Fanfic su artisti musicali > Beatles
Segui la storia  |       
Autore: Jude_McCartney    01/03/2013    1 recensioni
Liverpool, 1958. Il fumo delle ciminiere delle fabbriche offuscava la luce del sole, rendendo il paesaggio triste e macabro. Emma, seduta sul prato del giardinetto pubblico vicino casa, poggiava la schiena su di una quercia antica, l'unica che riusciva a sostenere il grande peso che gravava sulle sue spalle da anni ormai, l'unico posto in cui si sentiva davvero al sicuro da sguardi indiscreti e dalle sue paure.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Pete Best
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Emma e Paul erano stesi sul manto d'erba che ricopriva la scogliera, a pochi centimetri dal precipizio; tacevano. Quel silenzio valeva più di mille parole. Emma era bellissima. I capelli lunghissimi sfioravano il prato. I suoi occhi avevano preso il colore del cielo, sembravano turchesi. Paul la guardava, felice. Gli pareva di aver di fronte il quadro di un pittore, non la sua ragazza. Era fiero di poter dire "E' mia. Mi appartiene." Si avvicinò a lei, lentamente. I loro nasi si sfioravano. Le solleticò il mento con le dita affusolate, lei rise. Lui si schiarì la voce, e iniziò a cantare.
-Here,making each day of the year, changing my life with wave of her hand, nobody can deny that there's something there.- Paul intrecciò le dita nei suoi boccoli rossi. -There,running my hands through her hair, both of us thinking how good it can be, someone is speaking but she doesn't know he's there.
Emma sorrise. Era possibile amare una persona quanto lei amava Paul?
-I want her everywhere. And if she's beside me i know i need never care, but to love her is to meet her everywhere, knowing that love is to share. Each one believing that love never dies, watching her eyes and hoping i'm always there.
Si fermò per pochi secondi, prendendo fiato. Sentì il cuore trottargli nel petto.
Era davvero sua.
-To be there and everywhere. Here,there,and everywhere.
Paul la guardò dritta negli occhi. Era commossa. Si ritrovò in quello sguardo, riconobbe la luce che splende nell'animo di chi racchiude un amore sincero, come il suo. La strinse a se e la baciò.
Emma piangeva. Le sue lacrime non sapevano più di rimorso, non avevano più quel retrogusto amaro. Erano dolci, come i baci di Paul.
 
13.05
-Siamo arrivati, piccola.
Paul ed Emma erano fermi all'incrocio di Capital street, a duecento metri da casa di Emma, in sella alla Harley Davidson. Paul aiutò la ragazza a scendere.
-Grazie di tutto, davvero.- disse lei, abbracciandolo.
-Grazie a te, dolcezza.- sussurrò piano lui. La strinse e la baciò.
-Devo andare- Emma sciolse l'abbraccio.
-Quando potrò rivederla?- le strizzò l'occhio lui.
-Quando desidera, sir- ricambiò il sorriso, allontanandosi. Sentì il rombo della moto alle sue spalle piano piano scemare.
Non aveva mai marinato la scuola. Né andata a venti chilometri da Liverpool con un ragazzo, su una scogliera, in moto. Sua madre l'avrebbe rinchiusa a casa per tutta la vita se fosse venuta a saperlo. Rise. Era impossibile. Sarebbe rimasto tra lei e Paul, era un loro piccolo segreto. Estrasse le chiavi di casa dalla cartella ed entrò in casa.
-Mamma! Sono tornata!- urlò lei, allegra. Nessuna risposta. Forse non l'aveva sentita, pensò. Sentì un buon profumo provenire dalla cucina. Si diresse lì. Dana era ai fornelli, non badò alla figlia che continuava a salutarla. Poi si voltò. Il suo volto era impassibile.
-Dove sei stata sta mattina, Emma?- domandò. Il suo sguardo era fiammante per la rabbia.
Una fitta le trafisse il cuore.
-A scuola, mamma.
-Ah si?- sibilò. Se avessero avuto un sapore, le sue parole avrebbero avuto lo stesso gusto dell’ammoniaca. -Perchè mi hanno chiamata dall'istituto dicendo che eri assente.
Sentì una goccia di sudore scivolarle sulla schiena sottile. -Mamma, si saranno confusi, io..
-IO, IO.. Io cosa?-tirò un pugno al marmo gelido del piano cucina. Le pentole sui fornelli traballarono violentemente- Vuoi prendermi in giro?
-No, mamma..
-Dove sei stata? Pretendo una risposta ADESSO!
Sospirò, sconfitta. -..Con Paul.
Dana sbarrò gli occhi, incredula.-PAUL? Chi è Paul?!
-Un mio amico..Viene a scuola con me, è un bravo ragazzo!
-Un bravo ragazzo? Dovevi essere a scuola e non con lui!!
-Mamma, scusami.. non succederà più, ti giuro che..
-Emma, sai una cosa? Sei inaffidabile. Lo sei sempre stata.
Gli occhi della ragazza si appannarono di lacrime.
-Vedi? Appena riacquisto fiducia in te, tu mi colpisci alle spalle. E non posso accettarlo. Sei mia figlia, e devo crescere una persona responsabile. Uscirai da questa casa solo per andare a scuola. Non permetterti mai più!- urlò Dana, fredda come il ghiaccio.
Emma fece per andare in camera, ma..
-Non sono mai stata affidabile? Mamma, io non ti ho mai dato delusioni. Ho sempre fatto la cosa giusta. Sono sempre stata un'eccellenza a scuola, non ho mai fatto capricci, sono sempre stata in silenzio, e non hai idea di quanto sia opprimente e doloroso vivere in una casa in cui tua madre ti guarda come se fossi la rovina della sua vita, e tuo padre si comporta come se la tua esistenza gli fosse indifferente!- trattenne con forza i singhiozzi. Basta piangere come una bambina, era finalmente arrivata l’ora di affrontare quei maledetti scheletri  del passato, una volta per tutte. -Ho sempre cercato di darvi delle soddisfazioni, in modo da poter suscitare il vostro interesse, ma maledizione, sarei potuta andare sulla luna e la cosa non vi avrebbe sfiorato minimamente!- la ragazza potrò le mani al viso, disperata. Ormai senza forze, crollò. Singhiozzò, risucchiata dalla paura. Una paura indecifrabile, inspiegabile. Ma talmente densa che impregnò la sua anima, appannando i suoi sensi, spingendo forse la sua mente a liberarsi da quel fardello che gravava sulle sue spalle da troppo, troppo tempo.
-Non ho ucciso io Mary, va bene? E' stato un incidente! Non l'ho buttata io nel fiume, è scivolata e io.. io non sapevo cosa fare! Non è stata colpa mia!- gli occhi di Emma erano gonfi e rossi. Le sue mani tremavano furiosamente, come fosse percossa da una scarica elettrica.
-Emma, nessuno ha mai detto nulla del genere, non abbiamo mai pensato che fosse stata colpa tua..- le lacrime solcavano il suo viso. Mentiva, mentiva spudoratamente.
-E allora mi dici perchè da sei anni mi guardate come fossi un'assassina? PERCHE'? Sono vostra figlia, santo Dio!- strillò. La rabbia la soffocava. Lanciò la cartella a terra, furiosa. Corse in camera, Fottutissima scuola, fottutissimo casa. Fottutissima vita.
Seduta sul suo letto, cercò di tranquillizzarsi. Respirò profondamente, trattenendo i singhiozzi. Cercò di focalizzare la situazione, e realizzò di avercela fatta. Era riuscita a esternare i suoi sentimenti, il suo pensiero, cosa che credeva di non poter essere capace di fare.  Si voltò verso il comodino. Vide la foto di sua madre, in una cornice d'argento. La afferrò. Si diresse verso la finestra, la spalanco e scagliò con rabbia la foto al suolo. Il vetro esplose in mille pezzi.

ANGOLO DELL’AUTRICE
Salve cari lettori! Sono contenta che le visualizzazioni siano aumentate, e sono grata a tutti coloro che hanno recensito! Questo è un passo fondamentale della storia, per questo spero che vi sia piaciuto J Aspetto i vostri consigli e le vostre critiche, cercherò di aggiornare al più presto!
Vostra, Jude. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: Jude_McCartney