mandare loro un tuo occhio come monito» risponde lui, gelido. «E mi pare che stiamo perdendo già troppo tempo. Troviamo un modo di andarcene».
L'afferra per il polso e sbuffa spazientito. Lei tenta di ritrarsi, ma le dita di Loki si stringono a morsa.
«Aspetta, ci sono Jane e Pepper...» protesta la ragazza.
«Di loro non mi importa».
Nadia ha l'impulso di colpirlo, sente la rabbia dentro di lei crescere sempre più bruciante, una marea che sale fin quasi ad accecarla. Per un attimo compaiono solo scintille di luce cupa davanti ai suoi occhi, poi tenta di darsi una calmata. Hanno perso un mucchio di tempo in convenevoli inutili e lei si sente già abbastanza stupida e se rischiasse di farsi scappare un picco di energia come ai primi tempi sarebbe tutto perduto.
«Hai appena perso il diritto di discutere di quello che ti importa o non ti porta, nel caso non ti sia chiaro» sibila astiosa. «Ora mi fai uscire da questa stanza, mi porti da loro e dirai che Hope, il capo di questi stronzi, mi ha concesso qualche minuto con loro all'aria aperta... qualcosa del genere. Sei tu quello bravo con le bugie».
«Non c'è proprio bisogno che tu morda» replica lui, con quella calma gelida del falco che sta per piombare sulla preda.
No, mordere sarebbe troppo poco. La rabbia dentro di lei muta in disperazione, si immagina come in un incubo a tentare di urlare senza che dalla bocca le esca alcun suono e si detesta per non riuscire ad essere lucida quanto dovrebbe, perché per un attimo il rendersi conto di quello che è successo fa passare tutto in secondo piano.
Chiude gli occhi. I volti dei suoi amici si accendono in flash rapidi dietro le sue palpebre chiuse. Vorrebbe essere come loro, capace di combattere malgrado tutto.
Spinge Loki per aria e apre la porta della stanza. Uno dei tizi messi di guardia la blocca, premendole una mano sul petto per gettarla dentro,
«Dove credi di andare?» sbotta.
«Hope ha detto che potevo vedere le mie amiche. Lui deve accompagnarmi». Può quasi sentire il ringhio trattenuto nella gola di Loki. Il guardiano getta un'occhiata sospettosa al ragazzo alle sue spalle, la faccia di Mike annuisce senza alcuna espressione, ma le si avvicina e le afferra il braccio stringendo nervosamente.
«Se falliamo, le perderai comunque, sciocca ragazzina avventata» sussurra lui al suo orecchio. E non è la voce di Mike, è proprio quella di Loki, pungente e fredda come il vento del nord.
Lei lascia andare un sospiro trattenuto, insieme all'aria vola via tutto il furore e resta solo un avvilente senso di angoscia e sconfitta.
«Ho già perso. Voglio solo uscire di qui» replica. Non è certa che Loki abbia compreso il senso di quella frase, ma sente la sua stretta al braccio allentarsi.
Ripetono la menzogna di Nadia ai tizi che sono di guardia a Jane e Pepper. Lei sa che Loki ha ragione, che è un piano troppo semplice e che è solo fortuna che Hope non sia ancora uscito dal suo ufficio e si sia accorto che lei sta andando a spasso senza che lui abbia dato alcun ordine. Lo sa, ma non vede altra soluzione, e restare lì è sicuramente molto più rischioso che tentare quella sorta di fuga disperata.
Pepper e Jane sono ancora ammanettate, segno forse che Hope vuole tenerle pronte per ogni eventualità. Pepper è la prima a scattare, guarda Mike come il toro che sta per lanciarsi a tessa bassa contro il torero.
«Tu! Come hai potuto? Io, Tony, ci fidavamo di te!» ringhia. Il destinatario è sbagliato ma le parole vanno bene comunque. «Non la passerete liscia, tu e i tuoi amici... e verrà il momento in cui il tuo fondoschiena sarà alla portata dei miei calci!»
«Sempre che rimanga qualcosa di te e del tuo sedere» si accoda Jane. È ancora tremendamente pallida, ma scatta in piedi con un balzo da tigre.
Per essere terrorizzate, non hanno perso grinta. In un'altra circostanza Nadia riderebbe di cuore.
«Hope ha detto che possiamo uscire» mormora la ragazza, cercando di non lasciar trasparire niente che i guardiani possano interpretare come un segnale anomalo. «Non fate sciocchezze, ragazze, io non so quanto posso tenere duro... non voglio indispettire nessuno».
Allarga gli occhi per un attimo in un'espressione eloquente che spera le due donne capiscano. La guardano assottigliando lo sguardo per un secondo, poi lei si volta e lascia che Loki le accompagni fuori.
Attraversano il capannone in silenzio, una dietro l'altra a testa bassa, Jane e Pepper in testa. La mano di Mike è ancora stretta attorno al braccio di Nadia. Lei conta i passi che la separano dalla porta; ad ogni passo il cuore sembra riacquistare un ritmo meno serrato, più naturale.  
Sono a soli due metri dalla porta.
Ogni pensiero, ogni energia della ragazza è completamente assorbito dallo sforzo di mettere un piede davanti all'altro.  
«Cosa sta succedendo? Che ci fanno quelle tre in giro?».
La voce di Hope sembra calare come un fulmine. Per un attimo tutto resta sospeso nel battito di cuore che Nadia sente mancarle, la voce dell'uomo è come uno sparo e lei si sente colpita al centro esatto della testa da un proiettile che le spande una sensazione di gelo tremendo e paralizzante in tutto il corpo.
Ma è solo un istante.
Nei secondi immediatamente successivi, Nadia spinge Jane e Pepper fino alla porta. L'effetto sorpresa rallenta la reazione dei tre uomini che piantonavano l'uscita. La porta si apre verso l'esterno e l'aria della sera è fresca e inodore, così diversa dal tanfo di petrolio e umidità che si respira del capannone.
La ragazza sente la porta venire chiusa pesantemente alle sue spalle e inciampa su una macchia d'olio sul piazzale di cemento, cade e si taglia un ginocchio urtando contro un sassolino appuntito.
Loki ha avuto la prontezza di sprangare l'uscio, ma quella non è l'unica uscita e lei sa che presto gli saranno addosso, e invece di farla muovere, quella certezza la tiene schiacciata a terra, senza fiato.
Sente una mano afferrarla per il colletto della maglietta e tirarla in piedi.
Con la coda dell'occhio vede le facce scioccate di Jane e Pepper, in parte per la paura, in parte perché Loki ha ripreso le sue sembianze e in un modo o nell'altro non dev'essere molto rassicurante averlo vicino.
Spari. I fori di proiettile bucano il metallo della porta. Dal retro del capannone arriva il suono concitato dello scalpiccio di tante persone che corrono.
Usano armi normali, comuni armi da fuoco.
Loki spinge Nadia in avanti, per costringerla a correre, lei afferra la mano di Pepper, che a sua volta acciuffa Jane per un lembo della camicia. Se non fossero tutte e tre mezze intontite dalla paura forse riuscirebbero persino a sentirsi ridicole.
Gli spari continuano. Nadia vede qualche goccia di sangue stillare dalla spalla di Loki.
Fanno giusto in tempo a nascondersi dietro a un altro fabbricato, prima che gli uomini di Hope li raggiungano.
«Cabina... telefonica...» squittisce Pepper, premuta contro il muro, tra Nadia e Jane.
Jane per conto suo non riesce a fare altro che indicare Loki e boccheggiare con aria stravolta.
«Cabina...» ripete Pepper. Le voci degli inseguitori coprono la parola che è poco più di un sospiro.
Seguendo il suo sguardo, Nadia intercetta una cabina telefonica che spunta in una piazzola spoglia, un solido di plexiglas e acciaio che sembra spuntare dal terreno come una pianta selvatica.
Sì, Pepper è vissuta accanto al genio di Tony Stark per molti anni e quella è l'unica idea vagamente geniale della serata. In che altro modo potrebbero chiamare aiuto se non con quel telefono?
Un quartetto di uomini armati passa a pochi metri da loro senza vederli. Hanno davvero in mano comunissime armi: evidentemente non voglio sprecare l'armamentario alieno che si sono portati dietro dal dannato buco di inferno da cui provengono.
Nel campo visivo di Nadia entra per caso la mano che Loki si è premuto sulla spalla e ha ritirato sporca di sangue.
«Stai bene?» gli chiede.
Lui le lancia quella che sembra essere un'occhiata di sufficienza a metà tra il serio e il sarcastico. «Io sono un dio, e ho ancora un paio di carte da giocare» replica.
Agita le dita e compare una sua proiezione a un metro da loro. Il finto Loki corre via a perdifiato, diversi secondi dopo si infila in un viottolo tra due fabbricati e getta per aria un bidone, attirando con il rumore gli inseguitori.
«Intelligente...» squittisce Jane.
«Sì, immagino tu non ci sia granché abituata, all'intelligenza» borbotta lui. Poi gioca la seconda carta, quella della nebbia, come a Venezia, come a Nornehim.
Nornehim. Il pensiero scricchiola nella testa di Nadia. Se tutto va bene, presto riuscirà a spiegare tutto a chi di dovere.
La nebbia cala pesantemente, è come essere annegati in un bicchiere di orzata. Le ombre delle costruzioni galleggiano attorno a loro come enormi cubi di nero.
«Muoviamoci» dice Loki, alzandosi.
Nadia confida che Pepper ricordi la direzione in cui si trova la cabina telefonica. E soprattutto confida che il telefono funzioni. C'è una buona probabilità che sia così, che in quelle zone fuori città non ci sia molta copertura con i cellulari e che quindi mantengano attivi i telefoni pubblici.
Le tre donne camminano strette l'una accanto all'altra per non perdersi, cercando di fare quanto meno rumore è possibile. Le voci degli inseguitori suonano lontane e Loki è poco più di un'ombra incolore accanto a loro.
Ci vanno a sbattere contro, alla cabina. Lo sportello esterno penzola fuori dal binario di scorrimento e non è affatto un buon segno.
Pepper entra, Jane le va dietro e restano premute contro le pareti trasparenti. C'è un brutto odore lì dentro.       
«Funziona» dice Pepper trionfante, dopo essersi portata la cornetta all'orecchio. «Almeno, la linea c'è».
«Serve qualche quarto di dollaro» le fa eco Jane.
Dal nulla, Loki allunga un paio di monete verso Pepper.
«Come direbbe Harry Potter: adoro la magia» mormora lei cantilenando, infilando le monete nella fessura.
I secondi che seguono sembrano pesare come macigni.
«Tony! Sì, sto bene, stiamo bene io, Jane e Nadia... Loki... non lo so... dovete fare presto... il loro covo è in quell'orribile capannone che avevi comprato per usare come magazzino, siamo lì fuori».

La nebbia non si dirada. Nadia resta seduta a terra, con le spalle appoggiate alla parete della cabina. Si sente esausta e la voglia di piangere si è condensata in un peso di piombo ad altezza del petto, ogni tanto sale verso la gola, come se volesse soffocarla e lei deve deglutire più vole per mandarlo giù, e deve stringersi le mani gelate per trattenere le lacrime.
Jane e Pepper sono sedute dall'altro lato della cabina, rabbrividiscono e quasi certamente anche loro hanno i vestiti del tutto inumiditi e appiccicati addosso.
Nadia non riesce a voltarsi a guardare Loki seduto accanto a lei. Non sa affrontare l'idea di quello che lui ha fatto ed è perfettamente consapevole di quanto sia assurdo: lui ha ucciso, manipolato, ricattato, ingannato. Lo ha sempre fatto, ha sempre fatto cose anche peggiori di quella, e lei non può comportarsi come se la cosa fosse diventata importante solo ora, perché riguarda lei e persone vicine a lei. È ipocrita e sciocco pensarlo, come sono state sciocche le sue speranze, tutte le sue speranze.
Eppure brucia, fa male, come una stalattite di ghiaccio che gli si è conficcata dentro e ora ustiona, scava, lascia il vuoto.
Nadia ha la tentazione di chiedergli se la ferita alla spalla è già guarita o se è comunque in via di guarigione, ha bisogno di poter dire qualcosa di normale e magari concedersi l'illusione di essere tornati indietro nel tempo, a Venezia, quando erano nascosti in quel rudere e l'unica cosa che provava per lui era un sentimento di umanissima simpatia, una sorta di strana solidarietà.
Sta per aprire bocca, ma sopra di loro le luci del quinjet compaiono oltre la coltre di nebbia. Nello stesso istante, si sente uno strano boato provenire dal capannone in cui Hope e il suo seguito erano nascosti.





_____________________________________________________

Note:

Bene, ora che si è citato pure Harry Potter penso di essere a posto.
Approfitto di nuovo della citazione, io adoro la magia! E finalmente ho potuto far divertire un po' Loki. Nei fumetti il fatto che cambi aspetto (nella sua prima apparizione si trasforma in piccione per scappare da Thor... son cose che ti segnano) succede abbastanza spesso, anzi credo che sia proprio il suo genere di inganno preferito.

E naturalmente, Mike doveva morire. È una fine un po' ingrata per un personaggio che, tutto sommato, ci ha fatto compagnia per svariati capitoli, ma Loki aveva da fare.

La frase che Loki dice a Nadia quando entra nella sua stanza è una citazione della prima fanfiction, praticamente sono le prime parole in assoluto che Loki le abbia mai detto, e qualche capitolo fa i due avevano ricordato l'episodio e il fatto che lui avesse detto proprio quelle parole.

Guest star: James Rhodes aka Rhodey ** lo adoro per il solo fatto che sopporta e sUpporta Tony e mi sarebbe piaciuto inserirlo prima, ma non c'è mai stata occasione.


Tra oggi e domani rispondo a tutti voi. Intanto grazie, come sempre ^_^

Per curiosità o domande sulla fanfiction, la vita, l'universo e tutto quanto: HERE


Ci leggiamo venerdì prossimo!
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Alkimia