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Autore: sinful_theatre    02/03/2013    1 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XIV

Centauri


La mattina seguente Kriystal si presentò in perfetto orario davanti alle porte di Orgrimmar all’ombra di un sole che cuoceva ancor più del pomeriggio precedente, mentre nell’aria aleggiava uno sfumato profumo di patria. La festa locale era finita con il primo chiarore dell’alba e Kriystal era riuscita a chiudere occhio solo per tre ore, ma si sentiva fresca e carica per affrontare ciò che li aspettava: una giornata di cammino tra canyon e savana sotto il vivo calore del Kalimdor. A quell’ora le strade di Orgrimmar erano già piene di abitanti del luogo indaffarati nelle loro faccende quotidiane, nonostante i numerosi corpi ancora addormentati e sbronzi di orchi e troll festaioli. Per un istante l’elfa si domandò se avesse mai più rivisto Orgrimmar e i suoi colori. Proprio in quel momento una grottesca orchessa le passò vicino e le fece un grossolano gesto di saluto con la mano. Kriystal ricambiò e si rese conto come l’armatura regalatogli da Bithah le donasse un’aria più ufficiosa e di come sarebbe stato più difficile da quel momento passare inosservata. L’armatura era un modello medio standard, un ensamble di materiali adatti alla classe paladina con piccole spalline appuntite. Da esse scendeva lungo la schiena un corto mantello di pelle di lupo, trafugato direttamente dalle montagne dei nani! aveva esordito Bithah alla consegna degli abiti acquistati alle aste. Sembrava andare molto fiero di quel regalo e Kriystal non voleva deluderlo. Si sentiva un po’ appesantita dalle varie componenti in ferro, ma aveva comunque trovato il modo di personalizzarsi il resto dell’armatura staccando le protezioni per gli avambracci e per le ginocchia. Il risultato era molto più femminile e leggero. Per lo meno le braccia potevano respirare.
“Che fine ha fatto la gabbia invernale che ti ha sganciato l’El-mo del sangue paladino?” Soran arrivò dalla direzione della banca centrale con un grande sorriso, la spada e la staffa legate ai fianchi e due borse in più rispetto al giorno precedente. Il soprannome affibbiato a Bithah era stato coniato ovviamente da Vonch durante la festa della notte prima, elaborando un gioco di parole tra Elfo del sangue ed elmo, data la tendenza del paladino di portare il copricapo in tutte le ore del giorno. Il risultato fu molto sottile, ma ironico. Nacque così l’Elmo-del-sangue-paladino Bithah. Quest’ultimo ovviamente l’aveva presa in ridere e si era concesso a qualche pettegolezzo riguardo le avventure passate con i due compagni della compagnia imperiale. Thehorde non era il vero nome del Warlock rosso, il ché era in realtà abbastanza intuibile e Kriystal non si stupì più di tanto. Fu sorpresa invece dalle descrizioni che il paladino faceva del Warlock che lo vedevano come un elfo d’onore, un amico fedele e un eroe della patria. Possibile allora che solo l’elfa del sangue lo vedesse come un elfo arrogante, pieno d’orgoglio e sempre pronto a farsi nemici?
“Abbiamo affrontato tante di quelle battaglie insieme” aveva continuato il paladino:“i primi due anni nella compagnia si era caratterizzato come il più sfacciato e saccente soldato di tutto l’esercito di Silvermoon. Ma se solo lo aveste visto in azione durante la guerra. Si è costruito amicizie con i più grandi campioni di Azertoh.” Kriystal riconobbe alcuni dei nomi di tali campioni. In rare occasioni Shiac, orco guerriero conosciuto in tutta Azeroth e oltre come lo sterminatore di Ally, si era presentato alle cerimonie rituali della capitale elfica. Ma Kriystal non riusciva proprio a vedere Thehorde e Shiac bersi una birra insieme e coprirsi le spalle contro la legione infuocata, anzi, non riusciva proprio immaginarsi Thehorde costruirsi amicizie con qualcuno. Eppure secondo i racconti di Bithah il Warlock rosso riusciva ad essere rispettato, temuto, odiato e amato contemporaneamente da tutti i continenti. Una promessa leggenda.
Quella mattina Kriystal pensò che il leggendario Thehorde si fosse dimenticato a letto dato il suo ritardo nel presentarsi all’appuntamento. Dopo Soran si presentò Vonch accompagnato da Robil: “Se continui a scortarmi ovunque io vada comincerò a pensare di essere ancora in arresto” lo stuzzicava il Warlock biondo: “o peggio, che tu sia innamorato follemente di me!”
“così innamorato da trafiggerti il cuore con una mia freccia” rispose l’assassino.
“mai innamorarti di un assassino, rossiccia. Non hanno il senso dell’umorismo” Kriystal sorrise ad un Vonch ora visto con occhi diversi:“ma guardati! Adesso si che sembri una paladina. O almeno una che prova ad esserlo!”.
Bithah e Thehorde arrivarono in coppia e la compagnia poté ritenersi al completo. Un assassino, un paladino, una civile e tre Warlock. Nonostante la presenza di Kriystal, la civile, a stonare sembrava essere l’alto numero di Warlock: un ricercato alla ricerca di luce sulla propria innocenza, un amico d’infanzia tramutatosi in un coraggioso avventuriero e un ufficiale despota, arrogante, vile e associale. Sarebbero mai andati tutti d’accordo?
“Non potevi sbarazzarti del tuo tacchino durante il soggiorno?” Thehorde si rivolse all’elfa passandole davanti e guardandola dall’alto della suo destriero ardente. No, pensò Kriystal in sella al suo modesto Silbar, non sarebbero mai potuti andare d’accordo. Il caso aveva voluto che individui così diversi venissero accomunati dalla guida del signore della guerra Thrall per tentare di evitare quella che sarebbe potuta essere la più agghiacciante guerra di sempre. Una volta compiuta la missione sarebbe tornato tutto come prima, ma lei che fine avrebbe fatto? Valeva la pena tornare a Silvermoon per essere condannata ad una vita triste e insoddisfatta? “è uno struzzo arcobaleno!” ribatté con tutta la fierezza che poteva avere in corpo.
“Per raggiungere la regione del Mulgore dovremmo attraversare le Lande e metterci tutta la giornata, arriveremo ai piedi di Thunderbluff per il tramonto” spiegò diligentemente Bithah: “sei sicura Kriystallina di riuscire a stare al passo con il resto del gruppo? Non devi sentirti in imbarazzo a chiedere a uno di noi di portarti in sella” Kriystal guardò una ad una le espressioni dei loro compagni sperando di non riconoscere in nessuna di esse l’ombra di compassione, mentre Thehorde già le rivolgeva le spalle e si incamminava a Sud lungo il sentiero che tagliava l’arido paesaggio. “Si, starò al passo benissimo” concluse, decisa a dimostrare al Warlock rosso di essere tutt’altro che un’inetta: “anzi spero siate abbastanza veloci!” e scattò furtiva e saltellante dietro a Thehorde lasciandosi alle spalle il resto del gruppo.
“Fa sul serio?” domandò Vonch.
“Tu non immagini quanto” sorrise Soran.
Così la compagnia partì in direzione Mulgore, pianura circondata da catene montuose attraversabili solo tramite le Lande al confine con il Durotar. Le cavalcature erano tutte cariche di bagagli e rifornimenti. Durante il viaggio Kriystal ebbe modo di conversare con la maggior parte del gruppo escluso Thehorde, il quale sempre taciturno restava in testa alla fila. L’elfa ebbe anche occasione di confrontare le varie opinioni dei compagni sulla missione affibbiatogli dal signore della guerra.
“Deduco che tu abbia sentito parlare di Ner’zhul” rispose accademicamente Bithah mentre con una mano stringeva le redini del cavallo: “colui che senza nemmeno degnarsi di presentazioni ha disseminato paura, morte e pestilenza per tutta Azeroth”.
“Il re dei Linch” sussurrò quasi con timore Kriystal: “so tutto quello che è riportato sui libri”
“Questo mi fa sentire molto vecchio” sorrise il paladino: “io ero già parte dell’esercito di Silvermoon quando il principe umano di una fiorente lordaeron perse il lume della ragione”.
“Tu hai combattuto contro le armate del Flagello!?”
“Credo che tutti i qui presenti abbiano avuto a che fare con quel capitolo di storia, esclusi te e Soran ovviamente. Erano i tempi in cui la cosa peggiore del venire uccisi era che ci si sarebbe risvegliati sotto l’influsso del Re dei linch”
“I soggetti all’influsso del Flagello” completò i tasselli Kriystal: “gli stessi che seguivano fedelmente quell’ufficiale umano nel villaggio distrutto!”
“Esatto. Per questo siamo in stato di allerta. Sai bene come sia finita, o come non sia mai finita la guerra contro il principe di Lordaeron?”
“Arthas. Il paladino corrotto dal male” rispose prontamente Kriystal: “dopo aver capovolto gli assetti dei due continenti è scappato con la coda tra le gambe nel Continente del Nord dove presumibilmente avrebbe trovato l’aiuto diretto del suo maestro. Ner’zhul”.
“Per l’appunto. È giusto che tu sia preparata per quello che sta per avvenire. Se il ritorno di Arthas corrisponde al vero è mia opinione che non si accontenterà di un esercito di non morti privi di cervello. Temiamo che sia alla ricerca di un modo per migliorare le proprie armi.”
“Stiamo parlando di una guerra, non è vero?”
“Forse riusciremo ad evitare di arrivare a tal punto. I nostri fratelli Shu’halo sapranno darci le risposte”.
Kriystal proseguì per qualche istante in silenzio, pensierosa sulle constatazioni fatte assieme all’amico. All’accademia di SoleAlto le era stata narrata la battaglia contro la pestilenza del Flagello come una storia lontana anni luce. Possibile che nessuno si fosse mai occupato di accertarsi della morte del più grande e più atroce paladino corrotto di tutta Azeroth? I campioni di Orda e Alleanza erano stati sottomessi entrambi alla potenza di Arthas e del suo maestro. Silvermoon perse Sylvanas.
“Un momento. Per quale motivo Sylvanas è di una tipologia di non morto diversa da quelli che abbiamo visto capitanati da Flaghart?”
“Molto semplice. Ai tempi in cui Sylvanas venne tragicamente uccisa e poi fatta risorgere da Arthas, egli ne fece una Banshee. Una sorta di principesse guerriere, più forti e più sveglie degli altri servitori. Così forti e sveglie da essersi ritorte contro il loro stesso creatore”.
Kriystal concordò:“Allora Arthas starà cercando di creare una razza di non morti ridimensionata. Forte quanto le Banshee ma più fedele.”
“Per soggiogare a tal punto un essere vivente serve profanare la più oscura natura occulta. Figuriamoci per creare un esercito. Avrebbe bisogno di qualche artefatto potentissimo, delle erbe, delle rune o addirittura degli elementi antichi non più esistenti!”
“Delle rune!” Kriystal ebbe un’illuminazione e dallo spavento Silbar si lasciò andare ad un gracchiante e stonato lamento.
“Fate tacere quel pennuto!” ordinò poco distante Thehorde. Ma Kriystal scelse di ignorarlo, la sua mente stava praticando difficili operazioni tentando di mettere assieme i vari pezzi dell’insieme che in maniera ancora troppo vaga andava a render chiaro il progetto del prima principe e poi Re di Lordaeron. Bithah la osservava ansioso di sapere cosa le fosse preso.
“Al villaggio distrutto dall’Alleanza Flaghart e i suoi avevano trafugato tutte le abitazioni. Ho sentito parlare di oro, viveri e di una runa!” Bithah sembrò aver capito al volo e i suoi occhi si spalancarono:“ma perché non ce lo avete detto subito? Un’informazione del genere sarebbe stato fondamentale riferirla a Thrall!”
“Mi era totalmente passato di mente” rispose Kriystal:“io credevo che le rune avessero solo un modesto valore economico, non potevo immaginare che qualche folle le potesse utilizzare com..” all’improvviso l’attenzione di tutto il gruppo venne attirata da un suono dalla provenienza indefinita.
“Per mille Ally! Cosa diavolo è stato!?” urlò Vonch intento a tener calmo il proprio destriero. Tutte le cavalcature sembravano essere impazzite a causa di quello stridulo suono e Kriystal non riusciva a vedere nient’altro intorno a sé che enormi colline rocciose e il tipico deserto di Durotar.
“I corni dei Taruen?” ipotizzò Robil.
“No” rispose Thehorde: “siamo quasi al confine col le Lande, i Tauren non si spostano in mandrie sino a qui. Rischierebbero di scontrarsi con i…”
“Centauri!” urlò Soran indicando l’orizzonte di fronte a loro. Prima erano solo piccole figure sfocate dal calore del sole, poi cominciarono a udirsi sempre più forte rumori di zoccoli e urla d’assalto.
“Sono diretti verso di noi!” esclamò Kriystal estraendo la spada. Conosceva la razza dei centauri e la loro storica faida di confine con i Tauren, ma non ne aveva mai visto uno dal vivo. A prima vista e dato il tremare rumoroso del terreno ora stava per incontrarne a centinaia.
“Grazie per l’accorgimento, principessa! Potrebbero non avercela con noi, quindi non si torna indietro per alcun motivo!” in risposta agli ordini di Thehorde il resto del gruppo estrasse le armi.
“Resta vicino a me, Kriystallina!” disse Bithah:“anche se da quel che si dice in giro nel corpo a corpo saresti più abile del sottoscritto!”
“Sinceramente spero di non dovertene dare prova in questo momento!” rispose in tutta onestà l’elfa.
L’armata dai centauri era ormai a pochissimi passi dal gruppo e con fare minaccioso si dispiegò tutt’attorno ad esso. Erano esattamente come Kriystal li aveva studiati sulle pergamene dell’accademia. Esseri dall’aspetto metà equini e metà umani, degli umanoidi alti mediamente un paio di metri e pesanti una tonnellata, forti e dalle pelli olivastre di diverse tonalità e il pelo inferiore scuro. A caratterizzarli erano le singole ciocche di capelli portati dietro la nuca come una vera e propria criniera di cavallo. Se quello che Kriystal aveva studiato era vero, cioè che i guerrieri più forti del popolo dei centauri si riconoscevano dalla lunghezza dei codini più maggiore rispetto agli altri, il centauro che ora avanzava temerario verso di loro doveva essere il capo tribù. I bicipiti sembravano per scoppiare sotto ai laccietti in pelle e il petto scolpito da addominali sino a quel momento a Kriystal sconosciuti rendevano la fisionomia della minacciosa creatura ancora più scultorea. Il viso simile a quello di una fusione forzata tra un orco e un umano tradiva la perfezione del busto traducendosi in un’espressione agrottata e accesa da quegli occhi rosso sangue. Kriystal si aspettava che di fronte al suo esercito il capo tribù pronunciasse qualche classica frase guerrigliera prima di un attacco, ma invece si limitò con fare teatrale a puntare il dito su ognuno degli elfi del sangue intento in una conta tra sé e sè: “Sin’dorei” disse con una voce dall’accento sconosciuto e i piccoli denti a punta visibili ad ogni aprir di labbra:“ben sei Sin’dorei alle porte delle Lande. Un viaggetto presso i vostri compagni a Mulgore?”
“Non siamo in cerca di scontri!” tagliò corto Thehorde, senza mostrare alcun’ombra di timore.
“Non è questo che ti ho chiesto!” cambiò tono il centauro trasformando la sua roca voce in un sibilio, per poi tornare al suo ritmo pacato:“Non è cosa di tutti i giorni trovare una compagnia costituita da membri della stessa razza. Non è cosa di tutti i giorni per voi carogne sottoposte ai dittatori delle terre libere!” e tra la schiera numerosissima di centauri si alzò un urlo in una lingua incomprensibile che stava probabilmente a significare approvazione per le parole del loro capo:“il mio nome è Kathraal Hammstrange, capo della dinastia degli Hamm e capitano della fazione Nord delle Lande!”
Capo della dinastia? Fazione Nord delle Lande?” lo schernì Thehorde, rompendo la tensione che si era creata:“vedo che non siete cambiati molto. Sempre il popolo più primitivo di tutto il Kalimdor!” le parole di Thehorde scatenarono la rabbia dei centauri, i quali se non fossero stati frenati da un gesto della mano di Kathraal avevano già sguainato lance e archi con frecce. Kriystal si domandò se Thehorde non fosse impazzito, ma guardando i propri compagni li trovò più che al loro agio. Bithah notò la sua sconcertazione:“Va tutto bene” le sussurrò.
“Sei Sin’dorei!” ripetè Kathraal ad alta voce per farsi sentire dalle file retrostanti del suo esercito: “e duecentoventicinque figli del popolo dei centauri!” un altro urlo stavolta più duraturo si innalzò lungo tutte le teste con codini attorno a Kriystal. Il suo cuore batteva all’impazzata. Una compagnia di sei elfi del sangue costruita su due piedi contro duecentoventicinque centauri guerrieri nati e cresciuti per combattere. Non poteva finire molto bene, non se non fossero stati loro a fare la prima mossa.
“Non è la mia battaglia” proclamò Thehorde, non allentando però la stretta della sua staffa:“eviterei quindi di strappare al popolo dei centauri duecentoventicinque dei figli di Cenarius in un giorno solo!”
Kathraal Hammstrange guardò dietro di sé le reazioni contrarie e scontrose dei suoi compagni:“Ciò che tu affermi warlock è offensivo e pericoloso!”
“Oh si, non è pericoloso soltanto quello che dice!” aizzò ulteriormente Robil.
Ma la reazione di Kathraal fu differente da come Kriystal aveva immaginato. Il centauro mostrò un ghignò diabolico che doveva nel migliore dei modi somigliare ad un sorriso: “Ho sempre avuto molto rispetto per la vostra razza di orecchie a punta. Avete avuto una storia travagliata almeno quanto la nostra, eppure sembrate ostinarvi in maniera compulsiva ad attaccarvi a qualcuno al quale leccare i piedi. È così fraternizzare con L’orda, non è vero? L’orco che gioca con forze perfino a lui sconosciute comanda e voi obbedite. Mentre noi dobbiamo continuare a combattere per le nostre terre contro Cairne e la sua tribù bovina che reclamano da decenni la mia testa!”
Thehorde sospirò spazientito e si diede un’occhiata intorno. Una mandria di centauri che non aspettavano altro che il momento propizio per fare a pezzi lui e la sua combriccola all’interno della quale gli unici a salvarsi erano i suoi compagni Bithah e Robil. Diede un’occhiata a quest’ultimi i quali ricambiarono. Kriystal notò l’intesa e interpretandola capì cosa stava per accadere.
“Tuttavia mi state simpatici” continuò Kathraal:“così dovrete solo farmi il favore di mandare un messaggio a Cairne da parte mia!” ed estraendo dal fodero una grossa spada usurpata a chissà quale nemico ucciso diede il via ai suoi compagni i quali fecero lo stesso, facendo luccicare al sole del Kalimdor armi di tutte le tipologie possibili, alcune rudi e altre più sofisticate, da asce, lance, spade e archi.
“Cominciano le danze!” sorrise Vonch posizionandosi in direzione contraria del gruppo per poter coprire il resto della schiera nemica ormai prossima alla battaglia.
Kathraal sbraitò un altro e ultimo ordine nella sua lingua prima di scattare assieme a tutti i suoi duecentoventicinque compagni. L’azione si svolse nel lasso di pochi vorticosi eventi. La prima ondata di luce scaturì dalla staffa di Thehorde che scaraventò in aria le prime due file della fazione nemica di fronte a sé Katraahl compreso. Robil scese subito dalla sua cavalcatura ed estrasse dalla cinta i due suoi pugnali dalla lama curva coi quali cominciò a mietere vittime a catena con un ritmo non lontano da quello di una danza.
Vonch evocò immediatamente il suo fedele spirito e lo lanciò contro la ressa inferocita mentre un nemico dal corpo decorato di cicatrici si avvicinò a lui brandendo una lancia:“Scendi da cavallo orecchie-a-punta!
“Spiacente, prediligo uno scontro alla pari!” e prima che l’umanoide potesse bofonchiare qualcosa di rimando il Warlock biondo gli aveva già schiantato un incantesimo in pieno muso.
Thehorde impugnava in una mano la spada e nell’altra la staffa e così anche Vonch e Soran. Quest’ultimo maneggiava l’arma presa in prestito ad Undercity con maestria e sicurezza. Decine di centauri cadevano al suolo privi di sensi o di vita al suono di ogni incantesimo o affondo.
Con meno effetti pritoecnici ma non meno efficace Bithah era preso da un continuo schivare e colpire fatalmente. Kriystal cominciava a capire come funzionavano le cose nella nuova compagnia: accetta una missione, non tirarti indietro davanti a uno scontro – anzi, se puoi, non esitare a provocarlo – combatti e infine uccidi. Il paladino Bithah non mostrava paura, l’assassino non aveva paura, i Warlock non provavano timore e questa volta nemmeno lei. Fin dallo scoppio della controversia Kriystal era infatti scesa dal suo Silbar per confrontarsi temerariamente contro i nemici. I centauri sono molto alti rispetto alla statura dell’elfo del sangue comune, ma ciò costituiva paradossalmente un vantaggio per quest’ ultima razza.
Due centauri l’attaccarono simultaneamente e lei rapida saltò evitando il fendente di uno e decisa infierì con la spada sull’altro, il quale tenendosi la parte lesa si accasciò agonizzante al suolo. Kriystal non ebbe il tempo di contemplare la sua vittima dovendo dedicare la propria attenzione subito sul prossimo fortunato. Quest’ultimo ritentò il suo attacco d’ascia che però Kriystal restituì incrociandolo con la sua arma. Il suono delle due lame  che si scontrarono prevalse sul sottofondo delle urla e del chiasso tutto intorno a loro. “Non sai fare di meglio!?” le ringhiò tra i denti il centauro. Lei non si perse in parole. Evitò un terzo tentativo di mutilazione abbassandosi e mirò con precisione proprio nel ventre del nemico, dal quale zampillò sangue in grande quantità che si riversò a terra assieme al corpo. Intanto il polverone venutosi a creare dai vari scontri non le permise di inquadrare quale potesse essere il prossimo bersaglio. Vide Soran utilizzare ancora l’incantesimo della paura e decine di centauri ritirarsi travolti dal terrore. Bithah non accennava al minimo indebolimento e così tutti gli altri. Kriystal si sentiva carica di adrenalina e assetata di energia. Si ritrovò a fronteggiare altri cinque centauri e a sconfiggerli tutti prima di esser scaraventata al suolo da un colpo alla nuca. Rialzarsi fu più difficile del previsto. Il colpo alla testa era stato forte e improvviso, così ci impiegò qualche secondo per riacquisire totalmente lucidità. Si rimpossessò della spada pronta ad alzarsi, ma dietro sé sentì la pesante presenza del nemico pronto a darle il colpo di grazia. Il lungo monocodino dell’umanoide oscillò mentre alzava il possente braccio sinistro armato di macete pronto a scaricarlo sulla giovane elfa. Kriystal si guardò intorno, seduta era troppo bassa per difendersi a colpi di spada, così simultaneamente all’abbassarsi dell’arma del nemico ebbe un’idea: vicino a sé un immobile, largo e piatto masso di roccia contrastava con lo scenario caotico circostante. Kriystal afferrò l’oggetto e priva di ogni eleganza lo utilizzò come scudo per difendersi dall’attacco. Il gesto fu disperato, ma efficace. Il masso si ruppe tra le mani dell’elfa ma la sua vita era salva. Il centauro spazientito da tale grossolana improvvisazione si rigettò immediatamente contro Kriystal, la quale stavolta non si fece trovare impreparata. Con una capriola laterale si spostò furtivamente dalla traiettoria dell’assalto nemico e con una leggerezza degna della sua razza si ritrovò per la prima volta in vita sua in sella ad un centauro inferocito. Kriystal gli tirò il codino per tenerlo a bada mentre lui dimenandosi cercava di disarcionarla da sé stesso, imprecando in più lingue. Lei si sentì gli occhi addosso di Bithah e Robil, i quali si chiamarono a vicenda per assistere alla scena. Kriystal sapeva cosa doveva fare e non ebbe alcuna pietà. Con un urlo guerrigliero trapassò la spina dorsale del nemico ed estrasse la spada solo quando egli precipitò rovinosamente al suolo privo di vita. Kriystal atterrò in piedi e si prese un secondo per stupirsi di sé stessa prima di rilanciarsi nella mischia.
Poco distante, ai piedi di un esercito di centauri morti, anche Thehorde aveva assistito alle gesta dell’elfa del sangue. Per qualche attimo anche se breve Vonch –che appena sceso dalla sua cavalcatura si trovava al suo fianco- gli scorse una smorfia divertita. Ma lo sguardo di Thehorde tornò serio e si dirisse verso il Warlock biondo: “Abbassati!”. Vonch obbedì così velocemente che il centauro che aveva appena tentato di coglierlo alle spalle potè addirittura vedere il nascere del lampo verde dalla cima della staffa di Thehorde, prima che esso lo carbonizzasse all’istante. “A buon rendere!” sorrise Vonch.
“Tu-combatti-con-me!” un urlo costinse Thehorde a voltarsi e a difendersi con la sua lama dallo spadone di Kathraal: “Tu-sei-mio!” ringhiò. Thehorde riuscì a liberarsi dalla sottomissione e restituì l’attacco il quale venne però parato a sua volta. Vonch non poté intervenire perché coinvolto in uno scontro con altri due nemici aiutato dal suo spirito. Kriystal vide a distanza il Warlock rosso faccia a faccia con il capo centauro. Era la prima volta che lo vedeva in un corpo a corpo ravvicinato con la spada invece che la staffa. Kathraal aveva palesemente più forza nelle braccia rispetto al Warlock e i colpi ripetuti costringevano Thehorde ad indietreggiare sempre più finchè con un giro di mano a centottanta gradi riuscì sorprendentemente a disarmare il centauro, il quale ferocemente si buttò con tutto il corpo sull’elfo del sangue caricandolo di peso e rischiantandolo al suolo. Kriystal si trovò inconsapevolmente in allarme per la piega che aveva preso la situazione e trattenne il respiro finchè Thehorde non si mosse dando segno di vita. Bithah aveva appena ucciso un altro nemico e dopo avere constatato le condizioni del suo amico guardò Kriystal e gli fece con il cenno del capo segno di non intromettersi. Bithah aveva così tanta fiducia in Thehorde dal non preoccuparsi per la sua incolumità?
“Deboli, fragili Sin’dorei” infieriva verbalmente Kathraal, mentre recuperato lo spadone si avvicinò al corpo ancora a terra di Thehorde: “guardati! A faccia in giù nel terreno che fino a poco prima calpestavi con la tua arroganza! Cairne non avrà la mia testa, ma impalerò la tua al confine con del villaggio dei Bloodho…” mentre Kathraal si era perso in parole Thehorde aveva trovato il tempo necessario per sferrare a raso suolo una falciata di spada che amputò di netto le zampe anteriori del centauro, il quale crollando liberò il dolore in un verso simile ad un latrato canino. Le pochissime decine di centauri ancora in vita restarono pietrificati nel vedere il loro capo agonizzante e reso innocuo circondato dai suoi nemici. Kriystal, Bithah, Robil, Soran e Vonch si erano intanto avvicinati per assicurarsi della totale infermità del centauro.
“Non c’è vergogna più grande per il vostro popolo che non poter più cavalcare lungo le vostre terre” disse Thehorde alzandosi e spolverandosi l’armatura sporca di sabbia: “questo è il vostro capo!?” urlò ai nemici ancora in piedi indicando il guerriero caduto: “Voi, figli di Cenarius! questa è la guida su cui fate conto!? Un debole, un menomato!”
I centauri offesi da tale affronto si avventarono in direzione dei sei elfi del sangue, i quali non esitarono a rispondere contrattaccando. Robil ne uccise contemporaneamente quattro con poche imbroccate e montanti. Vonch colpì fisicamente con la staffa un centauro e con la spada ne abbattè un secondo. Bithah si trovò in uno scontro ravvicinato con un possente umanoide a aiutandosi con la forza del proprio corpo riuscì a scaraventarlo clamorosamente al suolo e a trafiggerlo. Soran si lanciò alla carica seminando numerosi corpi dietro al proprio passaggio. Thehorde uccise uno alla volta i centauri che gli si avventavano addosso restando comunque immobile affianco al corpo agonizzante e sofferente di Kathraal, come ad impedire che i suoi riuscissero a portarglielo via. Kriystal continuò a difendersi e ad attaccare riuscendo piano piano a sentire il ritmo dei nemici calare fino ad udire solo le urla di dolore del capo branco. Dei duecentoventicinque centauri era rimasto solo Kathraal privato della possibilità di rialzarsi.
“Razziamo i corpi?” suggerì Vonch, la cui voce rimbombò nell’improvviso silenzio.
“Non siamo avventurieri allo sbaraglio” lo riprese Thehorde severo:“abbiamo tutto il denaro di cui necessitiamo. E non abbiamo il tempo di occuparci di tutti i corpi”.
Vonch si guardò intorno constatando il numero delle vittime:“Per mille Ally capo, io una volta finito con voi sarò nuovamente un vagabondo senza soldi. Perciò se non vi spiace, compagni, io mi guadagno da vivere” e così dicendo si mise a studiare le armi dei guerrieri caduti e a frugare dentro le loro sacche estraendo di tanto in tanto qualche moneta. “Stupido ladruncolo” sussurrò indignato Thehorde, accorgendosì però che Kriystal lo aveva sentito e che lo stava fulminando con lo sguardo. Poi il Warlock rosso portò la sua attenzione all’unico, inerme, centauro sopravvissuto.
“Che ne facciamo di lui?” domandò Robil, pulendo le sue lame con un fazzoletto attaccato alla cinta.
Bithah guardò subito Kriystal e lei non battè ciglia una volta recepita la risposta. Thehorde passò la propria staffa a Robil e impugnò solo la spada. Poi si avvicinò a Kathraal e lo tirò con forza per il codino di capelli costringendolo ad alzare la testa e a dimenarsi come un indemoniato: “Maledetto Sin’dorei!”
Thehorde lo fissava impassibile lasciandosi scivolare addosso le parole del nemico come fossero fumo. “Bestia” disse a bassa voce, così bassa che lo stesso Kathraal faticò a sentirlo:“non porteremo alcun messaggio a Cairne Bloodhoof da parte tua. Tuttavia gli porteremo un dono!” e così dicendo con un colpo secco di spada la testa del centauro rimase gli rimase in mano appesa per il codino, mentre il resto del corpo si abbandonò in una pozzanghera di sangue scuro identico a tutto quello sparso per la terra circostante.
Non era la prima volta che Kriystal assisteva ad una esecuzione pubblica. La prima fu quando aveva appena quindici anni, ma né allora né nel mezzo del deserto del Kalimdor provò compassione per il giustiziato. La politica Sin’dorei era molto cruenta, ma non per questo ingiusta.
Thehorde infilò la testa di Kathraal in uno sporco sacco trovato da Vonch fra i caduti e lo appese grazie all’aiuto di una corda alla propria sella. “Riprendiamo il cammino” impose con fermezza.
Kriystal non si era accorta che Silbar era scomparso durante la battaglia, forse ucciso da qualche centauro, così dovette rievocarlo per poi salirgli in sella. “Sei stata molto brava” le confidò Bithah:“per quanto riguarda il corpo a corpo non avrò molto da insegnarti durante il nostro addestramento”.
“Quando cominciamo?” chiese Kriystal mentre intanto il gruppo rirpendeva a marciare lasciandosi dietro la frotta di spoglie dei centauri. “A quanto pare abbiamo già cominciato” rispose lui.
“Trovato qualcosa di utile?” domandò Soran a Vonch raggiungendolo al suo fianco:“qualche pietra preziosa o arma pregiata?” “Nah. Solo qualche soldo, per il resto tutti oggetti rudi e rovinati”.
“Non un vero e proprio bottino” infierì beffardamente Soran. Vonch convenì amaramente e poi rivolse l’attenzione al Warlock rosso che galoppava di fronte a loro a debita distanza. “Hei tu, con quel grazioso abitino in pelle ” chiamò Robil ed egli si avvicinò con il suo cavallo: “il tuo amico laggiù, quel Thehorde, o come si chiama, è sempre così scostante? Voglio dire, ha sempre quel tono grottesco quando uccide qualcuno? Del tipo ‘tuttavia gli porteremo un dono… ZACK!” Soran e Robil scoppiarono in una risata spontanea, ma Thehorde nemmeno se ne accorse.
“Tu piuttosto, giovane Warlock” Robil si riferiva a Soran:“sei stato ammirevole in battaglia, se teniamo conto del fatto che quell’arma non è nemmeno tua”
“Ho promesso di restituirla” mentì Soran:“non appena la missione sarà conclusa”
“Proprio non lo avete capito vero?” si intromise Vonch, al centro fra i due:“questa missione sarà molto più lunga del previsto.”
  
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