Serie TV > Una mamma per amica
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Autore: Kimberly Heiwa    02/03/2013    1 recensioni
Non è mai finita. Il filo in realtà non si è mai spezzato, si è allentato, ma il sentimento è ancora vivo.
Le due facce della stessa medaglia, inseparabili, compatibili tra loro, ma che non hanno mai avuto veramente tempo per loro stessi. E' passato tanto da allora, ma forse è proprio questo che li fa sempre riunire; li fa incontrare per vedere i risultati del cambiamento.
-Rory... dove sei?- sussurrò sperando che lo potesse sentire ed aspettare, come lui stava attendendo lei.
Il titolo viene dalla canzone 'Wait for me' di uno dei miei gruppi preferiti, i Theory of A Deadman.
Spero che gradiate questa storiella e che esponiate le vostre opinioni...
Buona lettura e... Enjoy! :)
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jess Mariano, Rory Gilmore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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'Cause it's a deadly game

 

Roll the dice, play your cards,

break the rules, that's who you are.

Whoever said play it safe never played the game.

Too many players but too many pawns, so many judges say what's wrong,

let them jump into the fire if they want to play.

(Theory Of A Deadman- Deadly Game)

 

 

Fissava quella matita chissà da quanto tempo, nell'attesa che la cifra digitale del numero nove cedesse qualche trattino e si trasformasse in uno zero spigoloso. Essere stata declassata fu un duro colpo per lei, sicché si era annoiata per tutta la mattina e si era ridotta a studiare una semplice ed insignificante matita. Suonò la sveglia delle quattro e Rory si destò da quella visione monotona, raccolse la borsa, la giacca e la sciarpa, spense il portatile ed uscì, senza pensare di salutare Lizzie.

- Ehi! Te ne vai così? - una voce dal corridoio la fece arrestare prima che potesse scendere il primo scalino della rampa.

- Lizzie, scusa... non ti ho nemmeno salutato – si scusò subito, avvicinandosi alla collega.

- Non fa nulla, non è quello il punto... - le spiegò, con fare materno – ti ho vista strana oggi, eri... spenta. Che cosa è successo?

Rory sollevò lo sguardo per poi abbassarlo e dirigerlo verso le punte dei piedi.

Lizzie scrutò il suo viso, per incalzarla a rispondere.

- Non so che cosa abbia oggi. - si limitò a ribattere, mentre si stringeva nelle spalle.

La collega la guardò preoccupata e inspirò nervosa, gonfiando il petto più volte.

- Ora devo andare – cercò di divagare, fremente di scappare da quel posto che tutto ad un tratto le sembrò solo una trappola mortale.

Lizzie non replicò e la osservò allontanarsi.

*** Truncheon Books, ore 17

Era da poco entrata e si sentiva stranamente scombussolata.

- Ciao, ti posso aiutare? - esordì una ragazza che non aveva mai visto prima.

Rory la guardò perplessa e poi si ricordò che poteva essere Amanda, la nuova segretaria, arrivata in mattinata.

- Amanda, vero? - le chiese, corrugando la fronte.

La giovane dai capelli ricci e rossi annuì, porgendole educatamente la mano. Rory la strinse con vigore, ma si sentì crollare le gambe.

- Tu sei?

- Rory, Rory Gilmore... - le rispose, pallida come un lenzuolo.

Amanda le sorrise e scomparì dietro allo scaffale dei fantasy.

Osservò i movimenti che riuscì a scorgere dalla sua posizione finché la voce di Joanna la destò.

- Rory! Vieni qui!

Obbedì e la raggiunse nella sala “Introduzione alla lettura”.

Quando aprì la porta blu si trovò davanti a un gruppo di ragazzini seduti e con le espressioni più varie e buffe stampate in faccia. Joanna era in piedi al centro del cerchio composto dalle sedie, intenta a presentare il corso a cui erano iscritti.

- Eccoti! - esclamò con un sorriso – Bene, lei è Rory Gilmore e sarà la vostra guida che vi aiuterà a conoscere i grandi classici della letteratura, qualche accenno al giornalismo e alla scrittura.

La massa di studenti non reagì a quella specie di preambolo, fissando incerti la figura di Rory.

- Bene... - disse Joanna per colmare il silenzio insostenibile – Buon proseguimento!

Rory accennò un sorriso impacciato e seguì il rumore dei passi della collega fino al corridoio.

Chiuse la porta e prese posto su una seggiola riempendo un buco della circonferenza.

L'imbarazzo era elevato, e tutti fissavano tutti. Stavano lì a guardarsi negli occhi, senza sapere che dire o che fare. Dopo qualche minuto passato così, Rory si decise a parlare.

- Ciao, io sono... ah, questo lo sapete già. - cominciò, stizzita. Parlare in pubblico non era mai stato il suo forte, si riteneva troppo timida per usare la sua flebile voce come un megafono per farsi sentire da un pubblico. - Perché non facciamo innanzitutto un giro di nomi?

I ragazzini annuirono, sistemandosi sulle sedie.

- Io mi chiamo Pamela, ma potete chiamarmi Pam... - iniziò con un sorriso imbarazzato una ragazzina dai capelli mossi e scuri come l'ebano.

Rory le sorrise e le diede il benvenuto. Il giro andò avanti.

- Sono Brooke e vorrei chiarire che mi hanno obbligata i miei. - disse una ragazza bionda e con gli occhi verdi.

- Sono sicura che non ti dispiacerà questo corso, Brooke. Sarà interessante, vedrai. - la rassicurò Rory, cercando di prenderci la mano.

L'altra la guardò dubbiosa, mentre si arricciava una ciocca dorata con un dito.

- Io mi chiamo William, ma è troppo lungo da dire, quindi chiamatemi Will, va bene?

Il gruppo annuì in sincronia.

Concluso il giro di presentazioni, Rory cominciò a distribuire una copia di Piccole Donne a ciascuno e a farne leggere a turno una pagina.

Dopo una mezzora decise di fare qualche minuto di pausa nel vedere la stanchezza di quei piccoli lettori in erba, frementi di scambiare quattro chiacchiere.

Sorrise a quella visione, si sentì un po' la madre di tutti i ragazzini là dentro.

Girò la testa e dalla piccola finestra sulla parete poté intravedere Jess e Amanda alle prese con un consistente dialogo.

Il sorriso si alleviò pian piano dal suo viso e un senso primitivo di gelosia invase il suo corpo.

Continuavano a ridere mentre parlavano di chissà quali argomenti, e si sentì infastidita da ciò, cominciando a deglutire per calmare il tasso troppo elevato di stress.

This is the end,

hold your breath and count to ten,

feel the earth move and then

hear my heart burst again

(Adele-Skyfall)

Il suo petto si era gonfiato come quello di Lizzie in mattinata,

nascondendo lacrime e rabbia trattenute da un po' di tempo. Doveva accadere, era già successo in passato con Shane, ma sembrò che fosse di nuovo la prima volta, anche se in quel momento Dean era assente. Si diede della stupida inconsciamente, senza stare neppure a cercare il motivo di quella autoaffermazione. Contò fino a dieci, ma già al cinque il suo cervello era andato in fumo, accecato da quello che aveva dinanzi, separato da una lastra di vetro.

- Oh oh, qualcuno è geloso! - esclamò Brooke, ritrovando la sua posizione di regina dello scoop amoroso.

Rory si voltò, sentendosi scoperta. Tentò di camuffare la rabbia crescente ma gli occhi verdi di quella ragazzina quattordicenne sapevano trovare anche la più piccola traccia di gelosia.

- Ho indovinato, non è così? - le chiese, retorica.

Rory tacque, confermando con il suo silenzio le supposizioni di Brooke.

Il gruppo di ragazze andò a comporre un semicerchio attorno a Rory, come un vero e proprio consiglio di alleanza femminile.

- Allora, raccontaci tutto.

- Non c'è nulla da raccontare! - chiarì infastidita.

Brooke la guardò scettica, sollevando un sopracciglio.

Rory cercò una via di fuga da quegli smeraldi così curiosi.

- Ci avanza mezzora, hai tutto il tempo – le disse dopo aver dato un'occhiata all'orologio da polso.

- D'accordo... ma che rimanga tra noi, intesi? - chiese, scrupolosa. Anche i ragazzi furono incuriositi da quella piccola riunione e presero posto agli angoli del semicerchio.

Brooke diede la sua parola, così come tutto il resto del gruppo e Rory cominciò a parlare.

- Noi... noi stavamo insieme, ai tempi del liceo. Non è finita bene, ma è conclusa, abbiamo già toccato l'epilogo. - si limitò a spiegare, imbarazzata da tutti quegli sguardi addosso.

Brooke scosse la testa. - No, no. Così non va bene! Lascia perdere l'epilogo o quello che è, a noi interessa la trama! Il succo, la polpa, lo scheletro della vostra storia! Che poi, tra l'altro, non mi sembra affatto conclusa...

Rory sbuffò, stizzita dalle richieste insistenti di Brooke. - Va bene, va bene! Sedetevi...

I ragazzi obbedirono.

- È arrivato a Stars Hollow, la mia città natale, da New York quando avevamo sedici anni e il nostro incontro è stato strano, devo ammettere. Sapete, mi è sembrato il tipico ragazzo sbandato, un tipo che sta a capo di qualche gang, di quelli che si credono fichi ma che in realtà sono solo dei montati, ma nello stesso tempo una persona fragile e bisognosa di attenzioni. Tuttavia, quella serata non fu un granché, lui sgattaiolò via dalla nostra casa durante la festa di accoglienza in suo onore, rubandomi un libro. Quando lo rividi il giorno dopo cercò di attirare la mia attenzione con uno strano gioco di magia, - rise al ricordo – e mi consegnò il mio libro dicendomi che l'aveva preso in prestito e non rubato perché voleva aggiungermi qualche nota a margine... rimasi perplessa, dato che mi aveva detto di non essere un gran lettore, ma mi aveva mentito, chiedendomi cosa volesse dire leggere tanto. Lo lasciai con una citazione che doveva indovinare e lui non mi deludette, rispondendo in poco tempo. Io ero fidanzata e dopo qualche tempo che ci frequentavamo, al mio ragazzo, a mia madre e all'intera città cominciarono a sorgere parecchi dubbi riguardo la nostra amicizia. E non avevano torto... ricordo ogni istante di quei giorni, di tutti i battibecchi, di tutte quelle volte che volevamo farci ingelosire a vicenda... ogni particolare della sua corte non più di tanto camuffata. Arrivò poi la serata decisiva, durante la maratona di ballo, quando Dean, il mio ragazzo, mi lasciò in pista, stufo di vedere quel teatrino di sguardi e mosse che nascondevano un sentimento non di poco conto.

Non posso che dargli ragione, io mi sono comportata scorrettamente nei suoi confronti perché mentre eravamo fidanzati dopo una visita a Jess in seguito a un piccolo incidente, l'avevo baciato durante il matrimonio di un'amica di mia madre, successivamente al suo ritorno in città, probabilmente solo per starmi accanto. Insomma, in poche parole, eravamo consapevoli dopo quella giornata a New York di esserci innamorati. Ci fidanzammo e quei mesi furono i più belli di tutta la mia vita. Purtroppo non durò molto per colpa di entrambi, tra litigi e incomprensioni tutto si concluse con una lite tra Dean e Jess, la bocciatura del mio ragazzo, l'impossibilità di partecipare al ballo di fine anno, la sua partenza per la California.

Tutto andò perduto e mi sentii malissimo, mi crollò tutto addosso, i miei sentimenti felici evaporarono e mi consumarono. Potevamo impegnarci di più, ma non ci abbiamo mai provato realmente. Forse per orgoglio, forse per la nostra testardaggine... tuttavia, mi chiamò il giorno del mio diploma, il mio giorno speciale, e sì, me lo rovinò con quella stupida chiamata muta.

Fece parlare me, era troppo vigliacco per scusarsi, lasciò a me il compito di chiudere a chiave la porta che ci divideva. - le lacrime si erano bloccate agli angoli degli occhi blu, fermate dalla rabbia nelle sue parole. - Tornò dopo un anno a comunicarmi i suoi sentimenti e mi disse che mi amava, ma non mi diede il tempo di rispondergli e scappò, come era nel suo stile, e lo è tuttora. Dopo ciò io sbagliai. Ricominciai a rivedere Dean e tutto confluì nella ripresa della nostra relazione, nonostante lui fosse sposato... non so perché lo feci; forse per colmare il vuoto che Jess mi aveva lasciato, ma sbagliai, perché non lasciai il tempo alla ferita del mio cuore di rimarginarsi, facendola rimanere aperta e vulnerabile. Frequentai il college e lì mi fidanzai con Logan, molto diverso da me, ma che, alla fine, mi fece diventare come lui.

Non so come mai ma dopo Jess cercai il suo opposto, e nello stesso tempo il mio opposto.

Tentai di adeguarmi, ma lui ritornò e scombussolò il mio equilibrio. Mi presentò il suo libro e mi ringraziò di essere stata la sua fonte di ispirazione. Rimasi lusingata da quella versione più matura del mio ex ragazzo e la ferita riprese a sanguinare. Ci fu un confronto fra Logan e Jess disastroso, al termine del quale Jess mi fece il punto della mia situazione, mi sgridò. Ma lui dov'era stato per impedire tutto ciò? Era fuggito. Ed è per questo che mi arrabbiai ancora di più. Ma riuscì a farmi passare un periodo di crisi con Logan, lo andai a trovare alla sua libreria a Philadelphia e ci baciammo. Ma io troncai quel momento a causa della mia rabbia.

Tutto qui, ragazzi. È tutto finito. - concluse, riprendendo a guardare Amanda e Jess, che le sembravano avere una paresi facciale causata dai troppi sorrisi.

- Oh. Cavoli, si fa turbolenta la questione... - ammise Brooke.

-Già! Ma perché non provate a parlarvi di nuovo? Magari potreste trovare un accordo, una fine come si deve, chiara e concisa una volta per tutte... - consigliò Pam, stringendosi nelle spalle.

Rory non rispose, persa in quella visione così fastidiosa, soprattutto dopo quello che era successo il pomeriggio prima.

- Non lo so... forse hai ragione, Pam. Ma sono stanca di provare, credo che sia tutto qui.

- Io non ne sarei così convinta... secondo me potreste riscoprire qualcosa che credevate aver dimenticato.

Rory si girò verso Pam e la fissò negli occhi scuri, simili a quelli di Jess.

- Comunque sia, è già ora di andare... ci vediamo domani pomeriggio! - disse, alzandosi e aprendo la porta.

- Mi piaci, Rory. Sai, sei una in gamba! Credo che questo corso non sarà poi così tanto noioso come credevo... - le confessò Brooke, dopo essersi messa la sciarpa al collo.

Rory le sorrise grata di quelle parole e salutò il piccolo gruppo.

Finalmente Amanda si staccò dal posto accanto a Jess e le passò accanto, felice come una che si è appena... presa una cotta. Pensò al peggio e la gelosia salì alle stelle.

- Ehi, Rory! Com'è andato il primo pomeriggio? - le chiese una voce maschile alle sue spalle.

- Bene. - rispose a Jess, fredda. - E così quella è Amanda...

- Già... sembra simpatica!

Rory emise un sospiro preoccupato. - Già.

- Tutto a posto? Sei pallida.... - le disse, alzando una mano per toccarle la fronte.

Rory schivò il gesto, infastidita dal suo contatto.

- Sto bene. - disse, guardandolo ferita.

- Se lo dici tu... - si lasciò scappare in un unico soffio.

- Sì, lo dico io! - rincarò, acida.

- Ma che ti prende? - le chiese, stupito dalla sua reazione. La prese per un polso e la condusse nel loro ufficio, per avere più privacy.

- Allora? Che ti è preso?

Rory gli mise il broncio, proprio come fanno i bambini quando si offendono.

- Vieni qui... - le disse, cercando di abbracciarla.

- No! Non voglio il tuo abbraccio! - urlò, tremante.

Jess sbarrò gli occhi, sorpreso dal suo comportamento.

- Dio, come mi odio in questo momento! - urlò, mettendosi le mani tra i capelli. - Io ti detesto, Jess! Perché ogni volta fai così? Perché diavolo sei tornato a rovinare tutto, dopo che te ne eri andato? Perché? Perché non puoi lasciarmi in pace una volta per tutte? Perché mi vuoi così male? E io, sai che ti dico? Che sono ancora più stupida! Mi lascio abbindolare da te, dai miei sentimenti, dal tuo sorriso, venendo a lavorare qui, affianco a te, senza pensare che potrei vederti flirtare con una donna che non sia io, diventando gelosa! Io non lo so perché continuiamo a fare questo gioco mortale, Jess. Finiremo con l'ucciderci a vicenda! - sbottò, esasperata.

- E io cosa dovrei dire di te, Rory? Eh? Secondo te come mi sono sentito quando ti ho vista con Logan? Lo so, ho sbagliato a lasciarti in quel modo, ma è stato un brutto colpo anche per me!

- No, non lo è stato! - gli urlò contro, con le lacrime agli occhi. - Tu te lo meriti, Jess! Sei tu quello che non sa rimanere, sei tu quello che scappa appena la situazione si fa ardua, sei tu quello che continua ad illudermi!

Jess la guardò, ferito. Lo aveva colpito nel suo punto debole.

Rory rimase a respirare affannosamente, dopo quello sfogo così violento.

- Hai ragione, finiremo per ucciderci a vicenda. - le disse, cupo.

- Io non voglio avere ragione, Jess! Io voglio che tu cambi! Perché non c'eri quando ne avevo più bisogno? Potevamo avere molto di più, lo sai. Siamo solo al prologo, Jess. Ma credo che il nostro romanzo non verrà mai pubblicato se continuiamo in questo modo! Perché te ne sei andato quando mi hai detto che mi amavi?

Jess rimase in silenzio, non sapendo come risponderle.

- Come sospettavo, non lo sai. È questo il punto: tu non te ne rendi conto. Non ti importa di me veramente, Jess. Non faresti così, altrimenti.

- Maledizione, Rory! Sono scappato perché sapevo già la risposta, avevo paura! Sei contenta, ora? - le urlò contro, esasperato.

- No. - gli rispose, con la voce soffocata dalle lacrime. - Non sono contenta perché io ti avrei dato un'altra opportunità. Se la pensi così vuol dire che non mi conosci veramente, Jess. Io sarei restata con te per sempre... ti avrei seguito in capo al mondo, ti avrei supportato in ogni decisione, avrei scalato l'Everest senza paure purché tu fossi al mio fianco. Sei solo un'idiota se pensi questo, perché ti avrei risposto con “anche io”.

Jess la guardò con l'impotenza di chi sa di non poter cambiare un errore passato.

Rory si asciugò le lacrime con il dorso della mano e uscì dall'ufficio, incapace di restare lì ancora per un secondo.

Qualcosa dentro quegli occhi scuri andò in frantumi, come quella sera che era andato a trovarla al campus. Si sarebbe messo a piangere, ma decise di continuare a soffrire in silenzio, nascondendo l'afflizione all'interno della sua scorza.

Si sentì uno stupido, ancora una volta.

Si era lasciato scivolare tutto dalle mani, quando invece avrebbe potuto vivere i giorni più belli della sua vita. Stavano giocando a un gioco mortale dove qualcuno non ne sarebbe uscito illeso se avessero continuato. Cercò una soluzione, ma la sua mente era troppo offuscata per ragionare come si deve. Lo sapeva fin dall'inizio che sarebbe successo, lo aveva immaginato continuamente, la questione dell'abbandono era stata sempre occultata per evitare il litigio che avrebbe distrutto tutto; la bomba ad orologeria era appena scoppiata, distruggendoli.

Era troppo tardi per disattivarla, il passo successivo era di rimediare ai danni dell'esplosione, rimanendo davanti al problema una volta per tutte.

 

Skyfall is where we start

A thousand miles and poles apart

When the worlds collide, and the days are dark

You may have my number, you can take my name

But you'll never have my heart

Let the skyfall, when it crumbles

we will stand tall,

face it all together.

(Adele-Skyfall)

NOTA DELL'AUTRICE: Buongiorno a tutti! 
Innanzitutto scusate per l'attesa enorme, ma ho avuto dei problemi di salute e non ho potuto pubblicare nulla! :(
Questo capitolo è un po' triste, ma insomma, prima o poi sarebbe accaduto. 
Ciò è il primo problema, il primo basso degli alti da affrontare prima della salita...
Caspita, siamo già al capitolo nove! Per quanto andrà avanti? Non lo so. 
Ancora per qualche capitolo, suvvia. Secondo me questa storia non è poi così male come credevo, anche se tiene molto sulle spine, devo ammetterlo!
Tra poco arriverà la vera salita, prometto! 
Beh, buona lettura e grazie mille per le bellissime recensioni che mi avete lasciato!
Ringrazio tutti quelli che passeranno di qui! A presto! :)
Un saluto di cuore, 
Alix Green

 

   
 
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