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Autore: Sar_    01/03/2013    9 recensioni
C'è una ragazza, alla Beacon Hills High School, che non è mai stata notata. Ma lei c'era. C'era sempre. In disparte, vivendo la sua vita, ma c'era. E se qualcuno si accorgesse di lei? Se quel ragazzo si voltasse e la guardasse, per la prima volta, dopo tutte le sue preghiere? Se qualcuno nell'ombra approfittasse di tutto questo per trarlo a suo vantaggio? E se ci fosse qualcosa, ancora più a fondo nell'oscurità, in un regno di terrore e buio, che stesse tornando in superficie? Sta per scoppiare una guerra, e a ognuno dei tre schieramenti servono soldati.
......
Questa storia mi è venuta così, di getto, mentre spulciavo tra le fan fiction su teen wolf. Diciamo che è una mia versione della serie e delle origini dei lupetti. Può essere anche presa come una 'Bibbia' del soprannaturale.
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Emma's Chronicles'
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Chapter eleven: Kumquat.

 

 

Il mio sguardo saltava da un ragazzo all'altro.

 

«E voi vi aspettate seriamente che vi creda?»

 

«Sì» risposero in coro, convinti.

 

«Licantropi.» ripetei, scandendo bene la parola.

 

«Sì. Con zanne e artigli.» Stiles avvicinò le mani al viso, piegate, come se fossero degli artigli ricurvi.

 

Più che un licantropo, sembrava un coniglietto.

 

«Mi hai visto, no? Sai che è la verità.» intervenne Scott.

 

E sì, poteva essere vero.
Ma era completamente, assurdamente al di fuori di ogni logica.

Guardai Scott, come aspettandomi che si trasformasse in un lupacchiotto come quelli di National Geographic.

 

«Quindi... ululi alla luna, diventi un grosso lupo cattivo quando è piena, rincorri gatti, ti sporgi fuori dal finestrino e tiri fuori la lingua... cose così?» chiesi, ancora scettica.

 

«Beh, non proprio. Non divento proprio... un lupo “lupo”. Divento... come prima, e ho i sensi super sviluppati. E io... io non ululo, e... no!» sembrava punto nel vivo.

 

«Oh, sì che ululi. Non ricordi...»

 

«STILES? Non aiuti.» lo zittì Scott.

 

«Comunque...» prese la parola il castano, leccandosi prima un labbro, concentrato «Erica, Boyd e Isaac sono nel branco di Derek, che è l'alfa. Per fare un branco, servono un alfa, un beta e altri due membri.» si fermò, per darmi la possibilità di assimilare pian piano le informazioni «In teoria, il branco doveva essere al completo. Aveva promesso che non l'avrebbe allargato. Non sappiamo perché stesse cercando di trasformare anche te.»

 

Alzai una mano per fermarlo.

 

«Voleva cosachiesi, confusa.

 

Parlava prima uno, poi l'altro, come passandosi la palla in una partita di lacrosse. Era evidente che erano amici da tanto tempo, sembravano una persona sola.
A rispondermi fu Scott.

 

«Lui... punta sull'insicurezza delle persone. Sulle loro debolezze. Propone qualità da super eroi, gloria, popolarità. Parla anche dei rischi, però. E propone un patto.» ascoltavo, avida di risposte.

 

Era tutto così... impossibile!
Una parte della mia mente era ancora fermamente convinta che fosse tutto un sogno.

 

«Lui ti morde, e tu entri a parte del suo branco.»

 

Avevo una domanda che insisteva per uscire dalle mie labbra.

 

«Ma tu non sei nel branco di Derek. Almeno, non eri là. Perché?» chiesi.

 

Lui non sembrò sorpreso della mia domanda.

 

«Io... diciamo che ho un altro branco.» e indicò con un cenno del mento Stiles, che gli mandò un bacio in risposta.

 

Scoppiai a ridere, mentre la tensione si scioglieva.
Scott sembrava sollevato del mio cambiamento d'umore.
Pensava forse che avrei tentato di ucciderlo di nuovo con la mia fedele lampada?

 

«Beh, io devo tornare da mia madre. Penso che mi ucciderà. Ne riparleremo oggi pomeriggio, magari, va bene?» disse Scott, alzandosi.

 

Io m'irrigidii.

 

«Oh. I miei. Dovrei essere già tornata...»

 

Stiles mi lanciò qualcosa in grembo.
Il mio cellulare.

Alla festa lo tenevo nella tasca nascosta tra le balze del vestito, sul fianco.
Tentai di non arrossire.

 

«Eri svenuta, sono entrato nel panico e...» Stiles si grattò la nuca «Ho mandato un messaggio a tua madre dicendo che dormivi da un'amica.»

 

Oh.

 

La scusa reggeva abbastanza.
Ed ero anche terrorizzata all'idea di tornare a casa, ora che sapevo.

 

«Io.. beh, dormirò sul divano» disse, arrossendo leggermente.

 

Oh, Giuda ballerino.

Il mio cuore batteva fortissimo.
Avrei dormito ?

Scott ridacchiò.
Ebbi il pessimo presentimento che lui l'avesse sentito.
Super sensi da lupo, insomma.

Da rossa diventai bordeaux.

 

«Vengo verso le due, a dopo ragazzi!» e sgattaiolò veloce fuori dalla porta.

 

Lo odiai.
Io affondai il viso negli spaghetti.

 

«Ehi, hai del sangue sul vestito» commentò il ragazzo, facendomi abbassare lo sguardo. Era vero. E non era mio.

 

Che schifo.

 

«Oh, merda. Me l'aveva prestato...» la frase rimase sospesa a metà.

Cosa avrei fatto con quei vestiti? Come glieli avrei restituiti? Li avrei buttati? Sì, la seconda. Tanto non eravamo già più in buoni rapporti, io ed Erica.

Lui sembrò rimuginarci su.

 

«Ti posso dare un passaggio a casa per prendere qualcosa da metterti...» cominciò.

 

Io scossi la testa «No, i miei mi farebbero restare là, e io... non voglio.» incrociai di nuovo le braccia, involontariamente, in un gesto di auto-protezione.

 

Avevo una paura bestia dei... di quelli là.
E se avessero fatto del male anche alla mia famiglia?
Va bene che non eravamo esattamente in buoni rapporti, ma... non ci odiavamo fino a quel punto.
Lì mi sentivo molto più al sicuro.

Lui tornò a pensare. Lo guardavo, mentre si passava una mano sui radi capelli, cercando una soluzione.

 

«Mh. Beh, ti potrei prestare qualcosa di mio. Certo, ti starebbero larghi i miei vestiti, ma... sempre meglio del sangue di licantropo.»

 

Tornai tesa, al suono di quella parola.
Lui se ne accorse, ma fraintese.

 

«Scherzavo, sono stato inopportuno, scusa, sarebbe strano...» e si alzò.

 

Io raddrizzai la schiena.

 

«Oh, no, hai capito male! Va... va bene.» farfugliai.

 

Imbarazzante.

Vidi la sorpresa nei suoi occhi color nocciola, tendenti al miele grazie all'illuminazione calda della stanza.

 

«Io... vado a farmi una doccia, scegli pure qualcosa dal mio armadio. Quando hai sonno... beh, sai dov'è la stanza.»

 

Terribilmente imbarazzante.

Annuii, lui si alzò ed andò di sopra.
Il mio cuore batteva forte come un tamburo.

Dopo poco tempo, sentii il rubinetto della doccia che si apriva.

 

Non pensare a ciò a cui stai per pensare. Distraiti. Distraiti ORA!

 

Afferrai il telecomando e accesi la televisione, cercando di concentrarmi sul telegiornale notturno.
P
arlavano della festa. Una donna con dei lisci capelli neri stava in piedi con il microfono in mano davanti all'entrata della villa.
Sullo sfondo, si scorgevano dei poliziotti che parlavano con dei ragazzi.

 

«Una festa di Halloween tra teen agers, stasera, si è trasformata in un vero incubo» stava dicendo «Siamo in diretta dal luogo di quella che doveva essere una delle più grandi feste dell'anno. In una stanza della villa è scoppiata una violenta rissa, mentre nelle bevande sono state ritrovate tracce di una droga leggera che induce all'abbandono totale della tensione» forse era quello che avevo bevuto... ma no, non era stato quello, assolutamente no.

 

La tensione ce l'avevo eccome.

 

«Inoltre, la scientifica ha rilevato tracce di una nuova sostanza, potenzialmente tossica, che non è stata però identificata. Vi terremo aggiornati sulla situazione durante la nottata.»

 

Sostanza potenzialmente tossica?

 

Bingo.

Finii gli spaghetti e appoggiai la scatola vuota sul tavolino.
Lasciai accesa la televisione, sperando che il rumore mi tenesse lontana da pensieri... poco opportuni, e salii le scale.
Tornai nella camera di Stiles. Il bagno era proprio accanto.
A passo veloce entrai nella stanza.

 

Cominciamo con la maglia.

 

Aprii il primo cassetto che mi trovai davanti, e feci centro al primo colpo.
Varie t-shirt erano ammucchiate disordinatamente all'interno.
Presi quella che sembrava più stretta, rossa, e me la buttai in spalla.

 

Ora servivano dei pantaloni.
Aprii il cassetto sotto.

 

Boxers.

 

Lo richiusi di scatto, come se contenesse tarantole, e cambiai armadio. Ce n'era infatti un altro, sulla parete accanto.
Avevo ragione: appesi c'erano vari pantaloni.
Ne scelsi un paio di una tuta.

Chiusi la porta, buttai tutto sul letto e mi sfilai il vestito, lasciandolo cadere a terra.
Infilai velocemente maglia e pantaloni e mi guardai allo specchio.

 

Ero a casa di Stiles. In camera sua. Indossavo i suoi vestiti.

E non era un sogno!

 

Alzai lo scollo della maglia e me lo portai al viso.
Il suo profumo era ovunque.

I capelli non mi piacevano. Erano disordinati e crespi.
Il portapenne era ancora a terra.
Rimisi tutto a posto sulla scrivania, poi presi una matita e la usai per farmi uno chignon improvvisato.
Soddisfatta del mio lavoro, scesi di nuovo di sotto, con il vestito in mano.
Presi un sacco della spazzatura, ce lo infilai dentro e lo richiusi, poi lo buttai nel cesto.

Feci appena in tempo a sedermi sul divano e a prendere un mandarino cinese da sbranare che la porta si aprì.

 

«Stiles? Quando sei tornato? Eri alla festa, no? Non ti ho visto...»

 

Oh, merda. Lo sceriffo Stilinski.

 

Me ne ero completamente dimenticata.

Stiles probabilmente aveva previsto che sarebbe rimasto con gli altri agenti alla villa.

C'era qualcosa che quel ragazzo programmava correttamente?

La porta era dall'altra parte del piano terra, rivolta verso lo schienale del divano.

Per un secondo ebbi la tentazione di restare lì accucciata e nascondermi.
Poi, pensai che non stavo facendo niente di sbagliato, in fondo, e forse lui mi poteva aiutare, forse sapeva, e mi voltai verso destra, per sporgermi e farmi vedere.

Lo sceriffo, però, era già accanto al divano, e mi guardava come se fossi un panda su un triciclo.

 

Ops.

 

Mi guardò.
Lo guardai.

 

«Salve, sceriffo.» dissi.

 

Mi guardò.
Lo guardai.

 

«Salve... hem.» non sapeva cosa dire. Neanche io.

 

«Stiles?» chiamò.

 

«È in doccia... signore.» gli dissi.

 

Lui alzò le sopracciglia.

 

Stai zitta, Emma, che è meglio.

 

Sentii un rumore di passi al piano di sopra.
Dopo qualche secondo, uno Stiles con addosso solo i pantaloni del pigiama scese di sotto.
Sul petto nudo luccicavano ancora delle goccioline d'acqua, e i corti capelli erano più scuri, ancora umidi.

Il mio cervello cominciò a ballare la quadriglia, mentre i miei ormoni se ne andavano per i fatti loro.
Per poco non svenni.

 

Bravo, Stiles, davvero. Sei un idiota.

 

«Papà!»

 

Ci guardammo.
Solo in quel momento mi resi conto di come la situazione potesse sembrare.

Eravamo soli in casa.
Indossavo i suoi vestiti.
Lui era seminudo.

Cominciai ad avere tanto, tanto caldo.

 

«Stiles, posso parlarti un secondo... di là?» lo sceriffo indicò la cucina con il pollice.

 

«Certo! Solo un secondo, prendo un...» e fece per prendere il mandarino cinese che restava, nella scatolina da dove l'avevo preso anche io.

 

«Ora, Stiles.»

 

Il ragazzo mi lanciò un'occhiata, poi si alzò e seguì il padre, che lo prese per una spalla e lo trascinò in cucina.

Io restai lì seduta, mentre la giornalista ricominciava a parlare.
L'ultima cosa che mi restava era cominciare a sbucciare il mio mandarino.

 

Sono nella merda. Pensai, mentre me ne lanciavo uno spicchio in bocca.




Spring brakers!


Non c'entra niente, ma AMO tutte le protagoniste di quel film. In più, beh, è il 1 marzo! *O*
Tra poco inizia la primavera! La stagione dei fiori, dei colori, della nascita e del buonumore...
E lo inauguro con questo capitolo, dopo 7 giorni di intenso studio cwc
Vi è piaciuto? Spero di sì! Solo 3 recensioni allo scorso capitolo, sigh.
Questo è più lungo e più "movimentato", quindi spero che vi abbia soddisfatte!
Confesso che anche io ho fatto pensieri non consoni scrivendo del baby Stilinski sotto la doccia HAHAHA
Ok, mi ritiro c':
Un bacione enorme a tutti,
Sara
<3

Ah, per la cronaca, se ve lo siete chieste, il kumquat è il mandarino cinese. Sì, ero a corto di parole con la K. **
  
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