Non mi perdonerà, no, non mi perdonerà.
Mai.
Quel pensiero lo colpì come una lama tagliente
appena messo piede in quella specie di sgabuzzino.
Eppure doveva farlo e doveva farlo lui perché era
giusto così.
Perché House era il suo migliore amico e lui non
avrebbe mai permesso che si facesse del male con le proprie mani.
Fino all’ultimo aveva sperato, aveva sperato con
tutte le sue forze che la situazione potesse evolversi in meglio, che House
avrebbe fatto qualcosa, che Tritter si sarebbe stancato…
Nulla di tutto questo era successo, anzi, le cose
non avevano fatto altro che peggiorare sempre di più.
Buffo poi il modo in cui avrebbe potuto cercare di
salvare House: denunciandolo proprio a quel Michael Tritter che se ne stava
seduto in quello sgabuzzino in attesa che a qualcuno cedessero i nervi.
Che cosa spingeva un uomo ad arrivare a un simile
livello di
ossessione?
Per un fugace momento Wilson se lo domandò.
In quella storia non cerano né vittime né
carnefici, ma in troppi ne stavano pagando le conseguenze.
Limitare i danni, James Wilson, limitare i danni…finchè ce n’è l’opportunità.
Era certo che House non avrebbe capito, anzi
l’avrebbe visto come la prova irrevocabile del tradimento.
Giuda e i suoi trenta denari…era una metafora
piuttosto calzante.
E adesso, quel poliziotto gli chiedeva perché?
Non lo so.
La sua prima risposta.
Michael Tritter non l’avrebbe trovata
soddisfacente.