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Autore: MoonClaire    01/03/2013    0 recensioni
Lettere.
Ogni romanzo d’amore che si deve inizia così.
“E anche il mio non fa eccezione…”.
Susi aveva tutto dalla vita. Un lavoro appagante e tra le tante aveva anche un vicino di casa bellissimo.
“Che sono riuscita a fare innamorare, mettiamo in chiaro la cosa per chi avesse brutte intenzioni!”
Per inseguire il sogno di una vita, entra nella scuola che aveva sempre desiderato frequentare.
Ora non c’è più nessuno che la frena, può diventare chi vuole ed essere chi vuole.
“Non si può mai essere chi vuoi veramente, finiresti sempre con il ferire qualcuno…”.
Il disegno era la sua più grande passione, e scrivere veniva subito dopo. Entrambi avrebbero dovuto rimanere tali, ma invece, entrambi, hanno deciso di cambiarle la vita.
“Il disegno più importante per me era quello chiamato amore…”.
Il pennello del destino le aveva disegnato cose che non si sarebbe mai aspettata, ora stava solo a lei rifinire quel disegno con tutti i particolari che mancavano.
“Ma avrei avuto il coraggio e l’egoismo di prendere in mano quel pennello sporco e posarlo su una tela non più bianca?”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 2
 
“Non mi era mai piaciuto avere un sacco di amici. Nel senso che di amicizie strette ne avevo ben poche. Ed i loro nomi erano Kia, Steph e Villy.
Tre ragazze tanto diverse tra di loro, eppure tanto unite.
Kia… cara e fin troppo diretta Kia. Lei era l’esempio vivente della parola esplicito. Non esitava mai e poi mai a dire quello che pensava, anche la minima scemata che le passava per la mente. Spesso, è stata la mia roccia, sempre pronta a spronarmi dicendomi di seguire i miei sentimenti e le mie emozioni. Allo stesso tempo, non si tirava mai indietro dal dirmi se sbagliavo o meno. Era una ragazza di media altezza, con i capelli che cadevano poco più sotto alle spalle, capelli scurissimi e lisci. Gli occhi erano castani e spesso il viso era accompagnato dagli inseparabili occhiali. Era la migliore amica che si poteva sperare di avere.
Villy, invece, era l’esatto contrario. Alta, bionda scura e con gli occhi azzurri. Era la bellezza in persona. Ma tanto era bella, quanto era buona. Dolcissima e molto saggia, evitava sempre di ferire il prossimo e tra noi quattro, era in assoluto la più riflessiva, quella che si sforzava sempre di capire il punto di vista altrui. Eravamo cresciute insieme e nonostante con gli anni avessimo intrapreso strade diverse, non ci eravamo perse di vista, ma avevamo continuato ad essere amiche.
Infine c’era Steph. La più lunatica di tutto il gruppo, lo ammetto. Si capiva se era di malumore da un chilometro di distanza ed in quei casi, tutte evitavamo di infastidirla più del dovuto. Nonostante questo, era sempre disposta ad aiutare un’amica in difficoltà e spesso lei e Kia erano quelle che correvano in mio aiuto. Non era tanto alta, aveva dei lunghissimi capelli castani lisci e degli occhi dello stesso colore. Fin da quando l’ho incontrata la prima volta, ho totalmente adorato le sue acconciature e la tormentavo all’infinito per convincerla a farsi pettinare.
 Non amavo confidarmi dei miei problemi intimi con chiunque mi capitasse a tiro, ma loro tre erano le uniche che riuscivano a farmi aprire completamente. Mi criticavano, mi spronavano e mi consigliavano ogni volta che il caso lo richiedeva. E quel giorno, a pranzo, tutta euforica, raccontai loro quello che mi era capitato la sera precedente.”.
 
“Finalmente!” esclamarono tutte e tre contemporaneamente.
Susi, le guardò visibilmente sorpresa.
“Finalmente? Tutto qui quello che avete da dire?” replicò presa alla sprovvista. Già prima di incontrarle per pranzare, si era immaginata parola per parola quello che le avrebbero detto.
La prima sarebbe stata Villy, con un classico “Sei proprio sicura?”.
Poi avrebbe continuato Steph con “Siete amici e vicini di casa. Cosa molto importante da sottolineare. Sareste sempre a contatto…”.
E Susi, a quel punto avrebbe domandato ingenuamente “Sì, ragazze, lo so… però lui mi è sempre piaciuto tantissimo… non vedo il problema dell’essere vicini di casa…”.
Kia, però, a quel punto l’avrebbe di sicuro interrotta, andando direttamente al sodo del problema. “Il fatto è che se state insieme un pochino, vi baciate, vi scopate e poi vi lasciate, che succede?”.
Sicuramente avrebbero fatto di tutto per farla ragionare su quello in cui si stava buttando, l’avrebbero fatta andare all’appuntamento solamente se lei fosse stata pronta a mettere tutto a rischio.
 
“Ma non fu così. Stranamente sembravano quasi più felici della sottoscritta…”
 
“E bravo Nick!” esclamò Steph annuendo con la testa. “Era ora che trovasse il coraggio di invitarti ad uscire…” e portandosi la tazzina del caffé verso le labbra, spostò lo sguardo verso Villy, che nel frattempo approvava le sue parole.
“Io mi sono fatta paranoie per niente?” domandò Susi ancora stupita. “Ero terrorizzata che non avreste approvato…”.
“Susi, ascolta bene…” la interruppe Kia “Noi siamo tue amiche, e di sicuro, anche se non ci fosse piaciuta l’idea, non ti avremmo mai scoraggiato. E’ una cosa che ti rende felice. Non deve importare nient’altro… nemmeno quello che pensiamo noi!” spiegò la ragazza sistemandosi gli occhiali sul naso.
“Già… dopotutto è quello che fai anche tu. Anche se c’è una cosa che non ritieni giusta per una di noi tre, ci dai comunque sostegno. E’ quello che facciamo l’una con l’altra!” concluse Villy riconcentrandosi poi sul proprio pranzo. Dopo qualche istante di silenzio, Kia non riuscì a fare a meno di schiarirsi la voce, riportando l’attenzione su di sé.
“Anche se…” incominciò sul vago lei “Sono veramente felice che alla fine si sia dato una mossa ed abbia deciso di mostrare un po’ di palle. Ha ascoltato i miei consigli di prendere quello che aveva oppure di darsi una mossa per cambiare la situazione…”. Susi sgranò gli occhi e bevendo un sorso d’acqua domandò.
“Tu lo sapevi già?”.
 
“E non mi aveva mai detto niente, nonostante per quasi tutto il periodo delle superiori ogni giorno le facevo una testa grossa come un pallone. Mi vedevano piangere per lui e Kia e Steph erano sempre pronte a darmi la loro spalla…”
 
“Sì… è che l’ultima volta che sei venuta a casa mia a piangere, sono andata a cercarlo…”, spiegò lei evitando gli occhi di Susi. “Mi ero stancata di vederti triste per lui, e così sono andata a spronarlo per benino. L’avevamo notato tutti come ti guardava e come ti guarda tuttora ogni volta che sei con lui, e quindi lo incitai solamente a darsi una mossa… Se era veramente sicuro di quello che sentiva nei tuoi confronti, avrebbe dovuto credere in sé stesso e darsi una possibilità. Senza tentare di farti ingelosire con quelle troie che ti faceva ronzare intorno!”, concluse Kia. Sorseggiando la sua Coca aggiunse, “Ci ha messo qualche anno però a seguire i miei consigli…”.
 
“Se per qualche anno intendeva dire sei, allora aveva indovinato…”.
 
Rimasero per il resto del pranzo a parlare dei loro impegni quotidiani, ma quando Susi guardò l’ora, balzò in piedi come una furia e tirando fuori dal portafogli dieci euro li mise sul tavolo esclamando,
“La miseria, riesco a far tardi il primo giorno di lezione!”.
Steph iniziò a ridere e mentre si allontanava, le urlò “Stasera chiamaci per farci sapere se c’è stato qualche movimento di lingua!”. Con la mano, Susi le fece un segno affermativo, e poi di corsa si diresse verso il Liceo Artistico.
 
“Finalmente, sarei riuscita a prendere lezioni d’arte… avrei potuto fare qualcosa appartenente alla mia lunga lista di sogni.”.
 
Quando arrivò nell’atrio della scuola, Susi si guardò in giro spaesata e cercando una collaboratrice scolastica, iniziò ad aggirarsi al pian terreno.
“Perfetto… non sono poi così diverse da quelle della mia scuola…”, borbottò acida.
Da lontano, vide un ragazzo seduto al tavolino di un bar. Aveva i capelli castani, abbastanza corti, mossi e pettinati in aria con del gel e Susi pensò dovesse essere molto giovane; indossava una camicia azzurra con le righe sottili bianche ed il colletto ed i polsini dello stesso colore. I jeans erano scuri ed ai piedi portava delle scarpe da ginnastica nere. Al polso aveva un orologio con il cinturino di pelle. Era magro, ma lei notò immediatamente il fisico ben messo.
Avvicinandosi, Susi si schiarì la voce, richiamando la sua attenzione. Lui, notando la persona al proprio fianco, alzò gli occhi dai fogli che stava osservando ed incontrò una ragazza, il cui viso era nascosto da enormi occhiali da sole.
Susi restò sorpresa dall’intensità del castano di quegli occhi, talmente forti da risultare magnetici.
La guardò spostarsi i lunghi capelli scuri dietro alla spalla e poi, tentando di capire cosa volesse, alzando le sopracciglia scure domandò:
“Sì?”.
“Ciao!”, replicò Susi, “Mi chiedevo se per caso sapessi dove si trova il corso d’arte…”.
Posando i fogli sul tavolo, lui scosse lievemente la testa replicando “Sto aspettando anche io di saperlo, ma fino adesso nessuno è stato in grado di dirmi niente…”.
“Oh… che poca organizzazione...”, borbottò Susi guardandosi in giro. Riportando l’attenzione sul ragazzo “Allora da quanto ho capito siamo compagni di corso…”, lei tentando di istaurare una conversazione.
“Beh… sì, prendiamola così…”, replicò il ragazzo e restò sorpreso quando la ragazza gli allungò la mano da stringere.
“Piacere, mi chiamo Susi!” esclamò lei, e sorridendole il giovane si protese lievemente e ricambiò la stretta.
“Mi chiamo Alex…”, rispose.
Continuarono a chiacchierare del più e del meno e della loro passione per l’arte, fino a quando una donna li interruppe “Alex, al secondo piano, prima stanza a destra!” esclamò lei.
Alzando una mano, lui la ringraziò con un cenno della testa.
“Hai già frequentato qualche corso qui?” chiese Susi, sorpresa dal fatto che lo avesse chiamato per nome.
“Sì qualcuno… mi piace girare in questo posto…” replicò Alex raccogliendo le proprie cose. “Ora scappo, devo sistemare delle cose prima dell’inizio. Quando arrivano gli altri, venite su direttamente?”, domandò alzandosi e rivelando il suo fisico ben piazzato ed alto.
Susi annuì confusa e salutandolo, lo guardò mentre si allontanava.
 
Come ero stata ingenua quel giorno…
 
Quando il gruppo di partecipanti al corso entrò in aula, a Susi si gelò il sangue nelle vene.
 
Alex era il mio professore…”.
 
“Buongiorno a tutti! Prendente posto per favore! Il mio nome è Alex e sarò il vostro professore!”, esclamò il ragazzo sorridendo ai nuovi entrati. Incontrando lo sguardo imbarazzato di Susi, Alex ridendo le fece l’occhiolino e riportò la sua attenzione sul resto degli iscritti.
 
Il resto della lezione lo passai tentando di sdrammatizzare la mia figuraccia. Dopo tutto io non avrei potuto immaginare nulla, dato che Alex sembrava essere persino più giovane di me. Un errore del genere poteva capitare a chiunque. Quel giorno, comunque, ci fece dare prova delle nostre abilità. E così, in due ore sfornai disegni a matita di tutti i tipi. Dai cartoni animati, ai paesaggi, agli animali, ai fiori e disegnai persino dei ritratti. Ricordo che tutta la classe, oltre al professore ovviamente, restò molto stupita.
“A me questi disegni sembrano perfetti…”, domandò Alex ed io mi ritrovai a replicare, “Devo farlo questo corso, voglio imparare di più…”. Soddisfatto da quella risposta, il giovane mi oltrepassò concentrandosi sull’alunno dietro di me. Sapevo che questo corso era in grado di darmi molto più di quello che sapevo già fare, e mi sarei di sicuro impegnata, per raggiungere la perfezione…”.
 
 
Il primo appuntamento con il ragazzo dei miei sogni, fu perfetto. Mi portò a cena, al cinema e, contrariamente a tutte le altre volte dove insisteva per vedere un thriller oppure un horror, Nick lasciò a me il libero arbitrio, ed io, approfittandone, scelsi immediatamente un film romantico. Diversamente dalle mie aspettative, quell’ appuntamento non fu molto diverso dagli altri. Per tutta la giornata pensai che probabilmente, saremmo stati in imbarazzo, per aver deciso di portare la nostra amicizia ad un livello in più, ma fortunatamente non fu per nulla così… Ridemmo e scherzammo come d’abitudine, e quando ci incamminammo verso casa, lo sentii prendermi timidamente la mano.”
 
Susi e Nick camminavano tranquillamente per le vie della città, discutendo del film. Era sera, e Nick si accorse che se non avesse voluto darle l’impressione sbagliata, avrebbe dovuto darsi una mossa. Così, guardandola furtivamente con la coda dell’occhio, allungò lentamente la mano verso quella di lei. Prima si limitò a sfiorargliela con la punta delle dita e quando si accorse che la ragazza non la allontanava, si decise a stringerla forte nella sua, intrecciando saldamente le loro dita.
Ed il primo passo era stato compiuto…
 
 “Avevo letteralmente perso le parole nel momento in cui avevo sentito quella grossa e morbida mano, prendere la mia. Nonostante fossimo amici, io e Nick non avevamo quasi mai avuto contatti fisici, ed in quel momento, quel gesto tanto semplice, mi fece ritornare al livello di ragazzina delle superiori alle prese con il primo amore. Mancava poco ed iniziavo a squittire dall’emozione…
Arrivati a casa, restammo a chiacchierare sul pianerottolo…
 
A Susi piaceva parlare con Nick. La faceva sfogare ed era sempre pronto ad ascoltarla quando capiva che ne aveva bisogno. Ma quella sera parlarono del più e del meno, non di particolari problemi che affliggevano l’umanità.
Mentre il ragazzo parlava e gesticolava lievemente, Susi si sentiva completamente rapita da lui, dal suo modo di fare, dall’allegria con cui, a giornate alterne, vedeva la vita. Fortunatamente quella sera non era di cattivo umore e così si impegnò più del solito per farla ridere, ottenendo così, spesso e volentieri, la ragazza sull’orlo delle lacrime per i racconti esilaranti che le riferiva. Nel momento in cui, per buona sorte, lui le diede una pausa ed incominciò a parlare del lavoro, Susi si ritrovò ad osservarlo. Osservarlo veramente.
 
Come una ragazza osserva un ragazzo…”.
 
E lo trovò ancora più bello del solito. I capelli sparavano in aria, la barba era leggermente incolta e la cosa lo rendeva incredibilmente sexy, gli occhi verdi sembravano brillare ogni volta che la osservavano e quando lui si inumidiva le labbra con quella linguetta sexy…
 
Dio, cosa avrei voluto fargli…”.
 
E poi osservò i vestiti. Nick oltre a essere bello e divertente, era anche uno che si impegnava raramente nel vestirsi, generalmente sceglieva di indossare la prima cosa che gli capitava a tiro. Ma quella sera, Susi si ritrovò a sorridere quando notò l’impegno che aveva messo nell’abbigliamento. Era semplice, ma si vedeva che non era stata una scelta casuale. Un maglioncino a righe bianche e verdi ed un paio di jeans, bastavano per renderlo affascinante oltre ogni livello.
Guardava le sue labbra muoversi, lo vedeva mentre le sorrideva dolcemente e Susi capì, che non era più in grado di controllarsi.
Si ritrovò ad accarezzargli la guancia e per la sorpresa, il ragazzo bloccò all’istante il suo racconto. Gli occhi di Nick si fecero leggermente più intensi ed inconsciamente le sorrise. Avvicinandosi di un passo al corpo del ragazzo, che nel frattempo teneva casualmente le mani in tasca, e facendogli scivolare la mano dalla guancia a dietro al collo, Susi si alzò in punta di piedi e dopo avere incontrato ancora una volta i suoi bellissimi occhi, lo baciò.
 
Avevo avuto il coraggio di baciarlo dopo tutti questi anni…”
 
Immediatamente la mani di Nick si appoggiarono sulla sua vita e tirandola ancora di più verso il proprio corpo, la strinse lievemente a sé. Nell’istante in cui il bacio si riempì di passione, però, Nick si ritrovò a farsi scorrere il corpo della ragazza tra le mani per poi sprofondare le dita in quei bellissimi capelli che aveva sognato per così tanto tempo.
 
Non ho idea di quanto tempo restammo lì a baciarci, l’uno nelle braccia dell’altra, ma so solo che quello che doveva essere un bacio dato per realizzare un sogno lungo una vita, si trasformò in qualcosa di molto più profondo…”.
 
Nonostante avesse preso l’iniziativa, Susi si sentì letteralmente sciogliere quando il ragazzo le incurvò la testa da un lato per poterla baciare meglio. Sapeva bene che, se Nick non fosse stato lì a sorreggerla, di sicuro le sue gambe non sarebbero state in grado di tenerla ancora in piedi.
Quando si allontanarono l’una dall’altro, avevano i respiri affannati e si accorsero a mala pena che la luce delle scale del palazzo si era spenta. Lasciandola andare, Nick allungò la mano verso l’interruttore e la ripristinò. Guardandola in silenzio, si inumidì le labbra quando vide Susi fare lo stesso, e poi si passò una mano tra i capelli.
“Un attimo, scusa…” e borbottando queste parole, si voltò su sé stesso ed entrò in fretta e furia in casa, rischiando anche di inciampare sullo zerbino davanti alla porta.
 
“Dire che rimasi interdetta, era il minimo…”.
 
Susi restò sorpresa quando lo vide andare via, e dopo averlo aspettato qualche minuto invano, delusa e ferita prese le chiavi di casa ed aprì la porta. Quando stava per scomparire, vide la porta di Nick aprirsi, ed il ragazzo uscire di corsa.
“No no, Susi… dove stai andando?” domandò prendendole dolcemente un braccio e tirandola fuori sul pianerottolo insieme a lui, richiuse la porta.
“Beh… sei scappato dopo che ti ho baciato, quindi l’ho preso come un rifiuto…” borbottò la ragazza imbronciando il viso.
Sorridendole, Nick la prese alla sprovvista quando si avvicinò nuovamente alle sue labbra e le baciò velocemente. “Sono scappato, per evitare due cose…” sussurrò “Uno, volevo evitare di saltarti addosso qui sulle scale… e due, se fossi rimasto ancora qui, avrei di sicuro fatto qualche brutta figura… così ho dovuto andare a calmarmi uno pochino… e per farlo non potevo averti qui vicino…”.
 
“Ma come si fa a non sciogliersi quando un ragazzo di dice queste cose?”
 
Annuendo, Susi accettò un altro bacio e rise di cuore quando lo sentì borbottare.
“Xbox da te o da me?”.
   
 
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