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Autore: daemonlord89    01/03/2013    1 recensioni
Due anni dopo gli avvenimenti di Landam, Kemoria è sconvolta dalla guerra civile. I Petali Neri si sono sciolti e i ribelli hanno quasi preso il controllo della capitale. Il governo, però, non può accettare questa situazione; ha un piano che non può fallire. Ma deve sbrigarsi ad attuarlo, perché la Maschera sta per essere distrutta...
[Secondo capitolo della trilogia, il primo è Eredità di sangue]
Genere: Avventura, Guerra, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La trilogia dell'Angelo Nero '
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CAPITOLO QUINTO
-Il Circolo degli Angeli-

 

---Sotterranei dell'ospedale---

Il tintinnio della moneta sulla pietra fu come il rombo di un tuono, per coloro che si trovavano al di sotto del pozzo. Tallig si irrigidì all'istante e cominciò a tremare, senza riuscire a controllarsi.
Sono qui, sono qui, sono qui...
Era quasi un mantra. Nonostante la paura, non commise l'errore di annunciare la sua presenza, ma fece dei segni con le mani in modo da preparare i soldati che erano con lui. Uno di essi si pose al suo fianco, in prima linea, mentre gli altri si prepararono a scagliare frecce. Rimasero perfettamente immobili e perfettamente in silenzio, in attesa degli intrusi.

Franc si voltò dopo essere sceso dalla scala, ma non riusciva a vedere molto, a causa dell'oscurità. Gli sembrava, però, che al termine del corridoio ci fosse una debole luce, probabilmente prodotta da qualche torcia a muro. Si grattò il mento, ragionando sul da farsi, e chiese consiglio alla sua amica, che arrivò poco dopo di lui.
“Ci conviene dare uno sguardo prima di addentrarci, no?”
“Già, lo penso anch'io.”
Isolandosi, i due maghi focalizzarono l'attenzione nel diamante e spinsero la loro coscienza al di là del mondo terreno, muovendosi all'interno della dimensione magica. Lì, poterono controllare, non visti, il corridoio che si apriva davanti a loro.
La loro mente arrivò dalla parte opposta e subito notarono i quattro soldati che si preparavano a riceverli. Loro, per fortuna, avevano lo stesso problema di visuale nell'oscurità, e non potevano attaccare finché i ribelli non fossero stati alla loro portata.
“Abbiamo un problema” disse Franc, tornando nel suo mondo.

---Strade di Makrath---

Il combattimento andava avanti da diverse decine di minuti, anche se nessuno avrebbe potuto dire con esattezza quanti. Inizialmente Rhiz e i suoi uomini erano riusciti ad infliggere un duro colpo ai governativi, sfruttando l'effetto sorpresa, ma, con l'arrivo dei rinforzi dall'interno dell'ospedale, le cose si erano fatte più difficili. Gli arcieri non tiravano più, segno che l'azione di Silla era stata un successo, ma il numero di soldati nemici era aumentato a sproposito, rendendo la battaglia complessa e pericolosa.

Silla, nel frattempo, si era riunita con i suoi cecchini su un unico tetto. Se l'erano cavata bene, tutto sommato, ma dieci uomini erano periti sotto i colpi nemici. In qualsiasi guerra, un numero di vittime pari a quello non avrebbe suscitato nessuno scalpore, ma lei era fatta così: non poteva evitare di vedere gli uomini e le donne, dietro le cifre, e stava male per ognuno di loro. Dopo aver eliminato i tiratori nemici, non potevano fare molto. Tirare a casaccio nella mischia avrebbe significato rischiare di colpire gli alleati, cosa che, assolutamente, doveva essere evitata. Il loro compito, ora, si limitava al coprire la ritirata di Rhiz, una volta che il generale M'auget avesse dato il segnale.
Speriamo solo che si sbrighi, pensò, mordendosi il labbro inferiore.

-Sotterranei---

“Quattro soldati?” sussurrò Hayst, cercando di non farsi sentire.
“Sì, due guerrieri e due arcieri.”
“Potete fare qualcosa con la magia?”
“Poco o nulla.” Thalia scosse la testa. Il problema dell'utilizzo del diamante risiedeva nella grande concentrazione ed energia richieste. Dopo aver lanciato qualche incantesimo, i maghi avevano bisogno di riposarsi per recuperare le forze. Loro due, giovani ed inesperti, non possedevano una grande resistenza.
“Va bene, non preoccupatevi. E' tempo di tirare fuori le balestre.”
“Ho un'idea.” intervenne Geral, puntando lo sguardo verso un grosso masso, situato sul fondo del pozzo.
“Cosa vuoi fare?”
“Quei coglioni non si accorgeranno che si tratta di un sasso” disse l'altro, sollevandolo “e spareranno i primi dardi. Sarà il nostro biglietto d'ingresso.”
Hayst sorrise, intuendo l'idea di Geral.

Poco dopo, stavano correndo in direzione della luce, cercando di fare più rumore possibile. Geral scagliò il masso in avanti, che rotolò sul pavimento in pietra. Delle urla confermarono i loro sospetti. I soldati non si erano accorti di cosa in realtà stava arrivando e rilasciarono, nella fretta, la corda degli archi. Le frecce saettarono nel buio e si schiantarono contro la dura pietra, dando ai ribelli il tempo di agire. Hayst mirò ad uno dei due arcieri con la sua balestra, mentre Franc faceva lo stesso con l'altro. Il primo morì all'istante, colpito alla testa, mentre l'altro fu ferito solamente di striscio, ma fu costretto ad abbandonare l'arco.
Tenendoli sotto tiro, Hayst decise di optare per la diplomazia.
“Uno di voi è morto.” disse indicando “Ma voi potete sopravvivere. Andatevene e lasciateci campo libero.”
“Ah!” rise quello che sembrava il comandande. Il tremore e gli occhi spalancati lasciavano intendere l'utilizzo di qualche droga “Mai! Soldati, attaccate!”
Beh, ci ho provato, pensò Hayst.

Un nuovo colpo di balestra uccise il secondo arciere, mentre Geral impegnava entrambi i soldati rimasti con la mazza. Riuscì a parare due colpi e a portarne uno, azzoppando il compagno di quello che aveva parlato. Non riuscì, però, a dare il colpo di grazia, fermato da un fendente del comandante. Thalia e Franc, non abituati agli scontri diretti, si nascosero poco distante, attendendo un'apertura per sparare. Hayst si unì al combattimento.

Tallag era reso più forte e resistente dalla Sheress, ma il suo soldato non era più in condizioni di combattere egregiamente e lui si trovava ad affrontare due avversari. Sapeva di avere i minuti contati, mentre indietreggiava verso la porta. Portava colpi a casaccio, ogni tanto sentiva il clangore del metallo contro la pietra, ogni tanto non sentiva nulla. Prima di essere passato a fil di lama, pregò di aver almeno ferito il suo avversario.
Ho fallito.

“Dannazione!” imprecò Geral, tenendosi il braccio sinistro, che perdeva sangue copiosamente “Cazzo! Merda! Stupido bastardo!”
“Calma, calma! Fa vedere.” Hayst controllò la ferita. Il comandante nemico era riuscito a penetrare in profondità. Geral doveva ringraziare che fosse sotto effetto di stupefacenti, altrimenti, probabilmente, non sarebbe stato ancora lì. La battaglia era vinta, ma dovevano curare la ferita al più presto, o avrebbe rappresentato un serio problema.
Franc armeggiò con alcune bende e medicine, mentre Hayst e Thalia controllavano il simbolo inciso sulla porta.


“Di cosa si tratta?” chiese l'ex-Guardiano.
“Ho letto di questo simbolo.” spiegò la ragazza, eccitata “E' il Karshim. Si tratta del simbolo più antico di tutta Reevan. Il suo significato è andato perduto nel tempo, ma lo si può trovare in quasi tutti i siti archeologici risalenti a più di diecimila anni fa.”
“Diecimila?”
“Sì, so che sembra assurdo, ma è così. A quel tempo non c'erano umani, su Reevan, eppure qualcuno ha scolpito quei simboli. Gli studiosi concordano sul fatto che non è sbagliato ritenerli simboli impressi dagli Dei stessi. Per questo motivo, il Karshim viene anche chiamato il Simbolo della Creazione.
“Affascinante.” Hayst si era avvicinato al portone e aveva spinto, constatando che era aperto.
“Geral?” chiamò. L'omone si alzò da terra, ancora dolorante. Il sangue, almeno, aveva smesso di scorrere.
“Ci sono. Cazzo, che male.”
“Bene. Signori, stiamo per entrare.”

La stanza era enorme, di pietra. Non assomigliava minimamente all'ospedale, né per materiali né per tecnica di costruzione. Una selva di colonne proteggeva una zona centrale più ampia e libera, dove si trovava un tavolo circolare, del diametro di almeno tre metri. Sul tavolo, scolpita nella pietra, c'era la mappa di Reevan. I continenti erano riprodotti alla perfezione, anche se alcune differenze nella disposizione di laghi e catene montuose tradivano l'origine antica di quella scultura.
“E questi?” domandò Franc, i cui occhi luccicavano per il piacere della scoperta. Aveva notato, come tutti, una grande incongruenza. In punti precisi dei continenti si ergevano, sulla mappa, delle strutture immense; i quattro ribelli potevano solamente immaginare quanto avrebbero dovuto essere alte, in realtà. Erano disposte perfettamente in cerchio, secondo uno schema regolare. Sembravano dei pilastri, spezzati in più punti, che comunque rimanevano in piedi senza crollare al suolo, probabilmente sostenuti da una qualche magia. A circondarli, degli anelli anch'essi fluttuanti, forse l'origine dell'incantesimo. In cima all'ultimo pezzo di pilastro c'era la figura di un umanoide. Era differente per ogni pilastro, ma tutte avevano due particolari in comune: erano dotate di ali, come quelle delle aquile e guardavano verso un unico punto, circa al centro della mappa. Lì, però, non c'era nulla.

---Roccaforte dei Draghi---

I Lord reggenti di Kemoria erano raccolti in una sala immensa, ancora più grande di quella del trono. Si erano riuniti in consiglio per trovare un successore, quando un uomo, un servo, irruppe nella stanza. Infuriati, tutti si girarono verso di lui. Con un filo di voce, egli disse:
“Ha parlato. La Maschera ha parlato.”

Due minuti dopo, i Lord erano raccolti nella cripta, attorno allo scrigno aperto. La Maschera sembrava fissarli. Nessuno di loro aveva mai ricevuto un messaggio da essa, era un evento eccezionale. La voce della Maschera era come un sussurro, che si insinuava nelle menti di chi la ascoltava.
Non affannatevi a cercare altri Custodi. E' tempo, per me, di rinascere.
“Rinascere? Volete forse dire...” iniziò uno dei reggenti.
E' giunta una persona, in città. Avverto la sua presenza, chiara come il sole. Nelle sue vene scorre sangue angelico, la sua anima è l'ultima di una stirpe antica come la mia.
Millenni di attesa sono stati finalmente ripagati. Non affannatevi, dunque, a cercare altri Custodi per sostituirvi. Ho bisogno di lui. Solo di lui.

Portatemelo, e calcherò nuovamente il suolo di Reevan.

 

   
 
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