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Autore: heygiuls    02/03/2013    6 recensioni
Tratto dal capitolo 13:
“Ma non pensi che sia difficile? Cristo, io vorrei ripartire da zero ma ormai questa cosa mi segnerà per sempre, temo! Tu non capisci...” urlò ancora lei. Avrei solo voluto abbracciarla e dirle che tutto sarebbe andato bene, ma non era così. Sarebbe stato difficile. E doloroso. Ma io avevo bisogno di ricominciare.
“Si che capisco! Sai quante cazzo di volte nella mia vita ho dovuto ricominciare da zero?!? Sai quante cazzo di volte il mondo mi è crollato addosso?! E sai che non c'era nessuno a risollevarmi?!” mi ritrovai ad urlare ed a riaprire tutte le mie vecchie ferite, con milioni di immagini che mi balenavano nella mente “Ma tu non sei sola. E anche se mi odi, anche se solo una brutta influenza, anche se non sono il fidanzato dell'anno... io sono qui, e ti amo. E ho cercato più volte di nascondermi dietro maschere e bugie, ma io ti amo. E basta.” conclusi mentre ero in preda a risate isteriche.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Chapter 14 – The all world stops and stares.

 

POV Giulia.

Aprii la porta e mi fiondai sul divano, stanca morta.Giornata pesante, eh?” mi chiese Riccardo mentre gettava la borsa sul pavimento del
soggiorno.

Non sai quanto. Forse esagero, ma sentire per ben due ore di fila un discorso sull'importanza del dialogo tra le persone mi ha decisamente sfiancato.”
Beh, il dialogo è effettivamente importante, non credi?” mi rimbeccò lui con un mezzo sorriso sghembo.
Simpatico.” gli risposi mentre cercavo il telecomando per accendere la tv.
Vuoi qualcosa?” mi chiese mentre si dirigeva verso la cucina.
Risi al pensiero che pur non sapendo cucinare neanche un piatto di spaghetti mi stesse davvero chiedendo cosa volevo mangiare.

No, grazie.” risposi consapevole di avergli tolto un peso dallo stomaco.
Eravamo a casa sua, in quel poco tempo avevo imparato un po' a conoscerla, almeno sapevo dove fossero collocate le stanze principali quali bagno e camera sua. E ovviamente la cucina.

Sei sicuro che non ci sia nessuno?” chiesi per l'ennesima volta in quella giornata, ancora un po' titubante sul fatto se fosse sicuro starsene a casa sua da soli. Di solito se proprio non avevamo voglia di uscire, si faceva a casa mia, dato che la mia famiglia era sempre piena di impegni.
Lui ricomparve dalla cucina, con un'espressione che era un misto tra l'esasperato e il buffo: “Quante volte te lo devo dire? Mio padre è fuori come al solito e mia madre ha accennato qualcosa su una cena da un'amica.” mi ripetè sedendosi vicino a me sul divano.
Brontolai un po' per dissenso, come se pretendessi di avere ragione sempre e comunque. Lui sorrise e mi chiese che cosa avevo intenzione di fare.

Di uscire non se ne parla.” risposi con una voce che dette fastidio perfino a me stessa.
Mmh.” mugugnò Riccardo senza aggiungere altro.
Cosa significa quel 'mhh'?” gli chiesi mentre un piccolo sospetto si stava già insinuando nel mio cervellino.
Io un'idea ce l'avrei.” disse guardandomi divertito.
Vuoi che prenda carta e penna oppure mi illustri le tue idee?” risposi sarcasticamente, ultimamente il sarcasmo era diventato il mio migliore amico.
Lui in tutta risposta scosse la testa ridendo e si avvicinò pericolosamente, troppo pericolosamente per i miei poveri ormoni. Neanche ebbi il tempo di provare anche solo a negargli il bacio che le sue labbra si unirono alle mie per la milionesima volta e dentro di me esultai, come ogni volta che mi sfiorava.
Le lingue ripresero a danzare insieme mentre già sentivo l'eccitazione salire prepotente in me, era lui, era lui che riusciva ad eccitarmi solo infilandomi la lingua in bocca! E, anche se non avevo certo tantissime esperienze, non mi era mai successo prima.
La sua mano esperta già si era infilata dentro il maglione a sfiorarmi il reggiseno e ad infuocarmi ogni centimetro di pelle a contatto con la sua. Ho detto che ero stanca? Mentivo.

Si, è una bella idea.” dissi in un soffio.

 

POV Riccardo.

Dio! Come riusciva una ragazza non eccessivamente bella e non eccessivamente provocante a rendermi così eccitato se ancora eravamo completamente vestiti? Era una cosa che non sarei riuscito a superare presto.
Si, è una bella idea.” mi sussurrò in un raro attimo in cui la mia lingua non le bloccava le parole in gola.
Sentii l'eccitazione montarmi dentro fino alla punta dei capelli e non solo, mentre cercavo di sfilarle il maglione e lei non si opponeva un minimo. La lasciai in reggiseno e rimirai con soddisfazione quello che mi si parava davanti. Se era sexy vestita, mezzo nuda era la cosa più eccitante a cui potessi pensare in quel momento.
Intanto le sfilai anche i pantaloni senza difficoltà e presi a baciarla con foga ovunque.

Aspetta, ma tu sei ancora vestito.” mi sussurrò in un orecchio prima di mordermi il lobo e ridere divertita. Mi lasciai sfilare la maglia di dosso senza neanche oppormi, rimanendo così a petto nudo. Intanto sentivo l'erezione premere contro i jeans e iniziare a reclamare spazio.
Amavo il fatto che, al contrario di come potesse sembrare, c'erano alcuni momenti in cui prendeva decisamente l'iniziativa. Ma per la prima volta nella mia vita, non facevo più sesso in modo egoistico, provavo piacere a procurarle piacere.
Ripresi a baciarla sulla bocca, sul collo, sulle spalle mentre lei armeggiava con la mia cintura, sfilandomela dopo pochi secondi e lasciando così i pantaloni liberi di cadere in basso per poi essere scaraventati sul pavimento. Così rimanemmo entrambi nudi, protetti solo dall'intimo che presto si sarebbe rivelato tessuto ingombrante ed inutile.
La desideravo, con tutto me stesso. Sentivo attraverso le labbra il suo corpo diventare sempre più caldo e i gemiti che di tanto in tanto si lasciava sfuggire non facevano altro che aumentare la voglia che avevo di lei. Affondai la testa nel suo collo e la sentii pervasa dai brividi. Sorrisi.
Mi girai a guardarla e fu un gioco di sguardi a cui non ero particolarmente abituato. Mi persi nei suoi occhi, in cui lessi desiderio ed eccitazione allo stato puro. Era il momento di agire, dovevo mostrarle ciò che le precedenti possibilità non mi avevano dato l'occasione fare.
La vidi slacciarsi il reggiseno ed io mi occupai di accarezzarle l'interno coscia provocandole una serie di brividi che mi trasmise all'istante. Dall'interno coscia mi feci più sicuro e decisi di esplorarla fino in fondo, sentendo la sua palpabile eccitazione. I suoi gemiti occasionali e il modo in cui sentii le sue unghie che quasi mi bucavano la schiena... era fantastico.
Mi fiondai sul suo seno mentre continuavo con quelle carezze che sembravano non dispiacerle. Più andavo a fondo più la vedevo inarcare la schiena, respirava irregolarmente, guidata dal piacere. Poi di colpo si risvegliò come da una trance e decise che era il momento di sfilarmi i boxer, feci altrettanto e ci ritrovammo nudi l'uno sull'altra, ansimanti e pervasi dal piacere puro ed insaziabile.
La mia erezione premeva sulla sua coscia e stavo per passare al livello successivo ma la sua mano fra di noi mi bloccò. Prese in mano la situazione come mai mi sarei aspettato che facesse e iniziò a compiere dei movimenti rimatici e, a mio avviso, esperti. Deciso a non essere da meno, mi rifiondai sulla sua pelle nuda, riempendola di baci umidi sul seno e sul collo che, con piacere, notai essere il suo punto debole.

Oddio mio...” la sentii sussurrare al mio orecchio, in preda a gemiti e brividi.
Cerca di non urlare piccola.” le risposi in un soffio.
E poi entrai in lei, e i nostri corpi si unirono come forse da tanto tempo aspettavano. E non ci fu soddisfazione più grande del vederla raggiungere l'orgasmo sotto di me, urlare il mio nome!
Venni con lei poco dopo e ci ritrovammo sdraiati l'uno sull'altra, nel poco spazio che il divano ci lasciava, coperti solo da un lenzuolo trovato per caso in un cassetto.

Wow.” si lasciò sfuggire senza imbarazzo, mentre disegnava figure astratte sul mio petto. Ridacchiai al pensiero che ancora non aveva visto niente di quella che era la mia fama.

 

POV Giulia.

Cos'era il sesso prima di conoscere Riccardo?
Anzi, no. Cos'era la passione prima di conoscere Riccardo?
E dire che non c'era stato neanche qualcosa di eccezionale, ma lui riusciva a farmi eccitare solo accarezzandomi le cosce. Era assurdo.

E ancora non hai visto niente.” mi sussurrò sensualmente all'orecchio mentre mi accarezzava i capelli. Sorvolai sulla frase arrogante e leggermente narcisista, sorridendo mio malgrado. Però di una cosa ero certa, non era abituato al post sesso. Non era abituato ad accarezzare i capelli ad una ragazza, lo sentivo, mentre era titubante passando da un tocco fin troppo leggero ad uno più deciso. Pensai che forse era meglio tenerlo per me, sapevo perfettamente che il suo approccio con l'altro sesso era sempre stato prettamente fisico e nient'altro, per cui mi sarei anche accontentata.
Pensai al concetto di perfezione. Ovvio, la perfezione non esiste e tutto il resto. Però quel momento era perfetto, diciamocelo. Dopo aver fatto del buon e sano sesso (dove tra l'altro presi l'iniziativa, sorprendendomi io per prima), farsi le coccole era la cosa più dolce che potesse esistere.
Continuavo a disegnare figure immaginarie attorno al suo tatuaggio sul pettorale. Prima o poi me lo sarei dovuta fare anche io un tatuaggio, ero certa. E più e più volte mi ero interrogata su cosa mi volessi far imprimere nella pelle, arrivando alla conclusione che mi sarei fatta scrivere sul braccio destro questa frase: No regrets. Ero sempre stata del parere che un tatuaggio dovesse significare qualcosa, odiavo chi aveva due stelline disegnate nella caviglia, perchè non ne comprendevo il senso.
Improvvisamente notammo la maniglia della porta d'ingresso abbassarsi mentre il rumore delle chiavi che giravano nella serratura ci fece rabbrividire.
Una frazione di secondo dopo pensai che sarei morta dalla vergogna e l'imbarazzo messi insieme, ma ancora il peggio doveva arrivare.

Che cazzo fai?” sbraitò il padre di Riccardo verso la nostra direzione, intanto lui e la moglie erano entrati nel salotto e ci guardavano ad occhi sgranati.
Ma non aveva detto che erano fuori entrambi? E per di più, non erano separati?! Quei pensieri passarono in secondo piano, in quanto ero ancora intenta a cercare qualcosa per coprirmi.

Ma voi non eravate fuori?!” urlò Riccardo mentre si infilava i pantaloni e mi passava i miei vestiti.
Io torno quando cazzo mi pare ok?! È casa mia questa, porca puttana!” ancora urla esagerate che provenivano dal padre di Riccardo.
Notai solo ora che quello che Riccardo mi aveva effettivamente detto su sua madre era vero: non si sbilanciava mai, così mi aveva detto. Infatti la notai mettersi in disparte, rossa in viso e perennemente zitta.
Invece il padre di Riccardo continuava ad urlare e sbraitare verso il figlio e io che non riuscivo a pensare a nient'altro se non a rivestirmi in fretta e furia.

Almeno quando porti le tue puttanelle in casa mia, assicurati che ne resti un po' anche per me!!” urlò ancora lui, con uno sguardo da farmi gelare il sangue ed ogni altro liquido corporeo. D'istinto, mi coprii ancora di più.
Non. Ti. Azzardare. A. Chiamarla. Puttanella.” sentii Riccardo dire con una voce gelida che non riusciva bene a controllare, mentre per ogni parola che diceva si soffermava per duo o tre secondi.
In una situazione normale mi sarei sentita anche lusingata del fatto che mi stesse difendendo, ma quando mi accorsi che il padre, al grido di “Non parlarmi così brutto figlio di puttana!”, gli si era avventato contro prendendolo a pugni, mi bloccai e non riuscii più a provare niente.

Da quel momento in poi fu tutto confuso e a rallentatore, come se stessi guardando la scena dall'alto, riuscivo persino a scorgere la mia figura in piedi vicino al divano che si dimenava e che cercava di staccare i due litiganti.
La madre, in un angolo, piangeva rovinosamente, incapace anche solo di urlare di smetterla. Io, dal mio canto, urlavo eccome!

Lo lasci!! Basta! Non vede che così lo ammazza!??!”
Stai zitta puttana!!” mi sentii urlare contro.
Ma in che situazione mi ero cacciata? Paura, terrore cieco mi pervasero e rimasi ferma immobile mentre osservavo Riccardo seduto sopra il padre che lo riempiva di pugni urlando che non si doveva permettere anche solo di guardarmi.
In un momento in cui Riccardo riuscì ad alzarsi, mi urlò contro: “Vai a casa, subito!”
Provai debolmente a contestare, ma non mi lasciò neanche articolare una frase: “Ho detto vai! Ti chiamo dopo!” accompagnò l'ordine ad uno sguardo perentorio che non provai minimamente a contrastare.
Presi di fretta la borsa e mi chiusi la porta alle spalle ancora con il fiato corto e la voglia improvvisa di correre a casa e buttarmi nel letto e desiderare che tutto ciò non fosse mai successo.

 

POV Riccardo.

Chiamarla puttana aveva segnato il punto di non ritorno. Non si doveva permettere di guardarla, parlarle, figuriamoci chiamarla puttana! Poteva insultarmi in tutti i modi: fallito, pezzo di merda, figlio di puttana, stronzo, inutile... tanto ci ero abituato. Ma l'azzardarsi a chiamarla puttana mi aveva fatto salire il sangue al cervello.
L'avevo visto poi, come l'aveva guardata. Come guardava tutte le altre troie che si portava a letto, con disprezzo, come fossero un oggetto. Lei era diversa, Giulia non era un oggetto, Giulia era... mia. E non doveva neanche provare a sparare le sue inutili e sprezzanti sentenze del cazzo!
Mentre gli sferravo pugni sentivo la rabbia montare dentro di me, per ogni cosa non detta, per ogni bugia non rinfacciata, per ogni volta che avrei avuto bisogno di un padre.
Lo colpivo con tutta la forza che potevo avere in corpo, accompagnando ogni colpo con un urlo di disperazione e dolore. E mia madre che se ne stava li ferma, a piangere, con uno sguardo impotente. Ma dentro di me sapevo che avrebbe potuto fare molto di più per me, in tutti questi anni. Ed era solo un miracolo che io non fossi un drogato o un tossico-dipendente.
Ad un certo punto mio padre sputò a terra: “Esci da casa mia brutto figlio di puttana! Non ti voglio più vedere, è chiaro?!” mi urlò in preda all'ira.
Credo che fu quello il momento della svolta. Il momento in cui inspiri e trattieni il fiato, realizzando che quello che stai per perdere è più importante dal respiro stesso.

Io vi odio.” dissi, senza neanche urlare.
Uscii da quella casa con mille pensieri in testa, cosa sarebbe potuto succedere, cosa avrei dovuto fare, cosa doveva accadere. Basta, non volevo più vivere così.
Entrai in macchina come un automa, accesi il motore e partii senza neanche pensare a dove andare. Giulia l'avrei chiamata dopo.
È strano come la vita si prenda gioco di te e tu non puoi fare altro che rimanere impotente. Perchè c'era sempre qualcosa che non doveva andare nella mia vita, sempre. Un giorno mi avevano detto che se un sogno aveva tanti ostacoli, allora era quello giusto. Forse era l'unica cosa giusta che mio padre era mai riuscito a dirmi.
Fatto sta che, nell'inversione a U per tornare da Giulia, io l'ostacolo non lo vidi, e il camion mi fu addosso.

 

POV Giulia.

Tremavo, come una foglia.
Era da troppi fottuti minuti che non chiamava, e se si fosse fatto male sul serio? E se fosse successo qualcosa di irreparabile? Non volevo pensarci.
Nella mia mente ancora balenavano le immagini di pugni e sangue che mi riempivano tutto il campo visivo, ma più di tutto il dolore, le lacrime della madre, la mia impotenza, il disprezzo... chiusi gli occhi e ricominciai a respirare.
Il telefono mi vibrò nella mano sudata e quando lessi il suo nome quasi svenni per la felicità. Risposi con un soffio.

Pronto?”
Salve, posso sapere con chi parlo?” una voce maschile mi rispose, ma non era Riccardo. Tentai di mantenere la calma mentre i peggiori pensieri rendevano vita nel mio cervello.
S-sono Giulia...” balbettai in preda al panico.
Ah, bene. Non ho trovato altri numeri utili quindi ho chiamato quello segnato come 'Amore'. Il suo ragazzo ha fatto un incidente..” sentii dire dall'altro capo del telefono.
Il mondo si fermò. Tutto. L'orologio, il mio cuore, il rumore della pioggia, le macchine per strada, tutto.

Mi dica dov'è, sto arrivando.”










Note: premettendo che questo capitolo è stato scritto e riscritto e cancellato e riscitto almeno 85 volte, perdonatemi se non è perfetto!
Detto questo, è un capitolo abbastanza forte. In ciò che scrivo, mi piace dare sempre un tono di realtà, non sono il tipo che scrive di relazioni stile baci perugina, per intenderci. Però vi prego di avvisarmi se sto esagerando troppo. Non odiatemi, lo so che la parte iniziale col sesso era tanto carina e dolce e poi ho rovinato tutto ma, ahimè, sono fatta così! E i drammi non sono ancora finiti!
100 punti a chi si ricorda cosa c'era scritto nel tatuaggio si Riccardo senza guardare i capitoli precedenti!
No, a parte gli scherzi. Grazie di cuore a tuuuuutti coloro che ancora dopo 14 capitoli leggono la mia storia, siete la mia gioia!! Il primo capitolo ha raggiunto quasi le 500 visualizzazioni (500, ohhhhhh!) e sono arrivata ad un totale di quasi 29 recensioni! Non so che dire, tra un po' mi commuovo :')
No, sul serio, come "obiettivo" prima di postare il prossimo capitolo vorrei tanto arrivare a 35 recensioni (e lo so che 6 recensioni di botto sono tante, ma il capitolo a mio parere merita), quindi vi prego di lasciarmi un commentino ino ino e io ve ne sarò veramente tanto grata. Scusate per il cambiamento continuo di POV ma ce n'era bisogno!
Ultima cosa, il titolo interpretatelo come meglio volete, è adatto ad entrambe le parti del capitolo secondo me:)
Sono ancora a letto col mal di gola, quindi sarò ben felice di rispondere a tutte le recensioni che lascerete! Bene, conlcudo il monologo, grazie a tutti, davvero! Un bacio:)

 

  
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