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Autore: MoonClaire    01/03/2013    0 recensioni
Lettere.
Ogni romanzo d’amore che si deve inizia così.
“E anche il mio non fa eccezione…”.
Susi aveva tutto dalla vita. Un lavoro appagante e tra le tante aveva anche un vicino di casa bellissimo.
“Che sono riuscita a fare innamorare, mettiamo in chiaro la cosa per chi avesse brutte intenzioni!”
Per inseguire il sogno di una vita, entra nella scuola che aveva sempre desiderato frequentare.
Ora non c’è più nessuno che la frena, può diventare chi vuole ed essere chi vuole.
“Non si può mai essere chi vuoi veramente, finiresti sempre con il ferire qualcuno…”.
Il disegno era la sua più grande passione, e scrivere veniva subito dopo. Entrambi avrebbero dovuto rimanere tali, ma invece, entrambi, hanno deciso di cambiarle la vita.
“Il disegno più importante per me era quello chiamato amore…”.
Il pennello del destino le aveva disegnato cose che non si sarebbe mai aspettata, ora stava solo a lei rifinire quel disegno con tutti i particolari che mancavano.
“Ma avrei avuto il coraggio e l’egoismo di prendere in mano quel pennello sporco e posarlo su una tela non più bianca?”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 1
 
“Quando mi siedo davanti al computer, la maggior parte delle volte manco di ispirazione. Quello che creo, nasce a macchinetta, non dal profondo. Ed era così che vedevo le mie opere fino a quel momento. Però, un giorno, mi illuminai, decisi di scrivere di me stessa, della mia vita e di come magica sia diventata attraverso l’amore. Quell’amore da sogno che tutte le ragazze desiderano ed almeno una volta nella vita dovrebbero vivere. Quel genere di amore che non è simile agli altri. Potrei dire che tutto è iniziato tramite una lettera recapitata all’indirizzo sbagliato…”.
 
Susi rincasò tardi quella sera. Aveva dovuto fermarsi di più a lavorare, perché la commissione che le era stata data aveva richiesto più del previsto. Era stanca, accaldata e non ,vedeva l’ora di cenare, farsi una doccia ed andare a letto. Aprendo il portone di casa e sposandosi una lunga ciocca di capelli dal viso, salutò cordialmente la vicina di casa che stava scendendo per buttare la spazzatura. Gettando un veloce sguardo alla cassetta della posta, vide che era piena. Sbuffando, posò la sua valigetta con gli attrezzi per dipingere e cercando la chiave, aprì la serratura. Giudicando dal mazzo di lettere intuì l’arrivo delle bollette da pagare. Tenendo in una mano le buste, si abbassò e con l’altra prese nuovamente la valigetta. Aspettò l’ascensore e stancamente aprì la porta ed entrò, premendo il bottone dell’ultimo piano. Iniziò a passare una per una le buste dopo aver adocchiato telefono, gas e alcune pubblicità, la sua attenzione fu portata su di una lettera.
Non aveva mittente. Alzando lievemente le spalle, aprì la busta, ma appena gli occhi si posarono sulle prime parole, rigirò la lettera e notò l’indirizzo sbagliato.
“Grandioso…”, borbottò e quando l’ascensore si fermò, uscì e si diresse verso casa.
“Ciao a tutti!”, esclamò entrando.
“Ciao!”, replicarono i suoi genitori. “E’ pronto se hai fame…” disse sua madre, finendo di apparecchiare.
“Ok, mi cambio e arrivo subito…” rispose Susi, andando in camera.
Posando tutto quello che teneva in mano, si tolse velocemente i vestiti, e lanciandoli per terra, decise di farsi subito la tanto agognata doccia. Prendendo velocemente il cambio, si diresse verso il bagno, facendo finta di non sentire sua madre che le comunicava che la cena era in tavola. Era stanca, e di certo non aveva voglia di raccontare la sua giornata, ma sapeva che una volta seduta a tavola i suoi genitori si sarebbero subito interessati.
Si osservò per qualche istante allo specchio. Aveva i capelli castano scuro lunghi, mossi da morbide onde. Gli occhi erano verdi scuri. La sua corporatura era media. Aveva le curve giuste al posto giusto. Le piaceva essere sempre curata e seguiva con molta attenzione le mode. Era carina, molto carina, ma raramente si metteva in mostra. Susi cercava sempre di vedere del buono nel prossimo. Una di quelle ragazze che non riesce a capire la persona che ha davanti sino a quando non la conosce bene. Nonostante questo difetto, Susi era sempre stata determinata e cocciuta, una ragazza pronta a sfoderare le unghie se l’occasione lo richiedeva.
Svestendosi e mettendo i panni sporchi da lavare, entrò nel cubicolo e lasciò che l’acqua tiepida scorresse sul suo stanco corpo. Chiuse gli occhi e per qualche istante si rilassò completamente, lasciando che il vapore calmasse i suoi muscoli. Riaprendo gli occhi, prese il docciaschiuma al muschio bianco e iniziò ad insaponarsi, per poi passare allo shampoo alla mora. Si sciacquò e terminata la veloce doccia, si strofinò i lunghi capelli con un asciugamano ed andò in cucina.
Era tardi, quasi le nove, ed i suoi genitori erano seduti a tavola ad aspettarla. Sorridendo velocemente, la ragazza si sedette e quando vide la pizza fumante, sospirò beatamente.
“Grazie mamma… avevo proprio bisogno di qualcosa che mi ricaricasse un pochino…”, borbottò gettandosi a capofitto sul cibo. Dopo qualche istante, la discussione si spostò sul come si era svolta la giornata e quindi sul lavoro.
“Non mi è piaciuto quello che ho fatto oggi. Per nulla…”, mormorò lei scuotendo la testa.
“Come mai?”, domandò il padre.
“Avevo finito di disegnare la giungla, ma non mi sentivo soddisfatta e così ho cancellato tutto ed ho ricominciato da capo. Tutto! Ora che ero riuscita a finire il solo disegno a matita, erano le otto e un quarto…” spiegò Susi.
 
“Avevo molti sogni di gloria quando ero un’adolescente.
Il primo era quello di diventare una cantante. Sogno che in ogni caso decisi di abbandonare quando vidi tutto l’impegno ed i numerosi anni d’illusione che avrei dovuto affrontare.
Poi arrivò la scrittura e in contemporanea si era fatta viva la passione per il disegno. Avevo dimostrato le mie abilità per l’arte già alle scuole elementari, ma successivamente era diventata una vera e propria dote che molte persone mi ammiravano. Riuscivo a passare dai ritratti ai paesaggi senza la minima difficoltà, ma i miei grandi amori restavano i cartoni animati ed i fumetti. Stavo ore ed ore china su un foglio senza stancarmi. Riuscivo a rilassarmi, a sfogarmi e tutto con l’aiuto di un foglio di carta e di una matita.
Purtroppo però, non riuscii a frequentare una scuola d’arte. In primo luogo perché i Licei Artistici nella mia città, nove anni fa erano tutti a pagamento, e poi perché i miei genitori, al momento della scelta, mi dissero:
“E se una volta finito il quinquennio non hai più voglia di studiare? Cosa te ne fai solamente di un diploma in arte? Per restaurare quadri devi avere la laurea, e così anche per fare i tuoi cartoni animati…”, insinuando così nella mia mente quel dubbio che mi spinse alla scelta sbagliata. Ragioneria. Voglio dire, era puramente una scelta di comodità. I miei sogni di gloria di certo non comprendevano una calcolatrice e dei numeri.
Il mio sogno di fare cartoni animati restava comunque complicato.
In Italia non si facevano cartoni animati di alto livello. Per poterli fare avrei dovuto accedere all’Accademia della Disney a Los Angeles oppure andare in Giappone per occuparmi dei famosi Anime. Scelte che comunque non erano in questione perché di abbandonare la mia famiglia proprio non se ne parlava. Mi piaceva il mio Paese e la mia città, ed ero più che sicura che avrei iniziato a soffrire molto presto di nostalgia. Amici come i miei di certo non sarei riuscita a trovarli in un altro continente.
E così, preso il mio diploma, capii che dei miei sogni era rimasto ben poco, fino a quando, il padre della mia migliore amica, non mi invitò a lavorare per lui. Ricordo ancora quando lui, un uomo alto e ben messo con i capelli castani e gli occhi color cielo, e Villy si presentarono a casa mia una sera del 2008. E non appena intuii il motivo della visita, non riuscii più a rimanere calma.
“Hai grandissimi doti Susi, e con piacere, ti chiedo di entrare nel mio staff…”, spiegò lui.
Ricordo che ci misi qualche istante a rispondergli e solamente con un debole cenno della testa. Il padre di Villy possedeva, e possiede tutt’ora, un famoso studio di Interior Designer, e piazzare le mie abilità, per lui non sarebbe stato di sicuro un problema. Va beh… ammisi che disegnare sui muri non sarebbe stato facilissimo, però, se della mia passione fossi riuscita a farne un lavoro di successo, la cosa proprio non mi infastidiva.
Purtroppo però, dopo quattro anni, mi trovai insoddisfatta del mio modo di lavorare…”.
 
Bevendo tutto d’un fiato il bicchiere che aveva davanti, Susi sospirò pesantemente. “Ed è per questo che non mi pento di essermi iscritta al corso d’Arte. Voglio dire… può solo aiutarmi a migliorare!”, concluse guardando i suoi genitori.
 Sua madre la studiò in silenzio, ma quando la vide alzarsi e salutare, la fermò.
“Non puoi prenderti tutti questi impegni, Susi…”.
“Non mi interessa mamma. E’ una cosa che devo fare. Che ho sempre sognato di fare. Nove anni fa, nonostante desiderassi fare Arte con tutta me stessa, non ve lo chiesi neppure, perché sapevo che non potevate permettervelo, ma ora… Adesso posso fare quello che voglio, sono economicamente indipendente, e ho deciso di spendere alcuni di quei soldi per me, per sentirmi pienamente realizzata!”, esclamò irritata e salutando nuovamente, iniziò a dirigersi verso la sua stanza, quando la voce del padre la fermò ancora una volta.
“Nick ti ha cercata prima, forse dovresti andare a vedere di cosa aveva bisogno…”.
Roteando gli occhi e sbuffando, aprì la porta di casa e incurante del fatto che fosse già in un piagiamino piuttosto striminzito con Winnie The Pooh, attraversò il pianerottolo e suonò il campanello.
Aprì la porta Nick.
 
“Nick… caro e dolce Nick… Nick era per me il desiderio irrealizzabile. Sin da quando ero una bambina in fasce, ricordo di aver avuto per lui un attaccamento alquanto morboso. Nonostante fosse più grande di me di quattro anni, durante la mia infanzia lo tormentai. Lo ritenevo il mio migliore amico, mentre lui mi riteneva solamente una ragazzina. Diciamocelo… che volete che se ne faccia uno così, più grande, di una come me?
Poi le cose cambiarono.
Crescemmo entrambi. E quando io arrivai ai sedici anni e lui ai venti, diventammo veramente grandi amici. Ovviamente, però, per me non era solo un amico.
 L’infatuazione, diminuì con il passare degli anni, quando mi accorsi che per lui, restavo la ragazzina della porta accanto. Quella che andava bene per vedere un dvd, oppure per una partita al Nintendo, nulla di più.
Non per sbaciucchiarsi davanti alla porta di casa o per uscire a cena.
Io mi vedevo come la sua palla al piede. E negli anni dell’adolescenza, purtroppo punto debole per tutto il genere umano, questo amore non corrisposto, fece ben poco per la mia autostima…
Nick era bello, il classico ragazzo che una donna, di qualsiasi età si gira a guardare in mezzo alla strada. Alto, con i muscoli al posto giusto, aveva i capelli corti castano chiari che spesso pettinava per aria sparandoli in tutte le direzioni. Il suo sorriso era dolcissimo, in grado di farti sciogliere ogni volta che te ne indirizzava uno e gli occhi erano verdi chiarissimi. Colore che però mutava a seconda delle sensazioni che il ragazzo provava.”.
 
“Non essere così felice di vedermi!”, borbottò lui dall’altezza del suo metro e ottantasei quando notò la sua espressione scocciata.
Abbassandosi lievemente, le diede un bacio sulla guancia ed un veloce abbraccio, prima di chiederle se voleva accomodarsi. Scuotendo la testa con le morbide onde, Susi tentò di reprimere, inutilmente, uno sbadiglio.
“Buongiorno tesoro caro!”, esclamò Nick dopo aver assistito al richiamo della foresta.
“Stupido… sono stanca, ho lavorato come una matta oggi e oltretutto mi sembra di aver fatto uno schifo, non un disegno!” replicò osservando. “Piuttosto… ho saputo che avevi bisogno di me…”.
“Già…”, mormorò sottovoce e Susi notò qualcosa di strano quando Nick si inumidì le labbra e si passò una mano tra i capelli. Era nervoso.
Dopo ventitré anni, sapeva leggerlo come un libro aperto.
“Mi chiedevo se domani sera ti andava di uscire…” parlottò imbarazzato.
Alzando lievemente le perfette sopracciglia, Susi replicò. “Usciamo tutti i venerdì Nick, cosa ti fa pensare che questo sia diverso?”. E girandosi su sé stessa lo salutò con la mano e si avviò verso casa.
“Uscire… nel senso che una volta tornati a casa, molto probabilmente tenterò di baciarti…”.
 
“Ecco… questo proprio non me lo aspettavo… Un appuntamento, con lui, Nick, il mio desiderio irrealizzabile… che cavolo era successo nell’arco di una notte? Cose di questo genere capitano raramente nella vita reale… ”.
 
Si bloccò all’istante quando lo sentì pronunciare quella frase. Le guance improvvisamente diventarono rosso fuoco, ed il cuore incominciò a batterle molto più forte del normale.
 
“Ma non mi era passata quest’infatuazione per il vicino di casa?”
 
Susi iniziò a respirare e chiudendo gli occhi si spostò i lunghi capelli dietro alle spalle voltandosi poi in direzione del ragazzo. Sobbalzò quando lo vide a pochi centimetri da lei.
“Ti ho messo in imbarazzo piccola Susi?” sussurrò lui incontrando con i suoi freddi occhi verdi quelli nocciola della ragazza.
Deglutendo, Susi si sentì in difficoltà per la prima volta dopo parecchio tempo davanti a Nick.
Questa volta fu lei ad inumidirsi le labbra.
“Mi piacerebbe molto uscire con te…” replicò la ragazza togliendo un pochino di polvere immaginaria dalla maglietta bianca senza maniche di Nick. A quella risposta, lo vide tirare un enorme sospiro di sollievo e quando si decise a guardarlo nuovamente, notò il suo volto arrossato.
“Oh grazie al cielo!”, replicò visibilmente più sereno. Respirando a fondo ancora un paio di volte, Nick si passò nuovamente la mano nei capelli all’insù e confessò:
“Erano anni che volevo chiederti di uscire Susi, ma mi sono sempre mancate le palle per farlo!”.
 
“Bene… e in tutti questi anni non me ne ero mai accorta! E lui, certamente non si era mai sforzato di lanciarmi un qualche tipo di segnale… Vai così Nick! A quanto pare non ero l’unica che sapeva tener bene i segreti…”
 
“Okay Nick… ora vado… sono un pochino stanca…”, mormorò Susi ancora incapace di credere a quello che era appena accaduto. Nell’indietreggiare, però, inciampò lievemente, e sì sentì stabilizzare dalle grosse mani del ragazzo.
 
“In quell’ istante, rincominciai a fare pensieri poco puri su Nick. Pensieri che avevano richiesto anni per essere debellati, come una vera e propria malattia, e che nel giro di un minuto tornavano a galla così, come se tutti i miei sforzi non fossero valsi a nulla… Dannazione a lui! Ma doveva per forza essere alto, bello e quasi biondo? Per non aggiungere simpatico, dolce e gentile?!”.
 
“Attenzione…” sussurrò  e desiderò ardentemente che Nick la baciasse in quel momento, senza aspettare la sera seguente.
Susi si immobilizzò ancora di più quando lo vide inumidirsi le labbra ed avvicinarsi a lei. Stava già per chiudere gli occhi ed accettare quel bacio, che arrivò
 
“Sulla fronte…”.
 
 “Ora vai a casa…” la incitò il ragazzo e lanciò un sorriso in sua direzione, tale da farle venire le farfalle nello stomaco. Annuendo, Susi lo salutò sottovoce e gli augurò la buonanotte, prima di entrare in casa e richiudersi la porta alle spalle. Non lo guardò. Perché se lo avesse guardato, avrebbe di sicuro fatto qualche stupidata.
 
“Ero riuscita a controllarmi per molti anni, ma nel momento in cui lui mi aveva fatto intendere di volere qualcosa in più della semplice amicizia, non ero poi così sicura di riuscire a mantenere l’autocontrollo che mi ero imposta…”.
 
Sospirando beatamente come se stesse fluttuando su una nuvola, la ragazza augurò la buonanotte
 
“E sogni d’oro…”
 
ai suoi genitori, ed entrambi capirono, che qualcosa era cambiato.
Entrando in camera , Susi stava per sdraiarsi nel letto, quando rivide la busta sul tavolo. Tanto valeva buttare giù qualche riga immediatamente… eccitata com’era da quello che le era appena successo, il sonno era improvvisamente scomparso.
Sedendosi alla scrivania, prese un foglio e una penna ed iniziò a scrivere…
 
Xander,
Purtroppo deve esserci stato un errore nella consegna della posta e per sbadataggine, ho aperto la busta prima di controllare l’indirizzo. Appena ho notato il suo nome, però ho richiuso immediatamente la busta e mi sono affrettata a fargliela riavere al più presto (servizio postale permettendo).
Spero che la lettera contenga buone notizie e mi scuso ancora per il disguido.
Insieme a questa breve comunicazione troverà la sua lettera ancora nella busta originale.
 
Saluti Susi
 
Controllando che la lettera non contenesse errori, e notando il tono terribilmente commerciale, Susi prese una busta e piegandola con cura, vi ripose il foglio e la lettera sbagliata.
‘Come si fa a scambiare una casella postale con il mio indirizzo, non lo so…’ e chiudendo la busta, spense la luce e si lanciò sul letto.
Un appuntamento con Nick.
Il giorno seguente, avrebbe avuto un sacco di cose da raccontare alle sue amiche…
   
 
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